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Autore: Karyon    12/04/2008    0 recensioni
Raccolta di one shot introspettive su vari personaggi.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Figlio del destino

Alla mia nascita fu deciso il mio destino, ciò che ne sarebbe stato di me;
a quattro anni mi fu imposto il sigillo maledetto appartenente alla casata cadetta;
a dieci anni persi l’unica mia guida, l’unico mio sostegno.

[La terra gira, gira veloce anche se non te ne rendi conto. Se non sei concentrato, ti lascerà indietro.]

Ancor prima della mia nascita fu deciso il destino della mia famiglia, quello di essere un rimpiazzo.
Né più, né meno un branco di manichini.

[Come viene deciso il destino di un essere? In che modo si stabilisce della sua vita o morte?]

All’età di quattro anni fu fissata la mia condizione di sostituzione, fantoccio, protettore dell’erede della casata principale.
Io, a quattro anni ho capito; ero nato al solo scopo di vivere all’ombra di Lei.
Una bambina come me: Hinata Hyuga; l’ereditiera del casato

[Perché il fato ama divertirsi in modo così crudele?]

Crescendo, notavo i miei miglioramenti, la mia forza.
Ero potente, molto. Molto più di quando potesse esserlo lei.
Eppure era lei la discendente;
lei doveva vincere gli incontri;
lei doveva allenarsi con il più grande dei maestri;
lei a fine giornata risposava in coperte di seta;
lei si svegliava all’ora che gradiva;
lei decideva gli orari di lezioni.

[Come un uccello in gabbia. Conoscere le proprie potenzialità e doverle reprimere per permettere a lei di crescere]

Volevo bene ad Hinata.
Era mia cugina, la mia famiglia.
E poi…
Era dolce, timida, carina.
Il mio opposto perfetto, il mio contrario pacifico.
Ma col passar del tempo i suoi piccoli difetti, sono divenuti macigni insormontabili.
Io mi allenavo per ore ed ore, se riposavo un attimo, ero tacciato di debolezza.
Lei si allenava a giorni alterni per poco più di due ore, se riposava, era segno di stanchezza giustificata .

La sua timidezza diventò ipocrisia;
pietà per me, che ero costretto a portare quel segno di ripudio.
La sua debolezza divenne indolenza;
quasi noia per i privilegi che il destino le aveva fornito.
La sua semplicità divenne moina,
per aggiungere nuove carezze al consueto.

[Hinata divenne la mia nemesi, il ritratto di ciò che meritavo, ma non possedevo.]

Un membro della casata cadetta che aveva raggiunto forza pari al capo clan;
il figlio di un uomo tradito e ucciso vigliaccamente, che dimostrava onore e potenza;
un maledetto rinnegato che lottava contro ciò a cui era preparato da anni, ma che non aveva mai accettato.

[Ma lottare sfianca; nuotare contro corrente indebolisce; volare col vento contrario porta le ali a spezzarsi.]

Così, pian piano, quasi senza accorgermene, accettai ciò che mi fu riservato dalla notte dei tempi.
Un processo lento,impercettibile.
Che vedi, ma non riesci ad afferrare in ogni dettaglio;
come la fioritura in primavera, lo scioglimento della neve in estate, o la brina dopo un giorno di pioggia. 

[Il destino aveva vinto, ancora. Odiavo sentirmi battuto, sentirmi sconfitto…]

Sentirmi spento.
Come se qualcosa si fosse spezzato.
Non lottavo, né mi allenavo per me, non più; ma per loro.
Affinché capissero i loro sbagli.
Non stringevo amicizie se non quelle che potessero essere fortemente utili al mio scopo.
Presi a considerare i miei compagni di squadra automi inermi ai miei ordini.
Allenavo il Biyakugan con insistenza, quasi fino a ferirmi.

[Cominciai a vedere Hinata come un simbolo. Della famiglia Hyuga. Desiderai di distruggerla, per annientare loro]

Ma segretamente, speravo.
Se lei fosse morta, forse avrebbero potuto amarmi, accettarmi…
Accogliermi nella casata principale.
Si. Io avrei rinnegato ogni cosa.
Il male che avevano fatto a me, a mio padre, ai tanti membri cadetti…
Per essere accettato.

[E questo, forse, non mi rende altro che un moccioso in cerca di attenzioni? Probabilmente si.]

Ma continuo a credere che sia di più.
Il cercare una famiglia;
un qualcuno a cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà;
qualcuno che ti ami nonostante gli errori, i difetti.
Forse è davvero questo quello che cerco…
Non sono in grado di saperlo.
Per una volta devo arrendermi a ciò che non conosco.

[Perché uno come me nato nell’odio, non può conoscere l’amore.]

 


   
 
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