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Autore: Ultimo Puffo    12/10/2013    0 recensioni
Nel bosco che Iuky stava percorrendo già da qualche giorno la luce filtrava dalle foglie prendendo i colori verdognoli della vegetazione riportandone tutte le sfumature.
Stava scappando…
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivata finalmente allo spiazzo di terriccio sull'estremità della vetta della montagna Iuky si accasciò a terra senza fiato e con le sue poche forze che erano finite con l'ultimo sforzo della salita.

I polsi le bruciavano sempre di più e le gambe sembravano di pietra tanto che non sarebbe mai riuscita ad alzarle neanche se quella possibilità avesse potuto salvare il suo mondo ormai distrutto.

Si fermò così a riflettere con calma, riordinando i suoi pensieri sempre più confusi e vacui.

Nikyo è vivo. È vivo! No, non è vivo sciocca... Lui è uno di loro. Conosce il tuo nascondiglio e sa anche meglio di te cosa la tua testolina macchina ancora prima che tu lo pensi. È il tuo gemello! Come pretendi di non essere catturata e data in pasto al loro capo?

Le lacrime le offuscarono la vista ma questa volta fece un tentativo per trattenerle. Non avrebbe mai voluto farsi trovare dai suoi nemici in lacrime per aver perso dopo tanti sforzi la sua libertà. Lo sentiva che erano vicini.

Sentiva l'altra metà di sé, suo fratello, correre velocemente attraverso la nebbia che stava scendendo insieme al sole.

In quei pochi attimi di pace si permise di ripensare a tutto quello che la sua vita era stata... uno schifo ecco cosa pensava. Solo adesso capiva che tutti i suoi sforzi non erano nulla. Un piccola goccia in un mare grandissimo.

Si voltò con il volto rivolto a qualche stella fioca che risplendeva in lontanaza desiderando di essere lì in qual momento e di non sentire più quel che provava.

Riaprì di scatto gli occhi e fissò la figura imponente davanti a sé. Contro la poca luce che ancora rischiarava il crepuscolo riconobbe un volto famigliare. Il primo volto che avesse avuto a pochissimi centimetri dal sua e da cui aveva ricevuto un bacio.

 

 

Tenebris aveva corso sempre più velocemente per battere l'altro vampiro che la inseguiva e per bloccarlo. Aveva affrontato il suo avversario nella nebbia che si stava compattando e aveva vinto. Si era accorto solamente all'ultimo che non era ciò che era semplicemente il fratello gemello di quella stramba ragazza che gli aveva occupato i pensieri.

Correndo era riuscito a guadagnare terreno sempre più velocemente, così aveva rallentato per non spaventarla. La strana sensazione che aveva avvertito alla bocca dello stomaco gli aveva lascito veramente una sensazione di irrequietezza che non si riusciva ancora a spiegare.

Gli avevano detto molte volte che gli umani erano pericolosi, che incontravano gli esseri alieni come lui ma non aveva mai immaginato che quel piccolo minuto di contatto ravvicinato con una di loro gli avrebbe mai potuto produrre dei... sentimenti.

Sì bloccò e cercò di riprendere fiato completamente. Non si era ancora abituato al suo status di semi vivo come osava definirsi lui. Gli altri invece avevano accettato con estrema facilità il fotto di non essere più esseri umani, anzi avevano anche ringraziato i loro aguzzini. Tenebris non rispose alla domanda che ormai da tempo si poneva: i nuovi erano veramente legati ai loro padroni per gratitudine oppure gli era stato inflitto uno status di schiavismo masochistico?

Ricordava benissimo i primi tempi in cui avevano avuto cautela nelle loro trasformazioni.

Ormai era tempo di rimettersi in moto. La ragazza era già arrivata da un po' dalla cima ma non si stava muovendo.

Un'altra fitta allo stomaco lo costrinse a piegarsi in due e a vomitare la bile che gli era risalita dallo stomaco al pensiero che quell'essere umano di cui si stava preoccupando sempre di più fosse anche lievemente ferita.

Stava ancora riflettendo su quel pensiero davvero pazzesco quando un ombra lo superò con un balzo mancando di pochissimi metri lo spiazzo da dove proveniva ancora il battito impazzito del piccolo cuore di quell'umana.

Rispese a correre per raggiungere di nuovo quel pericolo che minacciava qualcosa a cui lui non aveva mai saputo di tenere.

Lo riconobbe in pochissimo tempo. Il viso angelico e vitro come quello della ragazza lo bollarono come minaccia. Il suo balzo lo investì in pieno viso facendolo rotolare giù dal pendio roccioso fino alla fine.

