La mia penna preferita c’è.
Comincia.
La carta da lettera colorata pure.
Ryan, sto seriamente pensano di
iniziare a cantare What Time is
it.
Va bene, inizio.
Che le scrivo?
E che ne so? Sei tu l’artista.
Potrei dirle che… che non mi va che lei stia con Jason… che Jason sappia tutto di noi, perché gli anni passati con lei sono stati i più belli della mia vita…
Carino….
Vero? Ok, allora, buttiamo giù qualcosa.
Quando lui ti
chiederà di me
E del tempo che ci ha visti
insieme
Non voglio che lui sappia… Gli deve dire solo le cose più banali… quelle inutili, quelle che non lo faranno ingelosire.
Digli quel che vuol sentirsi dire
Non lasciarti andare a raccontare.
Non voglio che gli dica i nostri momenti migliori perché lui non li capirebbe.
Lui non li ha vissuti, lui non sa che non potranno mai essere dimenticati.
Perché il nostro amore sarà anche andato in standby, ma non smetterà mai di essere amore.
Amore vero, Jason, non un tappabuchi.
Tanto nessuno potrà mai davvero capire
Quanto un amore finito
Rimanga un amore
Noi siamo stati speciali.
Te lo ricordi?
A volte ci dicevano che eravamo persino troppo innamorati.
Te lo ricordi o no, coscienza?
Come no.
Mielosi, mi pare fosse la definizione di Chad.
Già… Lui e Taylor non lo sono mai stati.
Ma noi non volevamo far cariare i denti di nessuno…era solo il nostro modo per dimostrarci i reciproci sentimenti.
Non dirgli mai di quel che è stato
Del nostro amore esagerato
Ma a chi vuoi darla a bere, me lo spieghi? Guarda che io
c’ero quando… com’è che hai
detto? Ah, sì, quando vi dimostravate i vostri reciproci sentimenti e
avevate modi molto più movimentati per farlo.
Grazie.
Grazie mille.
Stavo cercando di non pensarci.
In inverno, di domenica, durante
le vacanze, quando i tuoi erano via, nel letto della villa…
Ti ho mai detto che sei parecchio stronzo?
È una prerogativa di noi
coscienze. Ne andiamo piuttosto fiere.
Immaginavo…
Tu dici che gli racconterà di quelle nostre notti bianche, quelle dove il sonno ci sembrava solo un’inutile parentesi nella vita e nell’amore?
Non lo può fare, coscienza…
Delle domeniche d’inverno
A letto fino a mezzogiorno
E poi c’è stato quel Natale…
La spiaggia di notte
è qualcosa di magico.
Specialmente se quella
particolare notte si è abituati a passarla in mezzo alla neve davanti ad
un albero di Natale.
“Tu lo vedi il
mare, Ry?”
“Più che
altro lo intuisco, lo sento…è come se non
ci fosse davvero, come se fosse una specie di fata morgana.”
“Ma come siamo poetici, questa sera!” Scherzò Kelsi, accomodandosi sul telo accanto a Ryan,
che si strinse nelle spalle.
“Sarà
l’aria australiana a farmi bene… o a darmi alla testa.”
“Certo certo, come no, signor Shakespeare.
Parlando di cose serie… sono le undici e non ho ancora visto
l’ombra di un regalo. Qual’è
la tua scusa?”
“Sono inglese:
in Europa i regali si scartano la mattina del venticinque non a mezzanotte
della vigilia.”
“Non sei
inglese, sei di Washington e io voglio un regalo!” Piagnucolò lei,
mettendo su un finto broncio.
“Oh, la mia
bimba non sa aspettare…che ne dici di un anticipo?” Propose Ryan, chinandosi a posarle un lungo e delicato bacio sulle
labbra.
“Tutto
qua?” Mormorò lei non appena si separarono, gli occhi ancora
chiusi.
“Nemmeno per
sogno.”
Di quella notte di Natale
Che
l’abbiam fatto in riva al mare
Che ogni
silenzio e ogni rumore
È stato amore
Eh, sì, me lo ricordo
bene, quel Natale… che sensazioni….
Ehi, erano le mie sensazioni e Kelsi è la mia donna: non parlarne così!
Era.
Cosa?
Kelsi era la tua donna. Ora non lo è più.
Già…ora sta con Jason. Ma la sai una cosa, coscienza?
Illuminami.
Lui vorrà sapere tutto di noi, giusto per poter dire che è meglio di me, che la farà più felice ma lei non gli racconterà nulla, perché la nostra storia è stata troppo importante perché qualcun altro –perché Jason- possa comprenderla.
E Kelsi questo lo sa.
