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Autore: PassengerXX    25/10/2013    1 recensioni
Jay. Sammy. Vic.
Tre chitarre, tre voci accomunate da un sogno: sfondare nella musica.
Questa è la storia di tre ragazze che contattate da una grandissima casa discografica Newyorkese firmano un contratto e si scontrano contro il loro sogno. Impareranno a conoscersi, a stringere profondi legami, a credere in se stesse e in quello che vogliono.
Da una parte c'è Vic la "bella" del gruppo, voce chiara e potente, dall'altra parte c'è Sammy la "doce" del gruppo, la più sensibile, il cuore pulasante, poi c'è Jay ... E beh per descrivere Jay basta una parola "problematica".
La trama oltre ad essere incentrata sul tema del rendere possibile ciò che si ritiene impossibile si concentra principalmente sulla relationship Jay/Sammy poi capirete perchè ..
WARNING:
Nonostante sia una storia molto leggera, si affronteranno argomenti quali: violenza, omosessualità, autolesionismo, droga.
Non sono particolarmente brava nelle introduzioni ma spero di avervi convinto!
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Come on baby, light my fire come on baby, light my fire try to set the night on fire
 
 
 
Una volta salita al secondo piano mi fermo davanti alla porta di casa mia e cerco le chiavi nella tracolla.
< Ehm … Ti avviso, sono un po’ disordinata > Affermo leggermente imbarazzata.
< Non crearti problemi > Afferma Sammy accennandomi un sorriso.
Giro due volte la chiave nella toppa e non appena apro la porta l’odore familiare di casa mia mi assale. Vivo in quella casa da meno di due anni ma quando la definisco tale sento davvero il significato di quella parola.
< Il tuo appartamento è … >
< Piccolo? > Chiedo interrompendola.
< Figo > Conclude, invece, lei accennando un sorriso.
Io alzo le spalle e mi siedo sul mio divano di pelle. In effetti mi sento la testa leggermente pesante a causa probabilmente di quel caos avvenuto poco prima. Quando quell’uomo aveva sfiorato la guancia di Sammy non ci avevo visto più.
Non era mia intenzione attaccare briga con uno sconosciuto nel posto in cui lavoro per giunta! Erano finiti quei tempi, mi ero ripromessa di cambiare ma il fato ce l’aveva proprio con me …
Fatto sta che la visione di quelle mani luride sulla pelle candida della biondina mi aveva fatto salire letteralmente il sangue al cervello e in meno di un secondo il mio gancio destro aveva pensato al resto.
Come sempre quando mi facevo prendere “dal momento” non pensavo alle conseguenze. Non avevo minimamente pensato al fatto che quell’uomo era quattro volte pi grande di me, ma soprattutto non avevo pensato alla reazione che potesse avere avuto Sammy, successivamente al mio attacco di … Dire “gelosia” sarebbe corretto? Forse il termine adatto da utilizzare sarebbe stato “atteggiamento iperprotettivo”.
La causa del mio atteggiamento iperprotettivo adesso se ne andava in giro per il mio soggiorno soffermandosi accanto agli strumenti musicali e vicino alla mia collezione di dischi.
Non portavo molte persone a casa mia o meglio le poche persone che vi erano entrate non avevano visto più della camera da letto.
< Suoni anche la batteria? > Mi chiede la ragazza sfiorando lo strumento con la punta delle dita.
< E’ un amore recente > Affermo e ogni volta che apro la bocca sento il sapore di ruggine.
< Ah, cazzo! Dovevo disinfettarti il taglio! > Si agita lei avvicinandosi. < Dove hai la cassetta del pronto soccorso? > Chiede lei leggermente agitata.
< Nel bagno sotto il lavello > Affermo sospirando.
La ragazza si allontana facendo qualche passo poi ritorna indietro confusa. < Dov’è il bagno? > Chiede mentre la osservo e a stento riesco a trattenere le risate. Quella ragazza era comica.
< Aia > Affermo massaggiandomi la bocca. Già non ero un tipo che rideva tanto poi se quando lo facevo mi provocava anche dolore …
< Ben ti sta > Dice lei incrociando le braccia a petto. Sembrava proprio un cartone animato.
< La porta dove stavi andando è quella della mia camera da letto. La porta affianco è quella del bagno >.
