Storie originali > Favola
Segui la storia  |       
Autore: Beauty    16/10/2013    6 recensioni
Nel mondo delle favole, tutto ha sempre seguito un preciso ordine. I buoni vincono, i cattivi perdono, e tutti, alla fine, hanno il loro lieto fine. Ma le cose stanno per cambiare.
Quando un brutale omicidio sconvolge l'ordine del Regno delle Favole, governato dalla perfida Regina Cattiva, ad indagare viene chiamato, dalla vita reale, il capitano Hadleigh, e con lui giungono le sue figlie, Anya ed Elizabeth. Attraverso le fiabe che noi tutti conosciamo, "Cenerentola", "Biancaneve", "La Bella e la Bestia"..., le due ragazze si ritroveranno ad affrontare una realtà senza più regole e ordine, in cui niente è come sembra e anche le favole più belle possono trasformarsi nel peggiore degli incubi...
Inizia così un viaggio che le porterà a scoprire loro stesse e il Vero Amore, sulle tracce della leggendaria "Pietra del Male" che, se nelle mani sbagliate, può avere conseguenze devastanti...
Il lieto fine sarà ancora possibile? Riusciranno Anya ed Elizabeth, e gli altri personaggi delle favole, ad avere il loro "e vissero per sempre felici e contenti"?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ghostly, Deadly Beautiful
part 2
 
Una lama fendette l’altra procurando un frastuono metallico nel silenzio della radura. Gaston barcollò, mentre il soldato avversario continuava a tempestarlo di colpo che il ragazzo a malapena riusciva a parare. Indietreggiò sempre di più, già stanco dopo neppure dieci minuti di allenamento.
Ma dove diavolo sono finito? In che razza di faccenda mi sono lasciato coinvolgere?
Da quando aveva accettato di unirsi a quel manipolo di idioti in casacca medievale per salvarsi la pelle, il capitano Navarre l’aveva messo sotto torchio. Gli aveva imposto lo stesso regime ferreo degli altri soldati: non era solo costretto a indossare una ridicola armatura, ma doveva anche stare a ritmi e orari da caserma militare. Sveglia all’alba, acqua gelida per lavarsi, pane secco per colazione, e via con l’addestramento.
Quel capitano dal volto sfregiato lo stava uccidendo.
Un colpo più forte raggiunse la spada, spezzandone la lama a metà. Gaston barcollò, lasciandosi sfuggire di mano l’arma e finendo inginocchiato a terra. Tossì; la fatica era stata eccessiva, sentiva i polmoni sul punto di scoppiare.
Il suo avversario gli rivolse un ghigno di scherno, riponendo la propria spada nel fodero. Gaston continuò a tossire, avvertendo un senso d’ansia montargli dentro non appena udì dei passi decisi venire verso di lui.
- Non vali un accidenti!
Si sentì afferrare per il bavero della cotta e sollevare di peso da terra fino a ritrovarsi inginocchiato, il proprio volto a pochi centimetri da quello sfregiato del capitano Navarre.
- Non sai neanche tenere in mano una spada! Che diamine ci fai qui, spiegamelo!
Era tentato di rispondergli che non aveva la più pallida idea di dove fosse – Regno delle Favole, armata personale della Regina Cattiva, ma andiamo! – e sul perché si trovasse lì, beh, doveva salvarsi la pellaccia, ma si disse che era meglio starsene zitti.
Navarre ringhiò, lasciandolo andare in modo che il ragazzo cadesse nella polvere di peso, come un sacco vuoto. Gaston tossì di nuovo, e tutt’intorno a lui si levarono delle risatine di scherno.
- Ma che ti tengo a fare qui, eh?- sbuffò Navarre.
- Potreste sempre trucidarlo, capitano - propose una delle guardie.- Non è buono a niente. I corvi apprezzeranno la sua carne.
- No!- supplicò Gaston, con le lacrime agli occhi.- No, vi prego, vi giuro che…
- Zitto!
