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Autore: Madrigal    29/03/2008    2 recensioni
Aprì la porta sfoggiando il suo sorriso migliore. “Veronica Mars… che sorpresa. Sono forse ricercato dall’ FBI?” chiese il ragazzo con il solito modo di fare strafottente.  “Oppure attacchi ancora i tuoi giocattoli sotto la mia auto per vedere dove vado?”  “Mi dispiace Logan ma non sto cercando te, sono sicura che il tuo ego riuscirà ha superare questo shock”   Per tutti coloro a cui il finale della serie non è piaciuto: ecco come sarebbe dovuta essere la quarta stagione secondo me.
Genere: Romantico, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cindy Mac Mackenzie, Dick Casablanca, Keith Mars, Logan Echolls, Veronica Mars
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4 x 9 – Ball And Biscuit

PRIMA PARTE

Bip bip
Assonnata prese il cellulare e con gli occhi ancora chiusi aprì la scheda del messaggio che le era stato inviato, le bastò leggere il mittente per arrossire e ricapitolare ciò che era successo.
Accennò un sorriso ed un leggero rossore le dipinse le guance.
Scese dal letto e corse in cucina.
Solo quando incrociò il viso del padre si rese conto di dove si trovava, la differenza tra l’appartamento che divideva con lo sceriffo Mars e la suite del Neptune Grand in cui risiedeva da qualche settimana era notevole ma non abbastanza da essere notata quella mattina.
“Buon giorno papà!” trillò Veronica un po’ disorientata, ancora non aveva pensato una scusa convincente che avrebbe potuto rifilare al suo vecchio e l’espressione incuriosita di lui fece capire alla ragazza di avere a disposizione pochissimi secondi per poterne trovare una.
“Veronica” iniziò a parlare lo sceriffo con quel tono che riservava soltanto ai sospettati più astuti “Mi spieghi per quale motivo questa notte ho dovuto dormire sul divano?”.
Veronica afferrò una fetta biscottata sulla quale il padre aveva spalmato un’enorme quantità di burro d’arachidi e l’addentò con la speranza di poter prendere tempo e quindi di trovare una giustificazione abbastanza convincente senza dover fare il nome di Logan Echolls.
“Bingo!” pensò la ragazza vedendo il borsone da viaggio di suo padre proprio accanto alla porta.
“Dove stai andando?” domandò evidentemente sollevata.
“Messico!” rispose il padre alzando il borsone.
“Messico?” le fece eco la ragazza.
Lo sceriffo infilò i documenti nel taschino anteriore del bagaglio e dando un bacio alla figlia le spiegò il motivo di quella partenza così repentina.
“Lynn non ha riconosciuto nessuno tra le foto segnaletiche che le ho fatto vedere” disse Keith Mars “Ma non è detto che Liam Fitzpatrick non abbia pagato un fattorino per far recapitare il biglietto a Richard Casablancas, quindi non mi resta che andare in Messico e ricostruire passo per passo l’itinerario del nostro amico irlandese”.
Detto ciò si mise lo zaino in spalla e dato un bacio alla figlia cercò di rassicurarla “Sono sicuro che ci vorranno soltanto un paio di giorni… quanti pub e night club vuoi che ci siano in Messico?”
“Non esagerare con la tequila!” esclamò la figlia accompagnando il padre alla porta.
“Ah Veronica!” aggiunse il padre prima di uscire “Forse è meglio che ti fermi qui per qualche giorno…”.
“Senti papà…” Veronica cercò di formulare una storia credibile nel minor tempo possibile. Non era semplice dato che non riusciva a non pensare come avesse fatto il padre a scoprire ciò che era successo così velocemente.
Keith evidentemente di fretta la interruppe “… è meglio così Veronica, altrimenti quale scusa invento per far sorvegliare dai miei agenti la casa ventiquattro ore su ventiquattro?”.
Veronica tirò un sospiro di sollievo.
“Falso allarme” bisbigliò chiudendosi la porta alle spalle, non era di certo quello il momento per affrontare l’argomento Logan Echolls con suo padre.

