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Autore: Sys    10/10/2013    0 recensioni
«Io ti amavo, Liam.» ribatté. «Che tu ci creda o meno, e ti amo tuttora, purtroppo ma è un situazione troppo complicata.»
«Anch’io ti amo, che male c’è?»
«Liam…»
«Charlotte, scappiamo. I soldi li ho, vieni via con me. Ti prometto che mai nessuno ti troverà, che potremmo essere solo io e te.»
«Io non…» iniziò lei, scostando la mano di lui.
«Ti proteggerò.» le promise. Poi le lasciò la mano sinistra che teneva nella sua e la spostò a tastare i pantaloni. Ne uscì con una scatolina blu che conteneva un bellissimo anello a forma di cuore né troppo ingombrante né invisibile firmato. Era bellissimo. «E’ tuo.»
[...]
Si girò e la guardò un’ultima volta non riuscendo a non notare le lacrime che silenziose solcavano il suo volto.
«SALTA.»
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SAME MISTAKES

Il tuo nome è stato scritto a matita,
per poterti cancellare una volta finita.
Tra me e te, sai, sei l’errore più bello della mia vita.
 
Nell’auto, il clima era tesissimo. Ognuno stava ripassando mentalmente il suo incarico così da avere meno possibilità di sbagliare; solo Charlotte non stava pensando al lavoro. In quel momento era l’ultima cosa che la preoccupava. Stava fissando insistentemente lo schermo del suo cellulare di tutt’altro che ultima generazione. Quei trenta minuti di tragitto furono tra i più lunghi che lei fosse mai riuscita a ricordare.
Quando la macchina si fermò scese senza degnare uno sguardo agli altri e si diresse verso il suo obiettivo principale.
Quella sera, al tramonto una delle strade principali di Londra che dava sul Tamigi era gremita di gente, proprio come la Death Note si aspettava. Alcuni ammiravano il fiume, altri facevano delle foto ricordo, altri ancora gironzolavano a vuoto senza una meta determinata. Era, invece più che precisa quella di una semplicissima e comunissima ragazza bionda che a grandi passi si stava dirigendo verso la London Eye.
Si sistemò la gonna del vestito e le alte calze che le arrivavano fino a sopra il ginocchio, quindi camminò velocemente verso la ruota dove entro pochi secondi il primo ministro inglese sarebbe sopraggiunto per inaugurare la riapertura dell’attrazione tanto amata dai turisti.
Ed era proprio lui l’obiettivo della banda.
Il piano era apparentemente semplice: Charlotte doveva riuscire ad intrufolarsi nella sua stessa cabina, mettere KO le guardie del corpo e minacciare l’uomo. Dopodiché avrebbe dovuto saltare dalla ruota prima che i suoi compagni innescassero la bomba e la London Eye saltasse in aria. Nulla di complicato, insomma, ma qualcuno doveva pur prestarsi a farlo e Charlotte era tra i veterani del gruppo, e da un po’ le mancava l’azione e l’adrenalina.
Arrivò a timbrare il biglietto giusto in tempo per scorgere un uomo in giacca e cravatta che allontanava i bodyguard dalla cabina in cui era. Era senza ombra di dubbio lui: tipico vestito elegante, una scorta da far invidia alla regina, delle scarpe più costose di tutto l’armadio di Charlotte e i capelli ben curati e composti. C’era anche qualche giornalista che cercava di farsi notare da lui, probabilmente per ricevere delle risposte alle solite domande insulse trasmesse la sera sul notiziario.
Charlotte guardò intensamente quell’uomo che sembrava ogni momento di più spazientirsi come se aspettasse qualcuno che tardava ad arrivare.
  «Oh, signorina Peazer, finalmente.» esclamò qualcuno alla sua destra.       «Prego, quella è la sua cabina. Lui la sta aspettando.»
Charlotte oppose un po’ di resistenza non capendo ciò che stava accadendo. Chi era la signorina Peazer, o qualcosa di simile, e perché l’addetto alla ruota l’aveva chiamata in quel modo? Chi stava aspettando il primo ministro?
  «Signorina, ha fatto qualcosa hai capelli?» le chiese lo stesso addetto che già l’aveva rimproverata prima quando egli stava già chiudendo la piccola porticina della cabina in cui era stata praticamente spinta. «Non fa nulla! Godetevi il giro, piccioncini!»
