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Autore: Yaya    21/10/2004    5 recensioni
Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, quest'oggi avrei fatto meglio a rimettermi a letto al più presto possibile. E' umano che ne possano succedere di tutti i colori in una giornata soltanto che, peraltro, deve ancora finire?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una tipica giornata di una normale matricola (& friends).

Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, quest’oggi avrei fatto meglio a rimettermi a dormire al più presto possibile. E’ umano che ne possano succedere di tutti i colori in una giornata soltanto che, peraltro, non è ancora neppure finita?

Ma è meglio partire dall’inizio…

…bipbip…bipbip…bipbip…bipbip…bipbip…bi…

Come ogni mattina, la sveglia suona imperterrita e fastidiosa alle 5 e 45. E mi ostino a chiamarla mattina nonostante qua sia praticamente ancora notte fonda. Con tanto di stelline luminose nel cielo – quando si degna di essere sereno!! – .

Veloce come un bradipo mi accingo ad iniziare la giornata compiendo i soliti, obsoleti e meccanici gesti. Dopo la ciclopica fatica del vestirmi (… i jeans al mattino sono freddi…) mi dirigo verso il bagno. Luce accesa.

Rimango lì come un’ameba a guardare quella luce pensando a quale componente della famiglia avrebbe potuto essere indicato come colpevole quando da dentro il bagno la soave voce di mio fratello mi raggiunge.

“Occupato”

E bravo volpone! Ci sono arrivata anche io! Ma porca miseria, come faccio a lavarmi i denti? Io ho uno spazzolino solo e il caso vuole che lo tenga nel bagno del “figliolame”. Di solito non lascio uno spazzolino per ogni stanza in modo da potermi lavare i denti in ogni momento!!

Dopo aver piantonato la porta invitando gentilmente il mio adorato fratellino a lasciarmi via libera entro il pomeriggio e dopo essermi presa un sonoro vaff…, riesco a uscire di casa quasi in orario. Ovviamente rischio di perdere il pullman!

E così sarebbe successo se l’autista non avesse deciso – mosso da compassione – di fermarsi a raccattare una povera pirla che arriva senza fiato alla fermata! Per fortuna nel giro di cinque minuti arrivo a destinazione. Pronta per la seconda parte del mio viaggio.

Alla stazione, mi ritrovo con tutti gli altri fortunati che hanno le lezioni che iniziano alle 8 e ci dirigiamo verso il solito vagone del solito treno. Talmente tecnologico che non si può passare da un vagone all’altro, con i sedili in pelle uniti a due a due. Ma che sto a descriverlo? Tutto il mondo conosce la Caffettiera! E chi non lo conosce, credetemi, non si perde proprio nulla!!

Sbuffando il trenino parte ad una velocità che se scendiamo e spingiamo andiamo più veloci, ma nessuno si lamenta. Oramai siamo assuefatti da questo aritmico dondolare avanti e indietro, di qua e di là. Siamo pronti a schiacciare un pisolino quando ci rendiamo conto che arrivano spifferi di aria fredda da qualunque parte. Eppure i finestrini sono tutti chiusi! La diagnosi è semplice… riscaldamento rotto! E per di più, per tutti i cinquantotto minuti di viaggio, una tipetta non fa altro che lamentarsi.

Ma diamine, qui siamo in compagnia degli orsi polari, ci sono i pinguini che svolazzano e tu hai il coraggio di uscire di casa con i pantaloni a vita talmente alta che se arrivano alle ginocchia è tanto e un golfino che non ti copre neppure tutte le costole?? Almeno abbi la decenza di non importunare l’intero vagone alle sette (meno venti) del mattino!

Dopo mille peripezie tra le quali sono spiccate il tentare di calmare un ragazzo sulla cui cartella si era posata una cimice e il trattenerci dal buttare via dal finestrino una ragazza che non ha fatto altro che parlare, con voce soave, di capelli-unghie-discoteca, arriviamo finalmente in quel di Torino. Scendiamo da quel caro vagone portandoci appresso un po’ di quelle simpatiche stalattiti che si sono formate durante il viaggio e ci fiondiamo a prendere il quotidiano Leggo, toccasana degli studenti… Per lo meno ci sono un po’ di giochi da fare se proprio non riesci a seguire la lezione!

Solitamente c’è l’addetto alla distribuzione. Oggi è fai-da-te. Faccio per prenderne una copia e me la rubano di mano. Dopo tipo dieci minuti riesco a fuggire dalla bolgia, ma senza giornale. Che gioia. Mentre i miei amici ridono alle mie spalle, ci dirigiamo verso la fermata dell’adorato 13.

Cigolando ne arriva uno particolarmente scalcagnato che come al solito si riempie fino all’inverosimile costringendomi a stare in equilibrio sugli scalini e a salire e scendere ad ogni fermata per permettere il passaggio dei molto poco gentili compagni di tram. Presi dalla disperazione, i miei amici ed io decidiamo di farci Via Po a piedi. La decisione più saggia di tutta la nostra vita. Non si vedeva ad un palmo dal naso, tra nebbia e polvere tirata su dai pochissimi cantieri.

Arriviamo finalmente a lezione, con degli occhi rossi come pomodori e gonfi come palline da tennis e, ovviamente, in ritardo. Ma grazie al cielo esiste il quarto d’ora accademico che nessun docente si lascia sfuggire. Tranne oggi.

Per fortuna un’amica ci ha tenuto i posti! E io, furba come pochi (è colpa del freddo…mi ha assiderato l’unico neurone che ancora era in grado di funzionare!) mi siedo accanto ad un mancino. Così abbiamo passato due stupende ore a prendere appunti e a prenderci a gomitate. Siamo semplicemente due geni!