Tenebris respirava a fatica per lo sforzo ma effettuò un altro balzò raggiungendo con grazia il prato al limite del bordo della rupe.

In qual momento qualche strana mano fantasma gli strinse il cuore in una morsa che pareva di rovo.

La vedeva con una delicata visione anche se ne sentiva il cuore battere furiosamente, l'odore di dispiacere e di resa misto a quello dell'erba ne ricavano una sinfonia particolare mischiata a quella della pelle della piccola umana.

Sembrava sfinita ma nonostante i graffi e le profonde ferite era riuscita a puntargli addosso il suo sguardo penetrante. I suoi occhi avevano preso il colore del carbone con il buio. La poca luce non le rendeva giustizia e la faceva assomigliare ad un alieno molto più di quanto lui stesso si fosse immaginato.

 

 

Prese un respiro che le si spezzò in gola ancora prima di riuscire a raggiungere i suoi polmoni.

Iuky non riusciva a muoversi.

Era in piena balia del mostro che le torreggiava sopra facendola sentire ancora più piccola ed esile di quanto fosse in realtà.

Lei la ragazza speciale, la gemella che aveva sempre avuto i migliori risultati nella vita ora era stata sconfitta in una corsa contro il tempo.

Il sapore amaro della sconfitta le si affacciò nel cuore per la prima volta nella sua vita.

Quell'essere ormai l'aveva davvero stancata. Non faceva altro che immobilizzarsi davanti a lei come se l'alieno fosse lei e non loro. Per poi darla in pasto ai suoi soldati o compagni.

Allora stanno arrivando! Devo scappare. Si irrigidì a quel pensiero riconoscendo in esso tutta la forza di volontà che aveva usato poco prima per spezzare le sue catene di ferro che i mostri le avevano messo. In realtà era proprio quello che aveva fatto, aveva spezzato le catene ma non solo fisicamente aveva rotto quelle che la tenevano ancorata al passato.

Una fitta al cuore le fece capire che non si sarebbe mai arresa così facilmente. Era emotiva sì, ma anche testarda. La combinazione poi con la sua natura passionale le aveva fatto vincere migliaia di concorsi, gare e imparare i tanti modi di comportarsi nella sua vita.

Già, l'autostima prese a circolare con una nuova dose di adrenalina nelle vene.

Si alzò di scatto facendo trasalire la figura del mostro davanti a lei. Cominciò a indietreggiare lentamente fino anche non si voltò e corse spedita nella foresta, veloce quanto i suoi polmoni affaticati le potevano permettere.

Non si volse mai indietro nonostante si sentisse accerchiata e i suoi sensi particolari riuscissero a percepire sempre meglio le varie figure e i loro movimenti furtivi intorno a lei.

Paura, sostituita subita dall'adrenalina fece sì che si voltasse e corresse loro incontro.

 

 

Si era alzata, si era voltata verso il bosco e aveva iniziato a correre velocemente. Facendo danzare la sua lunga chioma.

Era fuggita, ancora una volta. La sua ombra ancora si poteva intravedere tra gli alberi quando mi sfrecciarono di fianco alcuni sottoposti di Nikyo pronti ad inseguire ed all'occorrenza uccidere la loro preda prima che l'alba li incenerisse.

Incominciai anche io a correre. Non erano in vantaggio di molto per via degli spiragli di luce che pian piano si stavano facendo strada nelle radure e nel folto della vegetazione boschiva.

Pochissimi istanti e sarebbe stata la fine di quella creatura angelica.

Compì un balzo da far invidia a un atletico professionista e le arrivai proprio di fianco, talmente vicino che il suo cuore mi rimbombava nelle orecchie e potevo sentire il suo sangue circolare velocissimo in tutte le sue vene e capillari. Il suo profumo dolce ma allo stesso tempo intenso e deciso mi avvolse mandandomi per pochissimi istanti in visibilio.

Lei con una occhiataccia però mi riportò subito alla realtà.

 

 

 

Stavo correndo a predi fiato e i miei inseguitori mi stavano raggiungendo quando un'altra ombra mi passò affianco velocemente per poi rallentare e correre vicino a me. Ecco sono spacciata... i miei pensieri confusi non mi permisero di accelerare l'andatura che sicuramente il mio corpo non mi avrebbe permesso di tenere se non con delle pesanti ripercussioni.

Con la coda dell'occhio degli occhi color del sangue si stavano avvicinando maggiormente ma non me ne curai, fin che non comparve al mio fianco il mostro imbambolato di poco prima.

Per poco non inciampai nei miei stessi piedi. Ero sconvolta. Correva disinvoltamente vicino a me, ci separavano solamente pochissimi centimetri ma lui comunque manteneva la mia andatura lenta e zoppicante.

