Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Moon9292    16/10/2013    7 recensioni
Gabriel Martin ha tutto dalla vita.
E' ricco, è bello, è attraente, è intelligente ed ha una bella famiglia. Ha una fidanzata modella bellissima, ed è a capo della sua cerchia di amici. L'università è un gioco da ragazzi per lui. Tutti lo amano, tutti lo desiderano e tutti lo vogliono.
Kyra Smith è una ragazza comune.
E' semplice, non ha a disposizione i soldi di famiglia, e per andare avanti all'università è costretta a dare ripetizioni ai ricchi figli di papà. La sua massima aspirazione, oltre quella di diventare avvocato, è essere invisibile agli occhi di tutti.
Questi due ragazzi conducono vite separate, e l'unica volta in cui si trovano uniti, è solo per prendersi in giro e farsi i dispetti come stupidi adolescenti.
Un giorno, però, le cose cambiano e Gabriel si vede costretto a chiedere aiuto proprio all'ultima persona al mondo alla quale avrebbe chiesto qualcosa. E, come uno scherzo del destino, due anime opposte si troveranno a condividere attimi di eterna felicità.
Che la vita fosse imprevedibile, questo era chiaro, ma poteva davvero diventare così assurda? Evidentemente si...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

Capitolo 3 - Accordi

 

 