Detto questo la ragazza sparì per qualche istante per ritornare poco dopo con il disinfettante, un po’ di garza e un tubetto di pomata che non ricordavo di possedere.
Appoggiò gli occorrenti sul divano e si diresse verso la piccola cucina nel lato est dell’appartamento. Estrasse dal congelatore del ghiaccio dopodiché mi si avvicinò.
< Dai faccio io, non preoccuparti > Faccio allungando la mano per prenderle il ghiaccio.
< No, sul serio. Lascia fare a me > Mi dice sicura di se. Così inginocchiandosi a terra ritrovo il suo viso molto vicino al mio e immobile aspetto la sua mossa successiva.
Non riesco a trattenere un piccolo gemito quando il mio labbro sanguinante viene a contatto con il ghiaccio.
< Brucia, eh? > Chiede lei ed è talmente vicina che posso sentire il suo profumo dolce.
Non rispondo mi limito ad arrossire mentalmente.
< Ora devo metterti dell’acqua ossigenata … Quella farà male, hai praticamente il labbro spaccato … > Afferma parlando come una che sapeva cosa diceva.
< Sei un infermiera per caso? > Chiedo preparandomi al peggio.
< No, ma avendo due fratelli più grandi ci sono abituata > Dice lei sospirando.
Come avrei voluto accorciare la distanza che c’era tra i nostri visi. Sentire il suo respiro sulla faccia e non potersi muovere era logorante.
< Vado? > Chiede e senza aspettare un mio cenno mi prende il mento con un mano e spruzza il disinfettante sopra facendomi sobbalzare.
< Porca puttana > Impreco senza riuscirmi a controllare. Cerco di ribellarmi ma la ragazza ha una presa davvero salda, tale da imprigionarmi. Il dolore fisico è tanto ma il sentimento predominante in quel momento è quello di invertire i ruoli, stringerla e baciarla fino stare male. Mi maledico mentalmente per quei pensieri.
< Spero che ci penserai due volte su prima di assestare un pugno in faccia ad un uomo quattro volte più grande di te … > Esclama con un cipiglio di incazzatura nella voce.
Mi sorprende vederla così nei miei confronti. Non capisco perché sia tanto arrabbiata dato il piccolo particolare che sono stata io quella pestata …
La vedo prendere il tubicino di pomata ma la fermo con un mano. < Questa la metto io dopo > Affermo consapevole che il mio autocontrollo sarebbe stato messo a dura prova con le sue dita sulle mie labbra.
< Va bene > Dice e per l’ennesima volta i nostri sguardi si incastrano. Non so spiegare esattamente la sensazione che mi assale ogni volta che succede. E’ la cosa più strana ma al col tempo più naturale del mondo … I nostri occhi sembrano fatti apposta per incastrarsi a vicenda come se fossimo piccoli pezzetti di un puzzle che hanno bisogno di essere uniti.
Lei è la prima a distogliere lo sguardo e noto con estremo piacere che le sue guancie si tingono di rosso.
< Oh, cavolo! > Afferma poi all’improvviso guardando alle mie spalle.
< Cosa c’è? > Chiedo allarmata voltandomi e in quel gesto repentino un dolore mi assale alla nuca. Deve essere stata bella forte la botta …
< E’ tardissimo ho perso l’ultima corsa della metro venti minuti fa > Dice sospirando.
< Non preoccuparti, ti accompagno io > Le dico cercando il suo sguardo.
< Non esiste! > Afferma alzandosi in piedi.
< Ancora non ti fidi della mia guida? > Chiedo divertita.
< Non è questo, e poi certo che non mi fido della tua guida > Afferma accennando un piccolo sorriso. < Non puoi guidare la moto hai preso una bella botta >
< Ma dai è solo un taglio sul labbro! > Le dico alzandomi, ma il mio lieve traballare non le sfugge.
Mi guarda con sguardo eloquente come a dire “te l’avevo detto”. < Chiamo un taxi >
< Ma che taxi! Ti accompagno io > Affermo iniziando ad irritarmi.
< Jay > Dice e il mio cuore rallenta di un battito non appena pronuncia il mio nome. < Uno: non voglio risalire su quella tua moto. Due: hai le vertigini e dovresti prenderti qualcosa prima che la testa ti esploda, ho notato come strizzi gli occhi. Tre: ti sei accorta che fuori sta diluviando? > Conclude alzando leggermente le braccia.
