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Autore: PassengerXX    15/10/2013    1 recensioni
Jay. Sammy. Vic.
Tre chitarre, tre voci accomunate da un sogno: sfondare nella musica.
Questa è la storia di tre ragazze che contattate da una grandissima casa discografica Newyorkese firmano un contratto e si scontrano contro il loro sogno. Impareranno a conoscersi, a stringere profondi legami, a credere in se stesse e in quello che vogliono.
Da una parte c'è Vic la "bella" del gruppo, voce chiara e potente, dall'altra parte c'è Sammy la "doce" del gruppo, la più sensibile, il cuore pulasante, poi c'è Jay ... E beh per descrivere Jay basta una parola "problematica".
La trama oltre ad essere incentrata sul tema del rendere possibile ciò che si ritiene impossibile si concentra principalmente sulla relationship Jay/Sammy poi capirete perchè ..
WARNING:
Nonostante sia una storia molto leggera, si affronteranno argomenti quali: violenza, omosessualità, autolesionismo, droga.
Non sono particolarmente brava nelle introduzioni ma spero di avervi convinto!
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I, I tried so hard to let you go
But some kind of Madness is swallowing me whole.

 
 
< Three guitars wet? > Chiede Luke guardandoci con sguardo indecifrabile.
< Si > Risponde Vic sicura della sua risposta. Forse perché  lei è la più grande tra noi, ma in quelle situazioni  è sempre lei che prende la situazione in mano. A me non dispiace per niente … L’unica cosa che voglio è cantare, la parte “burocratica” preferisco lasciarla agli altri.
< A chi è venuta l’idea? > Chiede Luke e un sorriso inizia a dipingersi sul suo viso.
< A Jay > A parlare questa volta non era stata Vic ma proprio la bionda seduta accanto a me.
Nel momento in cui dalle sue labbra uscirono le lettere del mio nome sentì come se un cinghia mi stringesse la pancia. Quella situazione aveva dall’assurdo …
< E’ a dir poco … > Fa Luke guardandomi seriamente. < Geniale! > Dice infine con un sorriso a trentatre denti.
Avevamo appena scritto i nostri nomi e cognomi su tre pezzi di carta uguali. Eravamo state trenta minuti buoni a leggere quelle parole, io avevo dovuto leggere le clausole finali quattro volte. La mia testa era in sovraccarico di informazioni, leggevo un rigo e dimenticavo il precedente.
A darmi una mano era stata proprio Vic che in quella situazione inaspettatamente era quella che aveva mantenuto la testa più lucida. Proprio la sera prima, mentre le ragazze mi davano uno strappo con la macchina fino a casa lei mi aveva raccontato del contratto che aveva firmato quando era adolescente e della fregatura che ne era subito dopo susseguita.
Mi aveva spiegato che era meglio da una parte partire senza grandi aspettative così tutto quello che ne arrivava era qualcosa in più, qualcosa che mai ti saresti sognata.
Si era dimostrata matura, nonostante al primo impatto non mi avesse dato di certo questa impressione, nel momento giusto sapeva come essere seria.
Io non riuscivo ad applicare quella sua concezione delle no-aspettative. Almeno per quanto riguarda la musica. Nella mia vita ho sempre avuto una sola certezza: la musica.
Mai avrei smesso di crederci e mai avrei smesso di sognare in grande.
< Ragazze abbiamo questi tre mesi per creare qualcosa di produttivo … Vorrei far uscire il primo singolo per inizio settembre e prima di natale l’album … Che ne pensate per i tempi? > Chiede il nostro manager. Mi fa strano pensare a Luke coma al mio “manager” ma in realtà in questo momento, in questa stanza rappresenta proprio quello.
< Sono un po’ stretti, ma se lavoriamo tutti i giorni ce la faremo di sicuro … > Afferma Vic acquistando sempre più sicurezza.
< E voi che dite? Siete sempre d’accordo sullo scrivere i pezzi? > Chiede Luke guardando sia me che Sammy.
< Ne sono convinta > Affermo ricambiando lo sguardo e voltandomi per cercare una conferma nella ragazza bionda al mio fianco.
< Si, sono convinta che il risultato sarà positivo > Afferma la bionda ricambiando per un istante lo sguardo anche se noto, ormai ho imparato a conoscerla, un filo di imbarazzo nelle sue parole.
< Bene … Ragazze dovete lavorare quanto più tempo possibile, voi due confrontatevi su ciò che avete scritto in passato, annotate ogni cosa che ritenete importante, non fatemi le classiche canzoni d’amore che a scrivere cose del genere son capaci tutti … Stupitemi! > Afferma in fine sospirando.
