Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Stormtroopers in stilettos    05/10/2013    3 recensioni
Quello che non sembrava possibile è alfine avvenuto: Sirius Black è ad un passo dall'altare. Come? Chiederete voi. Perchè? Chiederanno altri. Ma soprattutto, è ancora vivo? Poichè questo è un AU in cui la guerra è stata su per giù felicemente conclusa nel 1981, il nostro malandrino preferito ha bisogno di qualcosa che movimenti ancora un po' la sua vita. Se siete curiosi di sapere se sopravviverà tra partecipazioni, cognate romantiche, wedding planner ambigui e una futura moglie adorabile quando un Basilisco questa storia fa per voi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: con vergognoso ritardo, il primo capitolo dell'autunno, perchè spose non si nasce, si diventa!


Capitolo diciannove: Il velo della sposa           

Superata la crisi del confronto con Conrad e sopravvissuta ai sistemi consolatori di Sirius, venne l’ennesima battaglia con Enzo Leonardi.
Arginò con foga i suoi assurdi tentativi di catering creativo, le sue pretese di coinvolgere il povero Marius nella cerimonia, l’idea di schiavizzare poveri bambini per farne dei paggetti, ma venne l’inevitabile: l’abito nuziale.
- Non ce la posso fare. Non voglio. Tu devi fare qualcosa! - il lagnoso mantra di Cornelia ebbe inizio la mattina appena alzata, quando cercò di soffocarsi con il cuscino, e continuò durante tutti i suoi preparativi per andare in ufficio, costante e disperato. – Ti prego. Ti supplico! – insistette, mentre vagava da una stanza all’altra in mutande, con solo la camicia, peraltro abbottonata male, a coprirla.
- Giuro che sei uno spettacolo irresistibile. – fu l’unica risposta di Sirius, seduto sul letto, mentre faceva una carezza a Gramo.
Cornelia si fermò, e inspirò profondamente, stizzita. – Vieni con me. Fallo per me, ti scongiuro.
- Lo sai che l’elenco di quello che faccio per te si allunga di giorno in giorno? Non vorrai ritrovarti piena di debiti, no?
- Ma io…
- Ma tu… cosa? – Sirius sorrise, affabile.
- Ho paura, Sirius. Non voglio andarci.
- Oh suvvia, ma non sarai sola…
- Ci sarà Connie!
- Ma anche tua madre, non fare la tragica.
- E Doris! – tuonò Nel, affranta ancor di più.
- Bene, sarà felice di vedere che le tue doti di attrice drammatica sono migliorate. – rispose il mago, solo leggermente sorpreso dell’ultimo acquisto del drappello del male.
- Dovranno raggiungermi anche la damigelle per il loro abito.
- Oh, piove proprio sempre sul bagnato.
- Sirius!
Black rise. – Se ti può consolare ieri mi è arrivata al Ministero una lettera di Ninfadora che mi chiede se non sono impazzito e se so quello che sto facendo. La chiosa finale era “potresti pentirtene per il resto dei tuoi giorni”, d’effetto, devo ammettere. Il senso del dramma femminile è unico.
- Ci mancava pure lei. – Nel soffiò. Dannata adolescente gelosa.
- Non offendere la mia cuginetta preferita.
- Ha cominciato lei, e spero che tu le abbia risposto a modo. – sospirando, Cornelia sistemò la camicia e andò alla ricerca di un paio di pantaloni, cercando di ignorare il compagno.
- Sì, le ho detto che alla prossima uscita a Hogsmeade la andrò a trovare.
Questo non aiutò la strega, per niente. – Ne sono entusiasta.
- Si nota. – convenne Sirius. – Perciò, prima che tu esploda in una miriade di coriandoli colorati come al tuo solito, fila al lavoro e poi vai da Enzo, a Gramo penso io. Ho il turno di notte, perciò penso che non avrai alcuna notizia di me fino a domani. – ridacchiò infantilmente, come un bambino. – Se te lo stai chiedendo, l’ho cambiato apposta per sfuggire al martirio delle tue lamentele.
Cornelia si irrigidì un attimo, cercando di cacciar via il mal di testa che tentava di affliggerla. – Tu soffrirai da morire. – disse, lapidaria.

Lapidaria fu anche nell’accogliere il benvenuto entusiasta di Connie, quando raggiunse lo studio di Trine Malandrine strascicando i piedi.
