Epilogo:San Diego,
California.
Tornare
a San
Diego non è stato facile.
Al nostro arrivo
in aeroporto c’erano quasi tutti: mio padre, mia madre,
Jonas, Mark e Skye,
della famiglia Barker nemmeno l’ombra.
Immagino che mio
padre abbia vietato a Landon di avvicinarsi a me, cosa inutile dato che
non ho
intenzione di rivedere quel ragazzo più dello stretto
necessario.
Lo vedrò a scuola
forse o forse no. Visti i guai in cui si caccia continuamente mi hanno
detto
che Travis è indeciso se continuare a farlo frequentare la
nostra scuola o
spedirlo in una scuola privata severissima, se non
all’accademia militare.
La cosa non mi
causa nessun dispiacere, Landon mi ha presa, usata e buttata via.
La mia cotta per
lui si è sciolta come neve al sole e la mia amicizia anche,
stando così le cose
i Somewhere in Neverland hanno un problema: non hanno più un
batterista.
Io e Jack abbiamo
già affisso l’avviso a scuola, speriamo che
qualcuno si presenti ai provini, io
non voglio smettere di suonare nella band.
La musica è
l’unica cosa che mi è mancata di questo posto,
quando ho finalmente potuto
suonare di nuovo la mia chitarra è stato come ritrovare una
vecchia amica, mi
sono sentita benissimo.
Finalmente ho
ritrovato una parte di me stessa che mancava, mi sono detta ed
è così, non
posso stare troppo a lungo senza la musica. A Montreal Derek stava
riparando
una chitarra per me, perché stressavo tutti.
Con mia madre le
cose si sono messe a posto quasi subito, è bastato un
abbraccio e l’ho
perdonata all’istante, so che lei ha capito tutto: dalla
storia con Landon alla
mia fuga da casa.
Povera mamma,
chissà che spavento si è presa! Non era nemmeno
del tutto d’accordo con la
punizione che mi aveva dato mio padre.
Mio padre..
Al momento i
nostri rapporti sono educati più che altro,
dell’antica complicità è rimasto
poco.
Nel cuore ho un
grumo di rabbia e dolore che non riesce a sciogliersi, per farla breve
non
riesco ancora a perdonarlo per come mi ha trattata dopo avermi beccata
con
Landon.
Non me
l’aspettavo, era sempre stato un padre affettuoso e
giocherellone con me, non
mi è piaciuto scoprire questo lato di lui.
Jack dice che
sono troppo severa nel giudicarlo e che era davvero preoccupato per la
mia
sparizione, il senso di colpa non lo lasciava vivere.
“Tu non c’eri
Ava, ma ti posso assicurare che era fuori di testa dalla paura.
Quando non era in
qualche sperduto villaggio messicano, suonava continuamente la tua
chitarra per
sentirti vicina.”
Io ho alzato un
sopracciglio quando me l’ha detto. Mio padre che suona la mia
chitarra?!
Impossibile!
Jack sembra
incredulo davanti al fatto che non gli credessi. La vecchia Ava
l’avrebbe fatto
probabilmente, la nuova Ava sa che le persone possono mentire,
nascondere bene
i loro veri sentimenti, fare qualcosa solo per soldi o chiederti soldi
per
poter fare anche le cose più ovvie.
Stare per strada
mi ha temprato e levato parecchie illusioni sulla bontà
della gente, ad alcune
persone sono grata – le suore, quelle che stavano alle mense
dei poveri, a qualche
barbone – a Derek voglio bene, ma suppongo che lui sia quella
che chiamano
eccezione alla regola.
In ogni caso, ora
sono in casa da scuola, mia madre mi ha lasciato delle lasagne nel
forno a
microonde e io le ho scaldate e mangiate.
Sto per salire in
camera mia – per fare i compiti e cercare disperatamente di
recuperare quello
che ho perso durante il mio stare a Montreal durante le vacanze di
Natale –
quando sento una melodia familiare.
Qualcuno sta
suonando la mia chitarra! Jonas è un microbo morto!
Entro in camera
come una furia – decisa a dare una lezione a mio fratello
– ma quando vedo chi
la sta suonando quasi cado per terra per lo shock: è mio
padre.
Smette non appena
mi vede e appoggia la chitarra sul letto, come se avesse preso la
scossa, e mi guarda
colpevole.