Mi volto verso Sammy e la guardo cercando di non farmi notare. E’ a dir poco bellissima. Anche se ha il viso chiaramente stanco, forse anche lei come me ha dormito poco nelle ultime notti. Quella situazione ha dell’assurdo. La ragazza per cui ho da sempre una “cotta” è lì in quella stanza, farà parte del mio gruppo e dovremo scrivere canzoni insieme.
Se dieci anni fa mi avessero detto queste cose molto probabilmente mi sarei fratta grosse risate …
Ancora intenta nella contemplazione del suo viso, due pietre verdi mi folgorano e posso percepire il cuore pompare più sangue del dovuto e battere frenetico contro la cassa toracica.
Sammy mi osserva e scuote la testa chiedendomi un silenzioso “Che c’è?”.
Ecco, brava Jay. La prossima volta magari prova a tatuarti in fronte “Grazie a te ho capito di essere lesbica” vediamo che succede.
Mi volto bruscamente facendola restare molto probabilmente confusa  e intervengo nel discorso di Luke.
< Il cosa consiste esattamente questa promozione? > Chiedo rifacendomi al suo discorso.
< Beh ho già detto che aprirete qualche concerto di Big, suonerete in qualche locale di New York e una volta uscito il disco decideremo cosa fare … > Afferma Luke guardandomi negli occhi.
Da quando quella mattina ci eravamo presentate tutte e tre chiedendo di firmare quel “pezzo di carta” Luke non aveva smesso nemmeno per un secondo di fissarmi. Forse credeva che io lo stessi prendendo in giro o più semplicemente aspettava un mio probabile attacco di ira che avrebbe rovinato tutto.
Quell’attacco di ira fortunatamente non arrivò nemmeno quella giornata. Dopo circa un ora che trascorremmo a definire gli ultimi dettagli, Luke ci lasciò in sala prove dove suonammo perlopiù. Avevamo cantato solo una volta insieme una canzone dall’inizio fino alla fine … Non so perché non avevamo ancora ripetuto ciò forse era l’incredulità di tutta quella situazione così assurda, forse avevamo semplicemente paura di metterci in gioco.
< Stasera ci vediamo? > Chiede Sammy non appena usciamo dall’edificio.
< Stasera no, piccola > Esclama Vic dispiaciuta. < Oggi io e Ty facciamo cinque anni insieme e abbiamo intenzione di festeggiare … > Fa lei facendole un occhiolino.
< Io ho il turno a lavoro stasera > Affermo quando la bionda si era voltata nella mia direzione come se volesse essere lanciata un ancora di salvezza.
< Domani però dovremo vederci, provare cover e confrontarci > Esclamo infilandomi il casco per poi salire sulla moto.
< Decisamente > Annuisce Vic. < Sicura che non vuoi venire ora a casa mia? > Chiede per l’ennesima volta Vic facendo gli occhioni grandi.
< No, sul serio. Ho un impegno > Affermo e saluto le due ragazze con un cenno della mano.
Non avevo nessun impegno in realtà. Dovevo solo allontanarmi da Sammy. C’era stato un momento poco prima quando il mio sguardo si era soffermato più tempo del dovuto sul viso della ragazza bionda, in quel momento mi ero persa ad osservare con estrema attenzione ogni dettaglio anche quello più insignificante del suo viso.
In quel momento l’unico mio desiderio era stato girarla con violenza verso di me e baciarla. Scuoto la testa in preda a quel pensiero assurdo. Infondo tanto assurdo non era data la mia cotta per lei, ma rimaneva pur sempre un pensiero utopico dato che la ragazza in questione era etero.
In quel momento un altro pensiero inizia a formarsi nella mia testa. Lei non potrebbe stare con me non tanto per il fatto che lei sia chiaramente etero, ma soprattutto perché ciò che provo per lei è troppo forte e razionalmente sono consapevole che stare con me non le avrebbe di certo fatto bene.
 
Erano più di due ore che sfogliavo il raccoglitore dove tenevo la maggior parte delle mie canzoni. Più le leggevo più mi sembravano ridicole e banali. Come è possibile che abbia trascorso diciannove anni a scrivere maree di stronzate?! Come è possibile che al solo pensiero di mostrare quei testi a Jay quasi me la facevo sotto?
Quando avevo otto anni i miei fratelli mi portarono a fare un escursione insieme a loro. Ricordo che trascorsi mesi implorandoli di farmi partecipare alle loro escursioni, ne parlavano talmente tanto durante le cene famigliari che guardavo con ammirazione i loro volti appassionati. Volevo anche io qualcosa da raccontare, lo volevo a tutti i costi.