Gabriel cominciò a fissare con ostilità il telefonino. Davanti ai suoi occhi, a caratteri cubitali, vi era il numero di quell’annuncio che gli avrebbe potuto salvare la vita, eppure non aveva il coraggio di schiacciare il pulsante verde. Un semplice pulsante, una semplice e minima pressione e avrebbe potuto risolvere quella dannata situazione. Ma non ci riusciva, in nessun modo. Erano ormai ore che era entrato in possesso di quel contatto. Addirittura aveva staccato l’annuncio dalla bacheca, temendo che qualcun altro potesse vederlo. Non poteva permettersi della concorrenza, e neanche degli spettatori. Se doveva farlo, avrebbe fatto in modo di essere certo al cento per cento di non rischiare niente, specialmente la sua posizione al campus. E in più doveva considerare molti fattori, tra cui l’inganno che avrebbe propinato ai propri genitori per ben due settimane, dover istruire la ragazza e fare in modo che si comportasse in maniera impeccabile. E poi avrebbe dovuto pregare qualsiasi Dio o Santo sperando che la ragazza in questione fosse carina, o quanto meno decente, e specialmente magra. Insomma, doveva spacciarsi per una modella! Non poteva prendere una “finta fidanzata” se non aveva le taglie giuste. Si rese conto di quanto superficiale fosse quel pensiero, nell’esatto istante in cui lo formulò. Ma non poteva permettersi critiche morali da parte della sua coscienza. C’erano in ballo troppe cose per lui.
Erano ormai le cinque del pomeriggio, perciò doveva affrettarsi. Di sicuro non poteva aspettare ancora troppo. Ogni minuto era prezioso, perciò non andava sprecato. Dopo aver trovato l’annuncio, aveva chiuso velocemente la conversazione con Adam, perciò si sentì vagamente in colpa con l’amico. Lo avrebbe chiamato, ma solo dopo aver portato a termine quella che per lui ormai era diventata una missione. Inspirò profondamente, un’ulteriore volta. Guardò il display del cellulare, e dopo un’imprecazione contro Amelie per averlo lasciato, schiacciò il tasto verde. Si portò il telefono all’orecchio, massaggiandosi lentamente gli occhi. Per colpa di quella situazione gli sarebbe venuta un’ulcera, come minimo. Ci furono i primi squilli, e lentamente l’ansia in lui crebbe, fino a raggiungere livelli troppo alti da sopportare. Sentiva lo stomaco contorcersi in una morsa ferrea, e probabilmente avrebbe rimesso se non si fosse calmato da li a tre secondi. Intanto il telefono squillava, privandolo definitamente del suo autocontrollo. Si alzò dalla sedia della caffetteria e cominciò a vagare per i prati del campus. Arrivò davanti allo spiazzale più ampio dell’università, e si fermò osservando le persone. Vi erano gruppi che studiavano, altri che leggevano, altri ancora che giocavano con i palloni. Poi voltò lo sguardo alla sua destra. A poca distanza da lui vi era Kyra Smith seduta sul prato da sola, intenta a leggere un libro massiccio con le cuffie nelle orecchie e una bottiglia d’acqua in mano. Sbuffò infastidito. Solo vederla gli provocava un’insana rabbia che sgorgava dal petto e si propagava per tutto il suo corpo. Resistette alla tentazione di importunarla, concentrandosi sul telefono e sugli squilli che continuavano. Imprecò mentalmente, contro quella ragazza. Non l’aveva ancora conosciuta, ma già la detestava. La linea cadde, e lui ricacciò indietro un urlo esasperato. Decisamente la fortuna doveva averlo abbandonato in quel periodo. Ripeté il numero sul suo cellulare, e pregò nuovamente di ricevere risposta.
<< Pronto? >>, domandò una voce femminile e diffidente.
Gabriel rimase paralizzato per i successivi dieci secondi. Lui quella voce la conosceva, ma non riusciva a dare un volto a quella figura misteriosa. Le mani, stranamente, presero a sudare e i battiti del suo cuore aumentarono. Non riusciva a capire quella strana reazione, ma l’ansia lo stava divorando.
<< Pronto? Chi è che parla? >>, continuò leggermente piccata la voce della ragazza.
Quando sentì quel tono infastidito, Gabriel si sentì sbiancare. Finalmente aveva riconosciuto quel tono. Lentamente, terrorizzato, riportò il suo sguardo alla sua destra. Kyra Smith era al telefono, infastidita, mentre con le dita tamburellava sul suo libro ancora aperto. Senza pensarci sopra due volte, chiuse la comunicazione affrettandosi a scappare da quello spiazzale. Doveva mettere quanta più distanza era possibile tra lui e quella persona.
Non poteva essere.
Non poteva davvero credere di essere così sfortunato.
Era impossibile!
Tutta quella dannata situazione era folle.
Nessun essere vivente, sull’intera faccia del pianeta, aveva sperimentato in cosi breve tempo tutta quella sventura. E soprattutto niente del genere era mai capitato a lui. Insomma, era Gabriel Martin! Lui dalla vita prendeva tutto ciò che voleva, senza mai chiedere il permesso a nessuno. La maggior parte delle persone si prostrava ai suoi piedi, per avere un minimo della sua attenzione. E chi doveva diventare la sua personale eroina, l’unica in grado di tirarlo fuori dai guai? La sola ragazza al mondo a non subire il suo fascino, a non poter soffrire la sua presenza neanche in una stanza piena di gente. L’unica a non essere succube della sua persona. Camminò speditamente ritornando alla caffetteria del campus. Si sedette allo stesso tavolo dove Amelie lo aveva lasciato, e imprecò nuovamente. In quei giorni non aveva fatto altro che bestemmiare, rifletté senza motivo. Doveva pensare a qualsiasi altra cosa, e non al fatto che avrebbe dovuto mettere sotto i suoi piedi il suo orgoglio per chiedere aiuto alla Smith.
No! Non poteva davvero pensare di chiamare quella ragazza per chiederle di diventare la sua fidanzata. Non poteva proprio. E poi era certo che lei avrebbe rifiutato. L’odio tra di loro era reciproco. Kyra Smith non avrebbe sprecato neanche uno solo dei suoi minuti preziosi con lui. Non lo avrebbe ascoltato, ma anzi sarebbe corsa al giornale del campus per sputtanarlo. Ed era sicuro che avrebbe goduto come una matta per la sua disfatta. Era fregato. Dove la trovava un’altra disposta ad aiutarlo. Non poteva fidarsi di nessuno. Tutti potevano tradirlo. Si accasciò scompostamente sul tavolo, maledicendosi per qualsiasi cosa e maledicendo Kyra Smith perché non pendeva dalle sue labbra. Improvvisamente il suo cellulare squillò. Cominciò a tremare, pensando che fosse la ragazza intenta a cercare di contattarlo, per sapere il motivo della sua chiamata. No, non avrebbe risposto neanche sotto tortura. Terrorizzato, sbirciò il numero. Tirò un sospiro di sollievo, nel constatate che era soltanto Adam.