La mensa del campus era stranamente poco affollata quel giorno, tanto che Veronica, Mac e Wallace riuscirono a trovare posto facilmente.
“Ci spieghi perché ci hai fatto venire qui così presto?” domandò Mac evidentemente infastidita di uscire dalla sua stanza mentre il sole era ancora alto in cielo.
“Sai, non mi meraviglierei nello scoprire che dormi in una bara e che ti nutri con il sangue di poveri innocenti!” esclamò Veronica divertita dalla particolare avversione della sua amica alla luce diurna.
“Ah ah” rispose Mac alla battuta della sua amica.
“Uh uh!” esclamò Wallace strofinandosi le mani “Mia cara signorina Mackenzie, il vostro affezionatissimo Watson forse ha scoperto il motivo di questa strana quanto inattesa riunione!”
Mac roteò gli occhi.
“Si può sapere cosa vi prende questa mattina?” domandò la ragazza sempre più impaziente di tornare nella sua stanza “Eccesso di lezioni sulla letteratura inglese?”
“Se vuoi puoi chiamarla letteratura inglese, oppure… Logan Echolls!” nell’esclamare queste ultime parole Wallace si girò per guardare Veronica negli occhi e cercare una conferma alla sua deduzione.
“Naturale Watson!” esclamò Veronica con un enorme sorriso stampato sul viso.
La giovane detective stava ancora raccontando ciò che era accaduto la sera precedente quando Dick si precipitò verso il loro tavolo.
“Avete saputo la novità?” domandò il ragazzo pieno di entusiasmo.
“Logan e Veronica!” esclamò Mac sorpresa dell’eccessiva enfasi che lo 09 stava dando alla notizia.
“Quella non è una novità… era qualcosa di inevitabile!” rispose divertito.
“Allora quale sarebbe la fonte del tuo entusiasmo? Una matricola si è rifatta il seno o… aspetta non me lo dire… ci saranno delle onde super questo fine settimana?” domandò acidamente Mac.
“Crisi di astinenza da web?” chiese il giovane Casablancas rivolto agli altri ragazzi del tavolo.
Senza aspettare risposta appoggiò una busta sul tavolo e fece cenno di prenderla.
Veronica l’afferrò e l’aprì.
“NOOOOO!” esclamò leggendola e per la prima volta in quel giorno il sorriso scomparve dal suo volto.
Wallace tolse la lettera dalle mani dell’amica e iniziò a leggerla.
“Jackie impazzirà di gioia!” esclamò passando la lettera a Mac, la quale avendo intuito di cosa si trattava era riluttante a leggerla.
“Sono felice di informarvi che questo sabato presso la palestra del liceo di Neptune si terrà la prima riunione della classe… Madison Sinclair” nel pronunciare quel nome la ragazza fece una smorfia, poi presa dalla disperazione esclamò “Ditemi che è un incubo!”

