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Autore: Angie Mars Halen    17/10/2013    2 recensioni
Nikki sta attraversando il periodo più buio della sua vita e ha l’occasione di incontrare Grace. Dopo il loro primo e burrascoso incontro, tra i due nasce una profonda amicizia e Grace decide di fare del suo meglio per aiutare e sostenere il bassista. Inizialmente Nikki è felice del solido rapporto che si è creato tra lui e questa diciassettenne sconosciuta, ma subentrerà la gelosia nel momento in cui lei inizierà a frequentare uno dei suoi compagni di band. Mentre dovrà fare i conti con questo, Grace, che è molto affezionata a lui e quindi non vuole abbandonarlo, dovrà fare il possibile per non essere trascinata nell’abisso oscuro di Sikki.
[1987]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7) GRACE

Avevo raccontato a Elisabeth di quello che mi era accaduto e lei, proprio come mi aspettavo, mi aveva dato dell’incosciente, quindi non dissi nulla in mia difesa perché sapevo che aveva ragione. Mi aveva giurato che non ne avrebbe parlato con nessuno, a patto che non tornassi mai più in quella che ora sapevamo entrambe essere la casa di Nikki Sixx, e le avevo dato la mia parola, consapevole del fatto che non l’avrei mantenuta. Non appena ero tornata a casa e mi ero ritrovata da sola con il disco nuovo, infatti, avevo cominciato a pormi delle domande. Secondo le voci che circolavano nel vicinato, la persona che abitava nella Villa era una specie di demone ma, per quanto un’accusa del genere potesse essere assurda, sicuramente uno che vive in quelle condizioni nasconde qualcosa di sospetto. Siccome ho sempre creduto che per capire bene le persone bisogna sapersi mettere nei loro panni, provai a fare lo stesso con Nikki, giungendo alla conclusione che, se la sera in cui gli ero piombata in casa fossi stata al suo posto, avrei reagito allo stesso modo. Non potevo aspettarmi che mi accogliesse e mi offrisse una birra dopo che mi ero intrufolata in casa sua, pensando che qualcuno ci avesse nascosto dentro una persona rapita. Pensai che anche Nikki si fosse reso conto di aver spaventato qualcuno e che aveva provato a farsi perdonare regalandomi il disco, il che significava che non aveva affatto cercato di provarci con me come avevo creduto, ma voleva solo sentirsi a posto con la sua coscienza. Tuttavia, in tutto questo c’era una cosa alla quale non riuscivo a trovare una spiegazione, e si trattava della confusione che regnava in casa sua. Era assurdo, soprattutto se viveva là in pianta stabile, perché nessuno avrebbe potuto sopportare di vivere in quelle condizioni. Dato che volevo arrivare in fondo alla questione, ritenni opportuno passare a trovare il famigerato Nikki Sixx con la scusa che doveva ancora restituirmi il mio orecchino. Forse, se avessi suonato e avessi detto che ero io, le cose sarebbero andate meglio, così un sabato pomeriggio in cui non avevo niente da fare uscii di casa con la scusa che avevo voglia di fare una passeggiata per i fatti miei. Mentre camminavo per strada, mi guardavo costantemente intorno per paura che Elisabeth e Grant potessero passare e scoprire quello che stavo per fare, e intanto mi maledicevo per non aver mantenuto fede alla promessa che avevo fatto a Beth.

Mi fermai davanti al cancello nero e presi fiato, ma quando suonai nessuno rispose. Aspettai un po’ e provai per la seconda volta, che si rivelò quella buona: dal citofono provenne infatti un sibilo fastidioso seguito da una voce bassa e stanca.

“Chi è?” biascicò la voce. Sembrava che si fosse appena svegliato.

“Grace Murray,” mi annunciai cercando di mantenere un tono neutro.