<< Pronto >>, disse mestamente.
<< Ehi ma che ti è preso stamattina? Perché mi hai liquidato? E cosa volevi dirmi di cosi urgente? >>, domandò impensierito l’amico.
<< Scusa, Adam, ma ho avuto …da fare >>, improvvisò non sapendo bene quale giustificazione dare.
<< Da fare? Cosa? E si può sapere che è successo? Mi stai preoccupando >>, continuò Adam, come il migliore degli impiccioni.
“Merda, e ora che gli rispondo?”, pensò Gabriel portandosi una mano alla tempia. Stava per scoppiargli un fortissimo mal di testa, ne era certo.
<< Niente, stamattina ho visto un amico a cui dovevo chiedere una cosa …sulla lezione di oggi. Sai com’è, devo restare in regola, specie perché perderò due settimane >>, improvvisò non riuscendo a trovare nessun’altra scusa valida. In fin dei conti lui era un bravo studente, e quello che aveva detto poteva essere credibile.
<< E invece cosa volevi dirmi? Sembravi parecchio allarmato >>, continuò Adam con voce ansiosa.
<< Ma niente, sta tranquillo, va tutto bene. È solo che avevo litigato con una persona e avevo bisogno di sfogarmi tutto qui >>
<< Ah, va bene. Mi hai fatto preoccupare amico >>.
Poi una lampadina si accese nella sua mente. Aveva davanti a se solo due opzioni: chiamare Kyra oppure andare dai suoi senza fidanzata dicendo la verità. Ed Adam poteva aiutarlo ad imboccare la strada giusta.
<< Ehm, senti Adam, dovrei chiederti una cosa >>, cominciò titubante
<< Spara >>, lo incitò l’amico.
<< Ecco, volevo sapere… Da uno a dieci, quanto esattamente i miei sono eccitati all’idea di conoscere la mia fidanzata? >>, domandò incrociando le dita.
<< Perché vuoi saperlo? >>, chiese Adam. Dal suo tono sembrava insospettito.
<< No, così. Giusto per sapere a cosa vado incontro, e per preparare la poverina >>, improvvisò, dicendo la prima cosa che gli venne in mente.
<< Beh allora preparala al peggio. I tuoi hanno già organizzato una serie di cene neanche fosse natale. Poi vi sarà una festa fatta dai Giordan, dove i tuoi hanno intenzione ti presentarvi ufficialmente insieme. Gite a non finire. Shopping tra ragazze, e tra parentesi tua madre e tua sorella sono incredibilmente eccitate. Non puoi capire! La tua famiglia ha superato notevolmente il livello di follia, e la cosa ancora più incredibile è che hanno coinvolto anche me. Ora sembra assurdo, ma non vedo l’ora di conoscerla anche io questa fantomatica ragazza >>, spiegò divertito Adam.
In quel momento il cuore di Gabriel precipitò in fondo alla terra, sbucando dall’altra parte del globo. Era la fine. La strada più bella e luminosa gli era stata preclusa in modo barbaro e secco. Non avrebbe mai potuto deludere la sua famiglia e neanche il suo migliore amico. Perciò non gli restava che ingoiare il suo orgoglio, pregare in tutte le lingue del mondo, e percorrere il sentiero meno battuto.
<< Ok, grazie amico. Mi hai aiutato a capire >>, rispose ingoiando il magone in gola, e fingendo un divertimento che non era suo.
<< Prego. Avvisa la tua fidanzata misteriosa, così magari non corre via a gambe levate >>, scherzò Adam.
<< Ovvio. Non posso di certo farmela scappare >>, affermò Gabriel con la morte nel cuore.
Avrebbe dovuto mentire, fare a pezzi il suo orgoglio e ingannare le persone più importanti della sua vita. Cominciava vagamente a sentirsi un verme. Ma la prospettiva di deludere la sua famiglia era davvero troppo devastante, per poter essere presa in considerazione.
<< Ehm ,senti ora devo andare Adam. Ho un appuntamento con la ragazza del mistero >>
<< Ok. Allora ci sentiamo. Ciao stronzetto >>
<< Ciao coglione >>.
Attaccò il telefono. Non riusciva ancora a credere al casino in cui si era andato a ficcare.
Non poteva decidere di seguire la sua indole e divertirsi con le ragazze senza impegno?
Non poteva semplicemente passare da un letto all’altro senza obblighi o coinvolgimenti emotivi vari?
No! Doveva fidanzarsi con la persona più superficiale e stronza del pianeta. E la cosa peggiore era che aveva coinvolto la sua famiglia, in un certo senso. Doveva essere impazzito quel giorno di due anni fa, quando chiamò sua madre per comunicarle il suo fidanzamento. Almeno aveva avuto la decenza di non specificare assolutamente nulla, facendo tramutare Amelie nella sua ragazza misteriosa. Forse il fato, sapendo come sarebbero finite le cose, era voluto intervenire in anticipo, evitandogli conseguenze peggiori. In fin dei conti, avrebbe dovuto ringraziare non si sa bene chi per quell’inaspettato colpo di fortuna. Inspirò nuovamente, cercando di trovare per l’ennesima volta il coraggio di chiamare quel numero, e chiedere di incontrarsi con la Smith. Il mal di testa in fine era scoppiato. Sospirò, esasperato da quella sua codardia. Perciò, senza rifletterci ulteriormente, scorse la lista dei numeri in rubrica, arrivò a quello cercato e premette il pulsante verde. Non poteva più aspettare. Il tempo scorreva inesorabilmente, e aveva solo due settimane per istruire Kyra. Se doveva fingere di essere la sua fidanzata, allora avrebbe preteso la perfezione. Sempre nell’eventualità in cui avesse accettato di aiutarlo in quella follia. Nel frattempo il cellulare squillava, e l’ansia tornava ad attanagliare lo stomaco di Gabriel. Si, decisamente alla fine di quella giornata gli sarebbe venuta un’ulcera.
<< Pronto? Ma si può sapere chi diamine sei? Perché cazzo mi stai chiamando, eh? >>, sbottò la voce di Kyra Smith. Era furiosa e infastidita.
“Bene! Cominciamo davvero bene questo rapporto lavorativo”, pensò sarcastico Gabriel.
<< Pronto >>, rispose camuffando la voce. Sgranò gli occhi, maledicendosi per la sua stupidità. Non sapeva neppure lui perché l’avesse fatto, ma di sicuro con il tono che era uscito, poteva sembrare un killer di terza categoria.
<< Che c’è? Cosa vuoi? >>, domandò sospettosa la ragazza.
<< Sono uno che ha un lavoro da offrirti >>
 