“Papà, come mai
stavi suonando la mia chitarra?”
Articolo io a
fatica, forse è meglio se mi siedo sulla sedia della
scrivania.
“Beh, è
un’abitudine che ho preso quando tu non c’eri, mi
faceva sentire meno solo.
Non lo farò più,
promesso.”
Rimaniamo un
attimo in silenzio.
“Ava, non puoi
perdonarmi?
Non possiamo
tornare come prima?”
“Non voglio che
tu mi ferisca ancora e mi faccia sentire una puttana se faccio qualcosa
con un
ragazzo, Jack.”
Lui sospira.
“Ava, per me è
difficile accettare che tu sia cresciuta. Tu per me sei e rimarrai
sempre la
bambina con le ginocchia sbucciate che veniva a farsi consolare da me
perché
non riusciva a imparare ad andare con lo skate. Faccio fatica a vederti
come
un’adolescente che ha certi bisogni.
Cercherò di
essere meno invadente e più comprensivo, ma, ti prego, dammi
un’altra
possibilità.”
Non so cosa dire,
così lo abbraccio
e ritrovo il padre che
conoscevo, il mio porto sicuro.
“Sì, papà ti darò
un’altra possibilità, basta che tu non impazzisca
quando Jack verrà a casa.”
“Non lo farò, te
lo prometto.
Perché non mi
racconti un po’ quello che ti è successo durante
la tua assenza?”
Io mi lancio in
un racconto particolareggiato della mia fuga, di Derek, di Ashley e
Mickey e
della nostra casa a Montreal e di come vorrei fare qualcosa per
ricambiare.
Lui ascolta e poi
mi scompiglia i capelli.
“Qualcosa ci
inventeremo, adesso cerchiamo di festeggiare il Natale bene,
ok?”
“Ok.”
Sospiro io.
Spero non si
dimentichi della sua promessa, mi sento molto in debito con quei tre
ragazzi e
in ansia per Ash e il bambino. Come faranno a crescerlo?
Riusciranno a
pagare l’affitto senza il mio aiuto e mio padre
farà veramente qualcosa per
loro?
In passato non
avrei dubitato delle sue parole, ora sono un po’ scettica, ho
il sospetto che
mi dica quello che voglio sentirmi dire solo per non vedermi scappare
un’altra
volta.
In ogni caso il
giorno dopo è Natale ed è uno strano Natale, non
siamo dalla nonna, ma a casa
nostra insieme agli Hoppus. Mio padre dice che è per
rinsaldare l’amicizia tra
di loro, io sono convinta che abbia paura della reazione di mia nonna.
Non appena vedo
Jack dimentico tutte le mi congetture, lo abbraccio e lo bacio,
è sempre bello
rivedere il proprio ragazzo,
no?
Mio padre mi
lancia un’occhiata di rimprovero, ma mia madre gli rifila
rapidamente una
gomitata nello sterno facendolo piegare in due.
Ci sediamo tutti
a tavola, iniziamo a mangiare e chiacchierare, c’è
una bella atmosfera, quasi
come quella che c’era prima che me ne andassi. Immediatamente
mi vengono in
mente Derek, Ashley e Mickey, come staranno festeggiando il Natale?
Spero bene.
Jack mi guarda
interessato.
“Stai pensando a
loro?”
Io annuisco.
“Se la caveranno
e poi sbaglio o tuo padre ha promesso di aiutarli?”
“Non so se
fidarmi. Penso mi prometterebbe la luna pur di farmi rimanere, qualcuno
ha
risposto al nostro annuncio per la band?”
“Un paio di
persone, prima dell’ultimo dell’anno potremmo fare
loro un provino.”
“Ok, sta bene.”
Continuiamo a
mangiare.
Gli Hoppus
rimangono fino alle quattro di pomeriggio, poi se ne vanno e io ne
approfitto
per uscire con Jack, ho voglia di stare da sola con lui.
Non appena
abbiamo superato il nostro isolato alzo le mani in uno strano gesto di
vittoria.
“Finalmente, non
ne potevo più!”
“Perché? Tuo
padre è stato bravo.”
“Se escludi le
occhiate omicide che non è riuscito a trattenere un paio di
volte, sì.”
Lui ride.
