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Autore: shywr1ter    21/10/2013    1 recensioni
Due omicidi, entrambi di ex SEAL, riuniscono due cugini a un continente di distanza.
Crossover tra la prima serie di Dark Angel e NCIS. Ambientato intorno all’anno 2020 nel mondo di Dark Angel. Max/Logan.
ATTENZIONE: questa storia è stata scritta nel 2006.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan 'Eyes Only' Cale, Max Guevara
Note: Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Traduzione a cura di: AryYuna
Betato da: Serpentina


   L’originale di questa storia può essere trovato qui .

   DISCLAIMER: Lo stesso di sempre. Non posseggo, non guadagno (e non mi illudo…)
   
   

Nuove risposte, vecchi segreti


   
   SEATTLE, WASHINGTON. 7 febbraio 2020, 11:16 am.
   
   Settore Undici. L’anfiteatro Quay. Foyer a sinistra.

   
   Logan svoltò fuori dal passaggio verso un’uscita laterale che ricordava di aver notato in precedenza, una porta che conduceva a metà dell’area destinata al pubblico. Fu sollevato per averla trovata - non voleva dover tornare indietro fino al palco e perdere tempo - e riuscì, dopo varie spallate, a liberare la porta dalle cerniere arruginite e aprirla.
   Ma l’uscita portò Logan al di là di un recinto di metallo che circondava il perimetro della platea e che era una cosa intricata di filo e piastre di metallo intrecciati nelle aperture - e che gli tagliava non solo la strada, ma anche la visuale. Sperando ardentemente di trovare una breccia nella barriera, avanzò nell’erba seguendo la discesa dolce lungo il recinto che costeggiava le file di posti a sedere, alla ricerca di un modo per guardare dentro mentre pensava a un modo per entrare, sperando follemente che il decadimento post-Onda avesse colpito anche lì.
   E vide una piccola apertura, un punto in cui il recinto si era staccato dal paletto di metallo che la reggeva. Fermandosi per afferrare la parte libera, e sapendo di non poterci mettere molta potenza - visto che gli mancava la forza negli addominali per tirare o i muscoli della gambe per fare leva - cercò di forzare l’apertura verso l’alto, la spalla sotto le piastre di metallo e gli addominali e il braccio per aiutarsi a spingere con la spalla, mentre l’altra mano manovrava la sedia nel passaggio.
   Al risuonare del singolo colpo di arma da fuoco dall’interno dell’arena, riuscì a passare attraverso l’apertura che era riuscito a creare, ignorando il graffiare del metallo libero sul viso e le mani.
   
   SEATTLE, WASHINGTON. 7 febbraio 2020, 11:19 am.
   
   Settore Undici. L’anfiteatro Quay. Sul palco.

   
   « A terra! » Al risuonare del colpo di arma da fuoco, Tony stava già abbaiando ordini e si stava gettando sul pavimento, i riflessi affinati da troppi momenti simili. Stese un braccio per proteggere Max, ma lei si era mossa in modo ancora più veloce e Tony si gettò con lei su Parks, già steso a terra. Il tempo sembrò allungarsi mentre rivolgeva lo sguardo verso Max per vedere se stesse bene, stabilendo un contatto. Lei gli restituì lo sguardo, con l’aria di stare a sua volta valutando la situazione prima di muoversi rapidamente verso dove giaceva Bling, per coprirlo e parlargli a bassa voce, mentre esaminava la platea.
   Accortosi che il guardiamarina non era stato colpito, anche Tony si mosse verso Bling - aveva visto l’impatto e temeva fosse stato al petto, sperava fosse alla spalla. Fu sollevato nel vedere che si muoveva - con una smorfia; stava parlando con Max mentre Tony si avicinava. La ferita di entrataera visibile attraverso la giacca, una macchia di rosso scuro sulla spalla e sul petto che si espandeva lentamente, il che fece pensare a Tony che avesse evitato polmoni, cuore o arterie.
   « Tieni, Bling ». Max si sfilò rapidamente la propria giacca per togliersi la maglia spessa che portava sotto, il che la lasciò con una leggera canottiera nel freddo di febbraio. Dandogli la camicia disse « Usa questa per fare pressione sulla ferita - lo so che farà un male cane, ma sai questa roba meglio di me. Ti portiamo via da qui tra un minuto… » Si reinfilò la giacca e ne chiuse la zip, pragmatica. Concentrata nuovamente sulla platea per vedere ciò che poteva, non aveva notato l’improvvisa pausa di Tony…
   Perché, nonostante il caos del momento, fu solo in quel momento che Tony si era bloccato, quando aveva compreso ciò che pensava di aver visto quando Max si era tolta la maglietta, i capelli scostati per un istante…
   … avrebbe spiegato molte cose.
    Deglutendo e riscuotendosi per tornare ai problemi più immediati, Tony lasciò Bling a Max e si voltò. Accovacciato, si sposto attraverso il palco verso l’arco del proscenio a destra. Da dietro la parete al lato del palco, Tony poté raddrizzarsi per sbirciare verso i sedili da cui era partito il colpo. Muovendosi con cautella per sporgersi ancora, Tony scorse improvvisamente la forma rannicchiata che barcollava lungo la fila di sedili e gemeva come ubriaca, come se fosse stata lei ad essere stata colpita. E improvvisamente, il volto della vedova che Tony sapeva stava nascondendo qualcosa si voltò verso di lui.
   « Gayle! » gridò concentrandosi sulla donna con la pistola mentre tirava fuori la propria per essere pronto in caso lei l’avesse sollevata, sentendo la frustrazione mentre la donna si abbassava dietro la fila di sedili che, da quella distanza, sarebbero bastati a deviare un colpo dal suo obiettivo. « Getta l’arma! Tuo figlio è qui - vuoi colpirlo di nuovo? » Mentre gridava, notò due cose: suo cugino era comparso in piena portata di tiro dietro di lei - un altro bersaglio facile per quella famiglia lunatica - e sopra di lui una forma con una giacca nera stava correndo verso il bordo del palco verso la passatoia in alto.
   Dato ciò che aveva appena visto, sospettava di sapere cosa Max avesse in mente.
   