 
 
Quel giorno fu incredibilmente stressante per Kyra.
La mattinata, soprattutto, era stata davvero logorante.
Preparare l’annuncio per avere soldi extra era stato difficile. Sapeva già che avrebbe ricevuto chiamate folli, e probabilmente non avrebbe cavato un ragno dal buco con quella soluzione. Ma tentar non nuoce! Poi aveva dovuto consolare Allyson per quell’aggressione subita. Successivamente aveva effettuato il suo piano di vendetta nei confronti di Freddie e gli altri idioti, e sapeva che questi non gliel’avrebbero fatta passare liscia. Ne era certa al cento per cento. Solo che non sapeva cosa aspettarsi. Era certa di non aver mai visto Freddie cosi furioso, perciò non conosceva la reale portata della sua vendetta. In più aveva dovuto seguire i corsi con maggiore impegno, per cercare di non perdere la restante parte della sua borsa di studio. Aveva anche passato mezz’ora della sua pausa pranzo nella biblioteca della facoltà, a cercare su internet annunci di appartamenti a basso prezzo vicino all’università ma, come era prevedibile, non c’era nulla di vantaggioso. Doveva trovare una soluzione e velocemente. In più aveva anche avuto una mezza litigata con Sean durante la sua restante pausa.
<< Ciao dolcezza, come te la passi? Trovata una soluzione per il tuo problema? E la vendetta com’è andata? >>, la sommerse di domande, strappandole un sorriso.
<< Ciao Sean. Ti dispiace farmi una domanda alla volta. Sai, temo poi di dimenticare qualche pezzo per la strada >>, rispose ironica.
<< Dolcezza, il tuo sarcasmo è sempre ben accetto per questo mio cuore da checca >>
<< Felice di renderti felice, Sean. Allora, qual è la cosa che ti preme maggiormente sapere? >>, domandò interessata.
<< Beh, se me la poni così direi di dare la precedenza alle cose divertenti. Perciò raccontami della vendetta >>, la incalzò il ragazzo.
Così Kyra si dilungò nel raccontare dei palloncini e del fango. Delle risate e delle umiliazioni inflitte. Il tutto condito con particolari divertenti, tipo il colore dei capelli di Freddie, oppure dei vestiti rovinati e cose così. Non si risparmiò nulla, facendo ridere di cuore l’amico. Decise anche di raccontare della minaccia subita.
<< Dolcezza, devi stare molto attenta. Quel figlio di puttana potrebbe combinarti qualche scherzo di pessimo gusto >>, commentò impensierito Sean.
<< Peggio del fango? Dubito seriamente. Sappiamo già cosa potrebbe farmi: rovesciarmi il caffè addosso, oppure rovinarmi la borsa con qualche defecazione non bene identificata. Oppure ancora dipingermi i capelli di qualche colore improponibile, o addirittura tagliarli >>
<< Giammai! >>, urlò Sean attraverso il telefono. << Non gli permetterò mai di rovinare la tua perfetta acconciatura, dolcezza. Mi ci sono voluti secoli per convincerti a portarli sciolti, e lui non rovinerà la mia opera >>.
Kyra rise divertita. Parlare con il suo migliore amico era sempre un toccasana per la sua anima ferita e oscura. Avrebbe sempre potuto contare sul ragazzo. Ora, però, arrivava la parte difficile, ovvero raccontargli dell’annuncio.
<< Bene, dolcezza, passiamo agli argomenti pesanti. Hai trovato una soluzione al tuo problema? >>, domandò infatti Sean diventando improvvisamente serio.
<< Ehm, ecco… >>, titubò Kyra.
<< Dolcezza che mi nascondi? >>
<< Sean prometti che non ti arrabbi >>, rispose agitata.
<< Dolcezza sputa il rospo. Ora >>, sibilò il giovane.
<< Va bene. Stamattina ho messo un annuncio in bacheca offrendomi per qualsiasi lavoro disponibile. Ho lasciato anche il numero di telefono >>, parlò velocemente Kyra.
Dall’altra parte ci fu un silenzio tombale. La ragazza non sentiva nemmeno il respiro dell’amico. Cominciò a sperare che fosse caduta la linea. Ma quando sentì un sinistro rumore, come di qualcosa spezzato, capì di non essere stata tanto fortunata.
<< Sean, dai, non arrabbiarti >>, lo supplicò timidamente.
<< Non arrabbiarmi? >>, rispose con voce alta. << ARRABBIARMI? >>, urlò furioso. << Ti rendi conto della cazzata che hai fatto? Capisci la gravità della situazione? >>
<< Sean non mi succederà niente. So cavarmela benissimo da sola, non ho bisogno della balia >>, rispose Kyra, piccata e punta sul vivo.
Quell’argomento era ancora una ferita aperta per lei, e gettare sale su quella particolare lesione non era mai un bene.
<< Dolcezza spero che tu stia scherzando. Hai idea del tipo di persone con cui hai a che fare? Ti ricordi tutte le avance moleste che hai dovuto subire da quando vai li? Delle volte in cui hai dovuto alzare le mani per difenderti? Ti ricordi? Beh, perché io si. E so che ogni volta ho dovuto reprimere il mio istinto omicida, cazzo >>, sbottò sempre più furioso.
<< Mi ricordo bene. E ricordo anche che non è successo nulla di grave. Nessuna è andato oltre alla palpata di culo. Tutti loro si sono trovati un occhio nero, lo sai bene >>
<< Già, lo so. E so anche che non sempre è stato così, Kyra >>, rispose troppo seriamente.
Ahi! Quando Sean usava i nomi delle persone, e non affibbiava stupidi nomignoli, allora la situazione era grave. Ma soprattutto era grave perché aveva tirato fuori proprio quell’argomento. Qualcosa che non doveva fare.
<< Vaffanculo Sean >>, sibilò Kyra furiosa.
Dall’altra parte, la ragazza sentì sospirare forte. Lo conosceva bene, e sapeva con assoluta certezza che il ragazzo si stesse sistemando il ciuffo per il nervoso. Era un tic nato da quando finì in ospedale per l’aggressione.
<< Mi dispiace dolcezza. Non volevo tirare fuori quell’argomento >>, disse mestamente.
<< Va bene. Non importa Sean. E poi tu sai bene come sono andati i fatti, perciò non puoi rinfacciarmi nulla >>
<< Si, lo so bene dolcezza >>.
Rimasero per qualche secondo in silenzio, imbarazzati ed incapaci di dire qualcosa. Kyra odiava litigare con il ragazzo. Era come infliggersi una pugnalata in qualche parte del corpo. Sean era molto più di un semplice amico. Era suo fratello, un frammento della sua anima, un pezzo di stessa. Qualcuno senza il quale non sarebbe sopravvissuta. Litigare con Sean era come litigare con il proprio cuore.
<< Sul serio dolcezza, mi dispiace. Ti prego non essere arrabbiata con me >>, la supplicò il ragazzo.
<< No Sean, non ce l’ho con te >>, rispose sorridendo appena. Non avrebbe mai potuto portargli rancore. Poi guardò l’orologio e vide che si erano già fatte le tre. << Senti, ora devo andare Sean. Ci sentiamo stasera, va bene? >>
<< Certo dolcezza. A stasera. E scusami ancora >>, disse con dolcezza, abbandonando il suo lato scanzonato, per assumerne uno più reale.
<< Ciao Sean >>, lo salutò con lo stesso tono.
Quando rimise il cellulare in tasca, sospirò. Kyra era una ragazza forte, aveva affrontato tutte le difficoltà della vita. Ma c’erano ancora troppe cicatrici aperte sul suo cuore, e queste non andavano stuzzicate. Altrimenti avrebbe sanguinato internamente, e la faccenda si sarebbe ulteriormente complicata.
Ed ora si trovava nel piazzale del campus, a leggere e cercare di riposare la mente. Era passata anche davanti alla bacheca, ma con suo sommo stupore e rabbia, il suo annuncio era stato tolto. Perciò sarebbe dovuta tornare nella sua camera per farne un altro. L’unica cosa che poteva alleviare le sue pene, era la musica. Era l’unica vera passione che aveva coltivato da quando era bambina. Nei momenti peggiori, metteva le cuffie del suo mp3 sgangherato, usato da Sean, e si isolava completamente per delle intere ore.
Non sentiva nessuno.
Non pensava a niente.
Nulla aveva senso, peso o consistenza in quel mondo.
Solo lei e la musica.
E in quel pomeriggio, aveva bisogno di precipitarsi in quel mondo fatto di canzoni, e testi e suoni.  Nessun rumore poteva infastidirla, e niente al di fuori di quelle cuffie aveva senso. Ad un certo punto, sentì la sua borsa vibrare. Tirò fuori il cellulare e vide un numero sconosciuto lampeggiare davanti ai suoi occhi.
<< Pronto? >>, domandò diffidente.
Non si fidava di quelle chiamate sconosciute. Sapeva che erano sempre e solo scherzi, e odiava quelle scemenze infantili che ancora le persone facevano. Dall’altra parte non sentì nessun suono, e questo la infastidì ulteriormente.
<< Pronto? Chi è che parla? >>, continuò piccata.
Ancora nessun suono dall’altra parte. Poi improvvisamente sentì un click, che poneva fine a quella telefonata. Un’immensa rabbia si propagò per tutto il corpo. Avrebbe voluto urlare o spaccare qualche cosa, ma non poteva farlo. Era nel bel mezzo dello spiazzale erboso del campus, e una reazione simile l’avrebbe fatta apparire ancora più pazza di quel che era. Già si era esposta troppo quella mattina con quella stupida vendetta, ci mancava solo che potesse essere guardata per altri motivi. Un movimento d’aria, e poi una figura andò a sedersi al suo fianco. Il sorriso timido e più tranquillo di Allyson la colpì in pieno.
<< Ciao >>, disse dolcemente la nuova venuta.
<< Ciao Ally. Come ti senti? >>, domandò Kyra.
<< Meglio, grazie. Ho saputo quello che hai fatto stamattina. Volevo ringraziarti. Mi hai vendicato neanche fossi il mio principe azzurro >>
<< Al massimo principessa >>, scherzò Kyra strappando un altro sorriso alla ragazza. << E poi non ho fatto niente di che. Freddie meritava una punizione, tutto qua >>
<< Oh Kyra, credimi se ti dico che hai fatto molto. Mi hai difeso contro quel bastardo, quando nessun altro lo avrebbe fatto. Sei stata davvero fantastica >>, rispose con veemenza Allyson.
<< Ally, qualsiasi altra persona lo avrebbe fatto >>
<< Ti sbagli, Kyra. Nessuno qui si metterebbe contro il quartetto delle meraviglie, specialmente Freddie. Hanno tutti paura di lui, e a buon vedere >>
<< Perché? >>, domandò curiosa e stranamente inquieta Kyra.
<< Come perché? Tu sei la prima vittima degli scherzi stupidi di quei tipi >>, commentò Allyson.
<< Si ma non mi hanno mai spaventato. E di sicuro Freddie non mi spaventa >>
<< E’ possibile che tu non sappia? >>, esclamò scioccata Allyson.
<< Cosa? >>, chiese Kyra sempre più in ansia.
<< Non lo sai che Freddie quando era al liceo ha rischiato più volte di essere espulso per i suoi comportamenti violenti? Se l’è cavata sempre perché il padre sborsava molti soldi all’istituto privato in cui andava >>.
Kyra ingoiò un magone grande quanto un pugno. Questa davvero non se l’aspettava. Sapeva che il ragazzo fosse strano, e in qualche modo aveva una vena folle che gli scorreva in corpo. Ma chi non era in qualche modo pazzo? Tutti avevano i loro scatti di irascibilità. Ma arrivare essere violenti! Questo era davvero troppo. A quel punto però, la vendetta era stata attuata e non poteva tornare indietro. Avrebbe subito le conseguenze con forza, e si sarebbe difesa in qualsiasi modo. Freddie non l’avrebbe mai sopraffatta. Improvvisamente il cellulare tornò a squillare. Guardò lo schermo e vide lo stesso numero di prima. Sospirò irritata.
<< Pronto? Ma si può sapere chi diamine sei? Perché cazzo mi stai chiamando, eh? >>, affermò furiosa e infastidita.
<< Pronto >>, rispose una voce strana.
Era come forzata, quasi da maniaco. Sbuffò mentalmente.
“Ci mancavano solo i maniaci a rompermi le palle”, pensò alzando gli occhi al cielo, e cercando di calmare l’inquietudine che le stava divorando lo stomaco.
<< Che c’è? Cosa vuoi? >>, domandò Kyra incerta.
<< Sono uno che ha un lavoro da offrirti >>.
 
