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Autore: Lauur    05/10/2013    2 recensioni
Una famiglia, il mare, il sole, un'isola.
E tutto ciò che John vuole è trovare una via d'uscita da lì.
Genere: Angst, Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson , Mary Morstan, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes , Victor Trevor
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Adorato e venerato Fandom. HI!

Manco dalle scene da un po’, causa crisi varie e variopinte (ancora in corso), ma stasera ho deciso di rispolverare questa cosa che stava nel mio pc da tempo immemore e di condividerla con voi. 
La storia è quasi del tutto scritta, quindi gli aggiornamenti saranno "garantiti e regolari".
La trama della storia prende spunto da un corto del 2012, Summer Vacation appunto, scritto e diretto dagli israeliani Tal Granit e Sharon Maymon,
 purtroppo non ancora reperibile in rete. Qualora riusciste a trovarlo grazie a mezzi a me sconosciuti, non esitate a segnalarlo!
 
Prima di lasciarvi alla lettura, urge un'ulteriore precisazione, oltre alle note che ci saranno alla fine.
 
La storia si svolge sedici anni dopo il ritorno di Sherlock; ma così facendo Sherl e John sarebbero troppo vetusti, onde per cui ho deciso di modificare leggermente l’età dei nostri prodi al momento del loro primo incontro: nel mio simpatico mondo John aveva trentatre anni e Sherlock trenta.  
 
Detto ciò, buona lettura,
ci vediamo in fondo.
Lauur

 
 


SUMMER VACATION



Uno


 
- Molly - disse John voltandosi verso la massa di capelli rossi che apparteneva a sua figlia - ti ho detto mille volte di mettere la crema sul naso! O vuoi che diventi un peperone, signorina!
 
- Si papà, che palle! - replicò a mezza voce la ragazza, visibilmente scocciata.
 
- Cosa? Che..COSA? - esclamò il padre sconvolto - Marie, hai sentito cosa ha detto tua figlia?
 
- John - disse Marie1 con fare divertito - fino a prova contraria è anche tua figlia.
 
- Beh, si. - replicò il marito - Ma ciò non nega la gravità di ciò che ha detto!
 
- Su John, per l'amor del cielo non essere melodrammatico. Siamo in vacanza - sbuffó Mary scostandosi il grande cappello di paglia da sopra gli occhi verdi. Era bellissima. - Molly Watson - continuò - non dire più nulla del genere a tuo padre, è troppo sensibile. E metti un po' di crema su quel povero naso.
 
Molly rovesciò gli occhi, gli occhi di sua madre, all'indietro e si diresse con passo lento verso la sua borsa da mare. Prese a spalmarsi la crema solare sul  naso, e John la guardò con gli occhi di un padre innamorato.
 
- Papà… - fu la voce di un ragazzo che sta facendo di tutto per essere un uomo a riscuotere John dai suoi pensieri.
 
- Papà!
 
- Si, James?
 
- Ti ricordo che hai perso una scommessa! Devi pagare il tuo debito! - disse il figlio guardandolo dritto negli occhi.
 
- Beh…tecnicamente… - tentò di ribattere John, con ben poco successo.
 
- Si, è vero papà! - si accodò immediatamente Molly, interrompendolo - e noi dobbiamo scegliere la penitenza più adatta!
 
- In realtà io l'avrei già scelta... - annunciò James con fare teatrale, dirigendosi complice verso la sorella.
 
I due ragazzi parlottarono per qualche minuto, tra risolini e sbuffetti divertiti, e alla fine proclamarono la loro sentenza a un John Watson che non sapeva se essere spaventato o divertito.
 
- Io, - iniziò a declamare il figlio maggiore - James Gregory Watson, supportato dall'importante, ma non fondamentale, Molly Watson - si interruppe un attimo per scoccare uno sguardo alla sorella che gli stava mostrando in maniera impertinente la lingua - dichiaro che John Hamish Watson è condannato a essere sepolto dalla sabbia sul bagnasciuga dal pomo d'adamo in giù!
 
- NO! - tuonò John, rispolverando tutta la sua autorità militare. - Non se ne parla nemmeno! Ma che accidenti di penitenza è!?
 
- Papà! - rispose il figlio ironico - Non ti ho mica proposto di farti imbottire di tritolo! È solo sabbia!
 
John lo fulminò con lo sguardo, ma fu Marie a prendere la parola.
 
- Jim, non esagerare. - ammonì il figlio - E tu John, prendila con filosofia, infondo le sabbiature fanno bene!
 