   SEATTLE, WASHINGTON. 7 febbraio 2020, 11:19 am.
   
   Settore Undici. L’anfiteatro Quay. Foyer a sinistra.

   
   Nonostante il rumore che aveva provocato, Logan vide che la figura non si era voltata, quindi o non sapeva che lui era lì o non gliene importava. Mentre si affrettava a liberare la manica e la gamba dei pantaloni dalle punte di metallo piegate, sentì una voce di donna gridare verso gli altri, ondeggiando in maniera strana lungo le la seconda o terza fila di sedili e abbassarsi dietro la sedia davanti a lei come scudo. Sapendo che doveva avanzare per riuscire ad avere una buona linea di tiro - e sapendo di non avere copertura, se lei si fosse voltata, prese un respiro profondo e si spinse verso il corridoio laterale verso i lunghi scalini a terrazza che scendevano di venti centimetri ogni tre metri.
   Si sollevò sulle ruote posteriori per scendere il primo gradino, atterrando bruscamente ma con un equilibrio decente. Ancora due e sarebbe stato abbastanza vicino da scagliarsi verso il corridoio centrale da cui avrebbe avuto una buona linea di tiro. Rifiutò di pensare a cosa stesse accadendo al di là della donna nell’arena; aveva sentito Tony urlare una volta dopo lo sparo, ma nessun altro, nemmeno Tony una seconda volta. Attraversò i tre metri e scese di nuovo, atterrando ancor più bruscamente e quasi cadendo dalla sedia. Ringhiando risolutamente, avanzò ancora, e la sedia atterrò più bruscamente a destra che a sinistra, e improvvisamente fu più difficile spingerla - il cerchio della ruota aveva pagato le conseguenze della violenza. La figura si voltò verso di lui, esitante; lui si fermò, la mano vicina alla pistola. Ma la voce di Tony chiamò di nuovo e lei si voltò.
   Più rapidamente che poté, Logan raggiunse il centro della platea e si mosse dietro la donna accovacciata. Ancora non riusciva a vedere nessuno sul palco, e pregava che nessuno fosse stato colpito. Non riusciva a capire cosa dcesse la donna, ma chiaramente avrebbero dovuto starsene piatti sul palco per non essere facili bersagli della donna - e lei di nuovo sollevò la pistola. In qualsiasi altra situazione avrebbe gridato, le avrebbe detto di gettarla, le avrebbe dato una possibilità. Ma non con quelle tre persone di fronte a lei. Non con una sola di loro, e di certo non con tutte e tre.
   Sollevò l’arma; sparò e il proiettile mancò il bersaglio. Come al rallentatore, la vide iniziare a voltarsi verso di lui e prese con cura la mira verso il suo petto, la parte più ampia del bersaglio. Lei fu colpita; crollò in ginocchio, di lato, ma non cadde. Logan mantenne gli occhi e la pistola su di lei, ma esitò; sentì Tony gridargli di resistere e quasi prima che le parole fossero pronunciate, vide il lampo di nero che era Max che si gettava da sopra al palco verso la platea, accanto alla donna. Osservò, allungando il collo, per rassicurare se stesso che Max fosse illesa come sembrava. La ragazza si avvicinò alla donna e allontanò la pistola dalla sua mano, la tirò indietro per farla appoggiare ai sedili, il viso quasi verso Logan. Mentre le strappava il soprabito aperto per strapparne qualche striscia di stoffa, Max alzò il viso verso l’uomo che la fissava e gli chiese « Logan? Stai bene? »
   Lui annuì, il sollievo che provava per lei a scaldarlo quando vide e sentì Max che era… Max. rapidamente, lei legò le mani della donna ad una gamba della sedia dietro di lei e si voltò per salire di corsa i gradini fino a lui.
   « Max » esalò lui, ancora in ansia per gli altri. « Come stanno gli altri - Bling? Tony? È stato ferito qualcuno? »
   « Bling è stato colpito » rispose lei con voce calma. « Alla spalla o da quelle parti, ma è rimasto cosciente per tutto il tempo e non c’è perdita di sangue anomala. Nessun segno di emorragia interna. Ho sentito Tony chiamare Matt proprio ora, stanno arrivando. E mandano un’ambulanza ».
   « Un ambulanza ci metterà una vita. Max, tu vai - portalo al Metro Medical. Matt capirà, ed è meglio che tu non resti coinvolta in un’indagine… » I suoi occhi verdi supplicavano, per varie ragioni. « Vai… prendi la mia auto… » Iniziò a cercare le chiavi.
   « No, prenderò quella di Bling - so dov’è e tu e Tony avrete la tua per tornare ». Esitò per appena un altro momento per rivolgergli uno sguardo pieno di speranza. « Starà bene, Logan; starà benissimo, ed è finita ».
   Lui finalmente annuì e riuscì a sorriderele debolmente. « Lo so - grazie, Max. È meglio che tu vada… »
   Annuendo in fretta, lei si voltò e in un lampo era sparita su per il palco. Logan tornò a guardre la donna legata a variefile di distanza e la vide rivolgergli un’occhiataccia; ora era disarmata e aveva capito da ciò che le aveva detto Max che l’uomo non avrebbe avuto alcun problema a spararle di nuovo se avesse cercato di andarsene prima dell’arrivo della polizia. Rabbrividì lievemente, realizzando che Max aveva ragione, era davvero finita. Se Bling era cosciente, parlava, non sanguinava troppo e non mostrava segni di coinvolgimento degli organi, erano tutti buoni segni… tuttavia, si sentì sollevato al pensiero che sarebbe stata Max a portarlo al Metro Medical e da Sam, dove si sarebbero presi di uno dei loro.
   
