Capitolo 4
ANCORA UNA VOLTA
Sakura era
tornata a casa, ora aveva formato una famiglia
insieme a Rock Lee che di lei era sempre stato innamorato e che aveva
accolto
di buon grado anche la piccola Tsugumi ed adesso aspettava tra pochi
giorni la
nascita del loro primo figlio. Certo, era comico pensare come tutto
fosse
cambiato durante quegli anni e di come il lungo conflitto con
l’Akazuki avesse
cambiato tutti. Perfino l’indolente Shikamaru …
era il loro Hokage … Asuma ne
sarebbe certo stato fiero, ma infondo lo aveva sempre saputo.
“Fermi.”
Ansimò Shinji con le mani appoggiate alle ginocchia
“Non
lo prenderemo mai quel dannato gattaccio ed addio ramen
gratis!” borbottò Hiro sedendosi per terra.
“Fatica
sprecata. Perché non tiri fuori una delle tue geniali
idee, cugino.” Disse improvvisamente Kuro.
Shinji si
sedette sul tappeto d’erba socchiudendo gli occhi …
“Che
fa dorme ora?” domandò l’Hyuga.
“No,
testa quadra. Stai zitto per un secondo.” Rispose il
Sabaku colpendo l’amico con un leggero scappellotto.
Il moro si
alzò in piedi aprendo di scatto gli occhi: “Ci
occorre del pesce.” Deciso iniziò a camminare
ignorando il gatto, che
incuriosito dal loro atteggiamento li seguì.
Arrivarono sulla
sponda del fiume. Shinji indicò a Kuro un
punto preciso del torrente: “Riesci a creare un
argine?”
Il rosso lo
guardò ironico: “Che razza di domande fai,
ovvio.” Bastò un gesto della giovane mano per
creare un muro di sabbia che si
solidificò al contatto con l’acqua.
“Anche
da questa parte.”
Alcuni pesci
restarono intrappolati nel laghetto artificiale,
guizzando per cercare una via di fuga. I bambini si nascosero in mezzo
al
fogliame ed attesero. Il gatto si avvicinò alla riva,
incuriosito dai pesci che
saltellavano come matti.
“Hiro
lo vedi il flusso del chakra?” sussurrò Shinji
rivolto
al compagno.
“Sì.”
“Dimmi
quando cambia d’intensità.”
“Adesso!”
Shinji
lanciò la polvere da sparo che fece sussultare
l’animale che rizzato il pelo corse in direzione opposta,
finendo dritto tra le
braccia di Hiro.
“Torniamo
dall’Hokage.” Disse Kuro.
Ibisu era
restato ad osservarli per tutto il tempo, era stato
nominato loro osservatore per tutto il periodo in cui i bambini di
Suuna si
fossero trattenuti. Erano davvero un ottimo Team loro tre. Sapevano
collaborare
alla perfezione. Tutti erano indispensabili per la riuscita della
missione.
Rilasciò quindi all’hokage un rapporto
soddisfacente. Peccato che non sarebbero
potuti restare insieme per molto.
Ayame Sabaku la
figlia più piccola del Kazekage aveva già
compiuto tre anni. Era intraprendete e molto curiosa per cui Matsuri
aveva un
bel da fare per accudirla. Kuro senza dubbio alla sua età
era stato più
tranquillo. Gaara si caricò la figlia sulle spalle,
altrimenti quel giorno
sarebbe stato impossibile partire per Suuna e si erano assentati
già da troppo
tempo.
“Sorella
verrai con noi?” chiese vedendo che si caricava
sulle spalle il grosso ventaglio.
“Ovviamente.
In questo momento il mio villaggio a bisogno di
me. Matsuri è troppo impegnata con i bambini per occuparsi
delle faccende
burocratiche.” Rispose quasi arrabbiata.
“Shinji,
ha legato molto con testa ad ananans.” Rise il
rosso.
“Shikamaru
si offende se lo chiami in quel modo poco
rispettoso.” Sorrise senza gioia.
“Se ne
farà una ragione.” Replicò secca.
“A sei
anni? Può essere maturo fin che ti pare, ma quello
…”
si interruppe appena in tempo per vedere la porta aprirsi ed i due
bambini
comparire.
“Buon
giorno zio. Ciao mamma.” Salutò entrando, seguito
dal
silenzioso Kuro che si limitò ad un cenno del capo.
“Tutto
bene?” domandò Gaara.
“Sì
signore.” Risposero i due.
Kuro odiava sua
sorella, perché si attirava sempre le
attenzioni del padre. Quella volta non era diversa dalle altre. Cosa
faceva di
sbagliato per essere tanto ignorato? In realtà era Gaara a
non sapere mai come
comportarsi con quel bambino che crescendo gli somigliava sempre di
più, che
vedeva in lui un esempio. Ma che razza di esempio poteva dargli lui?
Con Ayame
era tutto più semplice, era lei a dimostrargli il suo
affetto.
“Andate
a salutare tutti. Partiremo tra poco.” Ordinò
Temari
preparando le valige.
“Io
tanto non vengo.” Replicò Shinji.
