♥ LOVE & HATE ♥
1° CAPITOLO: Il
Risveglio
Come ogni giorno
dall’incidente, Mamoru passava la sua pausa pranzo a leggere nella sua
stanza e tra un capitolo e l’altro si fermava a fissarla. Era così
pallida, non sembrava viva; invece lo era,
il suo cuore non aveva ancora mollato, e fin quando ci fosse stato un piccolo
battito, lui sarebbe stato li accanto a lei. Poi le prese la mano, era gelida.
“Piccola Usagi…come hanno potuto ridurti così…non
riuscirò mai a perdonarmelo..”
Ecco che udì una piccola voce tremante, quasi un bisbiglio
“Ma-mo-ru…”
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Non era possibile, non
riusciva a crederci, aveva davvero parlato? O era solo
la sua immaginazione? Era davvero la sua Odango. Aprì gli occhi e per un
periodo di tempo imprecisato
si guardarono ma nessuno dei due disse nulla; lei
troppo stanca e debole lui troppo felice per poter rovinare quel momento con
qualche stupida frase. La prima a parlare fu lei “do-do-ve mi
tro-vo?” “Non preoccuparti, va tutto bene, sei in ospedale, hai
avuto un incidente, ci stiamo prendendo cura di te!” Lei non capiva, non
ricordava, perché era li, cosa
le era accaduto? Chiuse gli occhi e fece un grosso respiro, tutto le fu più chiaro e
ricordò…
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La mattina dell’incidente…
“Ma, ODANGO, quando la finirai di ingozzarti di gelato? Vuoi forse presentarti
ai provini per la donna cannone?” disse un Mamoru scherzoso ad una Usagi
alquanto irritata. “Caro mio BAKA…sappi che io posso mangiare di
tutto e mai un chilo di troppo!(bugia)…vero
Motoki?” Il povero Motoki sorrideva mentre si
accingeva a ripulire il bancone. In effetti
Usagi era davvero una bella ragazza e quel vestitino bianco che indossava
metteva in risalto il suo fisico snello e slanciato. Mamoru la guardava
divertito, lei gli metteva sempre tanta allegria e prenderla in giro ormai era
diventato il suo passatempo preferito da diversi anni. “Ma guardati…sembra che non
hai mai mangiato del gelato…sei tutta sporca di
cioccolato in viso…sfido io che ancora non ti trovi uno straccio di
fidanzato…agli uomini piacciono le donne e non le bambine!” Questa
volta l’aveva ferita nell’orgoglio, e per tutta risposta Usagi si
alzò, si pulì il viso dai residui di gelato al cioccolato,
fulminò Mamoru col lo sguardo, gli fece una boccaccia e se ne
andò arrabbiatissima. Si poteva scorgere del fumo uscire dalle sue
orecchie.
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Mamoru e Motoki si
guardarono in faccia e non poterono far altro che ridere a crepapelle.
“Quando la smetterai di rinfacciarle di non avere un
ragazzo…sai che questo la fa star male?” Disse il biondo
all’amico. “Ma dai…lo
sai che io non posso resistere senza dar fastidio ad Odango, mi diverto
troppo…è il mio passatempo preferito” concluse il moro
sorridendo.
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“Lo odio.. lo odio.. lo odio.. lo odio..” Usagi si era
fermata sulle strisce pedonali ed
aspettava arrabbiata, quando il semaforo divenne verde attraversò. Da
lontano l’amica Minako aveva notato la ragazza dai lunghi codini e corse
subito verso di lei ansiosa di mostrarle il favoloso abito che aveva appena
comprato con i saldi in un negozietto del centro. Ma quello al quale assistette Minako fu uno
spettacolo davvero sconvolgente.
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Da un angolo
spuntò un auto che a tutta velocità travolse la ragazza e la
scaraventò a terra. “Nooooooooo….Usaaagiiiiiii….noooooooo…..amica
mia…no…no!” Minako si inginocchiò
accanto all’amica e iniziò a chiamarla. Un gruppo di persone si
era formato intorno alle due. I soccorsi erano stati chiamati. Allora Minako con quella piccola lucidità che le era rimasta si alzò e
corse verso il locale di Motoki che era nelle vicinanze, in quel momento le
sembrò la cosa più giusta da fare, lei non sapeva che fare,
doveva chiedere aiuto ad una persona amica.