- Una sposa radiosa. – la salutò Doris, completamente vestita di arancione carico.
- Tu mi batti di sicuro, oggi. – constatò Nel, sarcastica. - Tutto bene per arrivare qui, mamma?
- Sì, e ti confesso che sono curiosa di incontrare il tuo wedding planner.
- Il mio aguzzino, intendi… - Cornelia riuscì fortunosamente a finire la propria frase, e subito dopo la porta davanti a loro si aprì, mostrando un Enzo Leonardi completamente vestito di un bianco abbacinante.
- Oh, ma quali incantevoli deliziose signore quest’oggi! – s’inchinò prontamente e individuò la madre di Nel in meno di un secondo. – Oh! Ma lei deve essere Catherine, che piacere conoscerla, non sa quanto è fortunata sua figlia! E lei, Doris! Quante volte l’ho vista sul palco, non sa quanto a-do-ri il suo completo di oggi. Ma prego, prego entrate.
Doris avanzò per prima, ridacchiando, seguita da una zompettante Connie.
Catherine, invece, lanciò una comprensiva occhiata alla figlia e le strizzò l’occhio. – Coraggio, è giunto il momento.
- Guai a te se ti commuovi. – minacciò la figlia.
L’atelier di Leonardi, nel retro del locale, consisteva in una stanza invasa da abiti da sposa e da alcuni camerini ben appartati. Un divanetto rosa evidenziatore era pensato per accogliere chi avrebbe assistito alle prove d’abito.
- Accomodatevi, mie care. Volete qualcosa da bere, da mangiare? – Un paio di Elfi Domestici si prodigarono a riverire e servire le tre accompagnatrici, mentre Nel se ne rimaneva in un angolo, felice di essere dimenticata.
- Ma veniamo alla nostra protagonista! Io e la mia assistente Monique saremo a tua completa disposizione. A cosa avevi pensato? – mentre parlava l’aveva delicatamente presa per mano, portandola al centro della stanza.
- Io… ecco…
- Cornelia non ha un vero e proprio stile, a volte è tutta seriosa, a volte porta delle felpacce, secondo me dovremmo farle provare un po’ di tutto. – intervenne prontamente Connie con voce soave.
- Bene, so da dove iniziare.
Prima ancora di rendersene conto, venne inghiottita da una quantità infinitesimale di modelli di vestiti da sposa, uno più assurdo dell'altro, e di campioni di stoffe dai nomi pomposi.
- Oh, questo è davvero un incanto. - cinguettò Leonardi, quando l’assistente portò  tra le braccia un lungo vestito bianco. Il primo, si temeva, di una lunga serie. - Georgette, alta sartoria!
- Davvero? - fece Nel, annoiata. - Non sono aggiornata sugli stilisti. – e non avrebbe mai voluto esserlo.
- Non essere sciocca, è un tessuto! - sbuffò sua sorella, sconvolta dalla sua ignoranza. Zia Doris rise di gusto, mentre sua madre cercò di mantenere un contegno. Gli Elfi Domestici, a cui non era abituata, erano sufficienti ad attirare tutta la sua curiosità.
- Esattamente. Color bacio d'angelo... è un tipo di bianco, cara. - spiegò paziente l'uomo.
- Ma non mi dire... - esalò la sposa.
- Su di te non lo vedo, dolcezza mia. – rise Doris, ammiccando gioviale in direzione della nipote, mentre sorseggiava vino bianco.
- La gradazione di bianco è fondamentale, mia cara. - spiegò Enzo, mentre si sistemava la capigliatura, specchiandosi nelle sue scarpe lucidissime.  - Bisogna considerare il naturale colore della tua carnagione e accordarsi di conseguenza. Non vorrai certo che il tuo vestito sia troppo abbagliante e ti faccia sembrare un'orfana malaticcia, nevvero?
- Oh, Merlino non voglia. - rispose Nel, sforzandosi di non ridergli in faccia.
- Ma ha ragione, sai?
- Zia… - tentò di lamentarsi la giovane.
- Niente zia, con me. Ho ricevuto la partecipazione tre giorni fa in Russia, e sono capitombolata qui perché tua sorella ha molto insistito, perciò, nipote mia, mi darai retta.
