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Autore: Hunterwolf    30/09/2013    2 recensioni
chi è Crocodile ? qual'è la sua vera storia ? e Smoker ? per quale motivo è entrato in marina se è così ribelle ? Ma, siete sicuri di voler scoprire questa agghiacciante e incredibile verità ? a volte le cose che crediamo più naturale nascondono delle sfumature senza pari...
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baroque Works, Crocodile, Smoker, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Sarnek era stato il maestro di moltissimi assassini, ma il meglio ed il peggio di sé l’aveva dato con i membri del clan Asker, con Demon e con suo padre, Stone.
Eppure non sembrava vecchio o malconcio, o semplicemente stanco, ma c’era qualcosa in lui che gli aveva permesso di vivere più allungo di chiunque altro : la pazzia.
La sua pazzia lo aveva fatto arrancare nei riversi della sua anima maledetta, lo aveva fatto vivere per quasi cinque vite umane, tempo che aveva dedicato a stroncare persone ed a offrire sangue al dio nero Theenar.
Nessuno conosceva la Casa meglio di lui, ma ancora non riusciva a capire come Stone fosse riuscito a scappare ; da quando quel suo vecchio allievo era morto, il suo scopo nella Gilda era soltanto trovare tutti i membri del clan Asker ed annientarli una volta per sempre.
Perché secondo lui avevano tradito il dio nero.
Erano stati deboli ed ipocriti.
In realtà, neanche lui era mai riuscito ad uccidere da solo uno di quel clan, la loro follia era diversa dalla sua, lui si era lasciato corrompere dalla follia della Gilda, non era nato tra di loro ma aveva ucciso da piccolo, troppo piccolo. Era scappato alla ricerca di un posto dove nascondersi ed aveva trovato gli Shinigami assassini, lo avevano preso e fatto addestrare come Vittorioso, era diventato forte.
Molto forte.
Troppo.
Uccise il suo maestro, per essere sicuro che nessun altro potesse essere addestrato come lui, ed arrancò nella sua stessa anima, vagò nella pazzia e là… ci lasciò qualcosa di molto importante, qualcosa che aveva dimenticato e che si rifiutava di ricordare.
Poi aveva conosciuto gli Asker, aveva conosciuto Stone : all’inizio si rivelò il più grande di tutti i suoi allievi, spietato e con senso del rimorso uguale a zero, ma, col passare del tempo, Sarnek si accorse che quel assassino non si sarebbe mai lasciato corrompere dal dio nero, non si piegava e teneva gli occhi alti… quegli occhi gialli come monete d’oro, simili a quelle di un lupo-arma, ma solo più freddi.
La pazzia che Stone si portava dentro era diversa, ed il suo maestro lo sapeva.
Era… pura, maturata da sola e senza nessun intervento, puramente oscura e misteriosa, maledettamente vera e non corrotta. Possedeva una macabra ragione.
Poi, Stone aveva conosciuto Ariane del clan Phantouk, un clan antico e potente quasi quanto gli Asker ; inspiegabilmente, quell’assassina si innamorò dell’allievo maledetto di sole nero, lo amò come nessuna donna nella Casa dovrebbe amare, perché non esisteva l’amore tra la pazzia e la morte. Ma lei, diversa dalle altre, gli aveva trasmesso un sentimento estraneo che lo persuase a vivere fino alla fine.
Ed infine, nacque in una notte di luna rossa Demon.
Sarnek aveva visto tutti quegli eventi passargli davanti agli occhi come futili immagini, non sembrava passato neanche un giorno da quando aveva commesso il suo primo omicidio, uccidendo per sbaglio un suo amico in una rissa tra ragazzini, ed il suo attaccamento per quella setta orribile divenne talmente morboso da corrompere la sua anima, da fargli dimenticare qualcosa di molto importante…
I giorni era solo diventati più corti, uno dopo l’altro per un tempo che non finiva mai, fino a quel giorno.