   SEATTLE, WASHINGTON. 7 febbraio 2020, 11:23 am.
   
   Settore Undici. L’anfiteatro Quay. Sul palco.

   
   Max attraversò al palco fino a dove Bling era mezzo seduto e mezzo poggiato ai pallet, non lontano da Tony. « Logan sta bene » fece rapporto ad entrambi. « Pensa lui alla madre di Parks… lei ha una ferita all’addome e avrà bisogno di cure; è legata ai sedili - non troppo bene, ma Logan la tiene d’occhio e lei non ha troppa voglia di lottare al momento. Bling, ti porto al Meto Medical; ti prendo le chiavi… »
   Lui annuì, le labbra sottili, e si mise una mano in tasca dal lato non feritoo. « Ti aiuto » disse Max avvicinandosi e aggrottando le sopracciglia vedendolo fare una smorfia e sentendolo tremare. Alzò gli occhi. « Tony, credo stia andando in shock ». Si alzò per sflarsi la giacca. « Bling, torno subito con la macchina ». Giacca alla mano, stava iniziando a drappeggiargliela addosso quando Tony si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
   « No, andiamo, Max » la fermò mentre lei stava per chinarsi su Bling e si tolse il cappotto, sorridente, tranquillo. « Quella giacchina così piccola non potrebbe mai tenere caldo un omone come Bling ». Aprì il parka per stenderlo, come una coperta, sull’uomo tremante. « E poi, devi andare… » Alzandosi, le prese la giacca dalle mani e con un sorriso cordiale gliela tenne con fare cavalleresco per fargliela infilare, come se la situazione fosse roba da tutti i giorni.
   Beh, lo è per lui, pensò Max restituendogli brevemente il sorriso e girandosi per infilare la giacca. Mentre le stava in piedi accanto, lei infilò le braccia nella giacca e, come Tony aveva sperato, si sollevò i capelli e scoprì il collo - e gli occhi di lui caddero nel posto esatto in cui dovevano per confermare il momentaneo flash di prima del tatuaggio - righe nere verticali sulla nuca…
   Fu come se si fosse improvvisamente ricordata di fosse lei - ricordata chi fosse lui - e Max si voltò in fretta trattenendo il respiro, i suoi occhi scuri che cercavano in quelli di lui, apprensiva. Ma tutto ciò che vide fu il tipico sorriso DiNozzo, pieno di fascino, e si ricosse. Stai scivolando, Max, si rimproverò. Anche con tutto questo… non puoi mai sentirti così a tuo agio da scivolare.
   Il momento successivo era nel tunnel, correndo per portare l’auto di Bling più vicina possibile, sentendo le sirene che si avvicinavano. Accelerando ancora, rifletté che ci era andata troppo vicina con Tony e si spinse a ricordare cosa sarebbe stata un’altra scivolata simile.
   Ma mentre Tony si voltava verso il prigioniero ammanettato, tenendo un occhio anche su Bling, non erano i due uomini sul palco che vedeva davvero. Vedeva il passato e il presente che immaginava per Max… cosa doveva aver passato… cosa doveva affrontare, anche ora… si chiese come avesse conosciuto suo cugino… e nemmeno per un momento dubitò che suo cugino fosse più che consapevole di quanto… speciale… fosse per davvero la sua adorata Max.
   