“Ava, è Tom
DeLonge e questo significa che è geloso delle sue
donne.”
Io sbuffo.
“Dai, non
pensarci! Quella panchina riparata dalla neve sotto quel pino del parco
aspetta
solo noi.”
“Hai ragione!”
Mano nella mano
entriamo nel parco silenzioso, solo i nostri passi fanno scricchiolare
la neve,
stranamente caduta per il Natale. Una volta era una piacevole
novità, adesso ci
sono abituata in un certo senso.
Ci sediamo e lui
mi fa sedere in braccio a lui e appoggia la testa nell’incavo
del mio collo.
“Mi sei mancata
in questi mesi e mi sono dato dello scemo trecento volte al giorno per
averti
lasciato andare.”
“Adesso sono qui
però e non ho intenzione di scappare, al massimo scappiamo
insieme.”
Lui ride, alza il
volto e mi bacia.
“Non riesci
proprio a stare calma, eh Ava?
Prima la
misantropia, ora questo volere scappare.”
“Sono
un’adolescente nel pieno periodo delle cazzate,
ricordatelo!”
“Giusto, sto con una
ragazza pericolosa, me lo devo ricordare.”
“Uff, non è così
difficile! Basta assecondarmi e poi saremo come Bonnie e
Clyde!”
Lui sbuffa.
“Oh, è sempre
stato il sogno della mia vita finire crivellato di
proiettili!”
“Ma prima della
morte avresti vissuto avventure incredibili!”
“Che ne dici di
Bette Davis e Gary Grant?
You're
my Bette Davis; I'm your Cary Grant.”
“Lets make love all night; forget about the
prohibition.”
“The great depression's over, lets have a drink to that. “
“We'll stay young forever, living in a Silver Screen Romance.”
Concludiamo
insieme una canzone dei Good Charlotte e poi scoppiamo a ridere nello
stesso
momento.
“Anche così va
bene, ti amo, Jack!”
“Anche io, Ava!”
Il
giorno dopo
Natale lo passiamo da mia nonna e come previsto rimprovera Tom per
essere il
solito impulsivo ed esagerato e poi rimprovera me per aver ereditato
questo
tratto del suo carattere.
Finite le
prediche ci offre un pranzo da urlo, è sempre stata brava a
cucinare, ma questa
volta ha superato sé stessa. Non ho mai mangiato cose
così buone.
“Spero che
nessuno decida di scappare di casa l’anno prossimo.”
“Quello dopo
posso?”
Lei mi guarda e
il sorriso sparisce dalla mia faccia, mi dico che è meglio
evitare altre
battute del genere, sono fuori luogo.
“Beh, sarebbe una
fuga legale. Andrai all’università.”
“Devo? Papà ha
avuto successo e una bella vita anche senza fare
l’università.”
“Il fatto che tuo
padre sia stato fortunato non ti autorizza a non andarci.”
“Ok.”
In fondo potrebbe
essere divertente andare all’università, potrei
trovare un batterista alla band
nel caso fallissi ora.
Il resto del
pranzo prosegue tranquillamente, l’argomento della mia fuga
viene totalmente
accantonato e si parla di altro.
È un clima
sereno, natalizio e mi piace molto.
A fine pasto ci scambiamo
i regali e io ricevo da mio padre la sua vecchia chitarra rossa e
bianca, piena
di adesivi, mi metto a urlare dalla gioia e gli salto praticamente in
braccio.
“Grazie papà! È
un regalo meraviglioso!
Non vedo l’ora di
poterla suonare!”
Lui sorride.
“Ti lamentavi
sempre che non ti lasciavo usare le mie chitarre, adesso questa
è tua e spero
ti porti tanta fortuna.”
Le lacrime
iniziano a scendere senza controllo dai miei occhi, ci abbracciamo e in
questo
momento sento che tutto è andato a posto tra di noi.
Abbiamo fatto
pace.
Alle cinque
arriviamo a casa e sul cellulare arriva un messaggio di Jack, mi dice
che ha
fissato le prove per i batteristi per domani alle dieci di mattina nel
suo
garage.
Credo che a
qualcuno cadrà la mascella quando si vedrà
ammesso a casa Hoppus.
“Che succede,
Ava?”