In effetti ero stata talmente presa da quello che stava accadendo in quella stanza che non mi ero minimamente accorta di ciò che accadeva fuori.
< Beh, non puoi andare da nessuna parte con quel tempo … > Dico a voce bassissima forse parlando con me stessa.
< Cosa? > Fa lei confusa.
< Ti va di restare qui, stanotte? > Chiedo con estrema difficoltà. Trascorrere un notte con la mia prima cotta maledettamente etero? Beh, non sarebbe di certo stata la notte più bella della mia vita.
Lei mi guarda leggermente shoccata. Forse quelle parole erano le ultime che si sarebbe mai aspettata e in effetti non pensavo che potessero uscire dalla mia bocca.
< Fuori effettivamente diluvia e non posso accompagnarti … O meglio potrei, ho guidato in condizioni peggiori ma non credo che se ti raccontassi di quella volta che sono andata in moto con un braccio ingessato e tre dita rotte del piede possa comunque convincerti … > Dico con un sorrisino lieve.
Lei mi guarda come si guardano i matti usciti dal manicomio.
< Sei la persona più folle che abbia mai conosciuto > Dice ad un tratto posando la borsa, che aveva preso per andarsene, sul divano.
< Lo prendo per un complimento? > Chiedo sempre con quel sorrisino.
< Decisamente no > Dice sospirando.
 
Ero incredula.
Decisamente e irrimediabilmente incredula.
Chi era la ragazza che sorrideva guardandomi negli occhi in quella stanza? E soprattutto chi era quella ragazza stranamente gentile?
Non ricordo un momento, in tutta la mia infanzia o adolescenza, che quella ragazza sia stata gentile nei miei confronti o meglio verso i confronti di ogni altro comune mortale.
Jay Wallas è sempre stata la pecora nera della classe, anzi dell’intera scuola! Jay Wallas è sempre stata la ragazza strana, quella di cui nessuno sa niente, quella che non si lascia avvicinare ma che tutti in qualche modo distorto ammirano.
E adesso … Mi trovavo in casa sua, le avevo appena disinfettato un ferita che si era procurata per proteggermi. Per proteggere me!
Ero incredula, lo ribadisco.
< Vuoi sederti o restartene lì a fissarmi tutta la serata? > Mi chiede ad un tratto rompendo quel silenzio imbarazzante.
< Oh, scusa > Dico di impeto.
< Non devi scusarti >
< Si, giusto. Scusami >
< L’hai rifatto … > Dice accennando un sorriso.
< Lo so, scusa … Oh dannazione! > Esclamo battendo i palmi sulle ginocchia.
Il suono della sua risata riempie per un istante la stanza e ne rimango totalmente affascinata. E’ quasi come sentirla cantare …
< Perché non lo fai più spesso? > Chiedo e la parole escono troppo rapidamente dalla mia bocca.
< Cosa? > Chiede confusa.
< Ridere … Mi piace la tua risata > A quelle parole le sue guancie diventano bordeaux. Siamo certi che non abbia bevuto?! Ma cosa mi stava prendendo?.
I suoi occhi furono subito puntati verso il pavimento come a volersi nascondere. < Non ne ho quasi mai motivo >.
< Perché?> Chiedo imperterrita.
< Posso leggere altre tue canzoni? > Chiede alzando lo sguardo come se avesse resettato totalmente la conversazione di prima.
< Certo > Dico passandole il raccoglitore.
Nonostante sia mezzanotte passata trascorriamo un ora buona a parlare dei miei testi. Jay mi chiese di tutto, mi sembrava di stare in un talk show tante furono le domande.
“ Quanti anni avevi quando l’hai scritta?”. “ Quali erano le tue influenze musicali a quel tempo?”. “ Hai mai pensato di inciderla questa?”. Mi stava scoppiando la testa ma continuavo a risponderle e a parlare di musica con lei come se fosse la cosa più giusta e naturale del mondo. Era come se avessi aspettato quel momento per tutta la mia vita e ora che lo stavo vivendo non volevo minimante che cessasse.
< Mi fai sentire la base di questa? > Chiede lei soffermandosi su “Summer’s night”.