La erre arrotata della moglie, che tradiva dolcemente le sue origini francesi, aveva sempre fatto capitolare John; ma quella volta non volle desistere.
 
- Ho detto di no. - ripeté, categorico
 
- Madre! - iniziò allora James con il fare di chi ha appena ricevuto la delusione più grande della sua vita - Hai sposato un uomo che non onora le scommesse. E quest'uomo è anche, disgraziatamente, mio padre. Quale insegnamento di vita dovrei trarre dal suo atteggiamento? Quale virtù dovrebbe...
 
- Basta ti prego, James! - lo interruppe il padre esasperato - Impanatemi pure.
 
- Si! Lo sapevo! - esclamò James - Molly, iniziamo!
 
 
***
 
 
 - Bene - disse John, guardando dal basso in alto i suoi figli - adesso che sono qui sepolto come un’idiota, cosa vi aspettate che io faccia, ragazzi?
 
- Non credi di certo che dopo tutta questa fatica ti possiamo già tirare via di lì! – ribatté Molly con fare petulante.
 
- No infatti papà – rincarò la dose James – ti aspetta almeno un’ora lì sotto…o due forse!
 
- Ragazzi! – urlò Marie da sotto l’ombrellone. Un sorriso cristallino dei suoi a illuminarle il volto – Venite a mangiare un po’ d’uva!
 
- Cosa? – disse John esterefatto – Io sto qui in mezzo a questa fanghiglia e voi mangiate l’uva?
 
- Papà – ammiccò Molly, ormai arrivata sotto l’ombrellone insieme a James – dici sempre che la frutta è importante, e che noi ne mangiamo poca!
 
John sorrise, pensando che i suoi figli adolescenti fossero troppo scaltri per lui, un uomo che aveva superato la cinquantina da un po’.

Per fortuna aveva Marie, la bellissima e brillante Marie, ben più giovane e in forze di lui.
La stessa Marie che si stava avvicinando a lui con fare suadente, con un acino d’uva tra le labbra.
 
- Povero, povero papà – biascicò sua moglie con voce sensuale – forse vuole un po’ d’uva anche lui…
 
Non appena Marie si fu sdraiata per porgere, con le labbra, il chicco al marito, in un coretto di scherno dei loro due figli, un’onda abbastanza forte colpì i due coniugi in pieno.
 
- Ragazzi – disse John, leggermente allarmato – credo che sia meglio che mi tiriate fuori di qui, sta diventando pericoloso.
 
Mentre proferiva queste parole, un’altra onda investì in pieno John.
Il panico iniziò a impadronirsi di Marie, mentre cercava, con scarsi risultati, di liberare il marito dalla morsa della sabbia bagnata.
 
- Venite subito qui! – urlò terrorizzata, all’arrivo della terza onda – Aiutatemi.
 
Jim si precipitò ad aiutare la madre, cercando alla bell’e meglio di tenere la testa del padre al di sopra del livello dell’acqua.
 
Molly, invece, andò a chiedere l’aiuto ai loro vicini di ombrellone, due uomini che si resero subito disponibili ad aiutare John, mettendosi immediatamente a scavare insieme a Marie e Jim.
 
John, dal canto suo, preferì non farsi prendere dal panico, o almeno fu quello che cercò di dare a vedere alla sua famiglia.
 
Ma dentro sentiva serpeggiare un timore antico, che lo riportava a vecchie battaglie, dove la sabbia era asciutta, ma non meno insidiosa.
L’aveva scampata mille volte, era sopravvissuto a pallottole e a molto, molto peggio…a cose troppo dolorose da poter ricordare.
 
Non poteva davvero morire così, per colpa di uno stupido gioco finito male.
 
L’ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi, fu un baluginio di un indefinibile azzurro, che, avrebbe giurato, non apparteneva affatto ai riflessi dell’acqua marina.
 
 
***
 
 
- La tua testa sbucava da lì come un’enorme… un’enorme patata, papà! – ammise tra le risa Molly, guardando il padre con i suoi occhi più brillanti.

- Grazie, cara. Davvero gentile! – disse John facendo finta di mettere il broncio. – È del tuo padre-quasi-morto che stai parlando!

- John, ci siamo presi un grande spavento – disse Marie posandogli un bacio delicato sulla tempia sinistra. – Ma, grazie a Dio, adesso abbiamo la fortuna di poterci ridere su. Lasciacelo fare.

Marie. Lei e la sua capacità di mettere ogni tassello al proprio posto. Con semplicità e pacatezza.

