Ormai mi ero addormentata profondamente.
Avvolta in una coperta abbandonata sul divano.
Ha il suo profumo.
Il profumo di Emiliano.
Sono avvolta “da lui”, dal suo profumo.
Penso che non posso desiderare altro.
O di trovarmi altrove.
Un tocco leggero mi sfiora i capelli spostandomi una ciocca dietro l’orecchio.
Non può essere che un sogno.
Ho fatto finta di nulla.
Di certo non volevo svegliarmi.

Un sogno: ne sono certa.
All’improvviso quel profumo ormai così famigliare si fa più forte.
Due labbra calde mi lasciano uno bacio leggero sulla tempia.

Una voce dolce interrompe il mio dormiveglia.
“Scricciolo mio…. Ti sei addormentata mentre studiavi?”
Strizzo gli occhi.
Questa voce.
Non può essere.

Il battito del mio cuore accelera d’improvviso.
Mi rendo conto d’improvviso che mi non mi trovo a casa mia.
Me n’ero dimenticata.
Emiliano!

Sbatto le ciglia ancora una volta come per convincermi che quello che sta succedendo è, di fatto, reale.
La mia espressione stupita si trasforma ben presto in sorriso.
Emiliano che mi guarda e sorride seduto accanto a me.
Ed è vero!

Le nostre mani si intrecciano perché non possono fare altrimenti.
La nostra strada la dobbiamo percorrere assieme ora.
Mano nella mano.
Sono persa.

Emiliano mi chiede scusa per aver fatto tardi…
“perché? Che ore sono ?” domando di getto, fissando ancora la sua mano che intreccia la mia e rendendomi conto improvvisamente che fuori è buio.
Mi risponde con leggerezza… che sono quasi le nove!
A questo punto mi sento cadere come un sacco.
Pesantemente.
A terra.
“Le nove!” È tardissimo!
E io che avevo promesso a mio padre che sarei stata a casa per cena….
Il mio dolce cioccolato amaro mi guarda stupito.

Sto “facendo tutto da sola” come al solito.
E devo essere parecchio “inquietante”.

Mi alzo dal mio angolino caldo di divano.
“Oddio! Le nove! Mio padre mi ammazza….” Gli dico preoccupata , mentre afferro i libri che ho sparso in giro.

Carico lo zaino sulle spalle e prendo tra le mani il viso di Emiliano.
Ha un’espressione quasi spaventata.
Come se avesse contribuito a farmi disubbidire alle regole di mio padre.
Non è colpa tua.

Gli stringo il viso in una carezza e gli lascio uno, due, tre, dieci, cento, mille baci.
Prometto che domani torno…. Amore mio!

Ho perso pure l’autobus e sono arrivata a casa tardissimo.
Ho trovato tutta la famiglia in giardino.
Ma che fanno? Ho pensato. Poi ho incrociato il viso di mio padre, mi ha guardata come per rimproverarmi.
Non voglio e non posso essere di nuovo “la sua delusione”.
Gli chiedo scusa in tutti i modi mentre lui, come un sorriso impietosito, per una volta “mi tiene la parte” dicendomi “da Emiliano il tempo  è relativo… vero?”.

Lo strozzerei mio padre quando fa così.
Mi ha fatto prendere un mezzo infarto per niente.

Ora il mio cuore può continuare a battere al suo ritmo normale.
Ci siamo seduti in giardino a guardare le stelle.

Vorrei essere nei tuoi sogni, Emiliano.
Vorrei che mi tenessi sempre stretta.