Toc toc toc
“Ehi cosa ci fai qui?” domandò la figlia dello sceriffo vedendo il ragazzo sulla porta.
“Non ho saputo resistere!” disse lui baciandola con trasporto e spingendola all’interno dell’abitazione.
“Aspetta!” Veronica cercò di frenarlo.
“Non hai scuse… ho visto uno degli scagnozzi di tuo padre qui sotto e…” dicendo ciò Logan iniziò ad abbassare la zip della felpa della ragazza, facendola scivolare a terra “Questo vuol dire che la sceriffo Mars non è in casa e…”
“EHM ehm” qualcuno dal piccolo corridoio dell’appartamento stava cercando di attirare l’attenzione dei ragazzi.
“Mamma!” esclamò Logan.
Veronica imbarazzata abbassò lo sguardo e si sbrigò a raccogliere la felpa dal pavimento.
“Logan sono felice che tu sia venuto a trovarmi!” esclamò Lynn accomodandosi sul divano.
“Fai parte della squadra dello sceriffo per caso?” domandò Logan con quel suo sorriso accattivante, al quale la donna rispose con un dolce sorriso.
Logan notò la borsa della giovane Mars sopra al tavolo della cucina.
“Stavi uscendo?” domandò incuriosito.
“Mi ha chiamata Gia…” iniziò a spiegare la ragazza ma fu interrotta dalla sorpresa del suo interlocutore.
“Gia?... Gia Goodman?”
“Sì, questo fine settimana c’è la riunione…” Veronica non poteva fare a meno di innervosirsi al pensiero di dover passare una serata nella stessa stanza con Madison Sinclair, d’altronde se la sua storia con Logan era finita la colpa era anche sua… per non parlare poi di quello che le aveva fatto alla festa di Shelly Pomroy quasi quattro anni prima. Fece un lungo respiro, come se questo potesse allontanare quel pensiero dalla sua mente e riprese la conversazione “… e Gia mi ha chiesto di aiutarla nello scegliere le foto…”.
“Ragazzi ma quella non è la sorella di Meg Manning? * ” domandò la signora Casablancas con un tono di voce alquanto preoccupato.
I ragazzi si avvicinarono al televisore per ascoltare cosa le era successo.

Veronica si avvicinò alla porta dell’aula di giornalismo, le bastò una fugace occhiata per individuare la sua amica d'altronde Gia aveva sempre avuto la capacità di distinguersi tra la folla. Il suo modo di vestire ricercato, la sua voce squillante e un po’ infantile, quel suo modo di gesticolare e, questa volta si era aggiunto un nuovo e alquanto inaspettato fattore discriminante, sedeva in cattedra.
“Chi l’avrebbe mai detto che i suoi articoli sulla vita reale l’avrebbero fatta arrivare così in alto: da studentessa ad insegnante di giornalismo” pensò la giovane detective osservando la sua vecchia compagna di studi.
Dopotutto non era stato solo questo il cambiamento nella sua vita.
Dopo lo scandalo che aveva coinvolto suo padre, il tragico incidente aereo in cui l’uomo aveva perso la vita, la madre decise di lasciare Neptune. Questo comportamento non era di certo insolito fra gli 09: le ricche famiglie della città, come i Kane, affrontavano gli scandali trasferendosi.
“Che stano il comportamento di Gia!” pensò Veronica mentre appoggiata alla parete dell’aula aspettava che la lezione finisse “Non ha mai accettato il mio aiuto, non ha mai voluto che io o altre persone le stessimo accanto in questi ultimi due anni: ha rifiutato visite nel suo appartamento extralussuoso, non ha mai risposto alle chiamate o messaggi lasciati in segreteria… posso capire che questa può essere una reazione all’accaduto, ma allora perché quella telefonata?”
Veronica guardò l’orologio… fra non molto avrebbe trovato una risposta alla sua domanda.
