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Autore: Clara_Oswin    18/10/2013    1 recensioni
Dal capitolo 1
“Di quel che successe dopo, ricordavo molto poco… dopo aver svelato ad Eric la mia vera identità non è cambiato nulla. Ha deciso di sposare ugualmente lei . Mi tuffai in mare e ritornai dalla mia famiglia, le mie sorelle, mio padre, Sebastian Flounder… Rimasi nella mia stanza a piangere credo per settimane. Ma poi capii che anche nel profondo del mare, arriva un raggio di sole..”
Se le cose non fossero andate come noi sappiamo, ma in maniera diversa? se Eric avesse scelto Vanessa e non Ariel? Cosa potrebbe succedere?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariel, Eric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ragazzi eccoci qui con un altro capitolo, spero sia di vostro gradimento! nel prossimo ci sarà un particolare avvenimento...
buona lettura a tutti! 

cap 9 Febbre Nera

Era calata la sera su Atlantica, Ariel era affacciata alla sua finestra guardando tutto il regno. Erano successe tante cose negli ultimi mesi, lei stessa era cambiata, era cresciuta. C’era molto silenzio, non una canzone, non uno scalpiccìo di code, tutto taceva
.  –“Andrina!” – esclamò Ariel sentendosi due mani posarsi sulle sue spalle.
-“oh Ariel! Sono così felice!” – si sedette accanto a lei sul bordo della finestra. –“mi sto per sposare!” – le disse d’un fiato prendendole le mani.
Ariel era estasiata da quella notizia. – “nostro padre due giorni fa mi mandò a chiamare perché Ash si era dichiarato! Aveva ufficialmente chiesto la mia mano, nostro padre voleva sapere se anche io l’amavo.. oh sono così contenta!” –
-“ma è una notizia fantastica!” –
Andrina si rabbuiò –“ Ma cosa hai fatto al viso? Non sarà mica stato…?” – Ariel si sentì in dovere di raccontare alla sorella gli avvenimenti recenti.
 –“Avevi ragione tu Andrina. Io ho capito di essermi innamorata di lui anche grazie a te!” – Si buttò ad abbracciare la sorella.
–“ tu mi hai confidato una notizia splendida, lascia che sia io a rivelarti un segreto…” – iniziò misteriosa la rossa –“ Arren mi ha chiesto di sposarlo” – disse in un sussurrò.
-“ehh????!!!” – gridò di  rimando la sorella ancora abbracciata a lei. – “voglio sapere i dettagli, S-U-B-I-T-O!” – scandì bene. Ariel le raccontò la notte passata nella cella, il momento più magico nel posto più improbabile, a come lui l’aveva messa alle strette e di come poi, era arrivato dritto al sodo chiedendole di sposarlo. Passò tutta la serata con sua sorella, a chiacchierare bisbigliando per non svegliare le altre, dimenticandosi completamente di dover andare da lui .
-“ma allora, il regno potrebbe festeggiare un doppio matrimonio quest’anno!” – ridacchiò infine Andrina – “lo vorrei conoscere, credo di averlo visto di sfuggita questo Arren…” –
“come ti ho detto per ora è in infermier… oh per tutte le meduse! Gliel’avevo promesso!” – Ariel si agitò scuotendo le sue ciocche rosse.
-“cosa? Cosa gli avevi promesso?” –
“che sarei tornata di sera per stare con lui… l’ho piantato!” – si morse un labbro per il nervoso.
-“beh, adesso ormai è troppo tardi, vieni..” – la mise a letto contro la sua volontà rassicurandola, le diede un bacio in fronte e si coricò nel letto a fianco.
****
“mi dispiace! Quante volte dovrò ripetertelo!”- continuava a ripetergli la rossa
Arren aveva il broncio, era offeso. L’aveva aspettata tutta la sera in attesa di vederla ma lei, lei si era dimenticata di lui. E quindi non le parlava, da quando lei era arrivata non le aveva rivolto la parola, la guardava solamente, e quello sguardo diceva tutto. Ariel sapeva bene che per esprimere le proprie emozioni non c’era bisogno della voce, lei che aveva sperimentato cosa voleva dire non poter parlare. Quei due iridi verdi, colore del mare in tempesta la travolgevano, e naturalmente aumentavano il suo senso di colpa.
