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Autore: LittleCatnip    22/10/2013    3 recensioni
Tre prove.
Due ragazzi.
Un serial killer. E un segreto.
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Cosa succederebbe se un killer sfidasse un ragazzo che non vede l'ora di diventare detective? E cosa succederebbe se gli portasse via il suo bene più prezioso? Tra segreti, avventura e amore, Shawn e Aima si affronteranno.
[Dal capitolo 5]
"... e per chi non l'avesse ancora capito, il gioco inizia ORA." Quando le campane scandirono i dodici rintocchi della mezzanotte si levò a pochi metri da me un urlo carico di terrore che mi fece gelare il sangue nelle vene.
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[Dal capitolo 18]
Sentivo il mio cuore scoppiarmi dentro al petto e batter sempre più forte, mentre piccole goccioline di sudore scorrevano lentamente lungo la mia schiena. Il monaco misterioso estrasse qualcosa dalla tunica e lo lanciò verso di noi. L’oggetto misterioso rotolò fino ai nostri piedi e non riuscii a trattenere un’imprecazione.
L’oggetto in questione era un teschio.
Umano.
Cominciammo a correre.
*le recensioni sono ben accette (:*
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scuola


Entrai in classe ancora scossa per il racconto di Shawn. Quella storia sul serial killer poteva essere benissimo la trama di un macabro racconto dell’orrore e io odiavo, anzi, detestavo con tutta me stessa gli horror e le storie su vampiri, fantasmi e compagnia bella. Come se non bastasse quel simpaticone del mio ragazzo, quando mi invitava a casa sua, trovava sempre un pretesto per guardarli ed io non potevo fare altro che sedermi vicino a lui sul divano e mangiare popcorn insieme a lui. Credo però che il signorino lo facesse apposta, solo per il gusto di prendermi in giro e per fare battute sceme perché, ogni volta che qualcuno veniva ucciso, o segregato o mutilato, mi stringevo a lui e non mi staccavo per tutta la sera. Nei casi peggiori – ad esempio quanto vedemmo l’esorcista – la notte avevo gli incubi e puntualmente arrivava la febbre. Questo faceva sentire Shawn un po’ in colpa, e tutte le volte prometteva che non avremmo più rivisto film del genere, ma, un po’ sfacciatamente, ne trovava uno nuovo. Smise solo dopo che non gli parlai più per una settimana.
‘Rallegrata’ da questi pensieri notai che in classe c’erano quasi tutti i miei compagni, chi seduto sul banco a ripassare, chi a mandare messaggi e chi chiacchierando. Salutai tutti un po’ frettolosamente, non facendo neanche caso se mi rispondessero o meno. Andai verso le finestre e le spalancai per far entrare un po’ di aria, senza badare a eventuali proteste. Dopo di che raggiunsi il mio banco abituale, ma notai che era già occupato da quel cretino di Michael New.
“Buongiorno Margherita, dormito bene? Sai, sei pallida come un lenzuolo.” Disse con finta preoccupazione sorridendo in modo angelico. Non lo sopportavo quando mi chiamava con il mio nome per esteso, e neanche quando faceva lo spavaldo. Decisi di fare finta di niente e di contrattaccare.
“Una pessima giornata anche a te, New. Potresti gentilmente spostarti da qualche altra parte? Quel banco sarebbe mio.” Gli dissi cordiale. Quel banco era favoloso, l’ultimo, seminascosto da una colonna, accanto al termosifone.
“Mi dispiace, però chi primo arriva meglio alloggia.” Rispose sorridendo.
“Beh, non mi sembra che tu sia arrivato primo l’ultima volta.” Commentai acida. La sua clique scoppiò a ridere ed io me ne andai trionfante, ripensando a qualche settimana prima. Lo avevo battuto nella gara di salto in lungo di ben dieci centimetri, arrivando quasi a tre metri e quaranta.