Ci fu un attimo di silenzio durante il quale pensai che Nikki mi avrebbe riattaccato in faccia mandandomi a farmi fottere, ma alla fine rispose con un sospiro seccato e mi invitò a entrare. Mi chiusi il cancelletto alle spalle e, quando passai davanti alla sua auto parcheggiata, mi specchiai contro i vetri perfetti, poi mi fermai davanti alla porta principale ancora sbarrata. Avrei potuto bussare di nuovo o controllare che non fosse aperta, ma aspettai finché non sentii dei passi e non vidi aprirsi uno spiraglio.

“Ciao. Perché sei qui?” domandò Nikki tutto d’un fiato e senza mostrarsi.

“Volevo riavere il mio orecchino, poi volevo ringraziarti per il disco e chiederti scusa. Mi dispiace essere entrata in casa tua in quel modo. La gente dice un sacco di cose su questo posto e noi, pensando che non ci fosse nessuno, abbiamo deciso di divertirci un po’.”

Chinai il capo e, quando lo rialzai, vidi che Nikki aveva aperto la porta del tutto. Se ne stava immobile sulla soglia a guardarmi, con addosso una maglietta stropicciata e i capelli che puntavano in ogni direzione come se qualcuno lo avesse buttato giù dal letto contro la sua volontà.

“Stavi dormendo?” gli domandai.

“Sì, e credo anche di aver dormito per un bel po’. Meno male mi hai svegliato, o avrei continuato a dormire,” rispose atono, poi si affrettò a cambiare argomento. “Se vuoi puoi entrare. Non che casa mia sia un posto accogliente, però almeno lì dentro è sicuro dalle orecchie lunghe dei vicini.”

“Lo so che non lo è. Però sì, entro volentieri.”

Nikki si fece da parte per lasciarmi passare e misi finalmente piede in casa sua senza sentirmi una ladra o una stupida. Il disordine era peggiorato dall’ultima volta, ma lui sembrava non farci nemmeno caso. Mi lasciò fare un giro di perlustrazione del salotto ed ebbi modo di notare che la rivista con il faccione di Steven Tyler era ancora per terra. La raccolsi e, mentre la sfogliavo, sentii dell’umido sulle punte delle dita. Dall’odore riconobbi che si trattava di whisky. Nikki mi invitò ad accomodarmi sul divano e io, in un momento in cui era distratto, spostai la coperta macchiata che c’era sopra e mi sedetti direttamente sulla pelle nera, certamente più pulita.

“Di’ un po’, Grace, cosa ti ha portato fin qui quella volta?” mi chiese Nikki con tono autoritario. La sua voce risuonò cupa nel salotto decorato come la stanza di un castello gotico.

Mi strinsi nelle spalle. “Una cazzata. Te l’ho detto cosa si dice in giro, no?”

“Cristo santo, la gente viene denunciata per violazione di domicilio per cose del genere,” esclamò lui.

Sbuffai. “Lo so, ma ero con dei miei amici e avevamo bevuto un po’.”

Nikki roteò gli occhi e alzò le mani in segno di resa, piuttosto seccato. “E va bene, ci siamo passati tutti. Scuse accettate. Tu però hai accettato le mie? Nemmeno io volevo spaventarti, ma come potevo sapere che non si trattava di un ladro o un malintenzionato? Non hai idea di cosa farebbe certa gente pur di intrufolarsi in casa mia e rubarmi oggetti personali solo perché appartengono alla loro rockstar preferita.”

“Il disco è stato più che sufficiente,” mormorai.

A quelle parole giurai di avergli visto gli occhi brillare. “A proposito, hai detto che ti piace la musica, vero?”

Annuii impercettibilmente e dissi che sapevo suonare a malapena la chitarra, ma se avessi avuto più tempo avrei potuto imparare meglio. Nikki si alzò goffamente dal divano e prese una chitarra acustica dal pavimento dietro di lui. Era incredibile come si potessero tirare fuori oggetti di qualsiasi tipo da ogni cantone di quella villa.

“Che musica ti piace?” mi chiese mentre strimpellava una melodia improvvisata.