Cosa? Piccioncini? Che il primo ministro avesse avuto un’amante di nome… Peazer?!
  «Danielle?» domandò la figura nella cabina.
  «Signor primo ministro, non dovrebbe forse avvertire il suo paese di avere un’amante di nome Peazer?» ribatté Charlotte, mentre guardava per terra intenta a stirarsi per bene il vestito pur sapendo che entro pochi secondi esso si sarebbe sgualcito ancora. Alzò quindi gli occhi e si ritrovò di fronte uno spettacolo che mai si sarebbe aspettata di vedere. «Liam.» sussurrò.
  «Charlotte, cosa fai qui?» chiese lui, mentre riluttante, si voltava verso il Tamigi.
  «Liam, tu non capisci. Tu devi scendere da questa ruota.» disse lei, iniziando a battere sui vetri della cabina, in modo disperato. Gli addetti alla manutenzione della ruota, però non facevano altro che salutare a loro volta –pensando che lei lo stesse facendo- o chiacchierare animatamente tra di loro.
  «Già, immagino che stia arrivando il tuo fidanzato, quello con cui mi hai tradito.» rispose lui, ancora dandole le spalle.
  «Sei ancora in tempo, ti prego.» lo supplicò lei.
  «Davvero un gesto carino, comunque, da parte tua.» continuò lui, senza badare a lei. «Sai, potevi anche dirmelo di persona quel giorno in cui sono tornato da te dopo che non ti eri fatta sentire per una settimana intera che non mi volevi più, che mi avevi già rimpiazzato.» si lamentò. «O potevi evitare di dirmi che mi amavi.» protestò. «Ci avevo anche creduto.» sussurrò quando lei si avvicinò al centro della cabina.
Lui fece lo stesso e si trovarono a faccia a faccia. Erano sul lato destro della ruota, mancava ancora un po’ prima che essa raggiungesse il centro preciso e che la bomba scoppiasse.
  «Era vero.» bisbigliò lei.
  «POTEVI EVITARE DI ILLUDERMI, CHARLOTTE.» gridò Liam.
Era troppo per lei. La dichiarazione da parte di Garret, i sentimenti riaccesi per Liam, il piano da portare a termine, le sue urla, le lacrime che pian piano sentiva che scendevano lungo le guance.
Ma soprattutto la paura per colpa della quale lei lo aveva lasciato che stava sfortunatamente diventando realtà.
  «E’ complicato, Liam!» ribatté lei, tra i singhiozzi.
Mai, mai si sarebbe aspettata di piangere per qualcuno, men che meno per qualcuno che aveva lasciato lei e che non vedeva più da diversi anni.
  «E’ sempre stata complicata con te, Charlotte.» rispose. «C’era sempre qualche problema.»
  «Non è come pensi.»
Mancavano dieci minuti all’incirca e sarebbero stati a metà del giro. Doveva farlo scendere.
  «Già, non era mai come pensavo.» sussurrò lui, mentre si portava le mani al viso, coprendoselo. «Cosa volevi?! Soldi, fama?»
  «Niente, io non volevo niente.»
  «Tutte vogliono qualcosa, altrimenti si accontenterebbero del vicino di casa la cui cosa più costosa che possiede è forse la giacca di pelle regalata a Natale.»
  «Tu pensi che io abbia architettato tutto? Tu pensi che non sia stato un caso che quel giorno io ero da Starbucks proprio nel momento in cui lo eri anche tu?» rifletté. «Sei cosciente delle cazzate che spari, Liam?»
  «E TU, TU TI RENDI CONTO DI TUTTE QUELLE CHE MI HAI DETTO TU?!» urlò. Alzò la mano destra, probabilmente con l’intenzione di sferrare uno schiaffo alla ragazza preso dalla rabbia. Lei sapeva che non l’avrebbe mai fatto in altre circostanze, lui era un tipo fin troppo pacifico. Non lo fermò, chiuse gli occhi ed aspettò.
Ma quello che doveva essere un dolore lancinante si tramutò in un immenso piacere perché la mano del ragazzo si era accuratamente posata sulla guancia della giovane e la stava accarezzando come se il litigio che fino a pochi istanti prima l’aveva reso così irascibile non fosse mai esistito.
  «Io ti amavo, Liam.» ribatté. «Che tu ci creda o meno, e ti amo tuttora, purtroppo ma è un situazione troppo complicata.»
  «Anch’io ti amo, che male c’è?»
  «Liam…»
  «Charlotte, scappiamo. I soldi li ho, vieni via con me. Ti prometto che mai nessuno ti troverà, che potremmo essere solo io e te.»
  «Io non…» iniziò lei, scostando la mano di lui.