-“comunque.. se t’interessa saperlo… sono in punizione.” – Arren le rivolse uno sguardo interrogativo. –“ho raccontato la verità al Re emh… mio padre. E ha deciso di confinarmi qui a palazzo per due settimane … oggi sono rimasti 13 giorni.” – disse facendo un calcolo.
I suoi occhi color tempesta fecero largo ad un verde comprensivo, la guardava, la studiava, ma non si azzardava a parlare, o almeno non ancora.
-“eh va bene… se non ti va di parlare me ne vado. Non ha senso che resto qui!” – si spazientì.
Fece per scendere dal suo letto , su cui era seduta ma Arren le afferrò l’avambraccio, i loro occhi s’incrociarono e furono scintille –“ti avrò detto che mi dispiace una 20 di volte! Cos’altro vuoi?” – gli chiese esasperata – “resta – qui – con – me” – la sua voce era calda, fluida, rassicurante, tenebrosa, sincera, avrebbe potuto trovarne a milioni di aggettivi per descriverla,
-“non me ne vado…” – sussurrò lei già più calma.
-“lo hai detto anche ieri e poi te ne sei andata.”-
-“mi cercava mio padre, non potevo non andare”-
-“si ma non sei tornata… Ariel, io non voglio che tutto quello che ci siamo detti sulla terra rimanga li.  Ho paura che tu voglia fuggire via da me. Voglia dimenticarmi” –
Ariel rise, di una risata spontanea, lui era così serio e lei gli rideva in faccia, non le avrebbe parlato dinuovo, ma la sua risata era giustificata.
 –“Stai scherzando vero? Perché non potrei neanche se volessi dimenticarmi quella notte.. dimenticarmi di te, figuriamoci scappare… potresti allentare la presa?” – Arren la lasciò confuso. – “non credevo di farti male… scusa” – si mortificò lui. –“ no, non sei tu… e solo che” – Ariel gli mostro le braccia, erano cosparse da impronte di mani divenute violacee e quindi livide. Le prese una mano e avvicinò a se il braccio, scrutandolo meticolosamente
–“chi ti ha fatto questi?” –
-“mi sono iniziati a comparire dopo che ieri sono entrata in acqua, all’inizio non facevano tanto male…” – disse riprendendosi il braccio e nascondendolo dietro la schiena.
-“e ancora lo vuoi difendere?!” – il ragazzo era visibilmente seccato dopo aver visto gli ennesimi segni.
-“Arren, ma cosa gli hai fatto?” – Ariel si ricordò all’improvviso che se Arren era ridotto in quello stato, chissà come doveva essere conciato Eric.
-“quando l’ho raggiunto, abbiamo intrapreso un duello, e poi dopo averlo disarmato volevo chiedesse perdono di tutto quello che aveva fatto…” – continuò a raccontargli gli avvenimenti, tralasciando i particolari cruenti. – “dopo essere stato ferito, a mia volta lo ferii anch’io… spero che sia morto!” – esclamò con una nota di enfasi finale.
-“Arren!” – Ariel lo guardò strano e si irrigidì. –“ti avevo detto di non fare pazzie! Non posso credere che tu … insomma tu… !” –
-“io cosa?” –
-“ti rendi conto che per qualche minuto potevi morire?! A quanto pare no! E che te ne pare di Eric! se non fossi andato a cercarlo non saresti qui in ospedale!” – strinse i pugni lei. Era proprio arrabbiata. Sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa, la strega del mare l’avrebbe potuto vedere e imprigionarlo dinuovo… o peggio… non ci voleva pensare.
Arren aveva una fasciatura sulla parte sinistra che saliva fino al petto, ogni volta che lo guardava Ariel ricordava che sotto quella fasciatura Eric aveva affondato la sua carne con la lama,
ed era solo colpa sua.
