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Autore: Angie Mars Halen    02/10/2013    1 recensioni
Nikki sta attraversando il periodo più buio della sua vita e ha l’occasione di incontrare Grace. Dopo il loro primo e burrascoso incontro, tra i due nasce una profonda amicizia e Grace decide di fare del suo meglio per aiutare e sostenere il bassista. Inizialmente Nikki è felice del solido rapporto che si è creato tra lui e questa diciassettenne sconosciuta, ma subentrerà la gelosia nel momento in cui lei inizierà a frequentare uno dei suoi compagni di band. Mentre dovrà fare i conti con questo, Grace, che è molto affezionata a lui e quindi non vuole abbandonarlo, dovrà fare il possibile per non essere trascinata nell’abisso oscuro di Sikki.
[1987]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5) GRACE

Quel tipo era parecchio strano. Comprandomi il disco e offrendomi da bere mi aveva messa fin troppo in imbarazzo, e io quando mi vergogno divento rossa, innescando un circolo vizioso di rossore perché più arrossisco, più mi vergogno, causando altro rossore. Se poi si tiene conto che quel ragazzo non era niente male, allora si può capire facilmente che la situazione era critica. Aveva anche qualcosa di familiare, ma dal momento che allora mezza America portava i capelli lunghi e la giacca di pelle, soprattutto nella zona di Los Angeles, non riuscivo a capire dove l’avessi già visto. Col cervello che andava a mille nell’attesa di un colpo di genio, bevvi il mio tè in un attimo sperando che quel pomeriggio finisse in fretta, ma il tipo continuava a sorseggiare lentamente la sua birra e mi studiava con lo sguardo magnetico.

“Lo sai che sei carina? Come ti chiami?” mi chiese appoggiando il mento sulle mani chiuse a pugno.

Non mi piaceva ricevere complimenti del genere da ragazzi con cui non avevo mai scambiato più di due parole, e questo contribuì a rendere la situazione ancora più imbarazzante.

“Grace,” risposi.

“‘Grace’ e poi?” insisté il tizio.

Un’altra cosa che non apprezzavo particolarmente era dare informazioni più specifiche del mio nome a quelli che ci provavano con me, ma la stupidità del tempo mi portò a farlo lo stesso. “Grace Murray.”

ll ragazzo sogghignò. “‘Murray’ come il personaggio di Dracula?”

Inarcai un sopracciglio, divertita. “Da uno come te mi aspettavo un’osservazione del tipo ‘Murray, come il chitarrista degli Iron Maiden?’.”

Il tipo alzò gli occhi al cielo e sorrise. “Hai ragione, ma mi è venuto in mente prima Dracula. Non ho pensato che a una che suona la chitarra avrebbe potuto far piacere l’altra osservazione.”

“Tu, invece, come ti chiami?” mi sentivo come i bambini del parco che vogliono fare amicizia, con la sola differenza che in quel momento non mi interessava affatto diventare amica di quel tizio in giacca di pelle.

“Nikki,” scandì, poi il suo sguardo si fece più intenso da dietro la frangia corvina e decise di lanciare la bomba H. “ Nikki Sixx.”

Ci mancò poco che mi strozzassi con l’ultimo sorso di tè. Conoscevo quel nome e conoscevo la sua band, ma non essendo una loro fan accanita come certi miei coetanei, non l’avevo riconosciuto subito. Come ho già detto, del resto, le band di Hollywood si somigliavano tutte, e i giovani rocker pure perché non facevano altro che emularle.

“Oh, merda, quel Nikki Sixx? Dio, non ti avevo riconosciuto. Non sapevo che abitassi a Van Nuys,” esclamai, imbarazzata per essere caduta dal pero in quel modo.

Nikki Sixx, però, non sembrava minimamente scosso dal fatto che non lo avessi riconosciuto, come forse si aspettava. Tuttavia, si affrettò a correggere una cosa sbagliata che avevo detto. “Infatti vivo a Hollywood. Sono venuto qui solo per fare un giro.”

Mi sembrava irrequieto e, non riuscendo a capirne il perché, provai a parlare ancora un po’, buttandomi su un argomento diverso. Gli raccontai che suonavo la chitarra elettrica da poco più di un paio di anni e scoprii che anche lui sapeva suonarla, ma ovviamente preferiva il basso, che a me non è mai piaciuto più di tanto.