Navarre lo sollevò nuovamente per la collottola, costringendolo a mettersi in piedi. Gaston cercò di smettere di singhiozzare, ma non ci riuscì.
- E finiscila di piagnucolare! Sei già un soldato scadente, non mi occorre una donnetta nelle mie file!- ringhiò l’uomo. - Cassius ha ragione: dovrei sgozzarti e dare i tuoi resti in pasto ai mastini. Ma credo che questo fisico forzuto che ti ritrovi possa ancora esserci utile…
Navarre lo spinse in avanti, facendo cenno agli altri soldati di raccogliere le armi e prepararsi a mettersi in marcia.
- Ti concedo un’ultima possibilità. Vediamo se hai abbastanza fegato…
 
***
 
La Foresta Incantata – o almeno la parte di essa che stavano attraversando in quel momento – era molto più intricata di quanto ricordasse, così tanto che i rami degli alberi s’intrecciavano gli uni con gli altri fino a coprire il cielo. Questo le impediva di vedere in che posizione si trovasse il sole, ma Elizabeth era certa che – ammesso e non concesso che in quel luogo valessero ancora le norme base che regolavano la giornata, come il trascorrere delle ore – in quel momento dovessero essere all’incirca le due del pomeriggio. Più che lei, a dire il vero, a esserne certo era il suo stomaco.
La ragazza si premette istintivamente una mano sull’addome, sperando che nessuno dei suoi due accompagnatori udisse il gorgoglio di fame nella sua pancia. Sarebbe stato imbarazzante ammettere che, con tutto quel che stava capitando, lei aveva ancora il coraggio di permettersi di avere fame.
Era da quasi due giorni che non toccava cibo, il suo ultimo pasto era stato quel piatto di spaghetti al pomodoro che sua sorella aveva preparato per cena la sera stessa in cui era cominciato tutto quel casino, e sentiva che in quel momento sarebbe stata capace di sgranocchiarsi anche delle radici. Ma non poteva ammettere di avere fame, dato che Cenerentola era stata molto chiara a riguardo – il cibo è contato e il viaggio e lungo, si mangerà solo a cena e a colazione e niente spuntini fuori programma!.
Alla fine, si erano veramente decisi a dirigersi verso Salem – nome che le ricordava delle vicende non esattamente amene accadute in una cittadina omonima e riguardanti la caccia alle streghe, associazione questa resa ancora più inquietante dal fatto che, a quanto pareva, qualcosa di simile stava succedendo nella suddetta città. Il Cacciatore aveva previsto due giorni di viaggio in tutto, a piedi e riducendo le soste al minimo, con solo la notte per riposare.
- In questo modo, dovremmo arrivare lì abbastanza rapidamente - aveva dichiarato, dichiarazione che a Elizabeth era parsa incontestabile, dato che il Cacciatore sembrava quello fra loro che più ne capiva di tutta quella storia. D’altra parte, neppure Cenerentola aveva fatto domande, e aveva continuato a rovistare in ogni anfratto di quella casa abbandonata alla ricerca di ogni cosa avrebbe potuto tornare loro utile.
- E il colera?- aveva provato a obiettare Elizabeth.- Non c’è il rischio di incappare in oggetti infetti?
- Sta’ tranquilla…- l’aveva rassicurata Cenerentola.- Mi sono occupata di Madame Tremaine e delle sue figlie abbastanza a lungo per sapere cosa fare. Non toccare vestiti, coperte, lenzuola, tutto ciò che è stato a contatto con la pelle e il fiato delle persone, e fa’ lo stesso con bicchieri, piatti e cucchiai; cerca del cibo, possibilmente qualcosa di stagionato, come del formaggio, oppure del vino.
- Cosa mi dite dei coltelli e degli attrezzi da lavoro?- aveva domandato il Cacciatore, accennando a un martello abbandonato accanto a un’incudine poco più in là. - E’ possibile che anche quelli siano infetti?
Cenerentola si era voltata a guardarlo, riflettendoci a lungo prima di rispondere.
