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Autore: Lynn Lawliet    26/09/2013    0 recensioni
Ginger Margaret Woods correva per salvarsi la vita.
O meglio, avrebbe corso per salvarsi la vita se solo fosse stata mortale. Cosa che non era. Con suo grande disappunto. Ma d’altronde non è così che funzionano le maledizioni: quando una scritta impressa a fuoco sul tuo braccio dice che non morirai finché non avrai portato a termine il tuo compito, tu non muori per nessun motivo al mondo, e non c’è nulla da fare.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GINGER
“Sì, immagino di sì.”
Ginger osservò a lungo i ragazzi del campo e Chirone, che, al piano terra della casa grande, tenevano gli occhi sbarrati piantati su di lei. Chi confuso, chi sorpreso, chi con aria comprensiva… d’altronde alcuni di loro, i più grandi probabilmente, sapevano. Sapevano di lei e della sua maledizione, della mortale scellerata che aveva osato sfidare la morte, e delle parche che avevano accettato il suo patto… quando la cosa era successa c’era stato parecchio scalpore nel mondo divino e semidivino, ma poi il tutto era stato messo a tacere; chi non sapeva viveva felicemente nell’ignoranza e chi sapeva tentava invano di dimenticare.
A loro, però, a tutti loro, Ginger doveva almeno la verità. Così si voltò verso il suo pubblico e iniziò a parlare con voce tremante: 
“Immagino lo sappiate, ma non sono un semidio come tutti gli altri: io non posso morire. Non c’è malattia o colpo che possa uccidermi: mi limiterei a guarire subito. Ma non sono sempre stata così. E il motivo per cui lo sono- disse scostandosi la manica dall’avambraccio destro- è questo.”
Come ogni volta, anche se erano passati anni, le lettere greche impresse sulla pelle pallida la fecero rabbrividire. Cercava di guardarle il meno possibile, ma a di tanto in tanto era inevitabile; e quelle non facevano che ricordarle una volta di più la sua solitudine e il sacrificio di sua madre. Ma un giorno Ginger le avrebbe cancellate, quelle maledette parole. E ora che aveva intravisto la strada per farlo nulla l’avrebbe fermata.
Così alzò il braccio, mostrando la maledizione ai capigruppo. Loro la guardarono incuriositi, cercando di trovare un senso alle parole impresse sul braccio della ragazza.
“Questa - disse lei - è una maledizione. E tradotta fa più o meno: un tempo le parche salvarono la tua vita, ed ora ad esse appartiene. Vagherai ramingo tra gli uomini e non avrai pace in terra finché il tuo debito non sarà saldato, e colui che è fuggito, catturato.”
Il gruppo di semidei la guardò attonito, senza aprire bocca, sussultando appena alle parole “colui che è fuggito”, mentre un silenzio pesante aleggiava nella stanzetta al piano terra della casa grande.
Ginger sospirò. Poi iniziò a raccontare.
 