   SEATTLE, WASHINGTON. 7 febbraio 2020, 12:11 pm.
   
   DIPARTIMENTO DI POLIZIA DI SEATTLE, DIVISIONE CENTRALE.

   
   Tony era in piedi alla scrivania accanto alla finestra e parlava al cellulare mentre guardava fuori; le sue parole e comportamento fecero capire a Matt che era impegnato nel classico rituale di un poliziotto: stava facendo rapporto al Grande Capo. Matt sogghignò. Anche i federali speciali come l’NCIS devono mettersi in fila per la verifica, notò. Era scontato che Logan avesse un poliziotto in famiglia, rifletté ridacchiando ancora per quanto i due cugini si somigliassero - e quando fossero diversi. O magari si somigliavano in più modi di quanti loro stessi sospettassero. Si avvicinò al cugino più grande mentre questo chiudeva la chiamata.
   « Ehi, Matt » iniziò Tony prima che Sung avesse modo di parlare. « Senti, siete stati grandiosi con tutta la situazione. Apprezzo molto come avete organizzato tutto - tra l’ufficio del procuratore distrettuale, gli sceriffi federali, i miei che chiamano… so che non vi servono anche i federali tra i piedi ».
   Matt ridacchiò. « Allora, eri poliziotto prima di entrare all’NCIS? »
   « Peoria, poi Baltimora » sorrise Tony. « E così vicini al District, cavolo, i federali ci alitavano sul collo sette giorni la settimana ». Quando Matt ridacchio, Tony prese una decisione e disse « Voi ragazzi vi siete occupati per me di tutte le scartoffie per il trafserimento, Parks aspetta l’avvocato e mammina è nel post-operatorio e sta al meglio possibile. Logan è in ospedale per vedere Bling » si alzò e mise il cellulare in tasca, « e io ho voglia di un buon caffè. Seattle è ancora il posto migliore per un bel caffè, vero? »
   Matt annuì, le sopracciglia che si sollevavano un po’, curioso. « Così mi dicono tutti i federali ».
   Tony rise. « Andiamo, allora - offro io » sorrise, a suo agio, « così allevierò i miei sensi di colpa per aver lasciato Baltimora per i federali ».
   « Ci sto » sorrise Matt. « Fammi firmare l’uscita ».
   Tony annuì e osservò il detective avvicinarsi alla bacheca davanti alla sala squadre e segnare che usciva dalla stazione. Il suo sorriso scemò un poco mentre rifletteva su come fare ciò che doveva. Avrebbe fatto appello alla connessione “fratelli in divisa”, provato a far rispondere Matt ad alcune domande senza che lui se ne accorgesse…
   Dopo appena venti ore con suo cugino, Tony era assolutamente preoccupato per ciò in cui Logan si era invischiato. Era follemente preocupato che il “giornalista” stesse facendo qualcosa di illegale, ma non riusciva a convincersi a crederci; aveva paura di scoprire qualcosa su Logan che avrebbe avuto il dovere di riferire, ma aveva ancora più paura di lasciar perdere e non poter prevenire qualcosa che sarebbe accaduto. Corse il rischio di far sospettare a Matt qualcosa su Logan, ma sapeva che i due avevano un qualche rapporto di lavoro che - Tony pregava - significasse che ciò che faceva Logan fosse legale. Sperò che Matt fosse un poliziotto onesto come sembrava, e non invischiato a sua volta in quello che facevano. Ma probabilmente, più di qualsiasi cosa… Tony era semplicemente pieno di curiosità da poliziotto quando il suo radar tintinnava, stavolta sul suo cuginetto. Se avesse dovuto prendere Logan a calci per riportarlo sulla retta via, lo avrebbe fato - e si sarebbe preoccupato dei suoi “doveri” professionali dopo.