< Okay … > Dico e lei mi porge la sua chitarra in pochi istanti. < E’ stupenda > Dico accarezzando il manico di legno massiccio di un marrone così scuro da sembrare nero.
Lei sembra sul punto di stare per dire qualcosa ma si blocca.
Le note di quella canzone che scrissi a quattordici anni riempirono la stanza. Non cantai semplicemente suonai quella canzone scritta nell’estate del 2008 dopo il mio primo bacio. Quell’estate la trascorremmo in un piccolo villaggio a Portland e ricordo che presi una cotta colossale per un ragazzino del posto. Si chiamava Samuel e quella posso dire che fu la classica storiella estiva che hanno avuto quasi tutti nella vita.
Finito il mese ci salutammo con la promessa di scriverci almeno una volta a settimana e quella promessa fu mantenuta. Per il primo mese.
< Sapevo che mi sarebbe piaciuta … > Afferma passandosi una mano fra i capelli. < Posso darti un consiglio? > Chiede quasi timorosa. Quella versione gentile e per certi versi insicura di Jay mi piaceva da impazzire.
< Certo! > Esclamo io forse con troppa enfasi.
Lei prende la chitarra e con mio grande stupore riesce a riprodurre perfettamente alcuni dei pezzi da me eseguiti prima, per poi riprodurli una seconda volta con qualche piccola armonizzazione o qualche piccolo abbellimento. < Che ne pensi? >
< Sei eccezionale > Dico esterrefatta.
Lei ride di gusto. < Intendevo delle armonizzazioni … Comunque lo so > Dice facendomi l’occhiolino.
Scoppio anche io a ridere e mi verrebbe da darle uno spintone scherzoso ma mi trattengo.
< Non credi che forse sia meglio andare a dormire? > Chiede lei trattenendo uno sbadiglio. < Non dormo decentemente da giorni … > .
< Si, in effetti > Dico poi mentre lei sta per posare la chitarra la fermo trattenendola per un braccio.
Il contatto con la sua pelle mi fa perdere lucidità ma riesco comunque a continuare la frase. < Aspetta! Ricordi che hai perso una scommessa? > Le ricordo riferendomi a ciò che era accaduto ieri sulla spiaggia.
< Si … > Afferma lei timorosa.
< Beh … Voglio che mi suoni una canzone, chitarra voce. Voglio un piccolo live> Dico con un sorrisino soddisfatto. Sentire la sua voce era tutto quello che desideravo da quando l’avevo vista in quello stanza della Island o meglio da quando ero rimasta ipnotizzata guardando i video sulla sua pagina Twitter.
< Cosa vuoi che faccia? > Chiede guardandomi curiosa.
< Qualsiasi cosa tu voglia … Ciò che ti senti > .
Lei sembrò pensarci per alcuni istanti poi sussurrò un silenzioso “ma si” e le sue dita iniziarono a scorrere fluidamente sulla sua chitarra come solo lei sapeva fare.
Non riconobbi immediatamente la canzone dai primi accordi … Era una canzone famosissima ma molto probabilmente lei l’aveva modificata con qualche sua aggiunta che rendeva il tutto speciale.
Nel momento in cui la sua voce si andò ad aggiungere al suono della chitarra riconobbi immediatamente la canzone … E come non conoscere infondo “Light my fire” dei Doors?
La sua voce roca e bassa era pura melodia. Iniziò a cantare guardando le corde della sua chitarra ma su ritornello alzò la testa e i suoi occhi si incastrarono perfettamente nei miei. Potevo quasi sentire una sorta di contatto tra noi … No di quelli fisici ma di quelli che vanno al di là.
I suoi occhi così scuri e profondi mi stavano trasmettendo ogni singola parola di quella canzone, lettera per lettera senza interruzioni.
Per un attimo, ma solo un attimo, mi ritrovai a pensare che forse ero io la persona di cui parlava nella canzone. Forse voleva proprio che fossi io ad accendere il fuoco …
Quel pensiero si fece strada nella mia testa inevitabilmente. Perché quella ragazza è capace di ribaltare completamente il mio stato emotivo? Quella ragazza prendeva letteralmente a calci il mio stomaco tanto erano forti le emozioni che mi suscitava.
Un’altra cosa che non capivo era poi il suo comportamento nei miei confronti. Un giorno mi ignora, uno mi sorride, uno mi urla contro e l’altro mi dedica una canzone.