  «Ti proteggerò.» le promise. Poi le lasciò la mano sinistra che teneva nella sua e la spostò a tastare i pantaloni. Ne uscì con una scatolina blu che conteneva un bellissimo anello a forma di cuore né troppo ingombrante né invisibile firmato. Era bellissimo. «E’ tuo.»
Per Charlotte non fu complicato mettere insieme i pezzi del puzzle.
  «Tu hai la ragazza.» comprese. «Peazer, Danielle. E’ la tua ragazza.» disse.          «Tu volevi chiederle di sposarti…»
  «E ora mi sono accorto dello sbaglio che stavo per compiere.» concluse Liam avvicinandole sempre di più l’anello.
  «Io non posso.» dichiarò lei. «Non lo voglio.» disse allontanandosi dal ragazzo.
  «Prendilo.» esclamò lui, tenendola per il polso proprio come Garret aveva fatto poche ore prima. «Prendilo come ricordo.»
La ragazza lo guardò spaesata.
  «So che sta per succedere qualcosa. Non so cosa, non so le dinamiche di tutto questo, non so nulla. Ciò di cui sono certo è che tu oggi non tornerai a casa con me. Prendilo e quando tutto questo finirà torna da me.» la scongiurò lui.
  «Stiamo facendo un grandissimo errore, lo sai, vero?»
  «Lo so.» rispose secco.
  «Tu sei il mio errore.» ripeté lei, come se lui non avesse mai replicato.
  «E tu il mio.»
  «Liam Payne, io ti amo.» rispose semplicemente lei avvicinando le labbra a quelle del ragazzo. I due si abbandonarono ad un bacio pieno di passione e desiderio che per due anni li avevano ossessionati.
Loro malgrado si separarono e Liam aspettò che lei dicesse o facesse qualcosa.
  «Hai mai voluto provare il bungee jumping?» domandò lei.
Lui la guardò con l’espressione di uno che stava capendo ancora meno di quello che credeva.
Charlotte si rese conto che non c’era tempo per scherzare ed iniziò a tirare calci al vetro della cabina sperando che esso si rompesse il più in fretta possibile, cosa che ovviamente non successe.
Mancavano al massimo tre minuti e la ragazza era esausta. In questo momento sarebbe già dovuta essere sulla macchina che l’avrebbe portata a casa.
  «Invece di tirare calci, dammi una mano ad aprire questa porticina!» gridò Liam, capendo la delicatezza della situazione.
Con non poco sforzo essa si aprì lasciando entrare una brezza leggera. La ragazza fissò il ragazzo che a sua volta la guardava terrorizzato.
  «Ho capito da subito che eri diversa.» urlò lui, per farsi sentire. «Un giorno mi spiegherai chi sei, non è vero?»
La giovane gli sorrise di rimando e parlò: «Cerca di camminare su questi tubi senza cadere, e poi buttati.» il ragazzo sgranò gli occhi e la fissò. «E’ la tua unica speranza, Liam.»
  «E tu? Cosa farai?»
  «Sei tu qui quello che ha la precedenza. Il cantante di fama mondiale con la paura dei cucchiai.» lo canzonò lei. Forse era il momento meno adatto ma Charlotte sapeva che avrebbe anche potuto essere l’ultimo.
  «Dico sul serio.»
  «Me la caverò!» urlò lei. «Vai, ora!» lo esortò.
Con difficoltà lui arrivò fino all’estremità della ruota. Si girò e la guardò un’ultima volta non riuscendo a non notare le lacrime che silenziose solcavano il suo volto.
  «SALTA.»
Liam cadde da un’altezza incredibile e ringraziò il cielo di essere ancora vivo quando si rese conto di essere in acqua. Quando poi riemerse notò che la London Eye era in fiamme. Non aveva sentito lo scoppio ma a giudicare dall’esplosione doveva esser stato molto forte. Cercò Charlotte ma non la trovò. Non si diede per vinto finché qualche minuto dopo i soccorsi lo tirarono fuori dal fiume.
Diverse persone quella sera persero la vita altre furono andate disperse. L’obiettivo della Death Note non andò a buon fine dal momento che il primo ministro era in ritardo di ben due ore. Tutti i passeggeri superstiti furono interrogati ma Liam non pensò neanche per un secondo a pronunciare il nome Charlotte Rose Finnigan anche perché ne sapeva quanto la polizia, quindi quasi niente.
Tutti i suoi impegni lavorativi vennero aboliti e rimase in pace per qualche mese che passò a piangere. Ruppe con Danielle e i suoi amici notarono dei cambiamenti in lui che non si sapevano spiegare e che lui non aveva voglia di far comprendere.
 