“No, nulla. Jack
mi ha appena avvisata che domani ci saranno i provini per i batteristi
e mi
sono immaginata la mascella di qualcuno cadere vedendo dove
proveranno.”
Mio padre scoppia
a ridere.
“Mark sarà felice
di avere tanti ammiratori, gli è sempre piaciuto parlare con
i fan.”
“Tu no, tesoro.
Tu sei timido quando si tratta di parlare con loro.
“Ognuno è fatto a
modo suo.”
Mio padre scrolla
le spalle e si siede a guardare la tv.
Io sono eccitata
ai limiti del possibile, prima la chitarra, poi il messaggio di Jack,
la band
sta ritornando!
Il mio pensiero
va per un attimo a Landon, poi se ne torna sulla prova dei batteristi.
Landon
mi ha ferita e usata, ha mostrato di non tenere alla band e di non
tenere
nemmeno a me come amica, per me ha cessato di esistere.
Che esca con le
sue sgualdrine, noi andremo avanti senza di lui!
Il giorno dopo mi
alzo prestissimo, alle sei per la precisione. L’unica volta
che mi sono alzata
così presto è stato quando mio padre mi ha
portato a Disneyland e non riuscivo
a stare a letto per l’eccitazione.
Oggi è la stessa
cosa, mi faccio una lunga doccia, faccio colazione, guardo una replica
mattutina di Naruto e poi mi alzo lentamente dal divano.
Esco, fumo
lentamente una sigaretta e poi non so cosa fare.
Preparo la
colazione per tutti e vengo ringraziata, finalmente arrivano le nove e
mi
sembra un orario decente per cambiarmi e andare da Jack.
Mi metto un paio
di jeans scuri e stracciati, una maglia a righe nere e bianche con lo
scollo ampio
e una felpa dei Rancid. Carico in macchina la chitarra acustica, la mia
nuova
chitarra elettrica , ampli, jack e tutti quello che serve.
Arrivo a casa del
mio ragazzo alle nove e mezza e non appena lo vedo ci baciamo
appassionatamente, poi lo prendo per mano e lo trascino alla macchina.
“Guarda che
regalo mi hanno fatto!”
Con aria di
trionfo tiro fuori la chitarra rossa di mio padre lasciandolo di stucco.
“Vuoi dire che
quella meraviglia adesso è tua?”
“Esattamente,
Jack.”
“Dio, è
meraviglioso!”
Entriamo in casa
e ci buttiamo sul divano, alterniamo il giocare alla play con baci e
dispetto
sotto lo sguardo benevolo di Mark.
“Skye, non sono
assolutamente adorabili?”
“Sì, ma se
continui a fissarli così sembri un guardone.”
Mark sbuffa, fa
qualche passo per allontanarsi, poi nota la chitarra.
“Tom ti ha
finalmente concesso di usare una delle sue chitarre?”
“Non proprio, me
l’ha regalata.”
Mark mi guarda incredulo.
“Papà, potresti prendere esempio da lui.”
“Assolutamente, no.”
Jack sbuffa e incrocia le braccia, io gli do un bacetto sul naso e il
malumore gli passa subito.
Alle dieci suona il campanello, si presentano due ragazzi: uno alto e
magro, con dei lunghi capelli scuri raccolti in un coda e uno con una
faccia da
bambino, piccoletto, con i capelli biondi e gli occhi blu.
Li accompagniamo in garage e ascoltiamo come suonano, il moro sembra a
disagio e non riesce a combinare granché, alla fine ammette
che gli piacerebbe
di più suonare in un gruppo metal.
Ora resta solo il biondino che ci offre un’ottima
prestazione, niente
di troppo complicato, ma perfetto per un gruppo punk da garage senza
troppe
pretese.
“Come ti chiami?”
Gli chiedo curiosa.
“Benji Raynor.”
Io e Jack sgraniamo gli occhi nello stesso momento.
“Raynor?!”
“Uhm sì. Perché siete così
sconvolti?”
“Non sarai il figlio di Scott, il primo batterista dei
blink?”
Lui sorride.
“Sì, sono io. Che cosa curiosa riformare i blink,
eh?”
“Abbastanza, chissà cosa diranno i
nostri?”
Lui alza le spalle.
“Chissenefrega,no?
In fondo sono cose passate.”
“Come sta tuo padre?”