Il nuovo clan Asker aveva bloccato i rifornimenti della Gilda e rubato tutte le anime ed il sangue che aveva raccolto per il dio nero Theenar, gli assassini della setta morivano sotto la falce di Demon, le armi si tramutavano in polvere con gli artigli di Murdoc, e tutto quello stava accadendo in un tempo troppo veloce perfino per sole nero.
Era rientrato nella Casa con la sua arma, era stato via allungo per trovare il suo vecchio allievo sulla Rotta Maggiore.
Non era contento o deluso, ma neanche intimorito, si pentiva solamente di non averlo fermato quando ne aveva avuto l’occasione anni prima, non avrebbe mai dovuto cadere nel suo tranello, non avrebbe mai dovuto farlo rientrare nella setta, la sua arroganza l’aveva tradito nel peggiore dei modi.
A Demon era bastato un momento, un solo attimo di debolezza del suo arrogante maestro per far esplodere la seconda sede più importante della setta. L’aveva fatto con l’artefatto demoniaco che Diegos aveva costruito.
Il portone che Stone aveva distrutto era stato ricostruito, ma i segni della sua falce erano rimasti indelebili come una cicatrice sulla roccia nera della Casa, la prima entrata era una specie di cattedrale di cristallo scuro, all’interno c’erano banchi ed una grande statua di Theenar, dietro di quella la porta che portava nelle viscere della terra, direttamente nell’oscurità.
Le scale avevano il bordo frastagliato ma avevano tutte la stessa altezza, le torce illuminavano il cammino con una squallida luce giallognola che consumava in fretta il legno e l’olio, con quella luce i suoi capelli biondissimi assumevano una punta di colore spenta e lugubre, come se fossero trascurati da anni interi ; alla fine di quelle, molto in basso nel buio, i corridoi si dividevano come serpenti nel terreno formando un labirinto intricato e maleodorante di sangue.
Subito davanti a lui, notò un vecchio alto e coperto da un mantello nero con cappuccio dai bordi rossi, teneva le mani infilate nelle larghe maniche ed ai piedi portava gli stessi stivali di scaglie che portava sole nero e qualunque altro assassino della setta.
-Hai trovato il traditore…- la voce del vecchio era stridula e metallica, quasi un fischio assordante che fece abbassare le orecchie nere di Thamuze.
-Si, mio sommo padrone !-
-Ebbene ?-
Sole nero attese un momento per riordinare le idee, scegliere le parole più esatte per essere il più neutro possibile.
-Asker si è fatto molto più forte, la sua frequenza d’onda ha imparato a padroneggiare la pazzia, anche se con un metodo a me del tutto sconosciuto.- mentre parlava, non alzava gli occhi neanche per vedere se quel vecchio lo stava ascoltando.
-Ha raggiunto la… Rivelazione…-
-No, non credo almeno.-
Solo adesso alzò la testa e notò che il suo sommo padrone si era tolto il cappuccio e lo stava fissando con odio con dei piccoli occhi scuri, un odio che neanche lui possedeva ; non un solo capello copriva il rugoso cranio del vecchio e tutto il suo volto sembrava consumato dallo scorrere inesorabile del tempo.
-La tua missione non cambia, tu devi uccidere Asker Demon, Sarnek !!- sibilò con asprezza. – ha recuperato il suo artefatto demoniaco ?-
-Questo non so dirlo, mio signore. Ma so, purtroppo, che si è alleato con il successore di Daumbrouk…-
L’ultimo nome riecheggiò nei corridoi come un ospite indesiderato ed il sommo padrone alzò la testa al cielo, il collo era raggrinzito e pieno di vene coperte da un sottile strato di pelle ; la bocca, priva di labbra, si piegarono in una smorfia orribile.
-I due traditori… infine… si sono riuniti.-
-Non avevo calcolato che Daumbrouk avesse un erede e…-
-MA AVRESTI DOVUTO IMMAGINARLO !!!- tuonò con una potenza sproporzionata per il suo debole aspetto, ma Sarnek e Thamuze rimasero immobili, non aveva senso né rispondere e tanto meno controbattere.