   Matt tornò e suggerì una caffetteria un isolato più avanti, e i due uomini decisero di percorrere la breve distanza a piedi. Tony raccontò ancora a Matt del caso; Matt raccontò a Tony del procuratore federale di zona. Entrambi si lamentarono dei giudici che dovevano firmare loro i mandati e si scambiarono qualche aneddoto su come avevano dovuto trovare abbastanza prove per farli contenti e furono d’accordo che per alcuni giudici “indizio di colpevolezza” significava più o meno trovare un segnale sul petto del sospettato con scritto “sono stato io”.
   E per quando furono nella caffetteria, caffè in mano e seduti ad un tavolino isolato, erano perfettamente a proprio agio nel parlare. Dieci minuti dopo, Tony affrontò l’argomento con più onestà che poté.
   « Matt, senti… confesso che avevo un altro ovvio motivo per il caffè ». Il suo sguardo di scuse era sentito, anche se non avrebbe potuto essere del tutto sincero con Matt. Sapeva che il detective avrebbe capito. « Devi sapere che sono preoccupato per Logan. Non sono qui nemmeno da un giorno e l’ho visto battere la città alla ricerca di un serial killer, farsi sparare addosso, chiedere un mandato di cattura - e a quanto pare ottenerlo… » Tony non stava cercando di ricordare a Matt quanto fosse estesa la sua autorità, non per davvero… ma se Matt avesse ricordato che un agente federale avrebbe avuto qualcosa da dire su un civile che ordinava l’abuso delle risorse della polizia… Prese un respiro profondo e ricordò a se stesso che doveva restare amichevole. « Sarei stato preoccupato già prima. Ma ora… » Deglutì, rapito per un momento dal ricordo di Logan intrappolato nella propria casa, aspettando che Max vedesse che la sua sedia era fuori portata… « Nonostante quanto voglia negarlo, un civile paraplegico senza addestramento è un incidente che aspetta di accadere ». Tony si accorse che stava fissando il proprio caffè soprappensiero e alzò lo sguardo negli occhi di Sung. « Logan significa molto per me - e questo mi fa cagare sotto per lui. E il pensiero che possa essere invischiato in qualcosa che non dovrebbe… » Scoprì le sue carte ora, non c’era altro modo di ottenere da Matt ciò che voleva. « Mi incazzerò con lui, se dovrò; gli farò una valigia e me lo porterò nel District dove potrò tenerlo d’occhio… qualsiasi cosa serva, Matt. Ma sono spaventato a morte all’idea di chiedergli cosa sta facendo. Quindi lo chiedo a te, visto che, chiaramente, lavorate insieme… » Di nuovo, gli stava ricordando fino a dove poteva arrivare, in modo che non ci fossero ripercussioni per suo cugino? « È invischiato in qualcosa in cui non dovrebbe? »
   Lo sguardo sul viso di Matt rassicurò subito Tony che i suoi istinti fossero stati giusti a farlo fidare del detective. « No. Probabilmente è l’unico in città che sta facendo ciò che dovrebbe - ciò che qualsiasi uomo giusto dovrebbe fare ». La bocca di Matt si piegò in un sorriso d’intesa. « A volte può essere abbastanza ingenuo… ha quel senso di indignazione morale da ragazzino ricco per i poveri e per chi non ha diritti - o almeno è così che lo vidi quando lo conobbi, tipo, cinque anni fa? Pensai che gli sarebbe passata in fretta, ma… non è successo. Non in tutto il tempo da quando lo conosco. Nemmeno dopo che gli hanno sparato mentre cercava di proteggere un testimone ». Matt scosse la testa. « È davvero un innocente, in un certo senso, che vuole che il mondo sia giusto e corretto. E, maledizione, ma è un’ispirazione avere qualcuno intorno che sappia essere così testardo e ancora creda nell’umanità ». Matt bevve un lungo sorso del suo caffè, e fece una pausa per ridere, mestamente. « Se c’è una cosa che lo fa mettere nei guai è questa: la sua determinazione a farsi avanti e fare qualcosa per rendere il mondo un posto migliore, anche da solo ».