“Se vuoi sapere se beve ancora, è da sei mesi che
non tocca alcool,
alla fine io e mamma siamo riusciti a riportarlo sulla retta
via.”
“Beh, buon per voi, magari anche i nostri saranno felici di
saperlo.”
“Non lo so, cosa ne dite se proviamo?”
“Io dico che è una buona idea.”
Esclamo spavalda. Ci mettiamo ai nostri strumenti e cominciamo a
suonare una cover dei My Chemical Romance, giusto per ambientarci.
Funzioniamo
bene come gruppo, pensavo peggio.
Dopo un paio d’ore la porta del garage si apre e Mark fa la
sua
comparsa.
“Allora, ragazzi, trovato il batterista?”
Noi annuiamo.
“È lui, si chiama Benji Raynor.”
“Raynor?”
“Sì, sono il figlio di Scott.”
Mark si appoggia pericolosamente a una parete e guarda Benji come se
fosse un alieno.
“Certo che la vita è strana.”
Borbotta tra sé.
“Beh, divertitevi, anzi no, cosa sto dicendo?
Jack, dobbiamo andare dai nonni. Sali e fatti una doccia.
Ava, ha chiamato tuo padre e ha detto che oggi dovete andare a pranzo
dai genitori di Jen.”
Io sospiro.
“Quindi non ci rimane altro che smontare gli strumenti e
metterci
d’accordo per le prossime prove.”
“Esattamente.”
“Ok, visto che Mark dice che questa sessione è
finita cosa ne dite del
29 o qualcuno ha impegni?”
Sia Jack che Benji scuotono la testa.
“Bene, e che il 29 sia. Adesso vado, ciao ragazzi!”
Jack e Benji mi aiutano a caricare in macchina le cose, io sono felice
mentre guido verso casa mia.
Lentamente le cose si stanno sistemando, ora devo solo sperare che mio
padre si ricordi di Ashley, Mickey e Derek.
Mi mancano e vorrei che anche loro si sistemassero, non voglio essere
io l’unica fortunata del gruppo.
Arrivata a casa sento mio padre e mia madre confabulare tra di loro,
smettono non appena arrivo io, che strano.
Cosa staranno combinando?
La cena dai nonni e le prove vanno bene, Benji si integra perfettamente
con me e Jack, sembra nato per suonare con noi.
Mark ci chiama scherzosamente i blink 2.0, mio padre dice che il
destino alle volte è davvero strano. In ogni caso tra di noi
va bene ed è solo
questo che conta.
La vigilia dell’ultimo giorno dell’anno mi sveglio
piuttosto tardi e
mentre scendo le scale per fare colazione sento delle voci familiari,
ma che
non possono essere qui,
Ash, Mickey e Derek dovrebbero essere a Montreal.
Mi affretto a
scendere le scale e li trovo in salotto, li abbraccio tutti e tre.
“Come mai siete
qui?”
Ashley sorride.
“Tuo padre ha
offerto a Mickey il posto di giardiniere e io mi occuperò
della casa quando
sarò in grado di farlo.”
“Ma è
meraviglioso! Grazie, papà!”
“Di nulla, piccola.”
“E tu Derek?”
“Visto che tu mi
hai detto che sa fare più o meno di tutto ho deciso di
dargli una possibilità
come apprendista tecnico del suono degli Ava.”
“Grazie mille,
papà!”
Abbraccio di
nuovo Derek che sorride.
Ecco così è tutto
perfetto.
Qualche mese dopo
mi rendo conto che è effettivamente perfetto, Mickey e
Ashley si sono
ambientati benissimo e tra qualche giorno Ash partorirà e
mio padre sembra
soddisfatto di Derek.
C’è anche
un’altra persona soddisfatta di lui: Ginger.
I due hanno iniziato
a uscire insieme e sembra che la cosa funzioni, così come la
mia con Jack.
La band va alla
grande.
Meglio di così
non poteva andare e io finalmente mi sento felice.
Che bello!
Angolo di Layla
Ringrazio staywith_me e DeliciousApplePie per le recensioni.
Ringrazio per aver messo questa storia tra le preferite: Carousel, DeliciousApplePie, Destroyer Cactus e _Stupid Wise_.
Ringrazio per aver messo nelle seguite: FamousLastWords, LostinStereo3 e Rachel DeLonge.