D’altronde, non si parla mai degli ex con gli attuali fidanzati, no?
Quando lui ti chiederà di me
Per sentirsi dopo più importante
Lascia che il passato sia banale
È la legge di ogni nuovo
amore
Sai che volevamo un bambino?
Ecco, vedi che la zappa sui
piedi te la tiri da solo? Io questo non te l’avrei ricordato.
Certo, e io dovrei crederci.
Liberissimo di non farlo.
Perfetto.
Lei avrebbe scelto il nome se fosse stato maschio, io se fosse stata femmina.
Adoro le bambine…
La depressione avanza
inesorabilmente…
Ok, ok, la smetto e vado avanti a scrivere.
Tanto lei da Jason un figlio non lo avrà mai, perché un bambino di Kelsi non può che essere mio.
Perché siamo e siamo sempre stati uno parte dell’altra e questo non si può cambiare.
Non dirgli mai del nostro sogno
Di quando volevamo un figlio
Credo che quello che le manchi meno di me –sempre ammesso che qualcosa le manchi- sia la mia cucina.
Ma se da mangiare lo faceva sempre lei.
No, non sempre.
“Kelsi,
dov’è il sale?”
Kelsi, distesa sul divano
sotto a quattro coperte e con borse sotto gli occhi al
seguito si alzò di scatto, procurandosi una decina di secondi di
capogiro.
“Ry, a che ti serve il
sale?” Domandò, tra il preoccupato e il terrorizzato, memore di
una precedente esperienza piuttosto traumatica che coinvolgeva Ryan, un invito a cena e un pollo andato a fuoco.
“Non puoi prepararti da mangiare così: a
malapena stai in piedi!” Rispose il giovane, spuntando da dietro la porta
della cucina.
“Tesoro, non è per offenderti, ma tu cucini
come io gioco a basket.”
“Così male?” Chiese lui, sedendosi sul
bracciolo del divano e accarezzando i capelli scompigliati della fidanzata, che
annuì, abbozzando un sorriso.
“È la dura realtà. Ti prego, amore,
se ci tieni mangerò qualcosa fatto da te… ma lasciami guarire
prima, ok?Etciù!”
Ryan ridacchiò.
“Affare fatto, ammalata. Che
dici, pizza?”
“E pizza sia.”
Le volte che tu stavi male
E io ti
facevo da mangiare
Ok, ora basta con i ricordi. Il mio ruolo di tua voce
interiore mi impone di chiederti di smettere di farti
del male.
Ma se sei stato tu a farmi mettere a scrivere!
Io stavo cercando di convincermi che lei non conta più nulla per me.
No so se ci sarei riuscito, ma io, almeno, ci ho provato.
Ma certo, diamo
pure la colpa alla coscienza!
Va bene, va bene, lasciamo perdere.
Senti, non voglio litigare anche con te. Facciamo così: altri due ricordi, uno bello e uno brutto, giusto per concludere la canzone.
Ci stai?
Affare fatto. Da quale vuoi
cominciare?
Dal bello, ovviamente.
“No, Ryan, mi
vergogno!” Si lamentò Kelsi da dietro la
porta chiusa a chiave della camera da letto.
“Kel, ragiona: viviamo
insieme da un anno e mezzo, ti ho vista nuda un considerevole
numero di volte e tu ora ti vergogni di indossare un babydoll?”
“Sì.” Replicò lei, scagliando,
nel frattempo, maledizioni contro sua sorella, che aveva deciso che una
venticinquenne non poteva non avere un capo del genere nel proprio guardaroba.
“E perché, di
grazia?” Domandò lui, stringendo saldamente in mano una piccola fotocamera digitale.
“Perché è provocante,
non è da me!”
“Ok, allora facciamo
così: tu scendi e ti metti comoda sul divano a guardare la tv, mentre io
mi faccio la doccia, così hai tutto il tempo per abituarti
all’idea o, se proprio proprio
non ti va di farti vedere, per cambiarti.”
“Ma perché ci tieni
tanto?”
“Perché di sicuro sarai stupenda e poi Doris
mi ha raccomandato di farle sapere come stai.”
Beh, forse minacciato avrebbe calzato meglio, come
termine…
Silenzio.
“Kels?”
“E va bene!” Si
arrese la giovane.
Ryan, tutto contento,
schioccò un sonoro bacio in direzione della porta chiusa e corse al
piano di sotto.
Non appena ebbe sentito iniziare a scorrere l’acqua
della doccia, Kelsi aprì la camera e scese a
sua volta, per poi acciambellarsi sul divano e accendere la televisione.