   « Da giornalista? » si azzardò ad avanzare Tony.
   Gli occhi di Matt tremolarono con una leggera diffidenza. « Quello… e… buttarsi, quando gli indizi di una storia lo portano oltre la storia, torti da raddrizzare, orfani da salvare… soffiate da fare ».
   Tony interpretò la diffidenza come un tentativo di Matt di proteggere suo cugino - e, sprando di avere ragione, insistette « Maledizione, Matt, è un civile - e uno che avrebbe dovuto imparare la lezione, dopo essersi fatto sparare addosso l’anno scorso! Cos’è che sta facendo, gioca a guardie e ladri? » Improvvisamente sperò che fosse solo quello, che suo cugino fosse solo una versione ricca e ben equipaggiata di quello in cui tutti i poliziotti incappavano prima o poi: un civile che vuole fare il poliziotto.
   « Non proprio ». Matt distolse lo sguardo, e Tony percepì subito che stava cercando di evitare i suoi occhi. « È… » Matt fece una pausa, poi tornò a guardare Tony. « È parte delle indagini. È solo più coinvolto, immagino; quell’intenzione di “fare la cosa giusta” e quella sensazione che ora come ora la polizia non può essere ovunque… e… » Matt sospirò e ammise « non sempre ci si può fidare ».
   Tony si accigliò. « Il tuo dipartimento? »
   Matt annuì. « Siamo più o meno cinquanta e cinquanta, ora, metà poliziotti bravi, onesti, affidabili, che sai si comporteranno come ti serve… e l’altra metà… no. Alcuni corrotti, altri che abusano del proprio potere sui cittadini, altri ancora solo culi pigri in uniforme, altri pericolosi. Ma sta migliorando - quelli davvero cattivi sono fuori, e stiamo pian piano lavorando per tornare ad essere più rispettabili. Logan lo sa, e… visto che le sue capacità investigative sono state d’aiuto, a volte ci dà delle informazioni, o… si fa coinvolgere in prima persona ».
   « Quanto è sicuro? »
   « Non troppo. Quanto è stato sicuro oggi? » lo sfidò Matt. « E quanto hai dovuto lottare con lui perché lasciasse che te ne occupassi tu prima di arrenderti? » DiNozzo aveva uno sguardo colpevole, e Matt ridacchiò. « Più facile a dirsi che a farsi ». Finì il proprio caffè e posò la tazza. « Quanti personaggi della letteratura hanno fatto lo stesso - la Primula Rossa? Don Chisciotte? Batman? Ragazzini ricchi che vogliono fare la differenza… Quanto è male? E perché credi che siano classici della letteratura? »
   « Ma questo non è un personaggio - è mio cugino… » Tony scosse la testa frustrato. « Su una sedia a rotelle. Niente Batmobile, solo una Aztek malconcia e sporca. Con controlli manuali, per l’amor di Dio ». Sospirò. « Sai davvero in cosa è coinvolto? Puoi davvero assicurarmi che non è mercato nero - o peggio? »
   « Sì » rispose Matt e addirittura sorrise, tra sé. « Un altro aspetto della sua ingenuità - Logan e io abbiamo lavorato insieme per più di cinque anni, dietro le quinte. Ho visto cosa sa fare, cosa sa… una volta sono anche stato sequestrato con lui da un pazzo che commerciava bambine in cambio di denaro… » Il sorriso di Matt si allargò un poco, in segreto. « Sa che sono un detective e credo pensi che non sono male. Eppure, dopo tutto questo tempo, crede ancora che non l’abbia scoperto… » Ora Matt rise apertamente, godendosi il suo segreto. « Sì, Tony, so esattamente cosa sta facendo, anche se lui non se ne rende conto, e posso dirtelo chiaramente: devi essere fiero di Logan Cale ».
   