Teneva sempre gli occhi bassi sugli stivali, erano leggermente coperti di polvere grigia ed avevano bisogno di una lucidata.
-Credevo che infine si fosse arreso.- sussurrò sicuro dopo una breve pausa, ma non erano quelle le parole che il sommo padrone voleva sentire dalle sue labbra.
-Uno come Asker, uno che per ogni gesto dimostra un segno di ribellione… uno che agisce per se stesso, non si arrende !!-
Il concetto era più che chiaro : Sarnek aveva abbassato la guardia quando Demon aveva deciso di darsi alla Gilda, subito dopo la morte di Diegos, e dopo quasi cinque anni, il suo brillante allievo era partito per una missione e ne aveva approfittato per distruggere la seconda sede della Gilda, quella incaricata di fornire le vittime ed il sangue per il dio nero, quella che fabbricava le armi e catturava i lupi-arma per gli Shinigami assassini.
-Ho detto che lo ucciderò, che vendicherò il dio nero, che porrò fine alla ribellione dei due Shinigami traditori… Vi ho mai deluso in tutti questi anni… mio sommo padrone ?- chiese sole nero con tono di sfida, perché lui portava sempre al termine tutto quello che faceva.
-Prima dobbiamo rifornirci di armi, cadetti e sangue…-
-Come voi comandate.-
Chinò leggermente il capo e passò una mano tra le orecchie della sua arma, incitandola a seguirlo, ma quel vecchio si voltò e smise di guardarlo, come deluso da quel suo comportamento.
-Sole nero !!- urlò poi. – questa è l’ultima possibilità che hai per redimerti dalla tua condotta di cinque anni fa… se farai scappare un solo Asker… di nuovo…-
Non terminò la frase, la risposta era abbastanza scontata per lo Shinigami ; da un angolo buio, un ninja dai capelli bianchi ascoltava imparziale, il suo corpo era avvolto in un grezzo mantello di lana scura con il cappuccio completamente calato sul volto, nascondendo i suoi lineamenti decisi e gli occhi verde azzurro.
Non era difficile per White Star infiltrarsi in qualche posto, bastava trovare l’entrata giusta con le persone giuste, gli bastava mimetizzarsi con quelli che per la Gilda non contavano nulla ed il gioco era fatto : carpire tutte le informazioni poi era facilissimo.
I nuovi assassini erano decisamente troppo stupidi ed arroganti per farsi i fatti propri per i corridoi della Casa e parlavano ad alta voce senza preoccuparsi di chi ascoltava.
Era l’uscire che non era certo facile : da lì uscivano solo cadaveri ed assassini per le missioni, quindi tutto il resto restava dentro a marcire senza pietà. Inoltre, da quando Demon era riuscito a fuggire per la seconda volta dalla Casa, avevano cambiato tutti i passaggi segreti e le mappe da lui rubate erano del tutto inutili.
“Belle… mi senti…” cercò di dire la spia con la sua lunghezza d’onda.
Il legame che aveva con la navigatrice era fin troppo raffinato per essere intercettato dagli altri assassini nella setta.
“White… Star… ti sento…” rispose lei, che si trovava decisamente a miglia di distanza dal collega assassino : era comodamente seduta nel suo studio sulla Dark Shadow, nel porto di Marine Ford, e la sua mano correva veloce su un foglio di carta ingiallita, disegnava una nuova mappa della casa e usava White Star come parametro di misura.
“Allora… come posso… uscire…”
“Dammi… un momento… ci sto… arrivando…”
Amplificò la sua anima e cercò con la mente tutte le porte nascoste che c’erano dalla posizione del ninja ; ne trovò una a due sale più avanti, una botola sotto il pavimento che portava direttamente alle fogne in profondità nel terreno.