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Le porte si spalancarono.
Nel locale c’erano solo Motoki e Mamoru. I due fissarono la ragazza a dir
poco sconvolta, si avvicinarono e notarono che era sporca di sangue.
“Minako stai bene? Cosa ti è successo?” Si rivolse
preoccupato Motoki. “ U-U-Usa-Usagi…”
Mamoru agitato afferrò le spalle di Minako e la
scosse forte. “Parla cos’è successo...dov’è Usagi…le è accaduto
qualcosa?…Parla!” Minako voleva parlare ma le parole si bloccavano
in gola e copiose lacrime iniziarono a rigarle il viso. Allora prese Mamoru per
un braccio e lo condusse nel luogo in cui Usagi si trovava.
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Ed eccola li sdraiata
a terra, i soccorsi ancora non erano arrivati, la gente intorno non aveva osato
toccarla per paura che avesse traumi celebrali o alla colonna vertebrale.
Mamoru era incredulo. Pochi minuti prima si divertiva a punzecchiarla ed ora quella ragazza solare e
piena di vita giaceva in fin di vita dinanzi ai suoi occhi. Sembrava un angelo
al quale erano state strappate con violenza le ali. L’abitino bianco che
indossava ormai si era tinto di rosso come del resto il suo volto, e le sue
gambe erano straziate. Era irriconoscibile. Se Minako non gli avesse detto che
era Usagi, lui l’avrebbe riconosciuta dai codini, quei buffi codini che le avevano fatto
conquistare il soprannome di Odango.
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Finalmente
l’ambulanza. “Codice rosso...codice
rosso” I paramedici con accuratezza raccolsero la ragazza. Mamoru
si rivolse all’amico. “Io vado con l’ambulanza tu prendi
l’auto e raggiungimi con Minako.” Il viaggio in ospedale
durò pochi minuti ma a Mamoru sembravano ore.
Una volta giunti li
un’altra attesa ancora più snervante lo attendeva. Dopo otto ore le porte della sala operatoria si aprirono. Il
dottor Kuno uscì con un’aria seria che faceva presagire il peggio,
si avvicinò ai genitori di Usagi e prima che iniziasse a parlare vide
Mamoru seduto che lo fissava serio. “Dottor Chiba…prego si avvicini...la ragazza è una vostra
amica…vero?”.. Mamoru annuì e si avvicinò lentamente.
“Bene.” Aggiunse il dottor Kuno. “Siamo riusciti a fermare la
forte emorragia che aveva allo stomaco, entrambe le gambe sono ridotte male e
presentano fratture multiple, alcune costole rotte, il braccio sinistro rotto,
varie ferite de ematomi…fortunatamente la colonna vertebrale non ha
subito lesioni, ma…purtroppo, a causa del sangue
che ha perso e del trauma alla testa, adesso si trova in uno stato di
coma.”
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Appena il dottor Kuno
finì di parlare i genitori di Usagi si unirono in
un abbraccio pieno di tristezza e dolore. Mamoru tornò a sedersi e si mise le mani sul volto, in quel
momento nella sua testa iniziò a balenare un terribile pensiero.
“È tutta colpa mia…se non l’avessi offesa non se ne sarebbe mai andata e non si sarebbe
trovata in quella maledetta strada in quel momento!”
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I giorno passarono, Usagi
continuava a dormire profondamente. I famigliari e gli amici andavano a farle
visita ogni giorno. Mamoru era con lei quando l’orario delle visite
finiva, era un medico e passava la maggior parte del tempo in ospedale, non
perdeva mai l’occasione di farle visita. Lei doveva svegliarsi. E
così, finalmente, dopo ventitré giorni di coma, Usagi aprì
gli occhi.
Continua...