Leonardi approfittò di quel battibecco per scrutarla attentamente e con aria professionale, come un Guaritore poteva osservare un caso interessante, dopo di che agitò la bacchetta magica.
- Vedi? - disse, una volta che dalla bacchetta spuntò una complicata tabella di colori. - Tu sei... ecco, sei qua. Color pesca inglese.
- Esistono pesche di diverse nazionalità? - ridacchiò Nel, prima che Connie le rifilasse un’occhiataccia stizzita.
Enzo tirò lesto fuori una manciata di campioni di colori dal nulla e cominciò a sciorinare.
- Con questo tipo di carnagione questi sono i tipi di bianco che meglio si accordano, decisamente. Sulla stoffa invece possiamo avere carta bianca... è proprio il caso di dirlo! - rise, orgoglioso della battuta.
- Fortunata me. - rispose una sepolcrale Nel, mentre sentiva montare un terribile mal di testa. Lo stesso che aveva cercato di affliggerla dalla mattina. Non le avrebbe impedito di lottare, però. -  E se io non fossi interessata al bianco?
La frase ebbe l’effetto di un Incantesimo Pietrificante su tutti i presenti.
- Ma il bianco è il colore delle spose! – esalò la giovane assistente, bianca come un cadavere.
- E’ il colore della tradizione! – fece eco Connie.
Catherine si passò una mano tra i capelli, alzando lo sguardo verso la cognata.
- Tradizione da un chiaro significato. – puntualizzò Cornelia. – Sarò la moglie di Sirius Black, vogliamo farci ridere dietro dal primo giorno?
- Non sei mica la prima che mette il bianco senza poterne vantare diritti, se è questo che temi. – la rincuorò sua zia con uno sguardo da volpe.
- Già, ma non vorrei che certi giornali…
- Criticheranno ogni cosa comunque! – insistette Doris. – Scegli un colore che ti piace, non badare ad altro.
- Bene, allora io…
- Allora, mia cara, bando alle ciance! Dimmi tutto ciò che hai pensato riguardo a questo vestito! – la interruppe Enzo, ronzandole intorno come un calabrone.
- Io, a dire la verità, non ho pensato a nulla - scrollò le spalle la sposa. Seduta sul divanetto, sua sorella si coprì il viso per l'imbarazzo, mentre Doris ridacchiava e sua madre alzava gli occhi al cielo.
Leonardi cinguettò felice. - Oh, ma certo! L'entusiasmo! L'eccitazione! Non fanno pensare a nulla!
- Non è esattamente quello che intend... - si bloccò, quando Connie le rifilò l’ennesima occhiata di biasimo, unitamente all’assistente Monique. Di colpo, Nel fu carica di odio. Avrebbe tanto voluto incenerire la sconosciuta che si permetteva di giudicarla.
- Non ti preoccupare, cara, ti aiuterò io - la rassicurò, non richiesto, il zelante ometto. - Ecco, iniziamo così: se dovessi sintetizzare come vorresti il tuo abito in un aggettivo, quale sceglieresti?
- Comodo e senza tanti fronzoli, come tutto il resto. -  rispose Nel risoluta.
Fu a quel punto che Constance ritenne di non poter più rimanere in disparte a guardare; ci aveva provato, a lasciarle in mano la gestione (per finta, s'intende... le redini le avrebbe tenute ben salde lei stessa, ma sarebbe stato più facile se Nel avesse pensato di avere il controllo, no?), ma la sorella era una vera guastafeste. E Cornelia ne ebbe paura, quando la vide alzarsi in piedi, con espressione risoluta e decisa. Guardò verso sua madre e pigolò un “aiuto” carico di dolore.
- Cornelia è ancora tanto scombussolata -, tentò di riparare - Quello che voleva dire è che spera che l’abito sia elegante e confortevole, perché sa che dovrà indossarlo per molte ore. Non è vero, Cornelia? - chiese, guardando sua sorella con uno sguardo minaccioso.
Nel stava per rispondere per le rime alla sorella, ma non fece in tempo. Enzo Leonardi prendeva estremamente sul serio la sua professione: se per la sua cliente era fondamentale la comodità, lui le avrebbe dato comodità. Ed infatti le successive tre ore furono uno strabiliante turbinio di stoffe morbide, bozzetti di abiti dalle linee più assurde e qualsiasi diavoleria connessa – Nel non avrebbe saputo dire come o perché – al complesso e assurdo universo degli abiti da sposa.