 
 
Gabriel Martin è stato definito da molte il ragazzo più bello che avessero mai visto.
Gabriel Martin è stato invidiato da molti ragazzi.
Gabriel Martin dalla vita ha sempre avuto tutto, o se l’è presa senza sforzi.
Gabriel Martin conduceva la vita perfetta, che tutti desiderano.
Gabriel Martin era questo e basta.
E allora perché, si domandava, era finito a nascondersi come il peggiore dei maniaci in mezzo a dei cespugli aspettando, in preda al panico, l’arrivo di Kyra Smith? Come diamine era potuto cadere così in basso. Si sarebbe aspettato di tutto nella sua breve vita. In fin dei conti una canna l’aveva fumata anche lui, e aveva preso anche serie sbronze da non ricordare neanche il suo nome. Ma mai era finito nei cespugli per nascondersi alla vista degli altri, e forse nascondersi un po’ anche alla sua stessa vista.
Non voleva vedersi umiliato da quella ragazza.
Non voleva vedere il suo orgoglio fatto a pezzi.
Voleva solo andare a casa e nascondersi sotto le coperto, come quando era bambino e aveva paura del temporale.
Però non poteva farlo. Era diventato adulto, nonostante tutto. Nonostante la sua superficialità, e il suo atteggiamento infantile alle volte, e le sue bravate degne di un adolescente. Era un adulto e come tale avrebbe affrontato la situazione. Qualsiasi cosa fosse successa. Fissò l’orologio sempre più ansioso. Segnava le dieci precise. A momenti Kyra Smith sarebbe sbucata fuori e lui avrebbe dovuto tirare fuori tutto il coraggio che possedeva, per uscire fuori dal suo nascondiglio. Involontariamente strinse più forte il rametto del cespuglio, facendosi male. Imprecò per la milionesima volta in quella giornata, e guardò con odio quel piccolo spiazzo d’erba. Era situato alle spalle dei dormitori. Nessuno andava mai in quel posto, specialmente di sera. Isolato dal resto del campus, con i lampioni alti e luci soffuse, e tutti quei cespugli che costeggiavano il muro, rendeva quel posto spettrale ed inquietante. Quasi da scena di film horror. Lo aveva scelto apposta, perché nessuno li avrebbe visti parlare, e la sua reputazione sarebbe stata salva.
Quello ero il luogo in cui avrebbe  gettato alle ortiche il suo orgoglio. Spettatore della sua completa disfatta nei confronti della persona che più odiava al mondo. Quando quel pomeriggio aveva proposto a Kyra di incontrarsi li, e a quell’ora, aveva sentito la sua incertezza e tutti i suoi dubbi. Se i ruoli fossero stati invertiti avrebbe di sicuro rifiutato. Ma quando aveva nominato l’annuncio messo in bacheca, e che era stato lui a staccarlo, la ragazza a malincuore aveva accettato. Gabriel sospettava di non essere l’unico in difficoltà. Da quello che vi era scritto sul foglio, sembrava che la Smith fosse in ristrettezze economiche o qualcosa di simile. Era a conoscenza delle sue lezioni private, e sapeva esattamente a chi desse ripetizioni. Conosceva la stanza del campus in cui viveva, e anche quale fosse la sua stanza. I suoi orari scolastici e il fatto che avesse una cospicua borsa di studio.
‘Per sconfiggere un nemico, devi prima conoscerlo’, si diceva sempre ogni qual volta andava a cercare informazioni relative alla ragazza. Ma in quel preciso momento, avrebbe dato qualsiasi cosa al mondo per non conoscerla. Per non sapere niente di lei, cosicché la loro faida non fosse mai esistita. Chiederle aiuto sarebbe stato molto più semplice. Sbuffò nuovamente, guardando l’orologio. Tre minuti di ritardo. Decisamente quel rapporto cominciava malissimo. Poi, nel silenzio totale, sentì il rumore di passi sull’erba. Guardò verso quella fonte di rumore, e nel giro di pochi secondi, da dietro l’angolo spuntò Kyra Smith. Come al solito, portava un jeans semplice, maglietta a maniche lunghe bianca e larga, essenziale, con un giubbotto di jeans. La sua solita borsa consunta e gli occhiali neri e grossi, quasi più della sua faccia. Nel complesso era una ragazza totalmente anonima, ma neanche da buttare. Avrebbero dovuto lavorare parecchio sul suo aspetto, se avesse accettato. Ma soprattutto gli occhiali andavano eliminati.
Gabriel vide la ragazza guardarsi intorno. Era agitata, e stringeva convulsamente qualcosa dentro alla tasca del giubbotto. Inspirò ed espirò più volte, convincendosi ad uscire dal suo nascondiglio. Poi, senza ripensamenti o altro, si alzò e andò alle sue spalle. Kyra non si voltò. Evidentemente non doveva averlo sentito. Alzò gli occhi al cielo, chiedendosi perché quelle cose capitavano solo a lui. Infine, tornò a guardarla.
<< Smith >>, esclamò caustico nel silenzio più totale.
Kyra si voltò di scatto, spaventata come non mai. Poi non vide più nulla, perché qualcosa di irritante lo colpì negli occhi.
 