Fino a quella mattina volevo a tutti i costi mostrare i miei testi a Jay, desideravo ardentemente ascoltare la sua opinione, volevo vedere i suoi occhi impegnati a leggere quelle parole che raccontavano in un certo senso parti di me …
Ma esattamente come accadde undici anni fa poco prima di partire per l’escursione l’unica mio pensiero è “me la sto facendo addosso”.
Ecco, è esattamente quello il pensiero che mi sta tenendo compagnia da circa due ore, sotto all’insegna del “Moon” e che in un certo che mi costringe a rimanermene fuori al freddo con un sottile giacca a vento a ripararmi.
Non so esattamente quando decido di andarmene da lì, infondo sarei stata ancora in tempo per prendere la metropolitana e non mi sarei dovuta affannare per prendere l’ultima corsa.
Avevo appena attraversato la strada ma sento una voce che mi chiama. O meglio non sento “una voce” ma sento la voce che mi accorgo solo adesso desideravo sentire.
< Sammy! Che ci fai qui? > Chiede Jay attraversando anche lei la strada. Non indossava il grembiule forse era in pausa e i miei sospetti furono confermati quando vidi che stringeva fra le dita una sigaretta appena accesa.
< Ehi > La saluto sorridendo imbarazzata. < Passavo per qui … > Faccio pentendomi immediatamente della mia risposta.
< Cos’è quello? > Chiede lei allungando una mano per prendere il raccoglitore e nella mia più totale rincoglionaggine gli è lo faccio anche prendere!
< Ehm … Niente di che! > Affermo cercando di afferrare il raccoglitore.
Lei fa un passo indietro e portandosi le sigaretta alle labbra si libera le mani per sfogliare il raccoglitore con più attenzione.
La vedo sorridere, un sorriso distorto a causa della sigaretta che stringeva fra le labbra carnose.
In quel momento avrei tanto voluto una pala per iniziare a scavare oppure avrei voluto strapparle quel coso delle mani e iniziare a scappare, invece feci una cosa che rimase lei del tutto senza parole.
Mi avvicinai al suo viso e lei mi guardò disorientata per un piccolo istante. Approfittai di quell’istante per strapparle la sigaretta da bocca sfiorando leggermente con il pollice le sue labbra.
< Ma che … > Mi chiede lei confusa.
< Dammi il raccoglitore e te la restituisco > Affermo con tale sicurezza da meravigliarmi da sola.
Anche lei mi fissa quasi shoccata con gli occhi semichiusi. Dopo di che leggermente riluttante chiude il raccoglitore e me lo porge sospirando.
< Potrei riavere la mia sigaretta? > Chiede sempre sospirando ma particolarmente divertita.
< Ah, giusto > Dico io dimenticandomi che stringevo tra le mani la sua sigaretta.
La guardo per un istante poi decido che è giunto il momento di rischiare. In fondo facciamo parte sempre della stessa band no? Può mica picchiarmi?
Getto la sigaretta a terra e la schiaccio col mio piede sinistro sotto il suo sguardo allibito.
La sua bocca disegna un cerchio quasi perfetto sul suo viso conferendogli una vera e propria impressione da bambina.
Quando alza lo sguardo mi fissa dritta negli occhi in attesa di una spiegazione ma tiro un sospiro di sollievo quando mi accorgo che il suo viso non incazzato … forse un po’ nervoso, ma ci sta!
< Scusa è che sono un membro della campagna contro il fumo … Va contro ogni mio principio morale > Affermo alzando le spalle.
Lei mi osserva attentamente dopo di che scuote la testa con un sorrisino. Il peggio è passato.
Poi ad un tratto mentre stavo per proferire parola si volta e attraversa la strada intenta a ritornare al bar.
Io resto lì immobile e lei ad un certo punto si volta non abbandonano quel sorriso distorto che tanto la contraddistingue. < Che fai Bionda, non vieni? > Chiede guardandomi in lontananza.
 
Mai avrei potuto immaginare che trascorrere del tempo insieme a Jay fosse così.
Quando stavo con lei mi sentivo sempre in bilico. Come uno scarso equilibrista sospeso tra due palazzi su un filo sottilissimo. Prima o poi sarei dovuta cadere, stava a me decidere da che parte.
Jay mi fece sedere all’estremità del bancone, sull’ultimo sgabello. Quando non era impegnata a servire i clienti dietro al banco degli alcolici veniva da me e dava un occhiata al raccoglitore.