Erano poche le cose che quella spia non avesse fatto, ma scappare  dalle fogne era la cosa che odiava più di tutte, era come comportarsi come un fottuto codardo, era anche vero che un assassino deve agire nell’oscurità… ma così era decisamente esagerato.
Rimbucò fuori dall’edificio nero ricoperto di lerciume verdastro e di altre cose di cui ignorava l’esistenza, il fetore che si lasciava dietro uccideva più di mille lame ma per fortuna, grazie a quello, non attirò molto l’attenzione delle guardie dell’isola del grano…
Il grano che Demon aveva visto la prima volta fuori dalla Gilda era ancora lì, grandi distese di alto grano dorato, il mare all’orizzonte ed il cielo perennemente in tempesta. White Star sapeva che cosa significasse quella distesa di spighe per il suo capitano ed avvertì come una profonda tristezza nel petto, ognuna di quegli steli sapeva di dolore e quando il sole tramontava diventavano rosse come il sangue, come le anime condannate dal destino.
Sulla nave di Asker, Belle stava ancora controllando la nuova cartina nel suo studio, ogni linea era estremamente precisa e pulita, e quando ebbe finito ci mise la sua firma sul retro.
Si avviò verso la sua cabina, o meglio, quella che condivideva con il suo amato capitano, che in quel momento stava dormendo completamente nudo sul letto, il petto a contatto con il materasso ed il braccio destro che penzolava fuori dal letto ; alcuni ciuffi di capelli neri erano scompigliati sulla fronte ei il lenzuolo gli copriva solo le gambe immobili nel sonno.
La navigatrice lo ammirava impotente, così bello e forte, ma così immensamente stanco di lottare da solo, costretto ad adoperare la follia per raggiungere anche il più inutile dei capricci.
Il petto si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro, ma pur sempre immobile nella sua postura… Belle non riuscì a trattenere l’emozione nel suo cuore, gli occhi cobalto bramavano quel immagine oscura davanti ad essi.
Lo desiderava ancora come la prima volta.
Gli venne naturale : si tolse tutti i vestiti e si sciolse i lunghi capelli corvini sulle spalle e si avvicinò lentamente a lui… si sedette affianco e gli prese il braccio, lo riportò sul materasso caldo facendo attenzione a non svegliarlo e gli posò un bacio vicino all’occhio destro.
Demon non l’aveva sentita entrare, era talmente stanco che la sua percezione delle anime si era momentaneamente annullata, ma il suo bacio lo sentì, lo sentì riscaldarli il volto fin dentro il corpo.
Voltò il busto di scatto e prese l’assassina tra le sue braccia calde ed incise, la strinse e la baciò con passione, quella che non aveva avuto giorni prima, quando era tornato dalla sua missione nell’isola dei rivoluzionari : era stato urgente e disperato, non aveva pensato molto a lei in quel momento, quindi voleva rifarsi.
Voleva riscaldarla a sua volta.
E la voleva con dolcezza e decisone.
Lei gli avvolse il collo e si lasciò cadere all’indietro dal corpo di lui, si lasciò guardare da quei grandi occhi d’oro colmi di desiderio, non c’era traccia di follia, ma di un desiderio immenso ed enorme.
Era qualcosa che Demon non aveva mai dimenticato.
Qualcosa che non voleva che marcisse nel riverso della sua anima, assieme ad altre cose importanti.
Senza dire una parola, la prese con l’amore che le aveva dato anni prima, l’amò per tutta una notte ed oltre.
Dopo che seguirono quel loro rituale segreto, stremati nel loro letto, Demon la guardò per molto tempo, lei sul suo petto, i suoi capelli sulla sua pelle, il modo in cui lo abbracciava nel sonno.
In quel momento si rese conto di quanto si somigliassero e si ricordò il motivo per cui stava facendo quello che stava facendo.
Non era certo per vendetta, ma perché adesso aveva qualcosa di più grande per cui lottare.
  
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