 
Kyra arrivò all’appuntamento con il tipo dalla voce strana.
Era nel piccolo spiazzale erboso dietro ai dormitori. Un posto dove nessuno andava mai, e per questo pericoloso. Quando il tizio, quel pomeriggio, le aveva proposto quel luogo e quell’orario, aveva deciso di rifiutare senza battere ciglio. Non voleva di certo morire, e quella sembrava una vera e propria richiesta di omicidio. Insomma, solo i maniaci e i killer vogliono incontrarsi ad orari impensabili e in luoghi sperduti!
Ma quando poi aveva nominato l’annuncio messo in bacheca, aveva capito che si trattava di uno studente. Certo, questo non la tranquillizzava visti i soggetti, ma almeno sapeva di avere qualche chance di cavarsela. Si munì di uno spray al peperoncino, oggetto che comprava da quando era adolescente. Sapeva che i suoi effetti non fossero molto forti, ma almeno le dava il tempo di scappare se le fosse successo qualcosa. Istintivamente lo strinse tra le mani, pronta ad usarlo. I suoi occhi scattavano da una parte all’altra, veloci, per captare un qualsiasi movimento sospetto, ma tutto taceva. Forse lo strano tizio le aveva dato buca. Cominciò a sperare che fosse così. Ancora non aveva capito come poteva aver accettato quel folle incontro.
‘Dolcezza, tu hai decisamente qualche rotella fuori posto. E per colpa tua mi si spezzeranno altre unghie’, urlò una voce nella sua testa. Una voce molto simile a quella di Sean.
E quella voce aveva ragione da vendere. Solo qualcuno con le rotelle fuori posto avrebbe accettato.
<< Smith >>, esclamò qualcuno alle sue spalle, nel silenzio totale.
Non rifletté. Semplicemente agì.
Si voltò di scatto, tirando fuori lo spray al peperoncino che aveva nella tasca del giubbotto di jeans, e lo spruzzò negli occhi del suo assalitore. La figura sconosciuta comparsa all’improvviso, cominciò a lamentarsi forte per il dolore. Lo aveva sorpreso.
Bene, quello era il momento per scappare!
Stava per correre più veloce di un corridore, quando si bloccò paralizzata. Davanti ai suoi occhi, in tutto il suo arrogante splendore, e anche in preda al dolore allucinante, vi era Gabriel Martin. Spalancò gli occhi scioccata da tale rivelazione.
E lui che diavolo ci faceva in quel posto sperduto, a quell’ora della sera?
Non poté farsi altre domande, perché doveva agire in fretta. Odiava quel ragazzo, con tutta se stessa, ma lei era diversa. Non faceva del male al prossimo gratuitamente. Aggrediva solo per difesa, e quel Martin in quel momento era davvero l’ultima persona al mondo a poterle fare del male.
<< AHHHHHHH! Male! Male! MALE! >>, urlava il ragazzo.
<< Scusa! Scusami! Aspetta, stai tranquillo! Ora ti aiuto >>, si scusò mortificata, ma anche lievemente divertita.
Se non si fosse trovata in mezzo a quella situazione folle, avrebbe anche riso. Era una circostanza davvero strana e possedeva un qualcosa di comico. Scacciò prepotentemente quei pensieri, e prese velocemente la bottiglietta d’acqua che per fortuna aveva sempre nella sua borsa. Una volta le era capitato di sparare quello spray negli occhi di Sean, quando avevano diciassette anni. Aveva scoperto che lavare il viso, e in particolare gli occhi, aiutava a diminuire l’effetto del peperoncino. Ovviamente, dopo quell’incidente, aveva dovuto fare da schiava all’amico per due settimane intere.
Aprì la bottiglietta, e togliendo con forza le mani di Gabriel dal suo volto, gli versò l’acqua in faccia. Il ragazzo, preso alla sprovvista, rimase paralizzato, dando il tempo a Kyra di agire. Con la mano libera cominciò a strofinare gli occhi del ragazzo. Poi infilò nuovamente la mano nella borsa, e tirò fuori un pacchetto di fazzoletti. Buttò la bottiglietta a terra, e sfilò un fazzoletto. I lamenti del ragazzo, nel frattempo, si erano attutiti un poco, ma si vedeva ancora che soffriva . Portò il fazzoletto sugli occhi del ragazzo, e cominciò a strofinarli forte, cercando di alleviare il bruciore. Sapeva che sulle guance di Gabriel, oltre all’acqua, scorrevano anche lacrime. Avrebbe tanto voluto avere una macchina fotografica per immortalare quel momento. Avrebbe avuto modo per ricattarlo. Passarono altri minuti, nei quali i gemiti di sofferenza del ragazzo scemarono, fino a sparire del tutto. Lentamente, timorosa delle conseguenza, Kyra allontanò il fazzoletto dal suo volto cominciando a pregare di non avergli causato gravi danni. Sarebbe stato davvero un peccato rovinargli gli occhi. Per quanto poteva essere stronzo, Gabriel aveva degli occhi fantastici.
Lo vide sbattere più volte le palpebre, quasi come un bambino. Dovette mordersi il labbro inferiore per cercare di non ridere. Quando poi Gabriel riuscì a mettere a fuoco ciò che aveva di fronte, la guardò con profondo odio.
<< MA SEI IMPAZZITA? CAZZO, POTEVI FOTTERMI GLI OCCHI >>, urlò imbestialito.
Kyra lo guardò alzando un sopracciglio. Era davvero arrogante il ragazzo. Si scostò di qualche passo, mettendo nuovamente distanza tra i due. Poi incrociò le braccia davanti al petto, nella sua migliore posa scettica.
<< E tu la prossima volta evita di comparirmi alle spalle, improvvisamente e nel silenzio più totale >>, rispose maligna.
<< E tu perché diavolo te ne esci con un dannato spray al peperoncino? >>, continuò sempre più nervoso. Con una mano andò a grattarsi l’occhio. Doveva dargli ancora fastidio.
<< Perché vorrei evitare di essere aggredita. Sai di questi tempi, molta gente crede di avere qualsiasi diritto >>
<< Dannazione, hai una risposta per tutto. E che cavolo! >>, sbottò sbuffando.
<< Non so se è un complimento o un’offesa. Ma nel caso fosse la seconda, ti ricordo che nella tasca del mio giubbotto c’è sempre lo spray. Vuoi riprovarlo? >>, domandò sarcastica.
Gabriel la fissò terrorizzato. No, decisamente l’idea di riprovare quell’aggeggio non lo entusiasmava.
<< Senti, saltiamo i convenevoli nei quali tu offendi me, e io offendo te. Ed arriviamo subito alla parte in cui mi dici che cavolo ci fai qui, e io ti mando a quel paese >>.
Il ragazzo rimase improvvisamente bloccato da quelle parole. Sembrava quasi che avesse ingoiato un rospo, o qualcosa di altrettanto viscido. Chissà che gli prendeva! Kyra lo vide inspirare più velocemente, quasi come se fosse preoccupato. Rimase leggermente spiazzata da quella reazione.
<< Allora? >>, tentò di incalzarlo. << Io avrei un appuntamento, sempre se il maniaco si presenta >>
<< Ehi, non sono un maniaco >>, affermò offeso.
Kyra spalancò gli occhi.
Gabriel, resosi conto delle sue parole, si portò velocemente una mano sulla bocca per evitare di dire altre cavolate. Con quella semplice affermazione, si era scoperto.
Kyra non poteva crederci! Era lui il tipo che doveva incontrare. Lui, il maniaco dalla strana voce. Lui, che doveva proporle un lavoro!
<< Aspetta, quindi sei tu mi hai chiamato oggi? >>, domandò accertandosi di aver capito bene.
Gabriel la guardò nervoso, poi annuì con la testa. E quello bastò a distruggere tutte le convinzioni di Kyra. Le prese, e le buttò in un tritarifiuti, riciclandole e facendole diventare magari delle belle bottiglie di plastica. Una risata divertita nacque sul suo viso. Non riusciva davvero a controllarsi. Era una situazione davvero assurda. Ora poteva dire di averle viste tutte nella vita.
<< Smith, finiscila di ridere. Questa è una questione seria >>, sbottò nervoso Gabriel.
<< Scusa, ma è una situazione ai limiti del paradossale >>, rispose Kyra tra una risata e l’altra. << Magari tra i cespugli è nascosta una telecamera. Cos’è, sono su “Candid Camera”? >>
<< No idiota. E finiscila. Questa è una cosa seria. Lo vuoi questo lavoro, si o no? >>
 