- Già, è vero, papà – aggiunse James, prendendo una pannocchia tostata dalla ciotola che si trovava al centro della loro panca da pic-nic. – La situazione era abbastanza tragicomica, ammettilo!
John si limitò a sbuffare, tradito però da un sorriso che stava affiorandogli sulle labbra.
Un sorriso che si spense quando vide sua moglie alzarsi da tavola per andare in contro a due uomini alti ed abbronzati, più giovani di lui.
Gli uomini che avevano contribuito a salvargli la vita.
 
- Ragazzi, John – disse Marie con fare da padrona di casa – vi presento Victor e Sherlock, i nostri eroi!
 
- Su, Marie, non esageri! – si affrettò a dire Victor, in uno slancio di modestia – Chiunque, al nostro posto, avrebbe fatto lo stesso.
 
- Oh, io non lo darei tanto per scontato! – cinguettò Marie all’uomo – Ma prego, prego accomodatevi, unitevi a noi per mangiare qualcosa. È il minimo che possiamo fare per voi!
 
Lo sguardo della donna cercò quello del marito, come a richiedere una sorta di approvazione per il suo gesto d’ospitalità, e come invito a pronunciare delle parole di benvenuto e di ringraziamenti verso quegli uomini che avevano fatto tanto per lui.
 
In risposta però trovò solo una maschera imperscrutabile, costituita da sopracciglia aggrottate e mascella serrata.
 
- Tutto bene, amore? – John la sentì sussurrare.
 
- Io… - iniziò balbettando l’uomo – io si, deve essere stato lo spavento di prima a avermi messo un po’ di confusione in testa. Beh – aggiunse poi voltandosi verso i nuovi arrivati – credo di dovervi dei ringraziamenti.
 
- In realtà, ci devi la vita.
 
Furono queste le prime parole pronunciate, con tono greve, dall’uomo introdotto da Marie come Sherlock.
Era alto, con una folta coltre di boccoli sale e pepe, che un tempo dovevano essere stati corvini. Aveva una bellezza altera, coronata da un paio di occhi di un azzurro cangiante che sembrava potessero leggerti dentro.
 
- Sherlock! Che modi! – esclamò Victor con un gridolino – Scusatelo, ma a lui piace essere così un po’…come dirlo senza essere offensivi? Teatrale. Ecco.
 
- Credo solo di aver detto la verità. – disse a mezza voce l’uomo, incatenando gli occhi a quelli di Marie – O forse mi sbaglio?
 
La donna arrossì, trovandosi investita da quello sguardo penetrante, e si limitò ad annuire con un impercettibile cenno del capo.
 
- Che ne dite di fare un brindisi? – si risolse infine a dire – Prima però, ragazzi, è meglio che andiate a letto. È tardi, ed è stata una giornata intensa.
 
- Ma mamma, noi… - provò a ribattere James con fare petulante.
 
- Niente ma né però, James. – intervenne John, in maniera risoluta.
 
I due ragazzi andarono via dal giardinetto borbottando, e biascicando dei poco convinti buonanotte.
 
- Quindi – riprese Marie, una volta che i ragazzi ebbero imboccato il vialetto per il loro bungalow – facciamo un brindisi ai due uomini che hanno salvato mio marito, il mio adorato John!
 
Marie alzò in aria il suo bicchiere incitando gli altri a fare lo stesso. Non riusciva a spiegarsi del perché l’aria intorno a quella panca da pic-nic fosse così tesa. Pensò che i suoi ospiti fossero molto timidi.
Ma quello che davvero non riusciva a capire era perché John si stesse comportando in quel modo.
 
- Beh, ma da queste parti non c’è proprio nulla da fare dopo il tramonto? – le parole di Victor, per quanto fuori luogo, furono un’ancora di salvezza a cui Marie si decise ad aggrapparsi per risollevare le sorti della serata; suo marito, però, decise di batterla sul tempo.
 
- Questo è un posto per famiglie. – disse John impassibile, sfiorando con lo sguardo il volto del compagno di Victor.
 
- John… - iniziò Marie, visibilmente imbarazzata per l’ingiustificata reazione del marito – John intende dire che qui tutti hanno bimbi piccoli, per questo non c’è una vita notturna degna di nota!
 
- Oh! – rispose l’uomo con fare affabile, come se non avesse colto il commento acido di John – In fin dei conti a noi non importa, vero Sherl? – intrecciò le dita della mano destra a quelle affusolate della sinistra del compagno -  Siamo qui in vacanza, sole, relax e…
 
Marie sorrise di cuore all’allusione di Victor e spostò il proprio sguardo sugli occhi magnetici di Sherlock, che sembravano non stare fermi più di due secondi nello stesso punto.
 