Infondo il motivo per cui ero lì era mostrarle i miei pezzi e anche se riluttante le avevo fatto leggere alcune delle mie ultime canzoni.
< Scrivi bene > Fa portandomi un gin tonic.
< Grazie > Affermo con un lieve rossore. < Preferisco non bere, grazie > Dico abbassando lo sguardo.
< Sei per la campagna al rogo i fumatori, non bevi, rispetti il codice stradale … Hai l’aureola per caso? > Mi chiede divertita abbassandomi lievemente per guardare oltre la mia testa.
Rido a quella battuta consapevole di essere completamente rossa in viso.
< Non sono una santa, credimi … > Affermo tornando questa volta a guardarla.
Lei alza le spalle e sparisce per ritornare tre minuti dopo con un bicchiere colmo di ghiaccio. < E’ completamente analcolico > Afferma quando prendo un po’ timorosa il bicchiere dalle sua mani.
< Non ti fidi di me? > Mi chiede con quel suo sorrisino.
< Beh … Non è che hai incollato anche questa sedia? > Chiedo riferendomi ad un episodio di quando eravamo bambine. Una mattina a lei e ai suoi amici venne la brillante idea di incollare  la mia sedia e quando mi alzai per andare al bagno si strappò tutto il grembiulino che indossavo. Ricordo quel momento come uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita … Risasi praticamente in mutande e tutti a scuola mi presero in giro per mesi e mesi.
A quella battuta non segui però la risatina che tanto avrei voluto ascoltare ma la ragazza dai capelli corti si allontanò bruscamente, urtando lo spigolo del bancone.
< Era una battuta, mi fido > Faccio per rassicurarla ma ciò non avviene. Un minuto prima scherzavamo e ci stuzzicavamo a vicenda ora lei si era completamente irrigidita e la sua corporatura esile quasi tremava per il nervosismo.
< Jay! C’è gente! > La voce dell’altra cameriera desta Jay da quel suo stato di nervosismo misto a imbarazzo.
Lei si allontana senza degnarmi di un ulteriore sguardo. Aspetto prima cinque, poi dieci minuti ma non la vedo ritornare.
Guardo l’orologio ero ancora in tempo per prendere l’ultima corsa della metro da lì a dieci minuti mi sarei dovuta avviare.
< Posso offrirti qualcosa? > Quella voce mi fa sobbalzare e quando mi volto vedo un uomo sulla trentina. Alto, abbastanza muscoloso e due braccia colme di tatuaggi. Lui mi sta sorridendo con un non so che di viscido e il suo sguardo è fermo sul mio seno come se invece dei capezzoli avessi due bei occhi verdi.
< No, grazie > Dico spostando il mio sguardo in un punto indefinito dietro il bancone.
< Due wiscky, uno doppio > Afferma il tizio e vedo Jay guardare dall’altra estremità del bancone la sua collega servire le bevande a me al tipo affianco a me.
< Comunque io sono Sean, con chi sto avendo il piacere di condividere questo drink? > Chiede provando a fare uno sguardo sexy ma quello che ne esce è uno sguardo da depravato.
< Non bevo, grazie > Ripeto respingendo il drink e senza dare una risposta reale alla sua domanda.
< Dai, bellezza uno soltanto poi giuro che non disturbo più > Afferma facendomi un occhiolino.
< Ti ha già detto di non volere niente > Afferma Jay sbucando lì improvvisamente, ponendosi praticamente di fronte a Sean.
< Non intrometterti ragazzo > Afferma il tipo guardando Jay stranamente. Nonostante l’aspetto quasi androgeno, capelli corti e l’abbigliamento non esattamente femminile, si vedeva lontano un miglio che Jay fosse una ragazza e anche una bella ragazza …
< Senti > Afferma Jay e noto per la prima volta una luce strana nei suoi occhi. La ragazza si appoggia al bancone in modo da trovarsi Sean ad una distanza davvero breve.
< Comportati da galantuomo, paga ed esci da questo locale > Intimò a voce bassissima la ragazza dagli occhi magnetici. Qualcosa nella sua espressione mi fece contrarre lo stomaco, mettendomi quasi paura.
< Sto forse disturbando la tua ragazza? > Chiede lui l’uomo con un sorriso quasi timoroso.
< Senti … > Esclama di nuovo Jay con una calma infinita. < Te lo ripeto, non è interessata puoi anche andartene > Dice continuando a fissare l’uomo dritto negli occhi come quando si spiega ad un bambino che due più due fa quattro e non cinque.
