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Autore: Hisoka chan    30/09/2013    2 recensioni
Dal prologo:
"Una foresta oscura,
un luogo pericoloso nel quale entri, ma non avrai mai la certezza di uscirne.
Perché questo è quello che è Iguria:
incertezza ma allo stesso tempo sicurezza.
Solo i più forti, coloro che credono nelle loro capacità ed agiscono usando astuzia ed intelletto possono portare a termine il loro viaggio."

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Dal primo capitolo:
Davanti a loro, si ergeva imponete una figura incappucciata.
Alta e snella, tra le mani teneva, saldamente, una katana dalla cui lama gocciolava a terra un liquido cremisi. Sangue.
Sangue non suo, ovviamente.
Con lentezza esasperante, alzò piano il braccio e puntò la lunga spada verso l'uomo.
"Tu hai qualcosa che mi appartiene. " esordì " Ed io la rivoglio. " annunciò correndo nella sua direzione.

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Storia ispirata a Togainu no Chi.
Il rating per ora è sull’arancione, ma attenzione potrebbe salire.
Buona lettura!
Genere: Azione, Erotico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rapimento
 
Le prime luci dell'alba si poggiarono sulla cittadina di Fukimachi rischiarandola con i loro colori tenui e delicati, dando così vita ad un’atmosfera surreale che avvolse l’intero paesino.
Esso appariva come racchiuso all’interno di una bolla, come irraggiungibile, isolato in quella pace artificiale creata dai tenui raggi mattutini.
In questo clima di serenità, un grido agghiacciante si levò nell’aria, rompendo l’incanto e portando l'intera popolazione alla consapevolezza di un brusco risveglio.

*** 

Nella grande foresta ai confini della piccola città, i primi bagliori solari trasparirono dalle fronde degli alberi, penetrando all'interno di una piccola grotta ed illuminando il profilo di due figure dormienti.
La prima stava rannicchiata su se stessa, teneva le gambe al petto ed il capo abbandonato sulla spalla della gemella.
I suoi lunghi capelli azzurri ricadevano sinuosi sino al suolo, incorniciandole il viso da tratti delicati e morbidi.
La sorella, invece, stava seduta a terra, le gambe allungate, la testa appena appoggiata contro la parete in roccia del nascondiglio e la mano destra serrata sull’impugnatura della katana, pronta a foderarla contro un eventuale nemico.
Lentamente aprì gli occhi rubino puntandoli, subito, sulla figura, ancora assopita, della gemella. Si lasciò sfuggire un lieve sorriso, poi, tornò ad accomodarsi fissando la parete davanti a sé, immersa nei suoi pensieri.
Improvvisamente un rumore dall'esterno attirò la sua attenzione, costringendola a scattare in piedi e ad affacciarsi all'apertura rocciosa, esaminando con lo sguardo i dintorni.
Un sospiro sollevato uscì dalle labbra rosee e carnose della ragazza, mentre rilassava, appena, le spalle tese e socchiudeva gli occhi voltandosi verso la grotta.
Non riuscì nemmeno a muovere il primo passo che qualcosa di duro le colpì forte la nuca.
Un dolore lancinante si impossessò della sua figura mentre cadeva esanime al suolo e tutto si faceva improvvisamente buio.

***

Le mattonelle del centro di detenzione erano macchiate da grandi pozze di sangue rappreso, accompagnate da un'infinita scia di cadaveri disseminata lungo il percorso eseguito, la sera prima, dalle due fuggitive.
Accanto alle carcasse dei secondini e dei poliziotti malamente uccisi si trovava, ora, una nuova pozza cremisi, nata dal corpo di una donna barbaramente decapitata.
Aveva circa una quarantina d’anni ed indossava un abito bianco lungo sino al polpaccio, ricco di tasche capienti, utili per riporre oggetti.
Le piccole mani erano coperte da dei guanti in latice impregnati dal liquido vermiglio, come il vestito stesso, del resto.
Ai suoi piedi giaceva, rovesciato, un carrello in plastica pieno di strumenti per la pulizia delle celle.
 
Sangue.
Sangue e nient’altro.
Uno spettacolo raccapricciante.
Un paesaggio di morte.
Il capo del dipartimento di polizia era immobile sull'uscio.
La mano ancora appoggiata alla maniglia, gli occhi spalancati ed il viso contratto in una smorfia di disgusto.
Osservava la scena in silenzio, lasciando vagare lo sguardo per quella stanza che emanava un odore nauseabondo.
In un angolo del locale, vicino alla porta della guardiola, spalancata, si trovava il capo della nuova vittima.
L'espressione dipinta su quel volto fece gelare il sangue nelle vene dell'uomo; in quegli occhi spalancati, si poteva ancora leggere il terrore che incute la certezza della morte.
Mosse appena un passo in quella direzione, affacciandosi alla porta per dare un’occhiata all'interno del piccolo ufficio.
Subito il suo sguardo fu attratto da un cassetto della scrivania aperto.
Lento si avvicinò, notando una serie di fogli sparsi a terra ed un fascicolo mancante.
La consapevolezza di aver perso tutto si insinuò prepotente nella sua mente, costringendolo a digitare quelle due parole sul computer.
"Sole nero.
Nessun risultato."
Non era possibile.
Tutte le informazioni di quel gruppo di mercenari era sparito dai database della polizia.
Non c'era più alcuna informazione su Rein o alla sua famiglia di appartenenza.
Era come se quel caso non fosse mai esistito.
L'uomo si alzò in piedi, portandosi le mani tra i capelli, profondamente turbato.
Fu un attimo.
Due mani guantate sbucarono alle sue spalle, stringendosi con forza attorno al collo del capo del dipartimento.
Nel silenzio di quella valle di sangue anche l'ultima vita non ancora spezzata, andava spegnendosi lentamente.

Angolo dell'autrice:
ciao a tutte!
Rieccomi qui con il seguito della storia!
Scusate l'imperdonabile ritardo c.c
L'aspetto positivo, però è che ho già iniziato il prossimo capitolo e che quindi conto di postarlo a breve, lì avremo l'inizio dei giochi a tutti gli effetti.. ci sarà da divertirsi!
un bacio ed un enorme grazie a tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
Hiso chan <3
  
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