Ad un tratto si voltò verso di me e vidi i raggi del sole rischiarare l'orizzonte sempre più intensamente.

Finalmente l'alba.

 

 

Sentivo il sole iniziare a bruciarmi le retine. Non ce l'avrei fatta se non avessi agito subito.

Feci quello che ogni vampiro non dovrebbe mai fare, sopratutto vista la nostra situazione. Mi avventai sulla ragazza. Trasformandola o meglio facendo credere a chi ci inseguiva che non c'era più niente da fare per lei. Non fu molto facile fermarmi ma ce la feci. Ora avrei dovuto tornare indietro per essere condannato da quei miei compagni di caccia. Lei però sarebbe morta.

Decisi tutto io nonostante sapessi che stavo tradendo il mio popolo e il suo. Entrambi. Un tradimento che non mi avrebbe mai permesso di avere perdono.

Feci un respiro profondo e mi caricai il fardello di quel corpicino piccolo e leggero sulle mie spalle per sfrecciare nella foresta fino al luogo in cui l'avevo incontrata la prima volta.

Ero più che consapevole che stavo uccidendo tutti i miei amici e compagni. Purtroppo la mia coscienza e il buon senso erano andati a farsi dare la benedizione dal generale da quando avevo annusato il suo profumo nella radura vicino al confine con la foresta nera.

 

 

Mi aveva morso. Diamine! Non voglio essere una di loro! Non voglio morire. Il mio cervello reclamava il suo diritto di esprimersi e di far muovere il mio corpo che era stato ulteriormente indebolito dalla fame feroce del mostro. Chissà dove mi stava portando. Di sicuro non l'avrei mai scoperto, ero troppo debole. E con quel poco di energie che mi rimanevano vidi che ci stavamo addentrando ancora di più nel bosco.

Un attimo ma io questo posto lo conosco... sì, non mi sbagliavo.... quella era il mio rifugio... la mia roulotte. Entrò con me in braccio e mi lascio sul mio lettino componibile.

Si mise a girare intorno alla stanza come studiandola a fondo. Volevo chiedergli il perché ma non avevo neanche la forza per aprire la bocca. Poi uscì così come era entrato, di volata.

Rimase fuori per moltissimi minuti. Quando tornò il suo volto era tirato e delle piaghe evidenti lo deformavano in volto.

Il mio cuore si fermò per un istante e riprese a battere velocissimo.

Che cosa cercava? Voleva mangiare?

Terrore e panico mi fecero rannicchiare ad un angolo del letto in cui mi aveva disteso. La testa mi pendeva a ciondoloni dal collo non avevo più le forze anche solo per guardarlo muoversi nello spazio ristretto. Un rumore di macerie mi svegliò dal torpore che si era impadronito di me e maledissi chiunque stesse producendo quella molestia.

Sentii qualcosa contro la bocca, aveva il sapore metallico, era umido e stranamente caldo.

 

Stavo provando a dargli un poco del mio sangue. Sapevo che forse non sarebbe servito a molto ma con una preghiera e una buona dose di fortuna forse si sarebbe ripresa.

Respirava a fatica, sapevo che mancava poco e poi l'avrei persa; per sempre.

Dolore, troppo dolore da affrontare tutto ora quando ancora c'era una possibilità anche se remota. Speravo veramente di poter rimediare al danno che le avevo fatto.

Non riusciva più neanche ad ingoiare, bestemmiai in tutte le lingue che conoscevo e cercai ancora e ancora di farle bere anche poche gocce di quel liquido scuro.

La sua vita stava abbandonando il corpo ed io ero lì impotente di fronte all'ultima umana della terra. Ormai era spacciata e così feci l'unica cosa che mi sembrò possibile.

Le parlai finché con un singulto e un singhiozzo strozzato non smise di respirare e il suo cuore non fece il suo ultimo battito.

Nel successivo minuto il silenzio dentro e fuori quella gabbia di lamiere era assordante.

L'ultimo cuore aveva smesso di battere e il genere dei vampiri era condannato a morire di stenti. L'unica flebile luce di speranza per tutti noi e sopratutto per il mio animo si era spenta, definitivamente.

Dolore, un dolore immenso al petto mi piegò in due come un giunco. Due occhi verdi smeraldo mi fissarono ancora confusi. Il respiro divenne affannoso sempre più veloce e meno regolare e poi lo sentii, un cuore.

Un nuovo cuore che batteva forte e sempre più veloce come per riappropriarsi del tempo che aveva perso.

Sembrava assordante alle mie orecchie e anche se veramente non seppi mai se fosse stata un'allucinazione o la realtà fui grato di quel suono che portava speranza, l'ultima per tutto il pianeta.

 

  
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