< Ma chi ti credi di essere? > Esclama Sean risentito offeso nella sua virilità. < Ehi, dolcezza tieni > Fa  porgendo il bicchiere colmo davanti a me ignorando la ragazza dietro al bancone.
La sua mano mi sfiora per un millesimo di secondo la guancia e credo di stare per vomitare.
Quel contatto dura meno di un secondo, chiudo per un piccolissimo istante gli occhi ma sono costretta a riaprirli per un tonfo micidiale che sento a pochi centimetri da me.
Sean è riverso a terra con espressione shoccata sul volto. Davanti a me c’è Jay e vedo chiaramente che si sta massaggiando il pugno destro.
< Brutta puttana! > Esclama l’uomo alzandosi e scaraventarsi contro l’esile ragazza.
Non so nemmeno come mi ritrovo ad urlare, prego qualcuno affinché li fermi. Vedo Jay sovrastata dal corpo enorme di quell’uomo  sconosciuto.
Quelli sono i secondi più lunghi della mia vita. Alla fine due camerieri trascinano l’uomo fuori dal locale, che continua ad inveire contro la ragazza dai capelli corti che da terra lo guarda con uno strano sguardo. Tra l’incazzato e il divertito.
Nonostante tutto quello che sia appena successo davanti ai miei occhi è proprio quell’espressione a spaventarmi più di ogni cosa.
< Ma sei impazzita?! > Le chiedo porgendole una mano per aiutarla ad alzare, mano che ovviamente non prende. < Poteva ucciderti a mani nude quel tipo! > Affermo preoccupata quando rialzandosi noto che il suo labbro inferiore sta sanguinando copiosamente.
Lei sembra rendersene conto solo dopo che il mio sguardo si posa qualche secondo in più sulla sua bocca e quando toccandosi il labbro vede il sangue torna a guardarmi senza aggiungere altro.
< Jay, ma cosa hai al posto del cervello?! > Chiede un uomo sulla quarantina sbattendo una mano sul bancone. < Vai a cambiarti, và! > Esclama irritato.
Il labbro di Jay continua a sanguinare si guarda attorno e nota che gli occhi di tutti sono puntati su noi due. Tamponandosi il labbro con il braccio esce in quello che credo sia lo spogliatoio. Resto lì imballata senza sapere minimamente che fare. Dopo qualche secondo apro la porta e la vedo mentre si sta infilando un jeans scuro e strappato.
< Mi starei cambiando > Afferma ma non è per niente imbarazzata. La guardo prendere una felpa nera dall’armadietto e se la infila da sopra alla maglia bianca davvero molto larga.
< Va meglio? > Chiedo avvicinandomi per guardare meglio la sua ferita.
Afferma sospirando rumorosamente.
< Ho notato > Affermo notando che il sangue non accenna a diminuire. Esclamo guardandomi attorno alla ricerca di una valigetta da pronto soccorso.
< Nah, non è niente di che …. Dopo ci metto del ghiaccio > Afferma lei alzando le spalle.
< Non c’è niente qui dentro? Me ne occupo io > Affermo decisa.
< Non devi preoccuparti, sul serio > Afferma lei scuotendo il capo.
< Beh, non credi che sia troppo tardi? > Quelle parole mi scappano dalla bocca e provoco una reazione strana in Jay. Prima resta sorpresa poi irritata e infine mi da una risposta che mi fa restare per un attimo interdetta. < Ho il disinfettante di sopra … > Afferma e non c’è bisogno di aggiungere altro. Mi aveva appena invitato a casa sua.
 
 
NOTA AUTRICE:
Scusate, scusate, scusate! Sono pessima avevo detto di aggiornare tipo una settimana e mezzo fa! Purtroppo ho avuto diversi impegni e non ho potuto mantenere la parola …
Con mio sommo piacere noto che le visualizzazioni aumentano sempre di più e siete davvero in tanti quelli che seguite la mia storia! Ringrazio come sempre chi recensisce mi stimolate sul serio..! Ne approfitto per invitarvi come sempre a darmi un parere che fa sempre piacere J
Non voglio fare promesse su quanto aggiornerò ma non passerà tanto tempo non aggiungo altro!
Piccoli spoiler: qualcosa nell’aria sta decisamente cambiando, chi si sbilancerà per prima? Sammy o Jay? Un letto verrà a breve condiviso e una certa persona non riesce proprio a restare nel suo spazio …
Basta non voglio aggiungere altro leggete il prossimo capitolo e recensite in tanti! Scusate gli eventuali errori e non vi fate problemi a segnalarli, non ho tenuto il tempo di supervisionare attentamente …
Alla prossima ;)
  
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