Lei aveva abbassato lo sguardo, il ciuffo rosso nascondeva i suoi occhi azzurri, i pugni ancora chiusi sul letto dell’infermeria arricciavano il lenzuolo. Si portò una mano sulla bocca
-“Che senso ha colpevolizzarti così?” – le strinse il pugno nella sua mano un po’ livida. Ariel sollevò lo sguardo sconvolta da quello che aveva appena detto, guardò la sua mano con piccoli ematomi cercare di sciogliere delicatamente la sua ostilità concretizzata in quel pugno. Rivolse il suo sguardo al braccio e via via salendo alla ferita, ed infine al suo viso.

-“io non credo di potercela fare” – gli disse guardandolo negli occhi.
-“cosa?” –
-“Arren, io non sono forte come te! Non riesco a guardarti in faccia e a non sentirmi responsabile! Se le cose fossero andate in maniera divers…!” –
Le sue labbra erano state sigillate da quelle del ragazzo dagli occhi smeraldo, in maniera confusa si ritrovò ad assecondare quel contatto inaspettato, quel bacio salato ma dolce allo stesso tempo. Confusa si staccò per prima, lo squadrò un attimo in attesa che lui parlasse. Non lo fece.
Continuò a guardarlo prepotentemente negli occhi, cercando di capire cosa stesse passando per la testa del ragazzo.
In fondo, si erano fidanzati ciò voleva dire matrimonio, passare il resto dell’eternità assieme ad una sola persona. Quando questo pensiero l’attraversò la mente provò un senso di piccolezza e smarrimento. E se quello che stava provando era frutto di una semplice e banale cotta? E se non era lui la persona giusta con cui passare il resto dell’eternità? Infondo lei aveva appena 17 anni, lui 21, cosa potevano saperne due giovani dell’amore? Era il caso di parlargliene?
-“Ariel… ho agito d’istinto” – le sorrise il ragazzo vedendola turbata.
Quell’affermazione, e se fosse stato anche tutto quell’amore, frutto dell’istinto?
-“hai mai dei ripensamenti?” – dopo una pausa parlò la ragazza dai capelli Corallo.
-“riguardo a cosa?” –
-“così … in generale…”-
-“io credo che tu non stia parlando in generale … stai parlando di quello che sta succedendo…”-
Ariel iniziò a parlargli di sopra, quasi non volesse sentire i suoi dubbi prender forma. –“no no, parlo in generale ti assicuro che è la verità, ma così mi girava in mente quest’idea e sto divagando adesso emh…”
-“…tra di noi” –
“…”-
-“io non ho nessun tipo di ripensamento, dubbi, tanti. Ma siamo giovani” – le prese le sue mani –“ è normale sia così, non possiamo pretendere di sapere tutto, possiamo conoscere il passato e vivere il presente, ma il futuro è un abisso ignoto.”-
Continuava a ripensare a quelle ultime parole di Arren quasi in maniera ossessiva, dopo essere letteralmente fuggita dal problema e da lui cercava di chiudere i suoi pensieri in quell’infermeria.  Dubbi su dubbi l’assalivano, era un’adolescente, dopotutto era normale. Rimandò il problema esaminando quei segni che continuavano ad apparirle. –“è strano, fino a questa mattina qui non avevo segni” – si guardò il fianco esaminandolo.
****
-“dici che funzionerà?” –
-“assolutamente si”-
-“ma è solo un capello!” –
-“basta ugualmente… sono un esperta in questo campo io” –
-“ è un vero peccato che non abbia conservato il sangue del ragazzo…” –
-“effettivamente lo è… avrei potuto fare certi giochetti interessanti”
-“cosa le accadrà adesso?” –
-“beh, per prima cosa le compariranno lividi dove adesso sto pungendo con gli spilli , vedi?-“ indicò le braccia e il fianco della bambolina cucita con un capello rosso.
-“poi, i suoi occhi, oh si, i suoi occhi diventeranno neri come la pece… da quel momento le rimarranno solo due ore di vita ...” – Vanessa rise sadicamente.
Eric uscì dalla loro stanza con un ghigno dipinto in volto, spingendo con fatica le ruote della carrozzina.
Era difficile spostarsi senza l’uso delle gambe.
  
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