Comunque, ero rimasta lo stesso senza un banco. Mi guardai intorno e ne vidi uno vuoto, o quasi. Mi affrettai a raggiungerlo,penultimo banco sulla parte sinistra della classe, vicino alla mia migliore amica. Kathleen stava ripassando chimica, la testa china sul banco, con i lunghi capelli neri raccolti in una folta treccia. Non si accorse neanche della mia presenza, così decisi di aspettare. Dopo qualche secondo tirò su la testa di scatto e mi abbracciò, dandomi due baci sulle guance. “Non sapevo che fossi arrivata! Menomale, comunque, mi devi aiutare con chimica, non ci sto capendo niente!” mi disse tutta trafelata.
“Cos’è che non ti è chiaro?” le chiesi dolcemente. Chimica era la mia materia preferita ed ero ben lieta di aiutare Kathleen – che al contrario di me la detestava – a capirla.
“Questo problema, il numero 35 di pagina 87.”
Aprii lo zaino e tirai fuori il libro e il quaderno con la copertina rossa. Lo aprii alla pagina indicata e lessi il problema: “ Calcola la pressione di una mole di ossigeno, che alla temperatura di 160°C occupa un volume di 5 litri. Oh andiamo Kath, è più semplice di quanto pensi.”
“Illuminami allora!” rispose ridendo.
“Dunque, ti chiede di trovare la pressione …”
“E come si trova la pressione? Non riesco a trovare la formula sul libro, ho trovato solo l’equazione di stato dei gas perfetti …”
“Esatto!” esclamai “Devi solo applicare la formula inversa!” le spiegai.
Continuava a guardarmi con sguardo perso, così le diedi un piccolo aiuto.
“Allora tu sai che la pressione per il volume è uguale al numero di moli per la costante per la temperatura.” Scrissi il la formula [pV=nRT] su un foglio per gli appunti. “Quindi a cosa è uguale la pressione?”
“È uguale alle moli per la costante per la temperatura … il tutto diviso il volume!” Mi strappò la atita di mano e scrisse la formula inversa[(nRT)/V]. “Wow Maggie, sei un genio! Qual è il tuo segreto?” esclamò più contenta che mai.
“Il mio segreto? Tanto studio e costanza.” Le dissi di rimando, il che era vero. Non passava giorno in cui non dedicassi meno di quattro ore allo studio. Persino di domenica.
“Ricordati però che i gradi Celsius vanno convertiti in Kelvin e che se vuoi trovare la pressione in Atmosfere la costante vale 0,0821 (atmxL)/(molxK) e che se la vuoi trovare in bar vale 0,0831 (barxL)/(molxK).” Le ricordai. Kathleen digitò una serie di cifre sulla calcolatrice e scrisse tutto sul quaderno. Poi andò a controllare il risultato del libro. “Oddio mi viene! Mi è venuto l’esercizio!”
“Hai visto quanto è facile? Vedrai, d’ora in poi riuscirai a farli tutti!”
“Silenzio, per favore.” Pregò il prof. Converto, che era appena entrato in classe. Era un uomo sulla sessantina, con dei capelli bianchi sparpagliati qua e là. Il suo stile, avrebbe fatto accapponare la pelle ad ogni stilista e anche ad una persona normale. Indossava degli occhiali da vista e un maglione grigio a pois con un pantalone di un colore indefinibile bucato in più punti. A completare il tutto dei mocassini con dei motivi floreali. Semplicemente vomitevole. Per nostra fortuna, il suo carattere non era così disastroso come il suo aspetto, quindi tutto sommato era un tipo a posto.
“Dunque ragazzi, avete fatto gli esercizi?” chiese rivolto alla classe. In risposta ottenne un mormorio sommesso di ‘sì’ e lamenti.
“Bene. Qualcuno si offre volontario per l’interrogazione?”
Questa volta non ottenne nessuna risposta.
Gli occhi degli altri ragazzi si concentrarono su di me. C’era chi mi guardava con unaria di supplica, chi con rispetto, chi con rabbia e chi con dolcezza. Sospirai. Sarebbe toccato a me un’altra volta. Mi dava altamente sui nervi che gli altri non studiassero e che riuscissero miracolosamente a cavarsela e a non prendere un’insufficienza. Alzai la mano, ma il professore mi bloccò. “Mi dispiace Sheridan, ma ho già ben quattro voti e non siamo neanche a novembre.”
“Prof, oggi è il 30 ottobre sii gentile, per favore, la interroghi.” Supplicò qualcuno alla mia destra. Fabiano Giords, un nullafacente con la N maiuscola.