“I miei preferiti sono i Van Halen, gli Aerosmith e i Judas Priest.”

Sollevò il capo e mi puntò addosso gli occhi chiari. “Che ne dici dei Sex Pistols?”

Alzai le spalle. “Preferisco i Clash.”

“Ti piacerebbe avere un gruppo?” continuò mentre girava una chiavetta per accordare una delle corde.

“Mi stai facendo il terzo grado. Quand’è il mio turno per fare domande?” ribattei.

Nikki si lasciò sfuggire un sorriso e zittì le corde dell’acustica con il palmo della mano pallida. “D’accordo, spara.”

“Tu e la tua band state veramente lavorando su un nuovo album?”

Sogghignò. “Sì, ma non posso dirti molto perché per ora è ancora riservato. Piuttosto, che ne pensi dei nostri altri dischi? Immagino tu conosca qualcosa, no?”

Pensai a Grant e alla fila di cassette che aveva sulla cassettiera di camera sua. “Un mio amico è un vostro fan accanito. Conosco le canzoni principali perché le ascolto con lui, ma non possiedo nessun disco, anche se mi piacerebbe scoprire qualcosa di più. Perché non mi suggerisci qualcosa tu?”

Nikki annuì e si alzò per prendere un disco dalla sua libreria. “Questo è Shout at the Devil, il nostro secondo album. Portalo a casa e ascoltalo, e non preoccuparti di restituirmelo. Di questi posso averne quanti me ne pare.”

“Ma così mi regali un altro disco,” gli feci notare mentre passavo la mano sulla copertina nera con le scritte rosse e un enorme pentacolo lucido stampato al centro. Quello sì che era da nascondere dalla vista di tutti per non sentire ramanzine, non il disco dei Van Halen.

“Appunto, dovresti esserne felice,” rispose. Se il suo tono voleva essere ironico aveva fallito perché era risuonato decisamente falso e arrogante.

Annuii e appoggiai il disco accanto alla mia borsa per ricordarmi di portarlo con me quando fossi uscita, poi indicai il mobile da cui l’aveva estratto. “Hai anche gli Aerosmith là in mezzo?”

Nikki si grattò la nuca. “Un sacco di roba, in effetti, ma adesso ho un’altra idea. Mi hai detto che sai suonare e voglio sentirti.”

Appena mi mise in braccio la sua chitarra acustica, desiderai essere inghiottita da un tubo invisibile e portata lontano da quel salotto. I pochi pezzi che sapevo suonare erano sull’elettrica e con l’acustica ero fuori allenamento da molti anni. Tuttavia, finii per cedere e optai per una delle prime canzoni che avevo imparato, sentendomi una perfetta idiota a suonare di fronte a uno che aveva un gruppo famoso e che era senza dubbio molto più capace di me. Nikki però se ne stava immobile davanti a me, dondolando appena il capo per seguire la melodia e battendo a tempo la punta del piede, e non canticchiò né disse niente finché non ebbi terminato. Quando mi fermai, mi sentivo il collo sudato come se avessi suonato per ore sotto i riflettori di un palco e lui si alzò.

“Per essere una che suona poco te la cavi, però c’è un pezzo di questa canzone che non ti riesce ancora bene,” mi fece notare con tono critico.

“È sempre stato così,” ammisi imbarazzata.

“Te lo faccio sentire io visto che lo conosco bene, e poi è semplice. Non serve Mars per spiegarlo.”

“Chi sarebbe?”