Cornelia ebbe molta, moltissima pena di se stessa, vedendo le espressioni di sua madre e sua zia, mentre veniva incastrata tra abiti di foggia vittoriana, corsetti di tre taglie più piccole, strascichi del peso medio di svariate centinaia di chili e altre amenità. Era ancora lì incastrata in un agghiacciante abito dal taglio a sirena, bianco e lucido, quando giunsero le sue quattro damigelle.
- Ooooooooooh! – squittì Enzo. – Altre giovani ansiose di dare il loro parere.
- Ciao Nel, che bel vestito. – le disse Bonnie, andando a sedersi.
- Il tuo vestito lo sceglierò io, cara, attenta a come parli. – minacciò lei, puntando il dito.
Passarono altri interminabili minuti, e un numero imprecisato di altri vestiti.
- E naturalmente servirà un diadema e un velo! – trillò l’assistente Monique, mettendosi in punta di piedi per sistemarle gli accessori.
- Oh, sei bellissima. – le disse Ina, quasi commossa.
- E sembri una sposa per davvero. – le disse sua madre, sorridendo. – Come ti senti?
- Come un apicoltore o una zanzariera. – sospirò Nel da dietro la sua barriera di tulle. – Almeno questo possiamo risparmiarcelo? Possiamo? Posso?
Catherine rise, e annuì. – I desideri della sposa sono ordini.
- Oh questo è certo. – intervenne Enzo cortese, - Ma la tradizione.
- Le consiglio di dar retta alla mia amica. – disse Ludovine, o quel velo non durerà a lungo.
- Ma tenga il diadema, quello è adorabile! – urlò Connie, mentre Nel tornava nei camerini per cambiarsi d’abito, di nuovo.
Quando tornò fuori con l’ennesimo modello pacchiano ed esagerato, trovò Nel pronta a battersi nella crociata del velo nuziale.
- Pensa che bello, però se avessimo il velo e i paggetti! Harry, Julian e il mio Richard te lo sorreggerebbero! Immaginali, così carini... avete degli abitini per paggetti, non è vero? - fece, rivolgendosi deliziata a Leonardi, il quale si affrettò ad annuire e a tirare fuori da chissà dove cumuli di abiti che finirono per sommergere le quattro perplesse damigelle.
- Deliziosi. – tentennò Cleo, alzando lo sguardo verso una Nel sempre più vicina all’isteria.
- Io-non-avrò-un velo. - ringhiò Nel. - Né tanto meno costringerò tre poveri innocenti a subire la tua follia! Mi era parso di essere chiara, su questo punto. – sibilò, ma Connie non pareva disposta a dar retta né a lei, né alle damigelle, né a sua zia e nemmeno a sua madre, che si stava coprendo la faccia con la mano.
- Oh, e Alice porterà le fedi - proseguì a ruota libera, mentre faceva segno a Enzo di prendere appunti. - Riesco a vederla, in un incantevole abitino rosa confetto, o magari lilla... – continuò, mentre passeggiava attorno alla futura sposa.
- Il mauve è l'ideale. Richiamerà le partecipazioni. -  sentenziò Enzo, senza alzare gli occhi dalla pergamena color oro su cui stava alacremente scrivendo. - Le colombe potrebbero portare un nastro intonato!
- Quali colombe? - sibilò Cornelia, al limite delle sue facoltà fisiche e mentali. Le ultime parole le erano uscite come un suono cavernoso. Sapeva che presto sarebbe esplosa, e nessun pizzo si sarebbe salvato dalla sua furia omicida. Guardò le sue amiche e le sue congiunte con aria smarrita e feroce. Colombe, ha! Sirius le avrebbe mangiate con tutte le piume, se le avesse viste, e Gramo non sarebbe stato da meno.
- Quelle che libreremo in aria appena dopo il bacio, cara! - trillò lui. - Lo abbiamo già fatto al matrimonio dei cari Van Vooren, un ricevimento su-per-bo! Non ti era stato detto?
- A quanto pare no. - soffiò, rossa in volto. Monique approfittò del momento per dileguarsi da qualche parte.
- Cornelia, per favore! - strillò Connie. – Mamma, diglielo anche tu! Un po' di rispetto! Qui si sta lavorando duramente per rendere il tuo matrimonio...
