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Autore: Becky Auror    12/10/2013    4 recensioni
Tonks non ne può proprio più! Perché i suoi capelli disubbidiscono sempre?
Ted cercherà di spiegare alla sua piccola Metamorfomagus il motivo.
{ Questa storia si è classificata settima al contest "Passate Inosservate - Il contest del riscatto" indetto da Isidar Mithrim sul forum di EFP }
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Black, Nimphadora Tonks, Ted Tonks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il Sistema Cervoso Nentrale


«Sono dei gran spioni!» sputò fuori la piccola strega, appoggiando i gomiti sul tavolo e posando il proprio mento sulle mani. «Non fanno mai quel che gli dico!»Ted Tonks notò quanto il tono che sua figlia aveva assunto somigliasse a quello di Andromeda quando diceva “Non fa mai quello che le dico!”, riferendosi appunto alla piccola e ne rise divertito.Tonks, scoraggiata, lasciò scivolare i gomiti lungo la superficie finché i palmi delle sue mani non toccarono il tavolo.«Su, mio piccolo tornado. Cos’è successo questa volta?» chiese il padre posando su tavolo la tazza di tea che aveva in mano e accovacciandosi vicino alla metamorfomagus.
 
Era una sera d’estate, c’era ancora molta luce nonostante fossero le sette di sera passate, e Tonks era rientrata dal parco giochi insieme alla madre, Andromeda. Giocando era caduta e aveva sporcato i pantaloni nuovi, ma avrebbe potuto benissimo non notarsi. Il punto era che, accorgendosi del guaio, la piccola si era preoccupata e ciò aveva portato ad un repentino cambiamento di colore nei suoi capelli. Cambiamento che aveva attirato l'attenzione di Andromeda sulla figlia e, subito dopo, sulle sue ginocchia sporche. Aveva sgridato la bambina, così entrambe erano tornate a casa.
A Tonks, sette anni compiuti, piacevano le sue abilità, e dal momento che ormai riusciva a controllarle quasi completamente, riusciva anche ad usarle a proprio favore. Ma i capelli…
Beh, i capelli erano tutt’altra faccenda.
 