   SEATTLE, WASHINGTON. 7 febbraio 2020, 12:50 pm.
   
   METRO MEDICAL.

   
   « Logan! »
   Cale alzò lo sguardo e vide la preoccupazione negli occhi di Max mentre si avvicinava di corsa a lui, vide che aveva bisogno di vedere se lui stesse bene. Incapace di trovare le parole, le restituì lo sguardo e annuì, sperando fosse abbastanza, per il momento. Non si fidava della propria voce.
   Logan aveva accompagnato Tony alla stazione di polizia per incontrare Matt e gli agenti che avevano in custodia Parks e sua madre, ed era venuto direttamente al Metro Medical. Per quando era arrivato ed entrato, Bling era stato già portato in sala operatoria; ci volle un po’, ma alla fine aveva trovato qualcuno che lo aggiornasse sulle condizioni di Bling. Logan fu in qualche modo sollevato nel sapere che Sam era dentro con lui e assisteva; anche se si trattava più dell’area di interesse di un chirurgo ortopedico che di un neurochirurgo, Sam era un amico suo e di Bling e avrebbe tenuto d’occhio la situazione in sala. Se fossero stati scoperti danni ai nervi, avrebbe dato una mano dove necessario. Logan aveva affidato più di una volta la sua vita a Sam, dopo essere capitato tra i suoi pazienti per caso - e sapeva che Bling era nelle mani migliori. Tuttavia… questo non rendeva la ferita del suo amico meno reale e, sebbene non pericolosa per la sua vita, avrebbe comunque potuto influire sul suo lavoro. Logan giurò in quel momento che non gli importava cosa sarebbe successo, che Bling avrebbe avuto un lavoro con lui fino a che entrambi loro avessero respirato, finché Bling fosse voluto rimanere.
   Max se n’era andata per quando Logan era arrivato, era andata al lavoro. Una volta che fu nell’area di attesa, gli arrivò una nota scritta di fretta e lasciata per lui all’accettazione del reparto chirurgia. Ma sarebbe tornata - e mentre alzava gli occhi su di lei, vide la preoccupazione trasformarsi di apprensione. « Logan, sei ferito! » Si avvicinò per posare le sue vita sul braccio di lui, lungo la larga striscia di sangue che ogni tanto filtrava attraverso la manica stappata della giacca, probabilmente ogni volta che doveva spostarsi. « Come ha fatto… ha colpito anche te? » cercò di capire.
   « No » rispose lui arrossendo. « Ero di fretta e la scorciatoia che ho trovato aveva degli ostacoli… » minimizzò. « Non è grave ».
   « Non solo la spalla, uh? » Max alzò lo sguardo sul viso di lui e spostò il suo tocco gentile alle abbrasioni che gli vide sullo zigomo, ora anche un po’ scolorito. « Stai bene? »
   Logan sapeva che la ragazza non si riferiva solo ai graffi e fece spallucce, distogliendo lo sguardo, fissando il pavimento davanti a sé ma senza vedere nulla. « Starò bene, quando mi diranno che Bling starà bene ».
   « Lo so ». Si sedette su una sedia vicina, la sua peroccupazione era quasi maggiore per Logan che per Bling, visto che sapeva chi dei due stava ricevendo le cure in quel momento. « Beh, magari, visto che sarai qui in ogni caso per aspettare lui, potrebbero dare un’occhiata anche a te - sai, pulire i graffi… magari ti servono un paio di punti ».
   « Sto bene » mormorò lui testardamente.
   La sentì sospirare e dopo una pausa dire con voce piccola e flebile « Sì, lo so ».
   Al suo tono di stanca accettazione, Logan si voltò a guardare la sua espressione e finalmente vide tutto - la preoccupazione, la sua presenza… quello sguardo nei suoi occhi… e per una volta, Logan Cale cedette.
   « Immagino che… visto che sarò comunque qui… »
   Fu ricompensato con un leggero sorriso di apprezzamento e Max si alzò. « Li avverto ». Si voltò per andare al banco delle infermiere. Dopo uno o due passi, perl, si girò per sedersi di nuovo accanto a lui, di nuovo preoccupata. « Logan… lo sai, se avessi potuto chiamarti, farti sapere… » Cercò nei suoi occhi verdi la comprensione, vide la preoccupazione e la stanchezza che iniziavano a farsi sentire. « Una volta trovato Bling, mi ha chiesto di scegliere - sarei potuta andare con lui se non te l’avessi detto… »
   Vide un lieve luccichio di calore in mezzo alla preoccupazione, e fu sollevata dalle sue parole gentili e sorriso dolce. « Lo so, Max, è quello che mi aspettavo da Bling. E sono contento che fossi lì per coprirgli le spalle ».
   « Tony ha coperto le spalle a entrambi - non farmi dimenticare di raccontarti tutto, una volta che sarà tutto a posto qui ». Lo toccò di nuovo con gentilezza, la mano di lei a coprire brevemente quella di lui, prima di alzarsi per cercare qualcuno che potesse dare un’occhiata ai tagli e graffi.