 
 
Gabriel vide il sorriso sparire dalle labbra della ragazza.
Vide! Che parolone.
Gli occhi gli bruciavano ancora molto, e alle volte gli si appannava la vista. Dannata ragazza! Spruzzarlo con uno spray al peperoncino! Qualcosa non funzionava in quella sua testolina. Altrimenti non si spiegava una simile azione. Se non avesse dovuto chiedere il suo aiuto, di sicuro gliel’avrebbe fatta pagare cara. Magari poteva vendicarsi dopo che tutta quella situazione si fosse risolta. Si, di solito la miglior vendetta e quella che si gusta fredda. Avrebbe aspettato. Tutto a tempo debito.
Ora doveva solo pensare a come convincerla ad accettare quella follia.
<< Va bene, Martin. Spara! Quale lavoro mi stai offrendo? >>, domandò la ragazza incrociando le braccia al petto.
Era davvero sospettosa. Sembrava non fidarsi di niente e di nessuno. Gabriel si domandò velocemente come potesse essere arrivata fino a quel punto. Diffidare di qualsiasi cosa…
Scacciò velocemente quel pensiero. Non era un suo problema quello. Aveva altro a cui pensare. Inspirò profondamente, trovando in un angolo remoto del suo corpo, un briciolo di coraggio.
<< Primo punto. Qualsiasi cosa io stia per dirti, resta tra noi >>, specificò con durezza.
<< Certo, come se andassi in giro a spettegolare su di te. Martin, io sono diversa >>, sputò con perfidia la ragazza.
E che diamine, doveva sempre rispondere come un serpente velenoso ad ogni cosa che diceva?
<< Secondo punto >>, sospirò ignorandola. << Se accetti questo lavoro, nessuno dovrà mai vederci insieme. Quindi sarà una cosa davvero molto segreta >>
<< Come se io volessi farmi vedere in giro da te >>
<< Ma che palle! E stai un po’ zitta >>, esclamò esasperato.
In quel momento rimase folgorato. Perché sulle labbra di Kyra comparve per un fugace momento un sorriso felice. Un sorriso vero, e non sarcastico o di circostanza, come quelli che solitamente mostrava. Quello era sincero. Scacciò prepotentemente quell’immagine dalla sua mente. Non poteva permettersi distrazioni.
<< Continua. Non ti interrompo, più. Contento? >>, domandò sarcastica.
<< Si! >>, rispose con forza Gabriel.
Poi rimase muto. Non aveva più il coraggio di parlare. Quel briciolo che aveva scovato nell’angolo più remoto, si era consumato lasciandolo solo e in preda alla paura. Non riusciva ad andare avanti. La ragazza di fronte, alzò un sopracciglio confusa.
<< Ebbene? >>, lo incalzò.
Ingoiò a vuoto, incapace di parlare. Poi chiuse gli occhi, ancora un po’ irritati, e pensò alle parole di Adam dette quel pomeriggio. Quelle frasi gli diedero il coraggio necessario, perché quando riaprì le palpebre, guardò con forza la ragazza.
<< Vuoi diventare la mia fidanzata? >>
 
 
 