“Forse ha superato lo shock, forse ora è pronta ad andare avanti… forse ha accettato il fatto che le persone possano deluderci, anche quelle che amiamo, soprattutto loro” continuava a pensare la giovane detective “D’altronde non sarebbero in grado di farci soffrire se non tenessimo loro”.
Veronica era ancora immersa nei suoi pensieri quando il viso di Gia sbucò dalla porta dell’aula.
“Veronica!” trillò la ragazza giusto un attimo prima di saltarle al collo.
La giovane detective rispose un po’ imbarazzata al gesto fin troppo affettuoso di Gia, mentre dentro di sé continuava a formulare ipotesi su quell’incontro inaspettato. “Guardandola ora sembra non essere passato un giorno dal momento in cui la figlia dell’ormai ex-sindaco le disse:
flashback
“Ho bisogno di stare sola! Leggo nel volto delle persone il disprezzo per mio padre… Io voglio smettere di odiarlo e per farlo devo dimenticare ciò che lui ha fatto mentre voi me lo ricordate continuamente”.
Con enorme sollievo Veronica si accorse che quel tono triste e impaurito, che poco si addiceva alla personalità di Gia, non c’era più.
“Hai un aspetto fantastico!” esclamò la giovane Mars osservando la sua amica.
Come al solito Gia sembrava uscita da un giornale di moda, ma aveva qualcosa di diverso: nuovo ruolo sociale quindi nuovo look, dalla copertina di Cosmopolitan alla copertina di Vogue.
I pantaloni neri ed eleganti le coprivano le lunghe gambe magre che un tempo la ragazza amava lasciare scoperte, la camicia bianca le dava un’aria professionale e sobria molto più delle colorate magliette che era solita indossare negli anni del liceo… soltanto il taglio di capelli era rimasto uguale: sbarazzino e sexy contemporaneamente.
“Grazie, anche tu Veronica stai benissimo!” esclamò Gia dando uno sguardo all’abbigliamento di Veronica “Il tuo stile casual si abbina benissimo alla vita universitaria”.
Gia prese la sua amica sottobraccio e iniziarono a camminare lungo i familiari corridoi della Neptune High School.
“Ti starai chiedendo come mai ti ho fatta venire qui… sai questo sabato ci sarà la riunione e…” la ragazza si trovava in evidente difficoltà.
“Vuoi che ti aiuti a trovare le foto da esporre…” concluse Veronica con un sorriso cercando di far rilassare la sua interlocutrice.
“Sì, ecco questa era più che altro una scusa… so di essermi comportata male con tutti voi, vi ho escluso e delle volte risposto anche maleducatamente” ammise con un certo imbarazzo la giovane Goodman “Ecco il fatto è che vorrei approfittare di questa riunione per…”
“Conta pure su di me Gia… anche se non so fino a che punto la mia compagnia potrà riabilitarti socialmente”.
Gia fece un lungo sospiro, come se si fosse liberata di un enorme peso.
“Allora Veronica… cosa fai questo pomeriggio?” domandò con un improvviso tono allegro e spensierato la professoressa di giornalismo del liceo.
“Veramente sarei impegnata…” Veronica non era convinta che dare buca alla ragazza proprio nel giorno in cui avevano finalmente riallacciato i rapporti fosse una buona idea, comunque optò per la sincerità “Avevo deciso di andare a trovare Lizzie Manning all’ospedale, è stata investita da un’auto… ma al notiziario non hanno detto nulla sulle sue condizioni!”
“Oh sì l’ho saputo! E’ successo ieri nel pomeriggio nella strada di fronte al palazzo in cui abito…” spiegò Gia “Io non ero in casa, il venerdì esce il giornale della scuola quindi sono rimasta qui fino a tardi, ma appena tornata a casa la mia vicina mi ha raccontato tutto… cioè quel poco che si è riuscito a scoprire: nessun testimone!”.