“Cosa stavi cercando nel negozio di dischi?” domandai curiosa.

Nikki appoggiò i gomiti sul tavolo di granito e diede una scossa al capo per spostarsi i capelli dalla fronte. Solo allora potei vedere meglio i suoi splendidi occhi verdi, che però erano contornati da occhiaie profonde ed evidenti che ne riducevano la luminosità.

“Niente in particolare. Mi piace girare per le corsie e guardare i dischi,” confessò. A quanto pareva, era più umano di quanto credessi.

“Anche a me. Immagino di averli tutti nella mia stanza, ma alla fine non ne compro mai. È bello vederli tutti messi in ordine alfabetico e pensare che un giorno molti li avrò anch’io.”

Nikki accennò un sorriso sghembo. Non l’avevo ancora visto fare un sorriso largo e aspettavo che me lo facesse – dopotutto, pensavo che il motivo per cui mi aveva invitata fosse un vago interesse nei miei confronti – invece non arrivò mai.

Passammo un po’ di tempo senza dirci nulla, io a girare la cannuccia nel bicchiere pieno di cubetti di ghiaccio e lui a tormentare un tappo con la punta di una chiave. Il silenzio stava diventando fastidioso quando Nikki mi chiese se volessi tornare a casa. Si offrì persino di darmi un passaggio, ma sapevo che mia madre non sarebbe stata contenta di vedermi tornare a casa con uno sconosciuto, soprattutto se questo indossava una giacca di pelle e aveva i capelli lunghi. Se poi avesse scoperto che era famoso, allora gli avrebbe tirato il collo con le sue stesse mani. Nikki mi distrasse dai miei pensieri facendo schizzare il tappo oltre il bordo del tavolo, poi si alzò dalla sedia per accompagnarmi all’uscita del locale. Mentre si stiracchiava ebbi modo di dare un’occhiata a tutte le spille che aveva appuntate sulla giacca di pelle. Tra esse notai che c’era un ciondolo uguale a quello che avevo utilizzato per costruire i miei orecchini, allora mi sporsi in avanti per studiarlo meglio e capii che si trattava proprio del mio cristallo, lo stesso che avevo perso mentre scappavo dalla Villa.

“Dove hai trovato quella spilla?” domandai bruscamente a Nikki, che sobbalzò appena sentì le mie parole. Senza che specificassi di quale spilla stessi parlando, portò automaticamente la mano sul cristallo e lo indicò con il dito tremante, come a chiedermi conferma se stessi parlando di esso.

“Sì, proprio quello,” confermai, poi mi scostai i capelli da sopra l’orecchio per mostrargli l’altro.

Nikki abbozzò un sorriso. “L’ho comprato qui a Van Nuys tanto tempo fa.”

“Non è possibile. Ce ne sono solo due in circolazione perché li ho fatti io. Uno ce l’ho indosso e l’altro ce l’hai tu.”

Diventò più pallido di quanto non fosse già, confermando quanto sospettavo: Nikki Sixx e la Villa erano collegati.

“Sembra proprio che ne abbiano fatti degli altri,” si giustificò, ma era chiaro che si stesse arrampicando sugli specchi. Lo guardai di sbieco e, non sapendo più cosa dire, cominciò ad allontanarsi camminando lentamente all’indietro senza sapere dove andare, come una lepre accerchiata dai segugi. Mi guardava con gli occhi spalancati e terrorizzati come se lo stessi minacciando con un’arma, poi interruppe il nostro contatto visivo facendo un lieve cenno del mento in direzione del tavolo. “I soldi del conto li ho lasciati lì. Addio, Grace.”

“Aspetta!” lo chiamai. “Cosa vuoi da me?”

“Cosa vuoi tu, semmai!” ribatté Nikki, ora piuttosto alterato. “Sei tu che sei entrata in casa mia, costringendomi a cacciarti. Per la miseria, credevo fossi un ladro! Dovresti essere tu a darmi delle spiegazioni, ma non mi interessano. L’unica cosa che voglio è che tu sparisca. Prendi il tuo disco e vattene. Grazie per il pomeriggio, ma adesso è finito. A mai più.”