- No, solitamente no - aveva risposto infine.- Ma cosa ve ne fate di un martello? A che vi serve?
- Non ho armi con me, e nemmeno voi, a quanto vedo - il Cacciatore aveva afferrato un lungo coltello dalla lama affilata e lo aveva assicurato alla cintura di pelle dei pantaloni.- Non possiamo sapere chi o che cosa incontreremo, nella Foresta Incantata e a Salem, e neppure in qualunque altro posto andremo. La strada per il Castello di Rovi è lunga, e di questi tempi è più facile incontrare dei briganti che delle fate benevole.
- Secondo te, quindi, c’è modo di venire…attaccati?- Elizabeth aveva avvertito un groppo in gola a quel pensiero. Il Cacciatore si era stretto nelle spalle, e aveva impugnato un’accetta posata contro una parete poco distante.
- So solo che voi molto probabilmente siete la Salvatrice di cui narra la leggenda…- aveva replicato, tranquillamente.- E che non tutti saranno entusiasti del vostro arrivo. Preferisco essere preparato.
Era una risposta tutt’altro che rassicurante, ma in fondo preferiva fosse così. Già di quella storia ci stava capendo veramente poco, l’ultima cosa che le occorreva era che qualcuno le mentisse o cercasse di raccontarle mezze verità. Da parte sua, il Cacciatore sembrava essere fermamente convinto che la Salvatrice di cui parlava fosse lei, come se sua sorella fosse capitata lì per sbaglio; non ne aveva prove, ma lo credeva, come se stesse compiendo un atto di fede…e la trattava di conseguenza.
Sin dal primo istante, il Cacciatore l’aveva messa in guardia.
- Tutto questo non sta succedendo senza un motivo - le aveva detto, poco dopo essersi rimesso.- Le leggende e le profezie non sia avverano mai per caso. Occorre una pietra focaia, capite? Qualcosa o qualcuno che prenda in mano la situazione e decida di volgere la situazione a proprio favore, e spesso non con fini lodevoli. In questo caso, quella persona è giunta, e in poco tempo ha attirato dalla sua parte numerosi seguaci.
- Chi sono questi seguaci?- aveva chiesto Cenerentola.
- Non saprei dirvelo con esattezza. Uomini e donne, o anche altri esseri, che non hanno avuto il loro lieto fine, e sperano di ottenerlo riportando indietro i Grimm. Naturalmente non sanno che così facendo stanno firmando la condanna a morte di tutti noi, nessuno escluso…
Erano parole che di tranquillizzante e di incoraggiante non avevano un fico secco, e il Cacciatore ne era consapevole. Elizabeth, comunque, preferiva di gran lunga così, piuttosto che si fosse sprecato in falsi e retorici non preoccupatevi o andrà tutto bene, e cose simili, a cui non avrebbe creduto nessuno.
Il Cacciatore aveva detto a lei e a Cenerentola la verità, fin da subito, senza cercare di zuccherarla in alcun modo. Ed Elizabeth odiava profondamente chi cercava di zuccherare la verità.
Suo padre l’aveva sempre fatto, atteggiamento che sua sorella, con il passare degli anni, avrebbe sempre commentato con un secco ci prende per due cretine!.
Lei sapeva che non era così – esattamente come sapeva che da tempo Anya aveva dato il via a una battaglia più o meno gratuita nei confronti del padre e di tutto ciò che facesse o dicesse, poco importava se positivo o negativo –, ma aveva sempre detestato il suo ottimismo forzato che sfoderava in ogni momento, anche quando si vedeva chiaro come il sole che lui stesso avrebbe volentieri voluto mettersi a piangere. Quando erano piccole, e la mamma piangeva in continuazione, si tagliava, si chiudeva nel bagno per delle ore, oppure quando lei e papà litigavano, e anche dopo che era successo – espressione priva di un soggetto che però loro sapevano benissimo quale fosse, indicante un periodo successivo all’inferno vissuto con una pazza isterica in casa, ma non meno infernale –, lui non faceva altro che ripetere loro che non era niente, che era solo una brutta fase, sarebbe passata presto, e che sarebbe andato tutto bene.
