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Autore: Shainareth    28/03/2008    3 recensioni
[Mai HiME - anime] Prese il portapillole chiaro e lo posò sul comodino accanto al suo letto, quindi tornò a guardarlo con la coda dell’occhio: il viso pallido e sudato, i capelli scomposti, l’aria spossata per quel nuovo attacco appena avuto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Tenerezza

 

 

Prese il portapillole chiaro e lo posò sul comodino accanto al suo letto, quindi tornò a guardarlo con la coda dell’occhio: il viso pallido e sudato, i capelli scomposti, l’aria spossata per quel nuovo attacco appena avuto. Akira sospirò e si inginocchiò nuovamente al suo capezzale per passargli un fazzoletto imbevuto d’acqua fresca sul volto. I suoi occhi seguirono i movimenti di lei e quando incrociarono le iridi scure della ragazza, parvero sorridere. Lei abbassò lo sguardo, palesemente in imbarazzo.

   «Scusa se ti ho fatta spaventare» gli riuscì di mormorare senza fatica. Il battito cardiaco si era pressoché stabilizzato e già sentiva le forze tornare.

   «Non è certo colpa tua» rispose Akira, mettendo via il fazzoletto. Takumi spostò lentamente il proprio corpo verso la parete a cui era addossato il letto per farle posto e lei sedette sul bordo del materasso. Tutte le volte che il suo compagno di stanza si sentiva male, il panico l’assaliva; e non soltanto perché temeva di non poter essere d’aiuto ad un’altra persona, ma anche e soprattutto perché temeva di perderlo. «Come va, ora?»

   «Meglio, grazie.»

   «Vuoi che chiami tua sorella?»

   Takumi scosse il capo. «Sto bene.»

   «Guarda che se lo dici soltanto per non farla allarmare…» iniziò la ragazzina, conoscendolo come le sue tasche.

   Avvertendo il tono preoccupato che incrinava la sua voce, lui la interruppe. «Sto bene, davvero» ripeté, non potendo fare a meno di sorridere. Sebbene inizialmente la loro convivenza non era stata facile, col tempo i due giovani si erano avvicinati l’uno all’altra, cominciando non solamente ad andare d’accordo, ma anche e soprattutto a stringere un’amicizia vera, profonda, specie dal momento in cui Takumi aveva accidentalmente scoperto che il suo compagno di stanza era in realtà una ragazza. Era stato anche grazie a quell’episodio che fra loro era nato in tutta naturalezza un rapporto di sincerità assoluta, specie perché entrambi erano portati a dire le cose così come stavano, seppur in modi del tutto diversi: Takumi era un ragazzo gentile e posato, capace di dire la verità senza per questo mostrarsi mai sgarbato o indelicato; di tutt’altra indole, Akira poteva certo risultare più aggressiva e decisa, ma capace di colpire dritto nell’animo con le sue parole ed i suoi gesti, sempre dettati dalla coscienza e da ciò che riteneva giusto. Nel suo caso non si trattava di ottemperare ad un dovere, quanto di seguire i dettami del proprio cuore. Ed era per questo che Takumi sapeva che il suo aiuto, la sua preoccupazione, non derivavano da un senso di responsabilità verso il suo compagno di stanza, dalla pietà che lui le faceva perché malato di cuore. Nello sguardo di Akira non c’era compassione, come invece Takumi leggeva in quello di molti altri: gli occhi di lei erano intrisi di tenerezza, di un sentimento forte e protettivo che non poteva che nascere da quell’affetto intenso che li legava nel profondo. E questo, se possibile, lo rendeva felice più che del semplice fatto di averla accanto.

   Si era reso ben conto del fatto ch’ella gli era affezionata forse oltre il limite dell’amicizia, e anche questo, in qualche modo, gli faceva provare una sensazione di benessere in quel cuore malandato che, dispettoso, a tratti minacciava di volersi fermare per non lasciargli scoprire se quelle emozioni, se quei sentimenti che Akira risvegliava in lui potevano alfine risultare qualcosa di diverso da quello che aveva precedentemente provato per il suo compagno di stanza – quando lo credeva un ragazzo. Aveva da sempre pensato che avesse un bel viso, forse un po’ effeminato, per un maschio, ma alla luce della verità, Takumi non poteva non ripetersi che quei lineamenti delicati facevano di lei una fanciulla davvero graziosa. E se a questo si aggiungevano l’indole buona ed il cuore gentile, benché camuffati dietro ad un muro di orgogliosa scontrosità con cui Akira soleva ripararsi contro gli attacchi del mondo esterno e di coloro che volevano avvicinarla oltre la soglia da lei consentita, e cioè quella della conoscenza, agli occhi di Takumi la ragazza non poteva che apparire bellissima.

   «Forse sono un po’ egoista a pensarlo,» prese a ragionare il giovane a mezza voce, «ma sono contento che tu sia qui.»

   Akira lo fissò stupita: era contento del fatto che lei fosse costretta nei panni di un ragazzo? Takumi? No, era chiaro che intendesse altro. La kunoichi sorrise e sospirò. «Lo credo bene, altrimenti chi ti avrebbe raccolto da terra, poco fa?» Se anche quella risposta avrebbe potuto suonare acida alle orecchie di altri, Takumi non riuscì a trattenersi dal sogghignare. «Beh, se ridi vuol dire che stai meglio» concluse la ragazza, alzandosi. Ma prima che potesse allontanarsi, la mano del giovane cercò la sua, trovandola e stringendola gentilmente. Con un velo di imbarazzo nell’espressione del viso e nella voce, ora di nuovo malferma, Akira ricambiò il gesto. «Cosa?»

   «Nulla» sorrise ancora lui, guardandola con la stessa tenerezza che lei soleva riservargli. «Volevo solo dirti grazie.»

   I loro occhi si incrociarono ancora, dolci e timidi al contempo, una vaga pennellata di rossore su entrambi i volti. «Stupido» bofonchiò la ragazzina, nel cui gergo quella parola assumeva varie valenze: dallo spronarlo a combattere contro la malattia al rassicurarlo per una giornata andata storta, dall’insultarlo nel vero senso della parola al dirgli con tutte le sue forze “ti voglio bene”.

   Takumi sorrise ancora, e lasciò che la mano di lei scivolasse via gentilmente dalle sue dita. «Riposati» la sentì sussurrare ancora, prima di vederla spegnere la luce della stanza per sparire dietro le tende che separavano i loro letti.








Ohohohohoh... come vanno le carie? XD Scusate, ma ho avuto un attacco di pucciosità e ho dovuto scrivere questa shot, questa volta dal punto di vista di Takumi. Ma, dopotutto, essendo lui Sua Pucciosità, come potevo non scrivere qualcosa di puccioso incentrato su di lui?
Ok, la pianto e mi congedo con i soliti ringraziamenti per chi legge e chi commenta, in particolare alle affezionatissime NicoDevil, Hinata_chan, Atlantis Lux e MaryRobin. ^^
Shainareth


  
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