<< Vuoi diventare la mia fidanzata? >>, domandò in un unico respiro Gabriel.
Le reazioni di Kyra furono svariate.
La prima, fu di spalancare gli occhi scioccata.
La seconda, fu guardare tra i cespugli tornando alla teoria del “Candid Camera”.
La terza, fu ridere forte convinta di essere vittima dell’ennesimo scherzo.
La quarta, invece fu cominciare a temere di stare impazzendo per aver capito quell’assurdità.
La quinta, fu convincersi della veridicità di quelle parole, perché semplicemente il volto di Gabriel era troppo contratto e nervoso per poter mentire.
Stava dicendo la verità. Lui stava davvero chiedendo a lei di diventare la sua fidanzata.
Gabriel Martin.
Il ragazzo più bello del campus.
Il ragazzo che più odiava in quel campus.
Fidanzati.
Loro due.
Insieme.
“Ma stiamo scherzando?”, urlò la vocina nella sua mente, uguale a quella di Sean.
Fece un passo indietro, mettendo ancora più spazio tra i due. Non sapeva che dire, ne che fare. Perciò se ne uscì con una frase tipica del suo repertorio.
<< Ma sei impazzito? >>, esclamò scioccata. << Io e te, fidanzati? Vuoi fare venire l’apocalisse? Neanche se sulla terra restassi in vita solo tu insieme ad una scimmia, un porcellino d’india, ed uno zombie. Anzi, tra di voi sceglierei lo zombie >>.
Gabriel strinse gli occhi confuso. Quello era un commento davvero folle. Se ne rese conto anche lei, ma esprimeva in pieno il concetto.
<< Un porcellino d’india? >>, domandò scettico.
<< E’ la prima cosa che m’è venuta in mente >>, rispose scrollando le spalle, ancora agitata.
<< Senti, hai capito male >>, continuò a spiegare il ragazzo.
<< Cosa c’è di fraintendibile nella frase: “Vuoi diventare la mia fidanzata”? >>
<< Il fatto che non ti sto chiedendo di diventare la mia vera fidanzata >>, spiegò infastidito Gabriel.
A quel punto Kyra non ci capiva davvero nulla. La confusione era padrona della sua mente.
<< Ok. Ti prego illuminami, perché io sto impazzendo. E la prossima volta cambia spacciatore, perché sul serio, ti da roba avariata >>, rispose spostandosi i capelli all’indietro.
<< Senti, la questione è molto semplice. Tra due settimane, precisamente il diciotto, devo tornare a casa per due settimane. I miei rinnovano la promessa di matrimonio, e ho promesso loro che avrei portato la mia fidanzata, e che finalmente si sarebbero conosciuti >>, specificò esasperato.
<< Fantastico. Ricordo perfettamente che tu hai già la tua ragazza da presentare. Amelie! Bella, alta, bionda… ti dice niente? >>, domandò sarcastica.
<< Amelie mi ha lasciato ieri. Non ho più nessuna fidanzata da portare a casa >>.
A quel punto una lampadina si accese nella mente di Kyra, facendole cominciare a capire qual era la reale situazione.
<< Aspetta. Perciò tu mi stai chiedendo di diventare una specie di fidanzata per finta? La tua fidanzata per finta? >>, rispose accertandosi di aver capito bene.
<< Esatto. Voglio che tu diventi la mia fidanzata per finta >>, confermò Gabriel.
A Kyra sembrò che le cadessero le braccia. Non poteva dire sul serio. Non poteva davvero averle chiesto una cosa simile. Doveva per forza aver capito male. Ma quando vide la sua espressione seria, e la convinzione nei suoi occhi, comprese di non aver sbagliato.
<< Tu sei pazzo. Sei completamente fuori di testa. Non puoi credere che io accetti una simile follia >>, affermò furiosa. << Escludendo il fatto che io ti odio con tutta me stessa, e non vedo il motivo per cui dovrei farti un favore. Ma in più bisogna aggiungerci il fatto che mi stai chiedendo di mentire, per giunta ai tuoi genitori. Di ingannarli per ben due settimane, e fingere qualcosa per chissà quale motivo. Magari perché non hai il coraggio di dire che ti hanno scaricato. Non mi importa! Io non mentirò >>.
Detto ciò, si voltò e cominciò ad incamminarsi verso la sua stanza. Non poteva credere a quello che aveva sentito, e a quella proposta assurda. Era tutta una follia, e si maledisse per essere uscita quella sera. Doveva restare nel suo letto a leggere e ad ascoltare la musica, come faceva sempre.
<< Ti pagherò >>, urlò la voce di Gabriel alle sue spalle.
A quell’affermazione, Kyra si bloccò. Avrebbe tanto voluto proseguire la sua camminata, e dimenticarsi dell’esistenza di Gabriel Martin. Ma davanti ai soldi, e al bisogno che ne aveva, non poteva evitare di restare. Si voltò lentamente, guardando di sbieco il ragazzo.
<< Ti pagherò profumatamente. Spara tu la cifra >>, confermò Gabriel guardandola dritta negli occhi.
La ragazza si riavvicinò, guardinga e con l’attenzione al massimo. Doveva sfruttare bene le sue carte. Ma prima doveva togliersi un dubbio.
<< Perché io? >>.
Gabriel rimase spiazzato da quella domanda. Glielo si leggeva negli occhi. Si passò velocemente una mano tra i capelli scompigliandoli un po’. Questi ritornarono perfettamente al loro posto.
“Dannati capelli perfetti”, pensò la vocina di Sean.
<< Perché ho trovato quell’annuncio in bacheca. Perché è una situazione di merda e sia tu che io abbiamo bisogno di aiuto. Perché non posso presentarmi senza fidanzata il diciotto. Perché tu sei l’unica che non mi è mai caduta ai piedi. E sei l’unica con cui posso fare questo accordo, perché so che manterrai il segreto. E perché non ho scelta >>, rispose velocemente, guardando dritto negli occhi la ragazza.
Kyra aveva intuito che quello era il suo personale modo di far capire agli altri che diceva la verità. Se avesse distolto lo sguardo, sicuramente significava che stava mentendo o che stava nascondendo qualcosa.
<< Tremila. Voglio tremila dollari >>, esclamò di getto, senza riflettere alle sue parole.
Non poteva davvero credere di avergli proposto un prezzo assurdo. Insomma, era una cifra pazzesca. Neanche un’Escort super richiesta, avrebbe preso tanto. Ma lei non era un’Escort. Era una semplice ragazza in ristrettezze economiche, che avrebbe fatto qualunque cosa pur di poter continuare a studiare.
<< Va bene. Accetto. Avrai i tuoi tremila dollari >>, confermò Gabriel.
Kyra spalancò gli occhi. Aveva accettato! Non poteva crederci. Ora era fregata, non poteva più tornare indietro. Avrebbe mentito a delle persone. Ingannato, finto e detto bugie una dietro l’altra. Senza contare le implicazioni morali della faccenda. Si stava vendendo. Come una prostituta. D’altro canto, però, avrebbe potuto pagare la sua camera del campus alla fine di quel mese. Poi avrebbe trovato una soluzione. Le avevano dato troppo poco tempo, per racimolare una somma simile. Quella era un’opportunità che non si sarebbe più ripresentata. Perciò…
<< Andata? >>, domandò Gabriel, allungandole la mano.
Kyra la guardò preoccupata. Sembrava che stesse per fare un patto col diavolo. E in fin dei conti, non c’era molta differenza. Sospirò lentamente chiudendo gli occhi. Poi, senza più pensarci, allungò la mano ed afferrò quella del ragazzo stringendola.
<< Andata >>, confermò.
Ora non poteva più tornare indietro.
 







 

Ed eccomi qui, con un nuovo capitolo di "Una fidanzata per finta" XDXD
scusate per il ritardo, dovevo pubblicarlo la settimana scorsa, ma ho avuto problemi col computer quindi non ho potuto scrivere...
va beh, ma voi siete buoni e mi perdonate ^-^
e sopra le note di ligabue (happy hour), che sto ascoltando in questo momento, vi faccio i miei ringraziamenti per le recensioni ricevute (alle quali non ho ancora risposto, ma rimedierò presto XD) e al fatto che seguite questa storia...aumentate sempre di più!!! spero di poter avere ancora nuovi fan, per condividere con loro la storia di questi due folli che sono kyra e gabriel...e spero, ovviamente, si ricevere altre recensioni per sapere se vi piace, o se c'è qualcosa di questa storia che vorreste cambiare...
con questo capitolo, vi comunicò che cominciamo una specie di "apprendistato"...non vi spiegherò cosa significa, dovrette aspettare al prossimo capitolo U.U però da adesso, vedremo kyra e gabriel interagire di più...addirittura potrebbero esserci capitoli in cui i due stanno insieme per tutto il tempo...non vedo l'ora di vedere cosa combineranno questi due folli XDXD
vi rimando anche alla mia pagina su facebook, dove potrete trovare le immagini delle mie storie e i personaggi...e poi qualche mio avviso, oppure qualche messaggio senza senso XD... il link è questo: 
 
http://www.facebook.com/pages/Moon9292/575772655781797?ref=hl
che altro dire??? vi aspetto numerosi...
ci vediamo alla prossima!!!
un bacio
Moon9292
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Moon9292