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Autore: Francesca Alleva    26/10/2013    2 recensioni
“Sai Whomp”, si levò chiara e calda la voce del centauro: “credo che tu sia quello che si dice un Osservatore. Non hai le capacità di infilarti nella vita che ti gira intorno: senza avere colpe distruggi tutto”.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Creata per il contest de "Grandi Autori",
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OneShot - Fanfiction per il V turno.
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Note dell'autrice * / ° in basso.

Un pugno d'amore


Sembrava il frusciare del vento ma lo sanno tutti che smuovere i rami di Whomp, il vero nome del Platano Picchiatore, è impossibile.
Si agitava come al solito, e gli abitanti della Foresta Proibita si dividevano tra chi lo ascoltava (anche se divertito) e chi se ne andava spazientito.
Iniziava sempre quando, inavvertitamente, faceva fuori un essere vivente.
“Ecco Ma è una maledizione! Ma non è possibile, un’altra volta! Io volevo solo accarezzarlo!” disse guardando il cadaverino di un passerotto cadergli alle radici.
Due dei figli di Aragog, Aris e Gorgo, si guardarono e annuirono pensando: “Di nuovo la stessa storia..” e si avvicinarono, divertiti.
Perché Whomp non aveva intenzione di fermarsi lì: “Sono stufo, stufo marcio di tutto questo.
Prima pensano che voglia fare del male al Prescelto e al suo amico rosso, dicono che “sono partito all’attacco” *, mi chiamano Picchiatore…
Nessuno ha mai pensato che un albero, come tutte le piante, appena cala il buio si addormenta? Mi ero solo spaventato, mi si è schiantata una macchina addosso! Almeno la professoressa Sprite l’aveva capito, che mi ha curato e fasciato i rami…
Però non è giusto. Davvero.” Scosse le fronde come se scrollasse le spalle, abbattuto.
Si zittì per un po’, osservò la Foresta Proibita, ammirò il castello da lontano, le finestre da cui intravvedeva il passare gli studenti, scrutò la casetta del guardiacaccia Hagrid. E si scosse: “Nemmeno Rubeus Hagrid mi ha mai amato. Non ero una creatura magica orrenda come le altre, ero solo una pianta bitorzoluta che avrebbe potuto ferire per sbaglio il suo cavallino alato.”
“Fierobecco era un grifone ippogrifo, albero” disse una voce dal fondo della Foresta.
“Flor?” chiese Whomp: “Sei tu?” “Se la mia voce hai riconosciuta che motivo c’è di domandare chi sono? Sì, sono Flor”. Rispose un centauro dai colori della terra. Aveva capelli e barba castani impreziositi da erbe e edere. Il suo corpo da cavallo era di un marrone tendente al verde miliare e la sua coda bionda si accostava al pallore spettrale della sua pelle umana, pallore dovuto alla sua lunga permanenza all’ombra delle foglie.
Flor amava la natura quanto i suoi simili il cosmo e per questo si interessava spesso agli sfoghi del Platano.
“Lo so che era un grifone ippogrifo Flor, ma sono seccato e indispettito e quando si è seccati e indispettiti si ha il permesso di denigrare l’oggetto del proprio odio. Rubeus non mi amava perché non sputavo veleno e non volavo, anzi, potevo ferirgli il cav…il micio spelacchiato° l'aquilotto. E non lo trovo giusto!”
Scrollò nuovamente i rami e inavvertitamente fece sbandare un altro uccellino. Gemette.
“E la Nimbus!?” Ricominciò. “Ho distrutto la Nimbus, okay, mi dispiace, ma io volevo solo afferrarla al volo, evitare che venisse trascinata via! Non riesco a controllare tutti i miei rami, è un problema, ma volevo solo aiutare. Ora mi credono pure colpevole della distruzione della Nimbus 2000 e io volevo solo rendermi utile e non è giusto… che poi comunque senza di me al Ragazzo che è sopravvissuto non sarebbe arrivata la Firebolt, adesso, diciamo le cose come stanno.”
“Vedi che puoi essere utile?” disse un taglialegna che si materializzò appoggiato all’albero di fronte, con un’ascia che luccicava in mano. Whomp ebbe un fremito ma poi disse: “Molli, per favore, oramai lo so che sei tu e non puoi farmi niente”.
Il Taglialegna-Molliccio rise; aveva trovato casa nell’albero cavo di fronte al Platano Picchiatore, era un posto umido e buio, dove non passava mai nessuno e dove aveva potuto crearsi una casa. Aveva perso interesse a far spaventare gli ospiti della Foresta, ma andava matto per i sobbalzi del Platano ogni volta che si avvicinava con l’accetta che brillava alla luce della luna.
“Sì ma lo so che posso essere utile” si lamentò il Platano: “Sennò non avrei un cunicolo che mi scava il sedere!”
I due ragni e il molliccio risero, e persino dall’angolo del centauro si credette di udire un leggero nitrito.
“Sì che poi, quando vi si infilò tutta quelle gente? E prima il cane con il Ragazzo Rosso e il topo, e poi Harry Potter e la sua amica Cespugliosa. Io volevo far finire quella faida stupida, il cane era buono, i ragazzi erano buoni… Si odiavano senza sapere perché, io volevo solo dividerli. Però quel tenero gattino che passava sempre del tempo con me mi tranquillizzò dicendo che sarebbe andato tutto bene… e io gli credetti e allora mi immobilizzai come se avessero premuto quel nervo che ho tra le radici e li feci passare.
Non avrei mai dovuto, non ho mai sentito la mia dolce amata Stramberga lamentarsi così tanto.” Sospirò. “Sapete, il nostro è un amore platonico, Stramby è creata con il legno di una vecchia albera della Foresta, io sono venuto dopo ma me ne hanno parlato così bene che mi sembrava di conoscerla. E quando ci hanno uniti in quel modo così barbaro ci siamo innamorati.”
Si zittì di nuovo.
“Beh?” chiese Gorgo.
“Ripensavo alle sue urla. Fu una notte terribile e tutti pensavano a se stessi, a tirarsi incantesimi dentro Stramby, a correre sotto di me, a prendermi a incantesimi, a trasformarsi in lupi e nessuno che ha mai badato a come potessi sentirmi io, che continuavo a pensare: “ve l’avevo detto di non entrare! Lo sapevo! Ve lo dicevo!” e intanto mi dispiaceva tantissimo.
Per non parlare di quando entrò il Signore Oscuro con quel serpente e… Mio Dio. Ho assistito indirettamente all’omicidio del professor Piton. E non ho potuto fare niente.
Quel maledetto mi aveva paralizzato premendo sul mio “tallone d’Achille”, quel nervo che mi paralizza e io… Per una volta che la mia violenza incontrollata poteva essermi utile…”
Un ululato di Thestral si levò dal mezzo della foresta e sullo sfogo del Platano cadde il silenzio.
Vide passare un ennesimo uccellino e si bloccò per non fargli del male e questi passò indenne attraverso i suoi rami.