“Mi dispiace ragazzi, ma ormai ho deciso. Dovrò chiamare io.”
La tensione che si era creata all’interno della classe si poteva tagliare con il coltello. Era buffo vedere Michael e il suo gruppetto in preda al panico, tanto che non riuscii a trattenere una risatina. Nel frattempo, Converto stava scrutando il registro pensieroso. Dopo qualche secondo di silenzio di tomba, batté la mano sulla cattedra, facendo sobbalzare l’intera classe. “Nykon, vieni tu, per favore.”
Sentii Kathleen irrigidirsi a fianco a me. Esitò un attimo,come se non sapesse cosa fare, poi prese il quaderno e si avviò verso la lavagna. Le sussurrai piano un ‘buona fortuna, ce la puoi fare’ e lei fece un cenno con la mano per indicare che mi aveva sentito.
Consegnò il quaderno al professore e prese il gesso dalla scatoletta appesa sotto la lavagna.
Converto le fece molte domande di teoria e poi passò agli esercizi. L’esercizio che le chiese di risolvere era molto semplice, uguale a quello che le avevo mostrato prima. Infatti lo risolvette in meno di tre minuti e il professore ne rimase estasiato. “Complimenti Nykon! Vedo che hai studiato. C’è qualche imprecisione sulla teoria, ma sei andata bene lo stesso, rispetto alla verifica della settimana scorsa. Ti meriti un 8 e mezzo. Continua così.”
Kathleen tornò al posto e spruzzava felicità da tutti i pori. Gli altri ragazzi la fissavano a bocca aperta.
Sì, ero proprio contenta che ce l’avesse fatta.
Il professore cominciò a spiegare ed io mi preparai per prendere appunti, ma fui interrotta.
“Ti ho visto parlare con Shawn stamattina. Sembravi … strana.” Concluse Kathleen, ancora con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
“Non hai tutti i torti. Ecco, devi sapere che Shawn mi ha raccontato la storia di Aima …”
“Il serial killer spietato? Dicono che si aggiri di nuovo in città.” Rispose sovrappensiero e sottovoce, per non interrompere la lezione.
“Lo conosci?” le chiesi incredula. Possibile che tutti fossero elettrizzati o imparziali o ben informati tranne me?
“Oh, andiamo, tutti lo conoscono. Ha seminato il panico qualche anno fa, quando eravamo ancora troppo piccole per realizzare cosa stesse veramente succedendo. Ma torniamo a noi … cosa centra tutto questo con voi piccioncini?”
“Non lo so. Shawn era molto, come dire, estasiato e allo stesso tempo strano e apprensivo.” Di solito non mi risultava troppo difficile capire cosa stesse pensando veramente, ma l’atteggiamento che aveva mostrato quella mattina era particolarmente insolito. Un comportamento non-da-Shawn.
“Oh, andiamo, possibile che non ci arrivi?” mi chiese incredula. Io scossi la testa in risposta; non avevo idea di dove volesse andare a parare.
“Non hai pensato che forse si preoccupa per te?”
“E perché dovrebbe preoccuparsi per me? Non ne vedo motivo.”
“Maggie, sarai anche un genio in chimica, ma in questioni amorose sei un disastro totale.” Rispose scherzando. “Ha paura che Aima ti faccia una proposta di matrimonio prima che te la faccia lui.”Disse tutta tranquilla, trattenendo però a stento una risata.
“Che assurdità!” sbottai. “Non vedo alcun motivo per cui Aima possa prendere di mira me. Non sono mica l’unica ragazza della città. E poi smettila con questi discorsi, mi metti ansia e sono anche privi di logica.”
Kathleen rise e mi abbracciò. “Hahahah, va bene la smetto. E comunque non c’è da meravigliarsi che Shawn si faccia certi pensieri, dovresti vedere come incenerisce con lo sguardo gli altri ragazzi; ti sbavano tutti dietro come cagnolini.”