Anche se niente era mai più andato bene, da allora.
Bastava solo guardare in che situazione era adesso: non solo aveva perso sua sorella, ma stava anche marciando diretta verso una città il cui nome risvegliava in lei ricordi decisamente poco gioiosi, in un mondo sconosciuto e in compagnia di nientemeno che Cenerentola e il Cacciatore!
Beh, pensò, in fondo sarebbe potuta andarle peggio. Avrebbe potuto finire scannata da Biancaneve, ad esempio. O divorata da quella specie di lupo mannaro…
Guardò di fronte a sé: il Cacciatore camminava a qualche metro di distanza da loro, ma non le era sfuggito il fatto che avesse rallentato il passo, né che continuasse a sbirciare alle sue spalle. Sulle prime, Elizabeth si era sentita imbarazzata, e aveva cercato di capire che diamine avesse combinato, credendo che stesse fissando lei – in genere chi si voltava a guardarla non lo faceva perché lei era la reginetta del ballo o la strafiga in minigonna che sfilava per i corridoi del liceo, ma perché o era caduta o si era rovesciata addosso del succo di frutta o aveva fatto qualcos’altro di imbarazzante o perché Jessica, Ursula e comari l’avevano appena sbattuta contro un muro –, ma presto aveva capito che il Cacciatore non stava guardando lei, bensì Cenerentola.
La bionda, infatti, faceva una fatica dannata a tenere il passo, e arrancava dietro loro due come se posare i piedi a terra le costasse uno sforzo immane. In effetti, non c’era da stupirsene troppo, in quelle condizioni.
Quel Regno delle Favole le aveva riservato parecchie sorprese, prima fra tutte quella del fatto che una non meglio specificata Salvatrice avrebbe messo fine al caos che la stava governando, eppure Elizabeth, ogni volta che guardava Cenerentola, non mancava mai di stupirsi. Era come se l’era sempre immaginata: bionda, bellissima, con dei tratti dolci e gentili; ma allo stesso tempo, aveva rivelato un carattere energico e un senso pratico che mai le avrebbe sospettato. Da sempre Cenerentola era stata la sua favola preferita, ma aveva sempre immaginato la protagonista come una ragazza fragile, una vittima, in sostanza: invece, ora veniva a scoprire che le sorellastre e la matrigna erano morte, e che lei per tutto quel tempo aveva resistito da sola in un villaggio assediato, con in aggiunta il dolore causato dal suo mancato lieto fine. Era bella, questo sì – la protagonista di una favola poteva non esserlo? –, ma i tratti del viso rivelavano stanchezza, erano segni di notti insonni e di giornate trascorse nella paura e nella fatica. Il suo fisico era magro, troppo magro per una persona sana, chissà quand’era stata l’ultima volta che aveva consumato un pasto decente, e adesso questa sua costituzione la impacciava non poco.
Elizabeth, con jeans e scarpe da ginnastica, camminava facilmente, non aveva difficoltà a stare al passo del Cacciatore; ma Cenerentola indossava una gonna stretta e sbrindellata, e prima di partire aveva fasciato i piedi nudi con degli stracci, ma questo serviva a ben poco.
Aveva gettato via il foulard da un pezzo a causa della fronte imperlata di sudore; era diversi passi più indietro di loro due, e incespicava in continuazione nelle piante del sottobosco. Era evidente che non ce la faceva più, ma altrettanto evidente che non si lamentasse per non infastidirli o rallentarli.
La stessa Elizabeth non sapeva bene che cosa fare: da un lato, avrebbe voluto andarle incontro e dirle di fermarsi un attimo e riposarsi, ma dall’altro aveva una paura dannata di combinare un casino, di compiere qualcosa di sbagliato in questo senza prima avere il consenso del Cacciatore.