Quel pomeriggio di aprile abbastanza uggioso com’era di lì a quattro anni, lui e Niall erano in sala di registrazione a scrivere una canzone. O almeno l’amico la scriveva ma lui aveva la testa da un'altra parte.
Con la solita scusa del dover assentarsi per andare in bagno uscì dalla stanza e andò a rinfrescarsi.
Chiuse la porta a chiave e pensò.
Sarebbero stati quattro anni.
Sbloccò la serratura e si avviò verso il lavandino per lavarsi le mani. Quando stava per avvicinarsi al distributore del sapone notò qualcosa di strano. Un anello simile a quello che esattamente un anno prima lui aveva donato a Charlotte. Lo esaminò attentamente ma nulla poteva confermargli che fosse suo e poi non aveva più avuto notizie della ragazze. Era stata data per dispersa e dopo mesi e mesi per morta.
Posò l’anello dove l’aveva trovato e si incamminò verso l’uscita. Un rumore lo fece spaventare. Non era solo in quel bagno.
Più che un rumore era una canzone.
Una delle sue canzoni.
  «E così questi sono i One Direction, eh?»
Liam si girò al sentire quella voce e vide una ragazza seduta sul pezzetto di muro che separava due bagni diversi. Aveva un cellulare in mano, i capelli più lunghi e le unghie di un nero ancora più scuro.
  «Non male.» continuò.
  «Charlotte?!» domandò lui, incredulo sgranando gli occhi per la sorpresa.
  «No, sono il fantasma formaggino! Prendimi e spalmami sul panino, Liamuccio!»
  «Sei davvero tu?»
  «In carne ed ossa, signor capitano.» rispose con la solita vena ironica portandosi una mano al capo a mo’ di saluto militare.
  «Dove sei stata?»
  «Sono morta, non è così?» chiese lei. «Cioè per Londra sono morta, giusto?»
  «Sì, sei sepolta insieme alle altre vittime.» rispose lui. «Ma no, tu sei qua. SEI VIVA
  «Sono stata ad Amsterdam, proprio una bella città.» spiegò lei. «Dovevo far perdere a Londra le mie tracce.»
  «Potevi avvisare!»
  «Avresti mandato a monte il piano.»
  «Non l’avrei fatto, mi hai fatto credere di essere morta per un anno intero.» rispose lui, mentre lei scendeva dal muro e si avvicinava al ragazzo.
  «Tra i pregi dell’essere una criminale c’è quello di saper mentire bene.» si vantò. «Allora non vieni a salutare la tua cara vecchia amica Ivy Rose Dickinson?» domandò sarcastica la ragazza facendo svolazzare davanti al naso del ragazzo un documento nuovo di zecca.
Lui le si avvicinò e posò le sue labbra su quelle della ragazza.
  «Dickinson?! Sul serio?» domandò lui, rubandole scherzosamente il documento di mano.
  «Lo trovo un cognome con un non-so-che di antico!» rispose.
  «Allora, signorina, è ricercata in qualche altra parte del globo?» chiese Liam.
  «Già, può darsi che ad Amsterdam abbia fatto qualche disastro!» confessò lei, girandogli intorno. «Ma nulla di preoccupante.»
  «Con nulla di preoccupante, cosa intendi?»
  «Qualche rapina, qua e là...» replicò la giovane.
  «E ora cosa farai?» domandò lui.
Charlotte gli si avvicinò, lo baciò dolcemente e si abbandonò ad uno degli abbracci tanto desiderati del ragazzo.
Si scostò, lo guardò negli occhi e tornò a mettere il viso nell’incavo tra il suo collo e la spalla.
  «Allora, è ancora valida l’offerta di scappare?» sussurrò lei.
  «Sempre.»
  «Vuoi essere ancora un volta il mio errore?»
  «Sempre.»
 
THE END.


 
FINE SECONDA PARTE.

I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

Sys.
  
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