Subito trovò una replica di “Bones”, il suo telefilm preferito (e anche il mio! N.d. Tempe) e si perse nella
trama, fino a quando la luce di un flash non la
riportò bruscamente alla realtà.
“Ryan!”
Esclamò, stupita, guardando il giovane uomo sorridente dietro al velo di
palloncini neri che il piccolo lampo le aveva fatto
apparire davanti agli occhi. “Cancella subito quella foto!”
“Non ci penso nemmeno: è venuta da Dio! Chi guardavi con quell’espressione
assorta, quell’armadio di Boreanaz?”
“Ryan, cancellala!”
Ordinò Kelsi, alzandosi in piedi.
“A dire il vero, pensavo di inviarla a Doris…
ma anche Google non è una cattiva idea.”
“Non oserai.”
“E chi mi ferma?
Tu?”
“Se prendo quella cosa, giuro che vola fuori dalla finestra!”
“Hai detto bene: se la prendi!” Con una
linguaccia, Ryan iniziò a salire di corsa le
scale, mentre Kelsi, abbandonati
David Boreanaz e compagnia alle loro ossa, lo
inseguiva, ridendo tra sé.
Di quelle foto sul divano
Che solo noi le guardavamo
Sì, me la ricordo quella
foto! Alla fine eri riuscito a darla a Doris?
Avrei potuto, ma ho preferito tenerla.
Mi piaceva l’idea di avere una cosa solo nostra, una parte di lei tutta per me.
L’unica parte che mi è rimasta…
Fermati! Basta con i bei
ricordi! Dai, finisci questa canzone, così poi andiamo a dormire, che
sono stanco morto.
Hai lavorato parecchio oggi, eh?
Non me ne parlare… mica è facile lavorare con te, sai?
Se lo dici tu….
Lo dico io. Problemi?
Sì, tanti.
Risolviteli.
Ma tu non avevi detto che saresti stato zitto, se io avesse scritto la canzone?
Non l’hai ancora finita.
Bene, ora lo faccio!
Ti manca il brutto ricordo.
Non ti preoccupare: ho qui il peggiore della mia vita.
“Kelsi, non fare la
bambina, per favore. Chiudi quella valigia e parliamo.”
“Non voglio parlare, voglio
andare via.” Replicò lei, arrabbiata, gettando nel borsone tutto
ciò che le capitava sotto mano. “Perché se resto finiamo come nella Guerra dei Roses
e non ho nessuna intenzione di cadere da un lampadario.”
“Non abbiamo lampadari…e poi non ti sembra di
esagerare un po’” Domandò lui, cercando di mantenere la
calma.
“Non sto affatto
esagerando.” Ryan fece per aiutarla a chiudere
la valigia, ma lei si rivoltò come un serpente. “Non-mi-toccare.” Sillabò.
“Avanti, Kels, non vorrai
davvero andartene per una scemenza del genere!”
“Per prima cosa, non è una scemenza.”
Rispose Kelsi, sollevando il bagaglio e avviandosi
verso le scale. “Secondo, non è solo per questo…
c’è tutto un insieme di cose nel nostro rapporto che non funziona
più, quindi credo che sia meglio finirla qui.”
“Ma io ti amo!”
!Anche io ti ho amato, Ryan,
credimi, ma, a parte la musica, niente dura in eterno.”
“Musica, musica, musica,
non sai pensare ad altro! Non sono mai stato importante nemmeno metà
della musica, per te! Sai che ti dico? Fa’come
vuoi, vattene e sposati il tuo pianoforte, visto che è tanto meglio di
me!” Gridò Ryan, spalancando la porta
con tanta forza da far sbattere la maniglia contro il muro, facendo cadere
minuscole briciole di vernice bianca.
“Ma lo vedi quanto sei
patetico? Sei geloso di uno strumento, te ne rendi
conto?”
“Esci di qui.”
“Verrò a prendere le mie cose
quando avrò trovato una nuova sistemazione.”
“Cerca di farlo quando non
sono in casa.”
“ci puoi contare.”
Così dicendo, Kelsi
uscì, chiudendo la porta dietro di sé.
Parlagli solo dei nostri momenti peggiori
Quelli che fanno da sempre finire gli amori
Continua….
E ora i ringraziamenti!
Vivy93: Grazie mille per i complimenti!
Sore: io i miei personaggi li faccio soffrire quanto mi pare….e cmq anche tu non è che i tuoi li tratti proprio bene, eh! E cosa ti fa pensare che mi piacciano i Pooh? Non riesco proprio a capirlo…
Tay: beh, lui di scemenze non ne ha fatte…ora vediamo lei
Romanticgirl: creare la coscienza è stato divertentissimo!