L’uomo, per fortuna, parve pensarla come lei; a un certo punto si arrestò bruscamente, voltandosi a guardare le due ragazze. Spostò l’attenzione su Cenerentola, più indietro di loro di diversi metri.
- Sedetevi - le andò incontro; più che un invito, pareva quasi un ordine.
Cenerentola lo guardò, stralunata.
- No, ce la faccio…- protestò, anche se si vedeva benissimo che era stravolta.
- Sedetevi, ho detto - ripeté il Cacciatore.- Non andrete molto lontano se continuate così. Da brava, riposatevi un attimo…
La bionda sbuffò, un po’ contrariata, ma non si oppose quando il Cacciatore l’aiutò a sedersi su un tronco d’albero caduto poco distante; si asciugò con una mano il sudore della fronte, chiudendo gli occhi. Elizabeth le si avvicinò, rabbrividendo quando lo sguardo le si posò all’altezza delle sue gambe: i piedi di Cenerentola erano pieni di tagli, e le pezze sanguinavano.
Il rosso si confondeva con il nero.
La bionda abbassò lo sguardo, digrignando i denti mentre si toglieva le pezze sporche.
- Che l’intera Foresta Incantata precipiti nell’Oscurità Eterna!- imprecò, soffiando fra i denti per il dolore dei tagli. Quello che la preoccupava di più, però, sembrava essere quel liquido nero.
Il Cacciatore osservò con attenzione le ferite, quindi strappò un abbondante lembo di stoffa dal proprio cappotto, inginocchiandosi accanto alla bionda.
- State ferma - l’avvertì.- Potrebbe bruciare un po’…
Cenerentola strinse le labbra a fessura, ma non si oppose quando l’uomo iniziò a fasciarle i piedi con la stoffa pulita, facendo attenzione a non farle male. La bionda scoccò prima un’occhiata alle proprie ferite, quindi squadrò di sottecchi il Cacciatore.
- Allora è proprio vero…- mormorò.- La leggenda non mente quando dice che ciò che dalle tenebre è stato creato, dalle tenebre sarà distrutto…
- Non dite così - l’ammonì l’uomo. - Voi non sarete distrutta. Sono solo dei piccoli tagli, nulla di più…
- Ma guardate!- protestò Cenerentola.- Vedete anche voi che questo non è sangue!
Elizabeth si morse il labbro inferiore, stringendosi le braccia al petto, quindi si decise a parlare.
- Perché succede tutto questo?- chiese. Ricordava che, la prima volta che l’aveva domandato, il Cacciatore le aveva risposto solamente che l’Oscurità stava arrivando. Beh, le sarebbe piaciuto avere delle risposte più precise, adesso.
L’uomo terminò di fasciare i piedi di Cenerentola, prima di rispondere.
- La profezia di cui già sapete…fa parte di qualcosa di molto più grande - dichiarò infine, rimettendosi in piedi.- E il fatto che sia monca non fa altro che ampliare ancora di più il tutto…
- Non capisco…
Il Cacciatore sospirò, schiarendosi la gola.
- C’è una leggenda. Una leggenda che profetizza il ritorno di Jacob e Wilhelm.
- I fratelli Grimm…- precisò Cenerentola, con una smorfia di disgusto.- Siano maledetti, tutti e due!- sputò fuori. Elizabeth arretrò istintivamente di un passo.
- Parla di un improvviso ritorno dell’Oscurità su questa e sulle altre terre, e si dice che tutte le vittime che i Grimm mieteranno torneranno a ciò che erano…- il Cacciatore abbassò lo sguardo.- Inchiostro - precisò infine, in un soffio.
- Tutti noi, nessuno escluso, siamo stati creati da quei bastardi - ringhiò Cenerentola.- Quasi me ne vergogno…I fratelli Grimm hanno creato tutti noi, e fino a che la famiglia Pendragon non è riuscita a fermarli, loro si sono comportati come delle divinità.
- In che senso?
- Ciò che creavano, avevano anche il potere di distruggerlo - spiegò il Cacciatore.- Come e quando più piaceva loro.