Lo seguii di corsa fino al parcheggio del negozio in cui ci eravamo incontrati e riuscii a stargli dietro finché non balzò in macchina, la stessa Corvette nera e lucida che avevo visto parcheggiata nel giardino della Villa. Mise in moto e sparì con un rombo e con il mio orecchino ancora attaccato alla giacca.

Non riuscivo a capire perché mi avesse regalato quel disco dopo che ero entrata in casa sua di nascosto, allora iniziai a pensare che lo avesse fatto per rimorchiarmi. Lui, però, aveva già capito chi ero, e questo mi fece rimangiare l’osservazione. In ogni modo, non ci tenevo ad avere a che fare con lui, almeno per ora.

Tornai a casa nascondendo il disco dietro la schiena e corsi a chiudermi in camera, l’unico posto in cui nessuno avrebbe osato disturbarmi. Nel giro di poco sarebbe arrivata Elisabeth e sentivo un fortissimo bisogno di raccontare a qualcuno di quell’esperienza assurda, ma sapevo anche che avrei fatto meglio a tenere la bocca chiusa dato che lei lo avrebbe sicuramente riferito a Grant, che non l’avrebbe presa bene.

La cosa che non capivo era perché Nikki si fosse comportato in quel modo. Quando mi aveva vista a casa sua mi aveva quasi mangiata viva, mentre quel pomeriggio mi aveva persino offerto da bere. Per non parlare della casa in cui viveva! C’era qualcosa di strano che non riuscivo a capire, qualcosa che non andava. Se pensavo a Nikki come il tizio che mi aveva urlato dietro nella Villa mi veniva voglia di mandarlo a quel paese e lasciarlo perdere, ma se pensavo a lui come quello che mi aveva regalato un disco senza sapere chi fossi poi mi aveva invitata a bere, allora credevo che la cosa migliore da fare fosse cercare di capirlo. Mi sedetti sul letto a gambe incrociate e abbracciai il vinile. Non appena avessi avuto tempo, sarei tornata alla Villa e stavolta avrei suonato il campanello come fanno le persone civili.

Il suono di quello di casa mia, però, mi distolse dai miei pensieri e saltai a sedere quando riconobbi la voce trillante di Elisabeth nell’ingresso. Ascoltai i suoi passi allegri lungo il corridoio finché non si fermarono davanti alla porta della mia camera, alla quale bussò.

Chiusi gli occhi e sospirai per calmarmi. “Entra pure, Beth.”

“Ehi, Grace, devo raccontarti una cosa interessantissima che ho scoperto oggi!” esordì gesticolando in maniera così veloce che a momenti mi si incorniciavano gli occhi mentre cercavano di seguire le sue mani. Smise di agitarsi all’improvviso e puntò un dito contro il disco dei Van Halen che tenevo stretto tra le braccia.

“È nuovo?”

Feci spallucce. “No, ce l’ho da un po’.”

“Perché non me l’hai mai detto? Lo sai che è il mio preferito.”

Trasalii e cercai di inventarmi la scusa più credibile, ma io non sono mai stata brava a inventarne né tantomeno a raccontarle.

“Beth, dopo che mi avrai raccontato la cosa interessantissima che hai scoperto oggi, anche io vorrei dirti qualcosa, se non ti dispiace,” borbottai con la voce impastata.

Lei mi porse una mano. “Allora alzati, non ho intenzione di passare la serata in casa tua. Andiamo fuori, là potremo parlare in pace senza fratellini e genitori che sentano.”

Presi la sua mano ma non mi mossi dal letto. “Però mi prometti che non lo dirai a nessuno?”

Beth alzò gli occhi al cielo e si portò una mano all’altezza del cuore con fare teatrale. “Lo prometto.”

Aggrottai la fronte.“Neanche a Grant?”

Stavolta Beth sobbalzò. “Mi stai nascondendo qualcosa? Che accidenti hai combinato stavolta?”

“Te lo dirò non appena saremo lontane da qui,” sussurrai, poi la presi per mano e la condussi fuori da casa mia.




N.d’A.: Buonasera a tutti! =)
Questa non ci voleva, eh? Ma non demordete, Grace non è un tipo che si lascia abbattere facilmente dalle circostanze!
Grazie a tutti voi, come sempre. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. =D
See ya next Wednesday!
Un abbraccio,

Angie

   
 
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