Non ci stavo davvero capendo niente.
Dopo diversi minuti concluse la canzone facendomi un occhiolino con il massimo della sfacciataggine.
Scossi la testa ricambiando il sorriso. < Questa potremo sul serio inciderla … E’ stupenda, anzi tu lo sei > Non appena mi rendo conto del doppio senso che avevano quelle parole sbianco totalmente. Per la milionesima volta nelle ultime due ore desiderai una pala con cui scavarmi la fossa.
< Sei sicura che per te non sia un problema che resti qui stanotte? > Chiedo del tutto incerta. Se da una parte la prospettiva di trascorrere l’intera notte con Jay mi entusiasmava e non poco, da una parte mi terrorizzava … E se avessi fatto qualcosa di insensato? Qualcosa che l’avesse messa a disagio?
< Non te lo avrei proposto se fosse stato un problema > Dice come se fosse il ragionamento più logico del mondo. < Vado a cambiarti le coperte > Afferma posando la chitarra sul divano per poi dirigersi nella camera da letto.
< Che intendi? > Chiedo confusa.
< Ti cambio le lenzuola del letto  > Ripete alzando le sopracciglia. Voleva che dormissi nel suo letto?
< Ma no! Dormo sul divano, non esiste che ci dorma tu > Mi alzo e la seguo nella camera subito dopo aver capito le sue intenzioni.  
< Sei mia ospite > Dice sulle punte dei piedi per prendere delle lenzuola pulite dentro un mobile.
< No, Jay, sul serio > Dico forse leggermente rossa in viso. < Il divano è comodissimo poi tu non stai nemmeno molto bene > Dico seria.
< Ho preso un cazzotto in faccia non sto morendo > Fa lei alzando le spalle.
< Secondo me, invece, hai preso una bella botta in testa e adesso ti starà scoppiando > Esclamo io. Prima avevo notato il suo strizzare gli occhi alla troppa luce e le vertigini che aveva avuto quando si era alzata di dal divano.
Lei sembra rendersi conto dei miei ragionamenti mentali ma non batte ciglio continuando a preparare il letto.
< Senti … Come vedi vivo da sola, non ho altri letti e non farei dormire mai un ospite sul divano, quindi per ragionamento logico stasera ti tocca dormire qui > Conclude lei non appena ebbe finito di fare il letto.
Per la prima volta da quando ero entrata guardai attentamente quel letto. Era a dir poco enorme, più grande forse di un letto matrimoniale classico.
< Se vivi da sola perché hai un letto così grande? > Chiesi sorpresa.
< Oh … Prendo tanto spazio quando dormo > Fa lei scrollando le spalle.
< Ragion in più perché non puoi dormire sul divano! Accetto di dormire in questa stanza anche se ci dormi anche tu > Dico infine pienamente convinta.
Lo so forse è un po’ stupido soffermarsi così tanto tempo su una decisione banale ma tra di noi era una vera e propria gara a “chi è la più cocciuta”.
< Vuoi che dorma a terra? > Chiede lei ironizzando.
< No, nel letto > Dico io con le guancie in fiamme.
Lei mi fissa per un istante di troppo e il suo sguardo è a dir poco indecifrabile. < Da che parte dormi? > Chiede infine rassegnata.
Io sorrido come una bambina che ha vinto un premio al luna park. < E’ uguale >.
< Vuoi qualcosa di comodo con cui dormire? > Chiede gentilmente.  
< Magari … > Dico pensando che in effetti non era molto comodo dormire in jeans  e camicia.
< Tieni > Mi dice passandomi un pantaloncino grigio e una maglia enorme dei Rolling Stones.
< Grazie di tutto, Jay > Le dico riconoscente.
Forse non è abituata a sentirsi dire grazie perché accenna un sorriso imbarazzato ed esce della camera per cambiarsi.
Mi guardo attorno. Come era possibile avere tanti dischi in una sola casa? Mensole intere di libreria erano occupati da una collezione infinita di cd. Mentre mi cambiavo detti un’occhiata fugace e c’era davvero musica di ogni genere!
< Posso? > Chiede Jay dall’altra parte della porta.
