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Autore: Tyara Riddle    30/03/2008    2 recensioni
Il seguito di kishimoto high School! questa volta i nostri amati eroi si troveranno alle prese con i loro irrestibili marmocchi ed in seguito con i loro problemi adolescenziali. Ce la faranno a superare questa dura prova? l'emozione continua!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 4

ANCORA UNA VOLTA

 

Sakura era tornata a casa, ora aveva formato una famiglia insieme a Rock Lee che di lei era sempre stato innamorato e che aveva accolto di buon grado anche la piccola Tsugumi ed adesso aspettava tra pochi giorni la nascita del loro primo figlio. Certo, era comico pensare come tutto fosse cambiato durante quegli anni e di come il lungo conflitto con l’Akazuki avesse cambiato tutti. Perfino l’indolente Shikamaru … era il loro Hokage … Asuma ne sarebbe certo stato fiero, ma infondo lo aveva sempre saputo.

“Fermi.” Ansimò Shinji con le mani appoggiate alle ginocchia

“Non lo prenderemo mai quel dannato gattaccio ed addio ramen gratis!” borbottò Hiro sedendosi per terra.

“Fatica sprecata. Perché non tiri fuori una delle tue geniali idee, cugino.” Disse improvvisamente Kuro.

Shinji si sedette sul tappeto d’erba socchiudendo gli occhi …

“Che fa dorme ora?” domandò l’Hyuga.

“No, testa quadra. Stai zitto per un secondo.” Rispose il Sabaku colpendo l’amico con un leggero scappellotto.

Il moro si alzò in piedi aprendo di scatto gli occhi: “Ci occorre del pesce.” Deciso iniziò a camminare ignorando il gatto, che incuriosito dal loro atteggiamento li seguì.

Arrivarono sulla sponda del fiume. Shinji indicò a Kuro un punto preciso del torrente: “Riesci a creare un argine?”

Il rosso lo guardò ironico: “Che razza di domande fai, ovvio.” Bastò un gesto della giovane mano per creare un muro di sabbia che si solidificò al contatto con l’acqua.

“Anche da questa parte.”

Alcuni pesci restarono intrappolati nel laghetto artificiale, guizzando per cercare una via di fuga. I bambini si nascosero in mezzo al fogliame ed attesero. Il gatto si avvicinò alla riva, incuriosito dai pesci che saltellavano come matti.

“Hiro lo vedi il flusso del chakra?” sussurrò Shinji rivolto al compagno.

“Sì.”

“Dimmi quando cambia d’intensità.”

“Adesso!”

Shinji lanciò la polvere da sparo che fece sussultare l’animale che rizzato il pelo corse in direzione opposta, finendo dritto tra le braccia di Hiro.

“Torniamo dall’Hokage.” Disse Kuro.

Ibisu era restato ad osservarli per tutto il tempo, era stato nominato loro osservatore per tutto il periodo in cui i bambini di Suuna si fossero trattenuti. Erano davvero un ottimo Team loro tre. Sapevano collaborare alla perfezione. Tutti erano indispensabili per la riuscita della missione. Rilasciò quindi all’hokage un rapporto soddisfacente. Peccato che non sarebbero potuti restare insieme per molto.

Ayame Sabaku la figlia più piccola del Kazekage aveva già compiuto tre anni. Era intraprendete e molto curiosa per cui Matsuri aveva un bel da fare per accudirla. Kuro senza dubbio alla sua età era stato più tranquillo. Gaara si caricò la figlia sulle spalle, altrimenti quel giorno sarebbe stato impossibile partire per Suuna e si erano assentati già da troppo tempo.

“Sorella verrai con noi?” chiese vedendo che si caricava sulle spalle il grosso ventaglio.

“Ovviamente. In questo momento il mio villaggio a bisogno di me. Matsuri è troppo impegnata con i bambini per occuparsi delle faccende burocratiche.” Rispose quasi arrabbiata.

“Shinji, ha legato molto con testa ad ananans.” Rise il rosso.

“Shikamaru si offende se lo chiami in quel modo poco rispettoso.” Sorrise senza gioia.

“Se ne farà una ragione.” Replicò secca.

“A sei anni? Può essere maturo fin che ti pare, ma quello …” si interruppe appena in tempo per vedere la porta aprirsi ed i due bambini comparire.

“Buon giorno zio. Ciao mamma.” Salutò entrando, seguito dal silenzioso Kuro che si limitò ad un cenno del capo.

“Tutto bene?” domandò Gaara.

“Sì signore.” Risposero i due.

Kuro odiava sua sorella, perché si attirava sempre le attenzioni del padre. Quella volta non era diversa dalle altre. Cosa faceva di sbagliato per essere tanto ignorato? In realtà era Gaara a non sapere mai come comportarsi con quel bambino che crescendo gli somigliava sempre di più, che vedeva in lui un esempio. Ma che razza di esempio poteva dargli lui? Con Ayame era tutto più semplice, era lei a dimostrargli il suo affetto.