Il prof. Converto ci ammonì e noi concludemmo la conversazione. Adesso che mi ero confidata con Kathleen, non vedevo l’ora di passare un po’ di tempo con Shawn. Quando c’era lui mi sentivo tranquilla e al sicuro, tra le sue braccia forti e muscolose; aveva il potere di farmi tornare bambina; di essere me stessa. Sospirai e cercai di concentrarmi su chimica, ma constatai che il professore aveva già finito da un pezzo la spiegazione e che stava segnando i compiti sul registro. Pazienza. Quel pomeriggio avrei studiato più del solito.

Quando la campanella annunciò la ricreazione – dopo due ore interminabili di Dante, Purgatorio e compagnia bella – schizzai fuori dalla classe seguita a ruota da Kathleen, intenta ad annunciare a tutti il suo trionfo in chimica. Scesi i tre piani di scale, in mezzo alla folla di studenti che approfittavano del bel tempo per uscire, facendo una sosta alla macchinetta. Optai per un pacco di biscotti al cioccolato, i miei preferiti.
Improvvisamente qualcosa mi strinse il fianco, costringendomi a sobbalzare e a cacciare un urlo. Finii dritta tra le braccia di Shawn che mi strinsero in una morsa stritolatrice. “Questa me la paghi, Synets.” Gli dissi cercando di liberarmi. Ma più mi divincolavo e più lui stringeva, così alla fine mi arresi e mi lasciai mordere il lobo dell’orecchio; le sue labbra morbide, il suo respiro fresco sul lobo e sul collo, erano puro piacere. Mi lasciò andare e ci dirigemmo il cortile, sotto la Vecchia Quercia. “Ehi, aspetta, che fine ha fatto Kathleen?” chiesi guardandomi intorno.
“È laggiù, davanti alla fontana.” Rispose Shawn. Guardai nella direzione indicata da lui e sorrisi. Stava chiacchierando allegramente con Dimitri, il migliore amico di Shawn.
“Sono curiosa di scoprire chi avrà il coraggio di fare il primo passo.” Commentai. E poi diceva che io ero una frana in amore.
“Beh, a noi non c’è voluto molto, o sbaglio?” Sorrise malizioso. “Sto cercando di convincerlo a darsi una mossa, ma è testardo come un mulo. Come te.” Mi disse e io cercai di colpirlo con uno schiaffo, ma con scarso successo. Aveva degli ottimi riflessi. “
Si distese sull’erba e si mise le mani sotto la testa, il volto rivolto verso l’alto. Ancora una volta, mi ritrovai a contemplare la sua bellezza: i capelli biondo miele, il suo fisico muscoloso, la bocca perfetta. Quel giorno portava una maglietta grigia aderente che metteva in risalto gli addominali scolpiti. Sì, era proprio bello. Ed era mio.
“Oggi pomeriggio che fai?” mi chiese ancora con gli occhi chiusi.
“Devo fare i compiti e mi devo lavare i capelli.”
Aprì gli occhi e si mise di lato, appoggiato su un gomito. “Non credo di aver capito bene. Stai forse insinuando che lavare i tuoi capelli è più importante che uscire con me?”
“Eddai, non fare lo scemo presuntuoso, sai benissimo che mi ci vuole un sacco di tempo per lavarli.” Un’ora e mezza buona, forse anche di più. “Sono libera domani, se vuoi.”
I suoi occhi verdi si illuminarono. Erano di un verde sconvolgente, come le foglie del basilico appena lavato.
“Perfetto”. Disse compiaciuto. L’indomani avremmo festeggiato Halloween insieme, travestiti da Aladdin e Jasmine versione zombie. Sarebbero venuti anche Kath e Dimitri, anche loro con dei costumi a tema. Si sarebbero travestiti da ‘La bella e la bestia’. Semplicemente adorabili. Dopo averci dato appuntamento a casa di Kathleen, saremmo andati in centro e avremmo ballato e sfilato per le strade, come gli altri ragazzi della città. In quel momento pensai che quell’anno sarebbe stato tutto perfetto.


Aimè, quanto mi sbagliavo.




Angolo Autrice:
Salve ragazzi! Allora, questo è un capitolo intermedio tra il primo e quello che accadrà nei prossimi. Margherita è alle prese con chimica e in questo capitolo Aima viene messo un po' in secondo piano.
Ringrazio chi ha inserito la storia nelle seguite, ricordate etc.
RECENSITEEEEEEE!!!
L.C.
  
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