“Sai Whomp”, si levò chiara e calda la voce del centauro: “credo che tu sia quello che si dice un Osservatore. Non hai le capacità di infilarti nella vita che ti gira intorno: senza avere colpe distruggi tutto”.
“Questo dovrebbe farmi sentire meglio…?”
“No, dovrebbe solo mostrarti quel che sei e portarti ad accettarti. Hai uno spirito d’osservazione potente, analizzi tutto, ti indigni, vedi la bellezza e vuoi aiutare.
Questo dovrebbe farti sentire meglio, sai amare. Ma non puoi fisicamente entrare nella vita degli altri, se non con le tue radici che danno riparo e con le tue foglie che fanno ombra. E con i tuoi rami che possono proteggere.”


Il Platano Picchiatore scrollò un’ultima volta le fronde, perdendo qualche foglia e qualche rametto, sospirando. Aveva ragione Flor. Nel silenzio aspettò che i due ragni se ne andassero e che il centauro tornasse nell’ombra a scrutare la natura.

Poi, osservando le foglie cadute, si rivolse al Molliccio e chiese: “Molli, non è che potresti pensare al professor Piton e trasformarti in un parrucchiere? Perdo foglie e vorrei un taglio che non lo facesse notare.”




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* 2, cap.5, pag. 69
° citazione da Il Re Leone.

> Faccio un Mea Culpa sentito e grande come Aragog per la mia confusione tra grifone e ippogrifo, non è degno.
Chiederò a Kreacher di fustigarmi, credo lo farebbe volentieri. Ho proprio cannato, credo sia stato dovuto all'ansia ma non è giustificabile.
"Once Potterhead always Potterhead" instead. 

   
 
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