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Autore: julierebel17    01/10/2013    3 recensioni
"Dunque lei è la contessina Emily Spencer?" le chiese un baldo giovane dai lineamenti angelici dopo averle baciato la mano.
La fanciulla sorrise appena, intimidita dal suo gesto:"Si, in persona, lei è?" fece per chiedergli il nome.
"Stephan" rispose.
"Stephan cosa?". "Solo Stephan, mi concede questo ballo?". Il ragazzo non proferì altre parole e la convinse a danzare con lui...
Genere: Erotico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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Al levar del Sole, Stephan aprì gli occhi con delicatezza, assaporando la fresca aria mattutina.
Quella sarebbe stata sicuramente una bella giornata.
“Buongiorno Marchese” disse Samantha, la mora dagli occhi color miele, fedele compagna di avventure del padrone.
“Buongiorno piccola Sammy, hai preparato la colazione?” le disse sorridendole mentre si stiracchiava ancora coperto dal lenzuolo.
“Certo, signor Stephan, vuole che gliela porti in camera o preferisce sedersi a tavola?”
“Portala qui”. “D’accordo”.

La ragazzina, di appena diciotto anni, corse in cucina e sistemò le pietanze su un vassoio intarsiato.
Miele, latte, tè, pane caldo ed altre delizie genuinamente prodotte riempivano i piatti di fine porcellana, minuziosamente decorati a mano con ghirigori dal colore blu scuro.
“Ecco a lei”, la fanciulla pose il vassoio su un piccolo comodino accanto al letto, prese un telo di colore rosso, lo stese sulle gambe del marchese al fine di non sporcare le lenzuola e gli porse una tazza di tè fumante.
Per un attimo le loro dita si sfiorarono ed entrambi sussultarono.
Il ragazzo aveva circa cinque anni più di lei e l’aveva sempre vista come una bambina, ma quel giorno, per un attimo, i loro sguardi s’incrociarono e si rese conto che davanti a sé aveva una donna.
“I-il tè…t-torno in cucina, se le serve qua-qualcosa, non esiti a chiamarmi”, la Mora scappò via nel giro di pochi secondi con le mani al petto.
Stephan quasi ebbe la voglia di rincorrerla, ma non si scompose restando immobile con tanto di tazza davanti alla bocca.
Fece colazione in fretta ed ordinò ad alcuni servitori di pulire, si vestì indossando un raffinato pantalone in pelle ed una camicia di lino con sopra un maglione in lana, tessuta nella sua stessa casa.

Decise che era giunto il momento di recitare e liberarsi delle questioni burocratiche. Cavalcò fino a casa del Conte senza neanche fermarsi in una locanda e, giunto a destinazione, affidò il cavallo agli stallieri.
“Oooh caro Marchese, che piacere averla qui” disse il Conte gioioso.
“Mia figlia Emily si sta godendo la vacanza al lago?” chiese poi ansioso di avere notizie dell’amata figliola.
Stephan assunse un’espressione cupa, avvilita, lo guardò negli occhi facendo trasparire quel (finto) sentimento d’angoscia.
“Marchese, le ho fatto una domanda, perché non risponde?”. Il Conte prese ad agitarsi.
“E’ proprio di Emily che volevo parlarle, ecco…lei e Janine, la sera in cui siamo arrivati a casa, hanno deciso di attraversare i boschi in cerca di quiete, ma…” fece finta di piangere.
Aveva l’incredibile abilità di ottenere gli occhi lucidi a suo comando.
“Ma? Cosa sta dicendo?! La prego! Parli!” il padre di Emily lo scosse violentemente.
“Non sono più tornate”…chiuse definitivamente l’atto della tragedia di cui la Contessina era la vittima.
Da quel momento i giorni trascorsero, accompagnati da una sorta di “ricerca”, portata avanti dalla famiglia della ragazzina così come dal Marchese, che in realtà, non faceva altro che starsene placidamente avvolto nell’oscurità della propria dimora.
Fu così che il suo ricordo, svanì lentamente, ma non dalle menti dei genitori affranti dalla sua perdita.

*Tempo dopo*
“Sammy! Sammy dove sei?!” chiese Stephan preoccupato dall’assenza della fanciulla durante lo svolgimento del pranzo.
“Signore, mi scusi, ero in cucina, oggi mi è toccato lavare le stoviglie” corse con le mani ancora bagnate ed i capelli raccolti in una misera treccia.
“Va bene, se vuoi puoi riposarti, ci penserà Margaret”.
L’altra serva la guardò in cagnesco, molto probabilmente, aveva un travaso di bile:
prima perché aveva sempre odiato Samantha, poi perché era costretta a svolgere i suoi compiti e a vederla ricevere le attenzioni del Marchese, che (segretamente) amava da quando era entrata a far parte dei servitori ufficiali.
Gli occhi di Sammy si illuminarono, era stanca morta ed aveva ancora una pila di piatti sporchi da lavare.
“Dice davvero?” “Certo, oggi hai il pomeriggio libero” affermò il ragazzo con decisione.
Un sorriso le si dipinse sul volto. Fece per andarsene, ma lui le prese la mano:
“Dato che non hai faccende da sbrigare, ho intenzione di portarti in un posto speciale, d’accordo?” ammiccò con lo sguardo facendola arrossire.
“Sarò lieta di accompagnarla…Marchese”


-Ragà che dirvi, mi scuso tantissimo per non aver più pubblicato finora. Il fatto è che, con l’inizio della scuola, mi son trovata impegnatissima e non ho potuto né scrivere né leggere. Spero che questo capitolo, per quanto piccolo, possa piacervi. Prometto che presto ne scriverò uno più grande, magari mercoledì. Se vi va, recensite, vorrei proprio sapere cosa ne pensate! :) Grazie mille, baci baci. Julie-
  
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