 
Ginger Margaret, sette anni compiuti da poco, si era appena assopita fra le lenzuola azzurre del suo lettino. Sua madre, Hanna, posò su di lei uno sguardo intenerito; poi si alzò piano dal bordo del letto e, un libro di fiabe ancora in mano, le schioccò un bacio su una guancia paffuta, per poi avviarsi verso l’uscita della cameretta. Si voltò solo un attimo, appena prima di chiudere la porta, solo per guardarla un altro po’. Dei, è tale e quale a suo padre, si disse sorridendo dolcemente. Era tutto così perfetto…
Poi la finestra dall’altra parte della stanza esplose in una cascata di vetri affilati, e qualcosa di grande e scuro si catapultò nella camera.
Ginger si svegliò di soprassalto, strillando terrorizzata, e Hanna corse a frapporsi fra lei e la creatura appena entrata. Si trattava di un drago, verde e squamoso, si rese conto Hanna in quel momento; non era troppo grande per gli standard, al massimo un paio di metri, ma sicuramente era troppo grande per lei. Non aveva idea di che cosa fare per proteggere sua figlia.
Così afferrò la mazza da baseball di Ginger e la puntò contro il mostro. Questo nemmeno la degnò di uno sguardo e si lanciò in avanti, emettendo un ringhio sordo. Hanna venne colpita allo stomaco da una delle zampe del drago, che la mandò a sbattere contro una parete qualche metro più in là. La donna si puntellò sui gomiti e cercò inutilmente di alzarsi, la vista che tornava lentamente al proprio posto, il mondo che girava confuso intorno a lei. E, come nel peggiore degli incubi, vide Ginger correre verso di lei, il viso solcato da lacrime di terrore, e il drago dietro, che la sbatteva a terra con una zampata.
Ginger gridò, e gridò anche Hanna, quando il mostro affondò i denti nel collo della bambina, facendo schizzare il sangue sul pigiamino lezioso, sul pavimento, sulle pareti…
Lo strillo di Hanna le morì in gola, e lei guardò il drago, con gli occhi pieni di orrore, paura e dolore.
Ma Hanna non era mai stata una persona da perdersi d’animo, e non lo fu neanche in quel momento, anche se sua figlia, che giaceva scomposta in un lago di sangue, le era appena stata portata via. Dopotutto sapeva esattamente cosa fare ed era preparata all’evenienza.
Mentre il drago si voltava ringhiando e correva verso di lei, Hanna volse una preghiera alle parche, chiedendo una vita in cambio di un’altra, la sua anima in cambio di quella di Ginger. Era certa che le parche non avrebbero rifiutato; dopotutto, non lo facevano mai. Bastava guardare qualche vecchia storia: Trivio e Lavinia, Ascalafo e Penelope… avrebbero sicuramente accettato.
E infatti le parche accettarono.
Il drago, che si stava per gettare famelico su Hanna, svanì in riccioli di vapore, e Ginger, dal pavimento, si mosse lentamente mugugnando. Una vecchia avvolta in stracci scuri apparve sulla porta della stanza e disse con voce incorporea:
“Un tempo le parche salvarono la tua vita, ed ora ad esse appartiene. Vagherai ramingo tra gli uomini e non avrai pace in terra finché il tuo debito non sarà saldato, e colui che è fuggito, catturato”
E nel mentre, le stesse parole pronunciate dalla donna comparvero sul braccio sottile di Ginger, nere come inchiostro su un pagina bianca, quasi vi venissero scritte da una penna invisibile.
Poi tutto si fece confuso, e Hanna sprofondò nel buio.
 
 
“Mia madre- concluse Ginger - ha dato la sua vita per salvarmi. Quindi ora il minimo che io possa fare è onorare il suo sacrificio e portare a termine il mio compito. Trovare colui che è fuggito, anche se non ho alcuna idea di chi sia. Devo farlo per lei, capite?”
I presenti la guardarono attoniti, scossi dal racconto. Nessuno le rispose, ma Ginger seppe che sì, capivano. Chirone le posò una mano sulla spalla, e prese la parola, invitandola a sedersi.
“Non siamo del tutto certi che la persona a cui si riferiva Carter nel suo messaggio fosse la stessa della maledizione di Ginger, ma il tono con cui l’ha detto, come se si trattasse di un titolo, ci porta a pensare che sia così.”
Di nuovo, il silenzio cadde nella stanza. E fu Nico Di Angelo a romperlo, dopo qualche secondo.
“Chirone, immagino che abbiate ragione nel credere che si tratti della stessa persona… ma c’è ancora una cosa che non ci hai detto: chi è che Anteo vuole riportare in vita?”
“Ah- rispose Chirone - non che ci siano informazioni certe… ma supponiamo si tratti di Gea.”
Evidentemente, si disse Ginger, i silenzi sbalorditi quel pomeriggio erano diventati un’abitudine.
 