Veronica lasciò la Neptune High Scholl.
Si sarebbe incontrata con Gia il mattino seguente per un caffè e la scelta dell’abito.
In quel momento la ragazza non aveva altri pensieri se non verso Lizzie, quella povera ragazza era stata investita e lasciata ferita in mezzo alla strada…
Veronica rabbrividì a quel pensiero e per non tornare all’immagine della ragazza sanguinante distesa sull’asfalto si concentrò sulla guida.

“Lizzie Manning?” domandò Veronica alla donna della reception dell’ospedale.
“Non sono ammesse visite, mi dispiace!” esclamò lei in modo non proprio cortese.
Veronica rimase impietrita dalla risposta appena ricevuta, ma le bastarono una manciata di secondi per spiegare il perché di quel comportamento. Si ricordò dell’atteggiamento protettivo e alquanto autoritario dei genitori di Meg e realizzò il perché di tanta schiettezza.
Stava per andarsene, non voleva essere la valvola di sfogo della famiglia Manning. In più di un’occasione aveva dato occasione a quelle persone di potersela prendere con lei e quello non era il luogo e il tempo di riaprire vecchie ferite.
“Ehi Veronica, stai bene?” domandò una voce familiare alle sue spalle.
“Ah, ciao Leo” esclamò Veronica riconoscendo il vice sceriffo.
Sicuramente suo padre aveva dato ordine di sorvegliarla e la paura sul volto del vice D’Amato era dovuto alla presenza di lei in ospedale.
“Sì, sto bene” lo rassicurò Veronica “ Volevo solo sapere come stava Lizzie Manning…”.
Leo tirò un sospiro di sollievo.
“E’ fuori pericolo, è persino cosciente!” esclamò sorpreso della forza e della fortuna che aveva assistito quella giovane ragazza.
“Avete già identificato la macchina?” domandò la detective.
“No… purtroppo non ci sono testimoni e la ragazza non ricorda nulla dell’auto” Leo fece una pausa poi aggiunse “Probabilmente non l’ha neanche vista”.
“Forse è dovuto alla botta… una specie di amnesia legata a …” Veronica non riuscì a concludere la frase che il vice sceriffo la corresse.
“No, si ricorda tutto, perfettamente! Era uscita a fare due passi e stava tornando a casa quando vide, dentro una delle macchine parcheggiate, un signore… aveva l’aria furtiva a suo dire, quindi per evitare di passare vicino a quell’auto ha attraversato la strada… troppo in fretta!”.
Veronica fece un enorme sorriso ed esclamò: “Quindi un testimone c’è!”

La ragazza entrò nell’ascensore e selezionò il piano: PH **.
Prima che la porta riuscisse a chiudersi qualcuno entrò, aveva un giornale che gli copriva il viso ma la detective capì immediatamente di chi si trattava.
Non appena le porte si chiusero il ragazzo abbassò il quotidiano e accennando un sorriso furbo e complice si avvicinò alla ragazza.
“Dove eravamo rimasti?” domandò abbassandole la zip della felpa.
“Dimmi la verità Logan… sei stato tutto il pomeriggio ad aspettarmi davanti agli ascensori oppure è un caso che tu ora sia qui?” chiese Veronica accettando di buon grado la presenza del ragazzo nell’ascensore.
“L’hai detto anche tu che quest’ascensore è il mio secondo domicilio…” Logan non sembrava per nulla interessato a far conversazione.
“Lo sai vero che mio padre…” non finì la frase ma indicò la telecamera proprio sopra le loro testa.
Il ragazzo raccolse la felpa da terra e per la seconda volta in quel giorno fu interrotto.
“In camera non avrai più scuse!” esclamò infine porgendole la maglia.

Già dal corridoio Logan intuì che le cose non sarebbero andate come lui avrebbe voluto.
Aprì la porta della stanza, la musica era sempre più alta ma non per questo decise di richiuderla con un colpo secco e deciso.
Un’orda di ragazzi mezzi nudi stavano circolando liberamente per la suite.
“Non credo sia il caso che tu entri…” si giustificò il ragazzo.
“Devo scegliere le foto per riunione di domani… ho bisogno del mio portatile…” spiegò Veronica.
Logan finse un colpo al cuore poi disse: “Allora non sei qui per me!”
La ragazza aprì la porta della stanza e spinse il ragazzo al suo interno.