- E…- Elizabeth boccheggiò, sentendosi la gola secca.- E che succedeva a chi veniva…distrutto?
A quella domanda, il Cacciatore avvertì una fitta di dolore al petto, all’altezza del cuore. Come in una fugace visione, rivide di fronte ai suoi occhi una mantellina rossa con il cappuccio, e sotto di esso una bambina che lo salutava e gli saltava in braccio.
Si morse l’interno di una guancia, così forte da sentire il sapore di quel sangue nero nella propria bocca.
Che succede a chi viene distrutto?
Era quello che era accaduto a Cappuccetto Rosso e alla nonna. Ed era solo colpa sua. Non solo le aveva uccise senza pietà, ma le aveva condannate a un destino ben peggiore della morte.
Era stato troppo indulgente con se stesso.
Era un mostro, molto più di quanto pensasse.
- Non c’è tempo per spiegarvelo, adesso - dichiarò infine, lasciando le due ragazze visibilmente perplesse.- La storia dei Grimm è molto lunga, troppo per poter essere raccontata in questo momento. Vi dirò tutto, ve lo prometto, ma ora è meglio andare…abbiamo ancora qualche ora a disposizione, prima che faccia buio…
- Sì, avete ragione…- concordò Cenerentola; il Cacciatore le tese gentilmente una mano.
- Ce la fate a camminare ancora un altro po’?- domandò.
- Sì…- soffiò Cenerentola, accettando la mano e rimettendosi in piedi.- Ma appena arriveremo a Salem, fossi anche costretta a rubarle, mi procurerò un paio di scarpe - dichiarò.- Quella strega di Madame Tremaine ha sempre voluto che me ne andassi in giro scalza perché, secondo lei, alle sguattere non occorrevano delle belle scarpe…Quindi, oltre a non sanguinare più, avrò anche la scusa per farla rivoltare nella tomba…
- Avrebbe dovuto vedere le scarpette di cristallo…- buttò lì Elizabeth, tanto per sdrammatizzare.
Cenerentola le rispose con uno sbuffo. Fece per replicare, ma un’improvvisa ventata gelida la fece rabbrividire. La bionda si strinse le braccia intorno alle spalle, tremando lievemente, e in effetti anche Elizabeth doveva ammettere di aver iniziato ad avvertire un po’ di gelo.
Sollevò istintivamente lo sguardo al cielo, e subito fu colpita da ciò che vide: oltre lo spesso strato di rami, si scorgeva un consistente velo di nuvole, grigie come il metallo. Aveva iniziato a tirare un vento molto freddo, e sia la temperatura sia l’aspetto del cielo erano gli stessi che, a New York perlomeno, preannunciavano una nevicata.
- Ehm…da queste parti il tempo cambia in maniera così rapida?- s’informò, infastidendo anche se stessa per quell’ironia fuori luogo, ma non poteva farci nulla: ricorrere al sarcasmo era l’unica via che era riuscita a trovare per non cadere nello sconforto.
- No…- mormorò il Cacciatore, alzando all’unisono con Cenerentola lo sguardo al cielo.- E’ come vi avevo detto. E’ la leggenda che si avvera…
- Sì…- soffiò Cenerentola.- Vento e ghiaccio si fonderanno con le tenebre ad annunciare il ritorno di coloro che nell’Oscurità Eterna sono stati esiliati…
- Temo che abbiate ragione - convenne l’uomo, con aria grave.- E’ il Grande Inverno.
 
***
 
Anya sollevò un lembo di un telo bianco e sporco che copriva quello che, un tempo, doveva essere stato un lungo tavolo per i banchetti. Immediatamente si levò in aria uno sbuffo di polvere che la colpì direttamente in volto. La ragazza sventolò una mano per cacciare via i granelli fluttuanti, dando qualche colpo di tosse.
- Credevi davvero che l’avresti trovato lì?
