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Autore: Lauretta Koizumi Reid    21/10/2013    1 recensioni
Bernard e Rosalie.
Una storia d’amore e di speranza che sboccia dentro un contesto di tensioni e di incertezze.
Ho deciso di ripercorrerla, passo dopo passo, petalo dopo petalo, arricchendola anche con momenti “inediti”, frutto della mia immaginazione. La fonte d'ispirazione principale è stata il manga.
Spero di donarvi una lettura piacevole!
ps: il titolo e le note iniziali sono prese dalla canzone "Last Flowers" dei Radiohead.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernard Chatelet, Rosalie Lamorlière, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cos’avranno ancora da discutere a voce tanto alta, quei due...?” pensò Rosalie, mentre portava la colazione nella stanza di Bernard.
 
Era sorto il giorno, e dopo quelle ore d’incanto che Rosalie e Bernard avevano trascorso sul balcone, mentre l’aria si faceva più calda e l’orizzonte si colorava di rosa, entrambi erano tornati nei loro letti, cercando di dormire ancora qualche minuto, inutilmente.
Rosalie era così confusa, e dubbiosa... ma era anche molto decisa. E soprattutto era così felice! Per quanto la situazione fosse complessa, non riusciva a pensare al piacere che dava un amore finalmente corrisposto, alla scarica di contentezza che sentiva nella schiena a ogni bacio, carezza, risata.... seppure quella gioia si fosse limitata a quelle poche ore prima della mattina.
Davanti alla porta, che aprì a fatica a causa del peso del vassoio sul braccio, sentì chiaramente Oscar che redarguiva Bernard, in merito al fatto che se avesse continuato a rubare, lei lo avrebbe cacciato per l’eternità.
Oh, signor Oscar, se sapeste....” pensò, mentre si richiudeva la porta alle spalle.
 
- E poi, - disse la donna scuotendo i lunghi capelli biondi in direzione di Rosalie, che si sforzava in tutti i modi di non guardare Bernard - non potrei mai dare in sposa la  mia cara Rosalie ad un ladro!
 
Bernard, semiseduto sul letto, quasi si strozzò con la saliva che gli era rimasta a metà strada, e cominciò a tossire.
Era talmente sbalordito che non sentì quasi il fragore che provocò Rosalie mentre faceva cadere il vassoio per terra, coprendo i colpi di tosse dell’uomo. Bernard si alzò di scatto in piedi.
 
- Rosalie, - disse Oscar aiutando la giovane ad alzarsi da terra, dove stava rischiando di accasciarsi - Bernard Chatelet non riesce a vivere senza una figura materna. Perciò ha bisogno della tua dolcezza e del tuo amore - aggiunse, mentre Bernard protestava vivamente per la piccola offesa ricevuta - allora che fai? Vuoi seguirlo?
 
Rosalie guardò entrambi, mentre una grossa bolla di gioia le si gonfiava nel petto: incrociò il sorriso quasi materno di Oscar, lo sguardo intenso di Bernard, e la bolla scoppiò. Reprimendo a fatica le lacrime, si precipitò addosso all’uomo, lo circondò con le braccia e iniziò a urlare il suo nome, scoprendo di possedere molta più voce di quanto ricordasse.
Bernard vedeva sfocato innanzi a se’: di colpo non sentiva orologi ticchettare, non sentiva nessun peso sulle spalle e la ferita aveva cessato di scavargli il muscolo. Non aveva quasi fiato, ma riuscì, con voce rotta, e con somma emozione, a chiederla in sposa.
 