A metà lezione un’altra ritardataria piomba in aula. Con una grazia pari a quella di un ippopotamo cieco trascina le sue finissime scarpe col tacco alto almeno quindici centimetri e largo altrettanti per tutta la sala andandosi a sedere, guarda caso, proprio davanti a me. Appoggia delicatamente la borsa in terra provocando una scossa di terremoto dalle dimensioni gigantiche e in più sbuffa, borbottando che possiamo anche smetterla di fissarla.

Ma come? Fai più rumore tu di un cantiere metropolitano, provochi una scossa di terremoto con la tua borsa, ci abbagli per colpa dei quindici chili di brillantini che ti sei gettata addosso e ci stordisci tutti e trecento perché ti sei fatta il bagno in un profumo cocco-menta più che nauseante, mostri una criniera più unta delle patatine del McDonald’s (senza nulla togliere…) e ti lamenti se ti guardiamo un tantino scossi?

Ognuno è libero di conciarsi un po’ come gli pare (e se non fosse ho il pigiama a maniche corte non me lo leverei mai) ma almeno usiamo un po’ di buon senso, per favore! Ancora adesso sto starnutendo perché sento ancora quell’orrendo profumo!!

Alle dieci, comunque sia, lezione finita. Solito branco di caproni che escono e solito branco di imbecilli che entrano dalla porta dove a chiare lettere visibili anche da un cieco c’è scritto uscita, con conseguente ingorgo non sbrogliabile in meno di cinque buoni minuti.

E poi in giro per le mille mila librerie della città alla ricerca di uno stramaledettissimo libro che è in ristampa. No, ma che facciano pure con comodo…tanto è un libro che serve solo a circa trecentocinquanta persone! Mica abbiamo fretta, noi… Ci piace farci dare dei pirla dalla prof perché siamo senza materiale fondamentale. Come se fosse colpa nostra se i libri sono in ristampa!

E va beh…dopo ore e ore di camminata , altro che dieci mila passi al giorno!, respirando la fresca e limpida aria del capoluogo ci dirigiamo finalmente verso un punto cibo. Finalmente un panino!!

Dopo aver fatto festeggiare le nostre papille gustative grazie ad un caffè servito a settecento gradi, ci dirigiamo con una voglia che ci esce addirittura dalle orecchie verso l’ultima lezione della giornata.

Aspetta aspetta, i minuti passano, il quarto d’ora accademico pure, la mezz’ora tipica da professore che arriva fintamente senza fiato gettando una scusa a caso per il ritardo anche… Risoluti a non perdere una gioiosa lezione di tedesco chiediamo in segreteria notizie sul prof. Nessuno sa niente. Che novità.

Decidiamo di andarcene, praticamente quando sarebbe mancato un quarto d’ora alla fine della lezione (se avessimo fatto lezione) e fuori dall’Università ci vediamo il nostro caro Lion Non-conosco-l’uso-del-pettine-e-me-ne-vanto King, meglio noto come il prof di Tedesco.

Quando gli chiediamo notizie sulla mancata lezione, cade letteralmente dalle nuvole.

“Avevo lezione? Oh, perdinci. Me ne sono dimenticato! Oramai è fatta. Arrivederci ragazzi!”

E prende e se ne va. Praticamente un pomeriggio sprecato…

Va beh, calmi e riposati come qualcuno che è appena stato morso da una tarantola, ci avviamo verso la stazione. Il treno (ad una sola carrozza!) arriva addirittura in anticipo, roba da non credere. Ma a metà viaggio si blocca. Non va più ne avanti ne indietro. Come volevasi dimostrare. Stiamo fermi in mezzo ai campi fino a quando dopo una tranquilla ora di attesa inutile, il macchinista si rende conto che potrebbe chiamare per far mandare una locomotiva a raccoglierci.

“…ma fate pure con calma. Tanto ci sono solo quattro studenti, qui.

Cosa vuol dire fate pure con calma? Solo quattro studenti? Sono undici ore che sono fuori di casa. Qualcuno potrebbe gentilmente muovere le chiappe e venirci a prendere? E magari cambiamo i treni, che sono ancora in vigore da prima della guerra tirannosauri contro pterodattili, per favore!!

Nonostante tutto, sono arrivata a casa sana (non di mente) e salva. Dopo una sana litigata con mio padre sul perché del mio mostruoso ritardo und sul perché del nervoso dalle dimensioni gigantesche sono qui a rompervi le scatole. E non mettetevi a dire “mannaggia al macchinista che ha chiesto aiuto”. Perché vi vedo, e vi piango.

L’unica cosa che mi preoccupa, è che la giornata deve ancora finire…

 

************

 

Questo fiume di parole è nato soltanto per sfogare il nervoso dopo una giornata decisamente no. Ma mi è servito perché se ripenso a tutto quello che ho passato oggi, mi viene proprio da ridere. In fondo, vorrei che succedesse qualcosa di strano anche domani. E dopo domani. E dopo domani ancora. Magari imparerò a non sprecare la giornata innervosendomi. Se mi fossi fatta una bella risata già da questa mattina, tutto sarebbe andato meglio. E non sarei sicuramente qua. E così, stareste meglio pure voi, sventurati, che siete arrivati fino a qui. Ma magari ho fatto ridere anche voi. O magari solo sorridere. Va beh…meglio non indagare. Meglio riderci su. Perché ridere si sa, fa bene al cuore.

Yaya

 

PS:…e se avete voglia, commentate! (Illudetevi pure che sia un invito! In realtà...è una supplica!!)…

  
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