< Si, certo! > Dico e quando entra resto un tantino sorpresa. Indossa anche lei un pantaloncino grigio ma sopra indossa una canotta bianca e per la prima volta mi rendo conto dei tanti tatuaggi sparsi per tutto il corpo.
Avevo già notato qualche tatuaggio come ad esempio una nota musicale sull’avambraccio sinistro, una piccola stella sulla mano tra il pollice e l’indice.
Una scritta l’avevo notata la prima volta che l’avevo vista alla Island, appena dietro la spalla destra ma non riuscivo ancora a leggerla.
 Non avevo notato però l’enorme saetta posta accanto alla caviglia, una scritta abbastanza grande nell’interno del braccio sinistro e chissà quanti altri ancora aveva abilmente celati all’occhio comune.
< Cosa guardi? > Chiede lei sedendosi sul letto.
< Hai tantissimi tatuaggi … > Dico non riuscendo a trattenere quella sorpresa.
< Si, in effetti … > Fa lei alzando le spalle.
< Qual è stato il primo? > Chiedo e la voglia di conoscere ogni particolare di lei, anche quello più insignificante, si fa strada dentro di me.
< Beh … E’ una storia diciamo divertente > Fa lei accennando un sorriso. Si fa strada nel letto e poggia la schiena alla tastiera. < Avevo sedici anni ed ero reduce da una notte …. Direi movimentata >.
< Dai, racconta > La esorto sorridendo.
< La compagnia che frequentavo all’epoca non era esattamente l’ideale e beh ... Diciamo che non ero in me a fine serata, avevamo bevuto tutti e il ragazzo di una mia “amica” era un tatuatore … Non chiedermi il resto della storia so solo che mi svegliai con questa scritta sul braccio > Mi dice alzando leggermente il braccio per mostrarmi che al suo interno qualche centimetro sopra l’interno gomito vi era una scritta molto scura “Revolution is the only solution”.
< E’ assurdo … Come fai a non ricordarti una cosa del genere? > Le chiedo sbalordita. < Credevo che certe cose potessero accadere solo a Miley Cyrus > Esclamo ironizzando provocando la sua risata, quella risata bellissima.
< Non ero in me. Avevo bevuto e non solo > Dice lei spiazzandomi. < Ma non preoccuparti … Di solito non giro nuda su una palla da demolizione > Fa lei per smorzare la tensione.
Nonostante la battuta non posso fare a meno di notare la sua espressione subito aver detto “non solo”.
< Che intendi con “non solo”? > Chiedo e per un momento temo seriamente della sua risposta.
< Oh, lo sai già Sammy > Dice lei sospirando. < Sai benissimo dei miei problemi di droga, lo sapevano tutti a scuola > Continua con un nota triste nella voce.
Non riesco a rispondere. Si, lo sapevo ma per un’assurda ragione non volevo crederci. < Ed ora? Hai ancora questo problema? > Le chiedo guardandola negli occhi.
< Mi stai sul serio chiedendo se mi drogo? > Fa lei e per una frazione di secondo ritorna la Jay di sempre.
< No, cioè si. Scusami > Dico infine dispiaciuta sul serio. Non volevo metterla a disagio ne tantomeno allontanarla, ma quella domanda restava uno dei miei dubbi.
La tensione in quella stanza crebbe in pochissimi istanti. < Perché te lo sei tenuto alla fine? > Chiedo cercando di allentare la tensione.
< Mah … Nonostante tutto la frase “Revolution is the only solution” rappresenta in pieno quel momento della mia vita. Con questa frase non intendo una rivoluzione nel senso letterario della parola … Ma una rivoluzione spirituale > Dice lei facendo fatica ad esprimersi.
< Non avrei mai creduto che potesse esserci un significato dietro ad un tatuaggio fatto in stato d’ebbrezza > Dico accennando un sorriso.
< “In vino veritas”> Fa lei con quel suo sorriso sghembo.
Io annuisco ricambiando il sorriso. Per l’ennesima volta mi ritrovavo a chiedermi come si potesse cambiare umore tanto facilmente con quella ragazza. Eravamo forse bipolari? Lei di sicuro.
< Che dici proviamo a dormire? > Chiedo anche se il mio desiderio sarebbe parlare, parlare interrottamente tutta la notte.
Ma Jay annuisce esausta. Il labbro ha smesso ormai di sanguinare ma una bella spaccatura le segna tutto il contorno roseo.