Cornelia inspirò profondamente, espirò, si maledisse per non aver portato con sé Gramo, Sirius o una mannaia, poi, inevitabilmente, sbottò in maniera epica.
- E va bene, ORA BASTA! - urlò alla fine Nel, togliendosi di testa l'ultimo orrendo velo, di foggia francese, prezioso pizzo di Bruges, posatole in testa da Enzo nonostante tutte le sue proteste, e buttandolo a terra.
- Pensavo di essere stata chiara! Non ci saranno lenzuoli in testa, non ci sarà sfruttamento di lavoro minorile o stupide stalagmiti ornamentali! E quanto a TE. - fece puntando il dito verso Leonardi con espressione assassina. - Non ci sarà nessun piccione, e mi darai retta! – tuonò. – E’ la mia cerimonia, e sarò io, e io sola, a decidere.
- Ah, il piglio autoritario di tuo nonno William esce allo scoperto. – si complimentò Doris, battendo le mani. – Si vede che discendi dall’esercito! Ha sentito, Enzo, questa è finalmente una sposa che sa quello che vuole!
Enzo Leonardi, con lo sguardo perso sul suo povero tesoro sul pavimento, annuì semplicemente. In genere adorava le spose volitive, ma non quelle che maltrattavano i suoi bambini.
Ma qualcuno aveva dimenticato che la stessa Constance doveva aver ereditato il cipiglio militaresco dell’ex aviatore della RAF. Seguirono minuti difficili, in cui le sorelle presero a urlarsi contro come aquile per decidere sul da farsi. La cosa non sorprese né le damigelle, abituate ai loro litigi, né la zia, ma sfiancò Catherine, altra degna discendente di William, abbastanza da farla reagire.
- Oh per l’amor del cielo! -  urlò. Era raro che la posata, tranquilla, elegante Catherine Lethifold sbroccasse, ma con i figli che aveva generato aveva imparato a centellinare le occasioni adatte per fare la voce grossa, e quell’occasione lo richiedeva più che mai.
- Constance, hai già avuto la tua cerimonia più che fiabesca, lascia che Nel abbia la sua! – la figlia, colpita da quel rimprovero, si ributtò a sedere sul divanetto a braccia incrociate e l’aria offesa. – Quanto a te, Cornelia, cerca di essere collaborativa, e non sbuffare! Signor Leonardi, faccia sparire quei veli dalla nostra vista, e trovi un abito semplice che non la faccia sembrare una nuvola di panna montata, per favore.
Tremante e cadaverico, Enzo raccolse il velo di Bruges e se lo strinse al petto con fare melodrammatico, mentre Cornelia, al centro della stanza, fingeva di sentirsi mortalmente offesa, quando in realtà era grata a sua madre come non mai.
- Tenga duro, signor Leonardi, avrà il suo lieto fine! – lo incoraggiò Doris.
- S… sì. Immagino di sì. – fece un cenno alla sposa che si fece docilmente accompagnare da lui verso gli espositori degli abiti. Lei fece di tutto per sceglierlo autonomamente, e li osservò scrupolosamente. Non ci riuscì, naturalmente, perché sebbene scornata Connie continuò a far sentire la propria voce, così come Doris e le sue amiche.
Di compromesso in compromesso finì per ritrovarsi avvolta in un corpetto bianco della sua taglia decorato con ricami non troppo vistosi e avvolta in una gonna lunga fino ai piedi con un po’ di strascico e nemmeno troppo gonfia.
- Finora è il migliore che ti ho visto addosso. – le disse Doris, sincera.
- Con i giusti gioielli saresti bellissima. – convenne Cleo. Cornelia pensò, da parte sua, che difficilmente avrebbe potuto battere le amiche, realmente splendide, il giorno del loro matrimonio, ma almeno non si sarebbe sentita troppo ridicola.
- Oh, ma un diadema ci vuole. – insistette Connie, ripartendo alla carica. – Scegli Nel, o quello o il velo.
Presa in contropiede, sconfitta e avvilita, Cornelia ci pensò su e poi si arrese.
- E diadema sia. – del resto era il manufatto preferito da Priscilla Corvonero, e questo avrebbe potuto portarle fortuna. Qualunque cosa era meglio di uno stupido velo.



 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Stormtroopers in stilettos