   Logan la osservò; gli eventi iniziavano a sopraffarlo, mentre Max avanzava con sicurezza lungo il corridoio, i movimenti morbidi e languidi. Da solo coi suoi pensieri, Logan riesaminò le ultime ore, chiedendosi se avrebbero potuto evitare il dolore causato quella mattina… e riconobbe finalmente che erano riusciti ad evitare che le cose andassero molto, molto peggio.
   Il suo cellulare squillò; lo tirò fuori, senza pensare, e trasalì un poco al momentaneo dolore che sentì al braccio. « Sì » rispose brevemente.
   « Ehi, sono Tony » rispose la voce nuovamente familiare. « Come sta Bling? »
   « È in sala operatoria - non è in pericolo; è un buon candidato all’operazione, solo che non sanno fino a che punto ci siano stati danni, se sono coinvolti i nervi o quanto lo siano muscolo e tendini… »
   « È una cosa buona; migliore dell’alternativa, no? » pressò Tony.
   « Sì ». Logan sentì un sorriso sbocciare di fronte al continuo ottimismo del cugino. « Dal tuo lato, invece? Tu e Matt avete risolto le cose? »
   « Sì. E comunque ha annullato il mandato su Bling appena lo abbiamo chiamato dalla Quay ».
   « Bene; ringrazialo da parte mia ». Logan ricordava a stento la richiesta, gli sembrava come se fosse accaduta giorni prima, non ore. « E il caso? » Alzò gli occhi e vide Max avvicinarsi con passo sicuro a lui e sedersi di nuovo sulla sedia di plastica vicina; le mimò con la bocca « Tony ». Lei annuì e gli sorrise, e lui si rese conto che avrebbe potuto capirlo facilmente senza il suo aiuto - e sentì una calda contentezza per il fatto che la ragazza aveva probabilmente aspettato che lui glielo dicesse.
   « Beh, Parks e io abbiamo fatto una bella chiacchierata » stava spiegando Tony, « e mi ha detto un po’ di cose prima di pensare a chiedere un avvocato. Quindi… basta interrogatori finché non vede il legale. Vedrò mammina da uno o due giorni ».
   Logan annuì, realizzando che dopo quattro giorni di surreale tensione e paura per il suo amico, la vita stava improvvisamente iniziando a tornare alla normalità, e suo cugino sarebbe tornato in aereo a casa, a un continente di distanza. Una coltellata di amara tristezza lo colpì, l’anticipazione della perdita, ma la ingoiò e decise di non mostrarla. « Allora… tornerai presto a casa, probabilmente… » Bel lavoro, Logan, si rimproverò per il suo tentativo. Sembravi un bimbo abbandonato… Evitò con cura gli occhi di Max; non voleva sapere come era suonato alle orecchie di lei…
   Ma se Tony lo notò, non disse nulla. La sua voce, però, era ancora carica di allegria. « In realtà, l’ufficio del procuratore era molto interessato all’idea di occuparsi delle accuse per tutti e due, visto che ha dei testimoni oculari per gli eventi - e i miei si stanno occupando dei mandati di perquisizione a Bradenton e Annapolis proprio ora. Una volta che tutti i particolari saranno inviati a Houston e Indianapolis, Parks verrà incriminato anche da lì, probabilmente, e si riuscirà a stabilire che mammina era coinvolta, accadrà lo stesso anche a lei » spiegò. « In questo modo, terranno Parks in custodia lì e ci metteranno anche mammina quando starà abbastanza bene da essere trasferita ». Parlava apertamente, a suo agio, e le speranze di Logan si sollevarono con le sue parole. « Non so per quanto tempo l’ufficio del procuratore avrà bisogno di me qui, ma indipendentemente da quanto riusciremo a fare oggi, ho intenzione di restare e parlare con mammina, quando sarà pronta ad essere interrogata. I suoi medici dicono che non starà troppo bene prima di lunedì ».
   « Lunedì… » ripeté Logan, cercando di tenera a bada il bambino di quattro anno dentro di sé che voleva gridare di trionfo.
   « … quindi speravo avessi un po’ di tempo per il tuo vecchio cugino questo week-end, ora che il lavoro è finito » stava dicendo Tony. « Se non ti dispiace sopportarmi ancora… »
   Logan sorrise nonostante tutto e la sua testa si abbassò per il sollievo, chiuse gli occhi, scosse la testa incredulo. « Credo di poterlo fare ». La sua voce era rauca, ma stavolta non gli importava chi lo avesse sentito.
   
   … continua…
   
   Nota della traduttrice: Sto cercando di mantenere la pubblicazione settimanale, ma ogni tanto non riesco. Spero restiate comunque a seguire questa meravigliosa storia (perché c’è qualcuno che la sta seguendo, lo so u_u). Qualsiasi recensione verrà tradotta ed inviata all’autrice, e se ci saranno risposte ve le posterò tramite il servizio di replica di efp.
   
   
   
 
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