Come d’accordo la giovane detective il mattino seguente si recò da Gia per affrontare la tortura del restyling da ballo.
“Veronica!” esclamò la ragazza aprendo la porta alla sua amica.
Gia era tutt’altro che dispiaciuta all’idea di dedicare tutta la giornata alla cura del corpo, infatti, si era addirittura avvantaggiata nei preparativi: indossava un enorme turbante bianco in testa, segno che aveva già lavato e trattato i capelli con tutti i migliori prodotti presenti sul mercato, e il suo viso era coperto da una poltiglia verde e granulosa.
“Non perdi tempo!” disse Veronica entrando nel lussuoso appartamento della giovane insegnante di giornalismo del liceo di Neptune.
La mattina trascorse così tra manicure, pedicure, acconciature varie e la fatidica scelta dell’abito. Soltanto dopo aver calzato tutte le scarpe e indossato tutte le borse che affollavano l’armadio di Gia le due ragazze si concessero un po’ di meritato riposo.
Veronica accese il televisore mentre l’amica preparava del caffè, al notiziario davano ancora la notizia dell’incidente in cui era rimasta ferita la sorella di Meg Manning. La detective si alzò e si diresse verso la finestra che dava sulla strada in cui era avvenuta la colluttazione e si perse nei suoi pensieri fissando lo scuro asfalto.
“Veronica, tutto ok?” domandò preoccupata Gia vedendo lo sguardo perso della sua amica.
“Sì… forse ho esagerato con la prova vestiti, non sono abituata!” esclamò Veronica ritornando alla realtà.
“E’ vero… non abbiamo ancora avuto modo di parlare un po’ di noi!” Gia fece una pausa, si accomodò sulla poltrona del salotto poi continuò “Cosa mi racconti ?”
Veronica sospirò ad indicare che l’argomento non la metteva a proprio agio, ma per non essere scortese si avvicinò alla sua amica, si sedette sul divano ed iniziò a giocherellare con il telecomando del televisore.
“Sono stata indiscreta?” Gia si scusò, in fondo lei e Veronica non erano mai state grandi confidenti.
“Cos’è questo?” domandò Veronica improvvisamente.
Lo schermo del televisore proiettava le immagini dell’area proprio di fronte alla palazzina.
“Ci sono stati dei furti la scorsa estate, quindi abbiamo deciso di istallare delle telecamere esterne” spiegò la ragazza “Sai all’inizio non ero d’accordo, poi riflettendoci… sono una ragazza, abito da sola in un appartamento che può far gola…”.
Veronica aveva smesso di ascoltare la lunga lista di motivi che avrebbero potuto mettere in pericolo la sua amica, stava pensando a Lizzie Manning.

Dalle registrazioni recuperate Veronica riuscì a scoprire ben poco: la strada non veniva ripresa, ma si riuscivano a vedere le auto parcheggiate… anche quella del tipo furtivo, come lo aveva descritto la vittima. Qualche anno prima Gia aveva definito quel genere di auto assolutamente indescrivibile***, d'altronde non si poteva sperare che la figlia dell’allora sindaco di Neptune riconoscesse una comunissima Galant.
La targa non era visibile, l’auto veniva ripresa solo di lato.
“Di Galant verdi a Neptune ce ne sono moltissime, non tutte avranno la fiancata completamente rigata come questa ma…” stava pensando Veronica mentre si aggiustava la pettinatura, Logan sarebbe arrivato da un momento all’altro e lei ancora non aveva finito di prepararsi “Potrei chiedere a Weevil di avvertirmi se… chissà quando e se l’uomo porterà mai la sua auto nell’officina di Weevil…”.
La giovane detective si buttò sul divano, si sentì sopraffare dal rimorso.
Nessuno le aveva chiesto di occuparsi del caso, nessuno l’avrebbe pagata se mai fosse riuscita a rintracciare l’uomo che aveva investito Lizzie, nonostante ciò Veronica si sentiva in dovere di aiutarla: lo doveva a Grace Manning****, che veniva maltrattata dai suoi genitori, ma soprattutto a Meg, l’unica ragazza buona della scuola.
Per loro non era riuscita a fare niente, ma ora le cose sarebbero andate diversamente: poteva aiutare Lizzie.
Si alzò dal letto, finì di prepararsi ed uscì dalla stanza.
Era stata così occupata dai suoi pensieri che non si era accorta dell’arrivo di Logan: era seduto sul divano, come la vide si alzò e con un sorriso compiaciuto le andò incontro.

NOTE:
Il titolo di questo capitolo è il titolo di una canzone dei “The White Stripes”.
* Lizzie Manning, presentate in diverse puntate della prima e della seconda stagione.
** PH: Penthouse sono gli appartamenti situati all’ultimo piano di un palazzo, quasi sempre abbreviato con il termine PH, soprattutto negli ascensori. In genere vivere ina Penthouse è sinonimo di uno status benestante.
*** puntata 2 x 20.
**** puntata 2 x 7, sorella minore di Meg e Lizzie Manning.




 
 




 
  
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