“Andate a salutare tutti. Partiremo tra poco.” Ordinò Temari preparando le valige.

“Io tanto non vengo.” Replicò Shinji.

Tutti si voltarono a guardarlo.

“Come prego?” domandò la bionda.

“Io resto a Konoha.” Ripetè sbattendo i piedi per terra.

“Tu verrai con me e poche storie.” Gridò Temari che non aveva assolutamente voglia di iniziare una discussione su un argomento sul quale non vi era nulla da discutere.

“No.” Gridò il bambino infilando la porta.

Temari sospirò, anche a lei l’idea di andarsene non piaceva, ma aveva dei doveri ai quali non poteva sottrarsi in nessuna maniera.

Shikamaru stava finendo di controllare dei documenti, quando sentì dei singhiozzi provenire da sotto la finestra del suo studio, cosa quanto mai insolita visto che si trovava al secondo piano. Guardò fuori. Sopra il primo tetto della sua dimora stava seduto Shinji, le gambe strette al petto ed il viso nascosto.

“Seccatura che ci fai lì sopra?” chiese sorridendo.

Lo guardò. Gli stessi occhi chiari della sua donna, resi più brillanti dal pianto sommesso.

“Ciao.” Borbottò.

“Perché piangi come una ragazzina?” chiese dimenticandosi totalmente del suo assistente e scavalcando il davanzale della finestra per raggiungerlo.

“Hokage, ma nella sua posizione…” replicò inutilmente Ibisu chiedendosi perché si ostinava ad insistere sull’etichetta quando nessuno lo ascoltava mai?

“Io voglio restare, Maru.” Disse appena riprese fiato.

“Shinji sai qual è il primo dovere di un buon shinobi?” chiese.

“Compiere la sua missione fino in fondo non importa a che prezzo.” Rispose.

“Visto che io mi fido molto di te. Ti affido un incarico molto importate e bada che potrei arrabbiarmi se non lo portassi a termine.”

“Una missione?” chiese stupito.

“Super importante. Devi proteggere tua madre.” Gli disse appoggiando una mano sulla spalla.

“Capisco, però …”

“Uno shinobi non chiede il perché gli vengano affidate certe missioni. Pure io non volevo fare l’Hokage, ma eccomi qua. Ho la tua parola che farai del tuo meglio? Fino al momento in cui ci rivedremo?” domandò serio.

“Te lo prometto.” Rispose alzandosi in piedi.

“Allora comportati come si deve.”

Shinji fece qualche passo in avanti, poi, tornò velocemente indietro gettandogli le braccia al collo.

“Tu per me resterai sempre il mio papà.” Sussurrò prima di correre via

 

L’eremita della Volpe stava finendo di preparare i bagagli, aveva deciso di partire nuovamente per un nuovo pellegrinaggio. Si era già messo la sacca sulle spalle, quando qualcuno bussò alla porta della sua dimora.

“Bambini che ci fate qui?” chiese invitando i giovani amici ad entrare.

“E’ vero che te ne vai?” domandò Hiro che era stato nominato portavoce del gruppetto.

“Sì, ma tornerò in tempo per i vostri esami di Genin.” Rispose scompigliando i capelli scuri dell’Hyuga.

“Sono sei anni!” fecero in coro Feng e Tsugumi.

“Passeranno in fretta, non temete.” Sorrise.

“No , invece!” gridò Hiro.

Tutti si stupirono, non era da lui esprimere in quel modo chiaro la sua opinione e tanto meno i suoi sentimenti.

“Non fate i capricci. Il vostro compito ora è riuscire a diventare Genin. Questa è l’unica cosa che deve importarvi.” Rispose accompagnandoli alla porta.

Tutti i bambini a parte Hiro, si precipitarono ad abbracciarlo: “Torna presto.”

“Promesso.” Rispose baciandoli sulla fronte.

Poi i suoi occhi azzurri si fermarono a guardare Hiro, gli era stato insegnato a rimanere freddo in ogni circostanza, l’esplosione emotiva di prima era stato un incidente che non si sarebbe più ripetuto.

“Da te voglio una promessa, Hyuga.” Gli sussurrò.

“Sarebbe, Sensei?” chiese usando il tono più gelido possibile.

“Proteggi Hinata. Tuo zio non è una cattiva persona, ma a volte tende ad esagerare.” Ricordò lui sospirando.

“Perché ti interessa tanto?” chiese mentre un’ombra di sospetto passava da quegli occhi chiari.

“Per me è la persona più importante del mondo.” Bisbigliò.

Hiro restò fermo a fissare la porta, quell’uomo che lui reputava straordinario, forse, un giorno avrebbe sposato la sua mamma? Con questo pensiero in testa raggiunse veloce i compagni che si erano già avviati lungo il vialetto innevato.

 

 

Chiedo scusa, per i ritardi con cui pubblicherò i capitoli di questa fanfic rispetto alle altre, ma trattando di un argomento particolare voglio che sia reso al meglio.

Grazie a tutti e continuate a seguirmi.

Tyara

  
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