Gea? Chi se lo sarebbe mai aspettato? Certo, era molto che Ginger sapeva di tutta la storia del risveglio della dea… ma nessuno si aspettava di vederla ricomparire prima di qualche anno. E adesso invece veniva fuori che Anteo aveva trovato un modo per svegliare la cara mammina prima di quel che si aspettassero!
Già, un modo… che a quanto pareva comportava colui che era fuggito. Certo, poteva essere solo un caso, ma, come Chirone, neanche Ginger ci credeva per davvero. Perciò doveva andare: avrebbe potuto prendere due piccioni con una fava.
“Beh, mi sembra chiaro che qui sono quella con più motivazioni per partire. E anche con più possibilità, direi. Quindi per evitare casini credo sarebbe meglio se andassi da sola; dopotutto sono abituata a lavorare da s-…”
“Non credo proprio, Gertrude” la interruppe una voce; e, prima ancora di girarsi, Ginger seppe di chi si trattava.
“veramente sarebbe Ginger, Signor D.”
Il dio entrò a grandi passi nella stanza. Indossava un paio di bermuda e una camicia a fiori in stile hawaiano. I colori non centravano nulla l’uno con l’altro, ma di certo non sarebbe stata Ginger a farglielo notare.
“È uguale.- disse lui - ma, ad ogni modo, non ho intenzione di farti partire da sola. Dopotutto qui la matematica è una mia opinione, e tre idioti, per una missione, sono meglio di uno. Le probabilità di fallimento e morte potrebbero addirittura abbassarsi un po’. Certo, meno impiastri qui al campo significherebbe meno lavoro per me, ma… ad ogni modo, nemmeno io voglio che Gea si risvegli… quindi ho deciso: chi di voi - chiese rivolgendosi alla folla - vuole partire con la signorina Winslet?”
Ginger non fece neanche in tempo a precisare al Signor D. quale fosse il suo vero cognome che una voce atona si levò tra i ragazzi nella stanza; Ginger non si sorprese nel vedere che apparteneva a Nico Di Angelo: quel ragazzo non mancava mai all’appello quando c’era da divertirsi. 
“Io ci sono. - borbottò - ho un conto in sospeso con Anteo.”
E si avvicinò a Ginger, piazzandosi alla sua destra, con un ’espressione corrucciata in viso e la mano poggiata sull’elsa della spada.
Il Signor D., invece, si guardò intorno spiazzato.
“E allora? Non si offre nessun‘altro? Guardate che sennò ci toccherà fare a sorte, come per i turni di puliz…”
“Vengo io.” lo interruppe una voce. Ginger non riuscì a capire a chi appartenesse finchè alcuni eroi non si spostarono, rivelando un ragazzo dai tratti sudamericani, pallido e sudato, in mezzo ad un biondino e una ragazza bruna che lo guardavano stupiti. Ginger ricordò che era stato proprio il ragazzo propostosi a trovarla ai confini del campo e accompagnarla alla casa grande. Le pareva si chiamasse Leo Valdez, sempre che non stesse iniziando a perdere la memoria come il Signor D. (che infatti aveva appena sussurrato sorpreso qualcosa che somigliava vagamente a “Sanchez?”)
“Vengo io - ripeté Leo più sicuro, mentre Ginger e i ragazzi lo fissavano a bocca spalancata. - solo, vediamo di tornare tutti interi, perché io ho una nave da finire.”
 
 
Angolino della scrittrice
Salve gente! Tanto per cominciare, scusate il ritardo, ma con l’inizio della scuola e tutto ho avuto un po’ da fare… ma, ditemi, vi è piaciuto il capitolo? Si è finalmente capito per bene che sta succedendo? Spero di sì. Mi scuso anche per la terrificante mancanza di umorismo, ma sono depressa causa troppi compiti XD
Aggiornerò prima possibile, ora che ho in mente come continuare il tutto J
Lynn
  
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