Tutti si
voltarono a guardarlo.
“Come
prego?” domandò la bionda.
“Io
resto a Konoha.” Ripetè sbattendo i piedi per
terra.
“Tu
verrai con me e poche storie.” Gridò Temari che
non aveva
assolutamente voglia di iniziare una discussione su un argomento sul
quale non
vi era nulla da discutere.
“No.”
Gridò il bambino infilando la porta.
Temari
sospirò, anche a lei l’idea di andarsene non
piaceva,
ma aveva dei doveri ai quali non poteva sottrarsi in nessuna maniera.
Shikamaru stava
finendo di controllare dei documenti, quando
sentì dei singhiozzi provenire da sotto la finestra del suo
studio, cosa quanto
mai insolita visto che si trovava al secondo piano. Guardò
fuori. Sopra il
primo tetto della sua dimora stava seduto Shinji, le gambe strette al
petto ed
il viso nascosto.
“Seccatura
che ci fai lì sopra?” chiese sorridendo.
Lo
guardò. Gli stessi occhi chiari della sua donna, resi
più
brillanti dal pianto sommesso.
“Ciao.”
Borbottò.
“Perché
piangi come una ragazzina?” chiese dimenticandosi
totalmente del suo assistente e scavalcando il davanzale della finestra
per
raggiungerlo.
“Hokage,
ma nella sua posizione…” replicò
inutilmente Ibisu
chiedendosi perché si ostinava ad insistere
sull’etichetta quando nessuno lo
ascoltava mai?
“Io
voglio restare, Maru.” Disse appena riprese fiato.
“Shinji
sai qual è il primo dovere di un buon shinobi?”
chiese.
“Compiere
la sua missione fino in fondo non importa a che
prezzo.” Rispose.
“Visto
che io mi fido molto di te. Ti affido un incarico
molto importate e bada che potrei arrabbiarmi se non lo portassi a
termine.”
“Una
missione?” chiese stupito.
“Super
importante. Devi proteggere tua madre.” Gli disse
appoggiando una mano sulla spalla.
“Capisco,
però …”
“Uno
shinobi non chiede il perché gli vengano affidate certe
missioni. Pure io non volevo fare l’Hokage, ma eccomi qua. Ho
la tua parola che
farai del tuo meglio? Fino al momento in cui ci rivedremo?”
domandò serio.
“Te lo
prometto.” Rispose alzandosi in piedi.
“Allora
comportati come si deve.”
Shinji fece
qualche passo in avanti, poi, tornò velocemente
indietro gettandogli le braccia al collo.
“Tu
per me resterai sempre il mio papà.”
Sussurrò prima di
correre via
L’eremita
della Volpe stava finendo di preparare i bagagli,
aveva deciso di partire nuovamente per un nuovo pellegrinaggio. Si era
già
messo la sacca sulle spalle, quando qualcuno bussò alla
porta della sua dimora.
“Bambini
che ci fate qui?” chiese invitando i giovani amici
ad entrare.
“E’
vero che te ne vai?” domandò Hiro che era stato
nominato
portavoce del gruppetto.
“Sì,
ma tornerò in tempo per i vostri esami di Genin.”
Rispose
scompigliando i capelli scuri dell’Hyuga.
“Sono
sei anni!” fecero in coro Feng e Tsugumi.
“Passeranno
in fretta, non temete.” Sorrise.
“No ,
invece!” gridò Hiro.
Tutti si
stupirono, non era da lui esprimere in quel modo
chiaro la sua opinione e tanto meno i suoi sentimenti.
“Non
fate i capricci. Il vostro compito ora è riuscire a
diventare Genin. Questa è l’unica cosa che deve
importarvi.” Rispose accompagnandoli
alla porta.
Tutti i bambini
a parte Hiro, si precipitarono ad
abbracciarlo: “Torna presto.”
“Promesso.”
Rispose baciandoli sulla fronte.
Poi i suoi occhi
azzurri si fermarono a guardare Hiro, gli
era stato insegnato a rimanere freddo in ogni circostanza,
l’esplosione emotiva
di prima era stato un incidente che non si sarebbe più
ripetuto.
“Da te
voglio una promessa, Hyuga.” Gli sussurrò.
“Sarebbe,
Sensei?” chiese usando il tono più gelido
possibile.
“Proteggi
Hinata. Tuo zio non è una cattiva persona, ma a
volte tende ad esagerare.” Ricordò lui sospirando.
“Perché
ti interessa tanto?” chiese mentre un’ombra di
sospetto passava da quegli occhi chiari.
“Per
me è la persona più importante del
mondo.” Bisbigliò.
Hiro
restò fermo a fissare la porta, quell’uomo che lui
reputava straordinario, forse, un giorno avrebbe sposato la sua mamma?
Con
questo pensiero in testa raggiunse veloce i compagni che si erano
già avviati
lungo il vialetto innevato.
Chiedo
scusa, per i
ritardi con cui pubblicherò i capitoli di questa fanfic
rispetto alle altre, ma
trattando di un argomento particolare voglio che sia reso al meglio.
Grazie
a tutti e
continuate a seguirmi.
Tyara