- Quindi anche voi siete una coppia affiatata! – disse la donna con fare tenero e divertito, cercando di scatenare una qualsivoglia reazione in Sherlock, ma fu sempre Victor a risponderle.
 
- Affiatata si, ma non abbiamo di certo bambini! Figurati, con il lavoro che fa Sherl!
 
- Ah si? – incalzò Marie, sempre più curiosa, ignorando il marito a cui sembrava essere andato di traverso l’ultimo sorso di vino – Perché Sherlock, che lavoro fai?
 
John sbuffò, contrariato, mentre Sherlock posava nuovamente lo sguardo su Marie.
La fissò un po' troppo, come per soppesarla, ma quando Victor aumentò leggermente la pressione sulla sua mano, l'uomo aprì la bocca per rispondere.
Proprio in quel momento, però, il telefono di quest'ultimo prese a suonare.
Una musica celestiale riempì l’aria, e Marie riconobbe subito quelle che erano le note più intense dell’intermezzo della Cavalleria Rusticana2, eseguite magistralmente da un violino.

- Ti prego, non rispondere! – disse la donna con una voce più stridula del solito, riuscendo a catalizzare su di de l’attenzione di tutti e tre gli uomini contemporaneamente.

- Veramente dovrei. – sibilò Sherlock.

- No, per favore, voglio sentirla! – insistette Marie con fare da bambina – È una coincidenza incredibile, vero John? Sapete – continuò la donna raggiungendo il marito e abbracciandolo dolcemente da dietro – questa è la musica sulle cui note John mi ha chiesto di sposarlo! È da una vita che non l’ascoltavo.

Sherlock guardò i coniugi con fare incredulo, per poi osservare Marie chiedere al marito di concederle un ballo sulle note dell’opera. Lui rifiutò.
Un sorriso sghembo si dipinse sul suo volto.

- Beh, John, non è da gentiluomini rifiutarsi di ballare con una dama così bella. – disse con fare sornione, porgendo la destra alla donna, in un chiaro invito a danzare.

Marie arrossì violentemente, ma non esitò un attimo ad accettare.
Non appena Sherlock cinse la vita della donna per dare inizio alle danze, il suo cellulare smise di suonare.

- Che disdetta, il ballo è annullato – disse John a denti stretti.

- Oh, no! – piagnucolò Marie triste. – Per favore, Victor, potresti far squillare il telefono di Sherlock nuovamente?

- Mi dispiace, cara – rispose l’uomo, dispiaciuto. – Ma ho lasciato il telefono nel bungalow.

- Ah! Beh, allora, John – disse lei, decisa a non demordere. – Ti prego, potresti farlo tu?

Il marito la guardò con enorme disappunto, ma davvero non riuscì a dirle di no. Prese il cellulare dalla tasca dei pantaloncini e, con lo sguardo fisso sulla tastiera, chiese:

- Numero?

Sherlock iniziò a dettare le cifre, cercando invano lo sguardo di John con il suo.

Quando John premette il tasto di avvio della chiamata, la musica tornò ad avvolgerli trasportandoli via da lì, in un altro tempo, come in una bolla argentata.

Victor iniziò a guardare Sherlock e Marie danzare con fare divertito. 
Aveva sempre pensato che il suo uomo avesse un che di aristocratico e vederlo lì, su una spiaggia del Nord della Francia a improvvisare un valzer con una sconosciuta, non fece che confermare la sua teoria. 


Si ritrovò, poi, a fissare il cellulare di Sherlock, e notò un dettaglio che gli fece gelare il sangue nelle vene.

Lì dove avrebbe dovuto esserci scritto Numero Sconosciuto, il nome John lampeggiava insieme all’avviso di chiamata in entrata.

Si alzò di scatto, senza dire una parola, andando via a grandi falcate verso il proprio bungalow. 


Nello stesso istante, la musica cessò.







Note:

1 Per necessità di svolgimento e trama Mary diventa qui per noi Marie, cambiando nazionalità: da inglese a francese.
2 La Cavalleria Rusticana è un'opera in atto unico, scritta da Mascagni nel 1890, basandosi sull'omonima novella di Verga, storia di passione, amori e tradimenti. La parte qui citata è un intermezzo sinfonico tra la nona e la decima scena, http://www.youtube.com/watch?v=be5JYY4Wuvo , qui in versione per violino.

Se siete arrivati fin qui senza desistere, hey, siete stoici!
Spero che avrete voglia di leggere il seguito di questa storia...
A presto
Lauur
  
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