< Spegni tu la luce? > Chiede la ragazza indicando il lume sul comodino affianco al mio cuscino.
< Certo > Faccio io armeggiando con il lume.
< Devi solo tirare la corda > Dice lei sbadigliando divertita.
Passano alcuni secondi e ancora non riesco a spegnere quel dannato lume. Poi ad un tratto sento la ragazza al mio fianco sospirare dopodiché mi ritrovo con il suo corpo a pochi centimetri dal mio.
Per spegnere il lume si era del tutto sporta verso di me, si manteneva con una mano sul materasso per non pesarmi addosso, il mio naso per pochi centimetri non sfiorava il suo collo.
In quel momento un pensiero del tutto irrazionale si fa strada in me. Sono costretta a restare inchiodata al letto con tutte le mie forze perché il mio unico desiderio è avvicinarmi e baciarla.
Spalanco gli occhi terrorizzata da quel pensiero. Ma cosa mi sta succedendo?
Una volta riuscita nell’impresa la ragazza si allontana lentamente facendo la minima attenzione in modo tale da non sfiorarmi.
Vedo il suo corpo allontanarsi mentre tutto il mio corpo non desidera altro che riavvicinarsi a lei.
Un tuono squarcia il rumore di quel silenzio stranamente imbarazzante  e non riesco a non trattenere un urlo.
< Ehi, era un tuono > Dice lei scattando a sedersi, nonostante si era appena distesa.
Riprendo fiato e impreco mentalmente per la figura di merda appena fatta. < Si, lo so. E’ che ho una specie di fobia … >.
< Ah.. E tu eri quella che voleva andarsene a casa sotto il temporale > Afferma lei nel tentativo di farmi ridere.
Sorriso e resto del tutto affascinata dal suo viso nell’oscurità.
< Ma i tuoi occhi …. > Esclamo shoccata.
< Lo so, sono grigi > Dice lei con tono normale, come se fosse una cosa che avesse detto moltissime volte nella vita.
< Ma se erano neri fino a poco fa > Dico io sbalordita.
< Più è buio e più si schiariscono … Lo, so è strano >.
< E’ bellissimo > Dico io per poi arrossire immediatamente e la ragazza al mio fianco notando questo particolare torna a distendersi ridendo.
La vedo poggiare la testa sul cuscino e così con quegli occhi tremendamente adulti chiusi, emerge in una maniera impressionante il suo viso da bambina che stona tantissimo con i tatuaggi che le ricoprono il corpo. Non so quanto tempo resto a fissarla e ad un certo punto lei se ne rende anche conto ma non dice niente, tornando subito dopo a chiudere gli occhi.
< Jay? > La chiamo dopo un po’.
< Mmm > Fa lei forse si era appena addormentata.
< Credi che ce la faremo? > Le chiedo e quella domanda vortica nella mia testa assumendo mille significati.
La sua risposta non arriva subito ma proprio quando credo che si sia addormentata e che non abbia sentito nulla la sua voce mi raggiunge.
< Si >.
 
 
NOTA AUTRICE:
Si lo so, lo so, ho aggiornato con un tremendo ritardo! Purtroppo ho saltato una settimana di scuola per un viaggio e al mio ritorno avevo nove materie da recuperare! Abbiate pietà di me :3
Alla fine ho comunque aggiornato e come vedete la situazione qui inizia a bruciare … Il passato di Jau pian piano sta venendo fuori, la relazione tra le due sta cambiando e a breve prenderà una direzione dalla quale è impossibile tornare indietro. Sammy inizia a fare pensieri strani sulla sua nuova “amica” e Jay, beh, forse qualcosa sta cambiando in lei …
Non mi sono dimenticata di Vic, anche se è un personaggio secondario nel prossimo capitolo avrà un ruolo decisamente importante … Capirà cosa sta succedendo e lo farà prima delle due dirette interessate!
Detto questo cosa ne pensate di questo capitolo? Vi piace la direzione che sta prendendo questa storia? Cosa ne pensate dello sviluppo dei personaggi?
Fatemi sapere cosa ne pensate, su!!
Ringrazio come sempre chi recensisce, anche con poche righe mi aiutate molto dandomi più ispirazione, stimolandomi.
Alla prossima ;)
  
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