«Papà! Perché i miei capelli non ascoltano?» domandò Tonks disperata, prendendo tra le sue la mano destra del padre.
Ted, dal canto suo, le sorrise e le scompigliò appena i capelli. «Bella domanda! Dunque, vediamo…» cominciò Ted aprendo la sedia accanto e prendendovi posto. Sollevò poi Tonks e la sedette sulle sue ginocchia prima di ricominciare a parlare. «È difficile da spiegare, perciò voglio che tu stia molto attenta. D’accordo?» Le chiese guardandola negli occhi, che ora avevano assunto la stessa tonalità delle sue iridi, come capitava sempre quando Tonks rivolgeva la sua totale attenzione a qualcuno.
La piccola annuì decisa e la sua chioma, di un verde molto spento per lo sconforto, si schiarì un poco.
«Vedi, ogni qual volta noi proviamo delle sensazioni forti c’è… C’è una specie di macchinetta nella nostra testa che attiva tante reazioni da parte del nostro corpo. Si chiama “sistema nervoso centrale”»
«Sistema Cervoso Nentrale?» chiese la bambina, un po’ confusa e piegando appena il capo verso la spalla sinistra.
«No. Sistema Nervoso Centrale. Beh, il nome di per se non è importante» aggiunse Ted prima di fare una pausa. Tonks lo osservò mentre ragionava e trovò molto buffa l’espressione concentrata del padre. Sorrise e si mise più comoda.
«Ecco. Ricordi quando ho provato ad insegnarti a giocare alle Gobbiglie?» chiese ad un tratto entusiasmandosi. Lei, invece, fece una smorfia disgustata.
«Sì. Una Gobbiglia mi è finita nel naso» rispose riluttante. Era successo un paio di anni prima, due traslochi fa. Ted aveva cercato di insegnarle quel gioco all’apparenza semplice, ma la piccola non si era dimostrata tanto entusiasta. Perdeva sempre e perciò le Gobbiglie la ricoprivano di quello strano liquido puzzolente. Un giorno, mentre si stava esercitando da sola, aveva perso la pazienza e le aveva fatte volare tutte per aria con la magia. Ovviamente non era stata quella la sua intenzione, le Gobbiglie erano sfuggite al suo controllo, erano schizzavate da tutte le parti e avevano imbrattato tutte le pareti con quello strano liquido che rilasciavano quando il giocatore perdeva. Ad un certo punto una le era finita nel naso e da allora non aveva più voluto saperne.
«Sì, ma voglio che pensi al gioco in sé. Ricordi? Le mettevamo tutte a triangolo e poi, con una Gobbiglia, le sparpagliavamo tutte.»
Tonks annuì di nuovo, ma non capiva dove suo padre volesse arrivare.
«Quando proviamo una forte sensazione, come la paura o la felicità o la vergogna, dalla nostra testa partono dei segnali. Proprio come la Gobbiglia che dà inizio al gioco. Questa gobbiglia ne va a colpire altre e così abbiamo tante Gobbiglie ‘segnale’ che viaggiano lungo tutto il nostro corpo. Hai capito fin qui?» le chiese ancora con un sorriso incoraggiante.
«Sì, una Gobbiglia ne sparpaglia altre dentro tutto il nostro corpo» rispose lei mordicchiandosi poi il labbro.
«Bravissima. Questi segnali-gobbiglie fanno fare al nostro corpo tante cose. Ad esempio arrossire, o sudare o, quando siamo molto nervosi, balbettare. Determinano il nostro umore. Ma con te succede un qualcosa in più. Perché tu sei speciale, mia piccola tornado» continuò, stavolta osservandola con tenerezza. A Tonks però sfuggiva ancora il nesso tra quello che suo papà le stava dicendo e i suoi capelli.
«Tu sei una metamorfomagus, il tuo umore si rivela subito per colpa di questi» continuò posandole un bacio tra i capelli e facendola ridere. «E questo succede perché i tuoi capelli sono molto, molto vicini al tuo sistema nervoso. Diciamo che, quando parte una Gobbiglia da lì, scatta talmente veloce che ci metti un po’ prima di riacciuffarla. Per questo i tuoi capelli cambiano subito colore.»
«E’ una Gobbiglia veloce!» disse Tonks. Non era riuscita a capire l’intero ragionamento del padre – l’avrebbe capito qualche anno dopo - ma aveva finalmente capito come mai i suoi capelli sfuggivano al suo controllo. Saltò giù dalle ginocchia di Ted e applaudì, mentre la sua chioma si tingeva di turchese. «Devo riuscire ad acciuffarla! Come con la pluffa!» aggiunse entusiasmandosi.
«Pluffa? Di cosa stavate parlando?» Andromeda aveva appena varcato la soglia della cucina e osservava divertita la scena.
«Mamma!» esclamò correndole incontro. Il ricordo del parco ormai era stato dimenticato. «Papà mi ha insegnato  cosa fa il Sistema Cervoso Nentrale con le sue Gobbiglie!» rispose subito la bambina.
«Le Gobbiglie del- cosa?» chiese Andromeda confusa, lanciando uno sguardo interrogativo a Ted.
 



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{ Esquina de Becky }
Ultimamente sono fissata con la "piccola"  Tonks. Mi sono sempre detta che era una bambina molto motlto curiosa e così.. ecco questa piccola One Shot. Spero nel vostro feedback per decidere se pubblicarne altre simili, magari più lunghe.

 

Aggiornamento 14/04/2015: Questa storia si è classificata settima al contest "Passate inosservate - Il contest del riscatto" indetto da Isidar Mithrim (che ringrazio calorosamente per il banner, le valutazioni e il prezioso aiuto nelle correzioni) sul forum di EFP.

   
 
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