 

La sera era scesa sulla Francia.
Nel silenzio infranto solo da qualche schiamazzo notturno o dal suono di qualche volatile nell’aria, una carrozza correva a tutta velocità.
Rosalie guardò fuori dal finestrino e pensò a quante volte aveva percorso quella strada, che portava dalla residenza di Oscar a Parigi.
Bernard le sedeva vicino.
- Dove... dove stiamo andando, ora? - sussurrò la ragazza.
- A casa mia - fu la risposta dell’uomo, che non aveva mai visto Rosalie vestita con abiti tanto belli e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso - almeno credo. Non saprei nemmeno dove andare, sennò. Dovrebbe esserci mio cugino Saint - Just, ma fatico a pensare a come deve aver ridotto la mia povera dimora in mia assenza.
Rosalie sorrise.
- Hai sempre vissuto con lui?
- Oh no! Solo che si caccia spesso nei guai... è un po’ una mina vagante. Ora dice di aver scritto un libro, un capolavoro... ma con quel carattere che si ritrova sarà messo all’Indice, minimo.
- Chissà invece casa mia com’è ora... da quando la mamma è morta, non ci ho più messo piede.
- Vorresti tornare lì? - chiese premurosamente Bernard.
- Oh, no, affatto! Io voglio... - e qui arrossì, come suo solito - andare dove vuoi tu. Sarà bellissimo.
Sarà un’altra casa della mia vita, pensò.

Poco dopo, i due camminavano per le strade di Parigi, sporche, puzzolenti, ma sempre più dignitose di come ricordava Rosalie, poiché era evidente che un giornalista poteva permettersi una dimora migliore rispetto a una povera venditrice di frutta. Ora era buio, ma era abbastanza sicura che la sua zona fosse abbastanza lontana. Stringendosi a Bernard, scansò disgustata una pozza di vomito e sbatté contro la schiena dell’uomo che si era fermato di botto.
- Eccoci - sentenziò con un sorriso.
 
 
- C’è nessuno? Saint - just? Ehilà? - esordì Bernard, mentre illuminava con una candela l’ambiente.
Un tonfo, una corsa per gli scalini, e un’esclamazione un po’ troppo vivace fu la risposta. Di colpo l’ambiente si illuminò. Un giovane e bel ragazzo, dall’aspetto forse un po’ troppo femminile, ma con uno sguardo glaciale, si mostrò.
- Bernard! Era ormai mia convinzione che fossi morto, amato compagno! Sarà molto felice Robespierre, quando gli darò la notizia del tuo ritorno! Ti piace la nuova lampada a soffitto? Ho trovato un sistema per far comunicare le candele tra di loro, e indovina? Non ho dato fuoco a nessuno dei tuoi amati libri! E lei chi è? - disse rivolgendosi a Rosalie, un po’ intimorita dall’aspetto ambivalente dell’uomo.

La storia fu raccontata in breve attorno a un tavolo, sorseggiando una tisana calda. A parlare fu quasi sempre Bernard, mentre Rosalie, confortata dalla luce e dal calore della bevanda, circondava con gli occhi il pian terreno della casa. Una stanza semplice, con il tavolo, qualche vecchia sedia. Finestre ermeticamente chiuse con scuri di legno. Pochi quadri di modesta fattura ma molto graziosi. Una piccolissima zona adibita  a cucina. L’unico lusso era rappresentato da un divano verde largo e morbido, forse frutto di quale follia da parte di Saint-Just. Ma ciò che sorprese Rosalie era l’incredibile quantità di libri e giornali sparsi per la casa, addossati in un angolo, aperti su un altro comodino accanto a una bella quantità di candele. Pensò che Bernard, da bravo giornalista, non facesse altro che leggere e aggiornarsi, anche quando l’illuminazione lasciva a desiderare.
- E’ tardi, - sentenziò Bernard. - forse è meglio che andiamo a dormire.
- Cugino, io dormirò sul divano. Cedo molto volentieri il mio letto alla tua promessa sposa, stanotte e in quelle avvenire - disse, strizzando l’occhio a Rosalie, che anche se imbarazzata, sorrise - almeno finché non sarete ufficialmente sposati, cosa mi auguro avvenga al più presto!
Sul volto dei due comparve spontaneamente un altro sorriso, uno dei tanti di quella giornata.
 
Salirono qualche scalino, che portava ad una sorta di soffitta con due porte.
- Buonanotte Rosalie. Ci vediamo domani mattina.
Era una promessa, un progetto, una certezza che scaldava il cuore.
- Buonanotte Bernard.
Ma passò qualche minuto, prima che le due porte fossero chiuse alle loro spalle.
 

  
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