“Mick Mars, il nostro chitarrista. Ascolta il nostro disco e prendi esempio da lui,” disse in fretta, poi si posizionò alle mie spalle e si chinò per suonare la chitarra mentre era ancora tra le mie braccia. Improvvisamente cominciai a sentire caldo e mi resi conto che, anziché cercare di capire come stava suonando la canzone, gli stavo osservando le mani. La pelle era molto chiara e portava lo smalto nero. Le guardavo spostarsi sulla tastiera con una grazia che non credevo possedesse e che mi stava iniziando a piacere più del dovuto. Il caldo cominciava a diventare insopportabile, stavo per iniziare a sudare e sapevo di avere le guance bollenti. Avrei voluto portarmi una mano sul viso per raffreddarle, ma non potevo perché avevo le braccia bloccate sotto quelle di Nikki. Quando le punte dei suoi capelli mi sfiorarono la pelle del viso, il mio respiro sembrò bloccarsi all’improvviso per poi lasciare spazio a un momento di lucidità.

“Okay, grazie,” dissi tutto d’un fiato, liberandomi appena della sensazione di calore. “Adesso penso di aver capito come devo suonarla. A casa la proverò con la chitarra elettrica, così forse verrà meglio.”

Nikki però continuava a suonare e io non avevo possibilità di movimento. Quando mormorò qualcosa per approvare quello che avevo detto, percepii il suo fiato caldo sul collo. Quando mi voltai appena e incontrai i suoi occhi verdi per metà nascosti dalla frangia, deglutii a vuoto perché credevo che sarei esplosa. Dopo alcuni secondi che parvero un’eternità, Nikki smise di suonare e mi liberò, allora mi alzai subito in piedi e adagiai la chitarra sul divano.

“Grazie di tutto, Nikki, ma adesso devo andare,” dissi mentre mi affrettavo a raccattare la borsa e il disco.

Lui mi seguì fino alla porta e prima di aprirla ci si parò davanti per impedirmi di passare prima che potesse dire la sua. “A proposito, Grace, non rivuoi il tuo orecchino? Ci metto un attimo a correre di sopra a prenderlo.”

“Non fa niente, te lo regalo,” risposi, ed era vero. Non mi era mai importato nulla di quel cristallo e quella che avevo messo in scena era tutta una scusa per rivederlo. Solo in quel momento capii la vera ragione delle mie stesse azioni e mi domandai se anche lui l’avesse capito.

Nikki sollevò una mano in segno di saluto. “D’accordo. Allora grazie, Grace.”

“Di niente,” mormorai con la voce strozzata. Quel tipo pronunciava sia il suo nome che il mio in un modo estremamente piacevole e magnetico.

Sembrava pronto ad aprire la porta, ma si girò verso di me e mi puntò addosso uno sguardo serioso. “Un’ultima cosa prima che tu esca.”

“Certo,” biascicai dopo aver deglutito a vuoto.

Nikki si abbassò alla mia altezza e mi guardò dritta negli occhi. “Vederti mi ha fatto piacere. È bello avere compagnia ogni tanto, però ti prego di non tornare mai più.”

“Ti ho infastidito? Io non–”

“No,” mi interruppe, “non mi hai disturbato. Lo dico per te. Questa casa è uno schifo. Io sono uno schifo, e vorrei che non tornassi più, se non ti dispiace.”

Annuii e subito dopo Nikki aprì la porta e mi fece cenno di uscire. La chiuse non appena fui fuori senza rispondere al mio ultimo saluto, poi aprì il cancelletto da dentro. Quando mi ritrovai in strada, ebbi come l’impressione di essere appena uscita da un mondo parallelo di cui tutti ignoravano l’esistenza.

Presi una grossa boccata d’aria fresca e mi aggiustai la spallina della borsa sul braccio guardandomi intorno in modo distratto. Avevo appurato che Nikki non era perfido come si diceva in giro e che nessuno era stato rapito e nascosto in casa sua, ma per il resto nulla mi era chiaro se non che quella non sarebbe stata la mia ultima visita a casa sua. C’erano troppe cose che non quadravano perché potessi ignorarle.




N. d’A.: Ciao a tutti e scusate per il ritardo, ma lo studio non risparmia nessuno, ahimè...
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Grazie a tutti voi che leggete, recensite e seguite/preferite! =)
A mercoledì prossimo!
Un abbraccio,

Angie

   
 
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