Anya sbuffò, allontanandosi dal mobile e voltandosi in direzione di Vincent. L’uomo se ne stava appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate all’altezza del petto. Il tono di scherno e sufficienza con cui le aveva parlato la fece innervosire.
- Beh, tentar non nuoce…- ribatté la ragazza.- Se non ho capito male, non abbiamo la più pallida idea di cosa sia l’oggetto che stiamo cercando. Oggettivamente, intendo - precisò.- Per il resto, data la situazione, mi sento abbastanza sicura nell’affermare che si tratti della bellezza nella morte…
- Tu dici?- ironizzò Vincent, gettando un’occhiata tutt’intorno.
Si trovavano in una stanza molto grande e ingombra di mobili e oggetti, con ogni probabilità doveva trattarsi delle cucine del palazzo. Una lunga tavolata riempiva la maggior parte dello spazio, e sebbene la sporcizia e le ragnatele avessero preso il sopravvento, qua e là si riuscivano ancora a individuare alcuni oggetti come utensili da cucina. Quando avevano aperto quella porta, Anya si era augurata che, almeno là dentro, non ci fossero scheletri in putrefazione, ma purtroppo era così: cadaveri ridotti a mucchi di ossa e cenere erano riversi sulla tavola con il capo affondato in quelle che, un tempo, dovevano essere state cipolle o bucce di patata, alcuni con addosso le divise da cuoco abbandonati sul pavimento, qualche altro – che, a giudicare dagli abiti rattrappiti, dovevano essere stati delle donne, forse cameriere o serve – seduto grottescamente su delle seggiole o piegato a metà sul davanzale di una finestra. Anya si era imposta di guardarli il meno possibile, concentrandosi sulla ricerca dell’oggetto sconosciuto o in alternativa tenendo lo sguardo puntato su Vincent, ma la sola idea di essere circondata da cadaveri la faceva rabbrividire. Passato il primo impatto, non le facevano più tanta impressione, ma non era comunque gradevole.
La ragazza si passò le mani sui jeans sbrindellati, cercando di ripulirsi alla bell’e meglio dalla polvere.
- Che facciamo? Continuiamo a cercare qui?- chiese.
- Credo che sarebbe inutile perdere ancora tempo - dichiarò Vincent.- Una cosa del genere, qualunque essa sia, in mezzo a tutto questo sfacelo dovrebbe come minimo risaltare…
- Saltare all’occhio, dici?- fece Anya. - E’ probabile. Ma tu questo come lo sai?
- Intuito - rispose semplicemente l’uomo. - Vieni, cerchiamo da qualche altra parte. Non concluderemo niente, qui.
Anya ubbidì, seguendolo al di fuori delle cucine. Lo guardò di sottecchi: Vincent pareva essersi a sua volta assuefatto a quell’odore pestilenziale, ma la sua reazione ancora non la convinceva.
- Già, hai ragione…- mormorò.- Senza contare che si sta facendo tardi…
- Perché, hai fretta?
- Non ti ricordi quello che ha detto il nano?!- sbottò Anya.- Ha detto che dopo il tramonto qui dentro succede…qualcosa.
- Io la frase me la ricordo un po’ diversa. Non ha specificato che sarebbe accaduto qualcosa…
- Era sottinteso - borbottò la ragazza.- E comunque, non mi va di sfidare la sorte. Muoviamoci…
 
Angolo Autrice: Sono sicura che questo capitolo è stato deludentissimo dato che non succede niente, e vi sicuro vi starete chiedendo perché l'ho pubblicato. Beh, essenzialmente per togliermi di mezzo questa specie di interludio e poi passare all'azione nella terza parte (che sarà completamente Vinya, se questo può aiutare a perdonarmi!), e per via di una promessa fatta a mia madre che ora non vi sto a raccontare.
Ripeto, scusate per la brevità e la poca consistenza, ma c'erano esigenze superiori. Non mi aspetto recensioni, ma se me le lasciate, beh, siete fantastici.
La terza parte verrà pubblicata prestissimo, ve lo giuro!
Ciao!
Beauty
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Beauty