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Autore: Clara_Oswin    26/10/2013    1 recensioni
Dal capitolo 1
“Di quel che successe dopo, ricordavo molto poco… dopo aver svelato ad Eric la mia vera identità non è cambiato nulla. Ha deciso di sposare ugualmente lei . Mi tuffai in mare e ritornai dalla mia famiglia, le mie sorelle, mio padre, Sebastian Flounder… Rimasi nella mia stanza a piangere credo per settimane. Ma poi capii che anche nel profondo del mare, arriva un raggio di sole..”
Se le cose non fossero andate come noi sappiamo, ma in maniera diversa? se Eric avesse scelto Vanessa e non Ariel? Cosa potrebbe succedere?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariel, Eric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-“Sebastian, hai visto Ariel?” – Re tritone girava per il castello nel tentativo di vedere sua figlia già da una buona mezz’ora.
-“VvVVvv ostra maestà!”- Sebastian si aspettava una bella strigliata dal monarca dalla lunga barba.
-“allora?!” –
-“emh .. ecco, io credo sia in camera sua, era un po’ strana questa mattina.” –
-“bene, andrò subito a vedere cosa succede” – re tritone senza troppe spiegazioni girò spalle e se ne andò. –
Entrò cautamente nella stanza delle figlie, Ariel era coperta fino al collo dal lenzuolo, il re si preoccupò –“Ariel, ti senti male?” – poggiò la sua mano sulla fronte della figlia – “hai forse freddo? Vado a chiamare il medico di corte?” – la ragazza non rispondeva, aveva gli occhi chiusi e non accennava ad aprirli.  Dal suo collo spuntavano dei lividi, Tritone scoprì improvvisamente la figlia, aveva il corpo completamente pieno di lividi, eppure ne era sicuro; non c’erano quella mattina. –“Ariel ! Ariel!” – scosse la figlia per svegliarla ma niente. La poverina aveva perduto i sensi da un po’, svenuta nel letto senza farsi notare. Le aprì un occhio per controllare il suo stato –“per tutti gli oceani!” – lo richiuse e nuotò via il più in fretta possibile.
-“dottore venga immediatamente con me!” – un re molto preoccupato trascinò via il medico di guardia dall’infermeria.
-“ma quello non era il re?” – Arren era seduto nel letto e stava parlando con flounder. –“si, mi sembrava lui!” – incitò il pesce giallo e azzurro. –“chissà cosa sarà successo…” – continuò noncurante .
-“dottore, vede?! Sono grigi!! I begli occhi azzurri di mia figlia sono diventati grigi!!! E questi lividi poi?!”-
-“non accadeva una cosa del genere dal giorno in cui…” – il dottore richiuse l’occhio della giovane  -“…la strega del mare fu esiliata e lanciò una maledizione alla sovrana.” –“è ancora incosciente.” – appoggiò lo stetoscopio sulla sua schiena violacea. –“respirò affannato, cuore debole, arterie ostruite, ha poco meno di un’ora prima dell’ultimo stadio.”-
-“dottore , ma noi non arriveremo agli occhi neri, vero??” – diceva preoccupato il re consapevole del significato di quegl’occhi.
-“mi auguro vivamente di no! Ma trovare un donatore di sangue… così all’ultimo momento…”-
-“lei è l’unica della famiglia ad averlo 0, come mia moglie… le sue sorelle hanno preso da me, e hanno tutte ab…” –
-“cercherò di fare il possibile” – si congedò il medico –“ se la ragazza dovesse rinvenire, per qualsiasi motivo al mondo, non fatele aprire gli occhi. Questo ci farà guadagnare del tempo e arresterà la diffusione del sangue nero.”-
Passarono un paio di minuti, Ariel iniziò a muoversi, suo padre le aveva messo una benda sul viso, per evitare di farle aprire gli occhi. Non riuscendosela a togliere inziò ad agitarsi . –“ perché! Perché non vedo?!” –
-“Ariel, stai calma” –
La ragazza realizzò di non essere sola nella sua stanza –“P…padre? Sei tu?”-
il re le accarezzò le mani rassicurandola – “Si, sono io” –
“perché mi fate questo? Cos’è questa benda che ho sul volto!?” –
-“Ariel, hai una malattia… un’infezione in corso.” –
-“cosa stai dicendo?” – il tono era sempre più spaventato
-“i sintomi sono : la comparsa di lividi sul corpo, debolezza, e in ultimo… occhi neri.” –
-“la febbre nera…” – sussurrò Ariel
-“è estinta da generazioni, l’unico modo per prenderla è… la maledizione di qualcuno di molto potente, e io credo di sapere chi sia.” – il re era seccato, il mare stava iniziando ad agitarsi.
-“credevo avesse perso i poteri!”-
-“a quanto pare no.”
-“cosa succederà adesso?” –
-“stanno cercando un donatore di sangue compatibile… abbi fede figlia mia!”- le strinse le mani, quasi a voler consolare se stesso.
-“padre, qualunque cosa accada, ve ne prego.”- iniziò Ariel stringendo le sue mani di rimando
-“Certo, qualsiasi cosa, dimmi!”
-“non ditelo ad Arren”.-
****
cosa, non dite ad Arren cosa? Oh Flounder, potevi ascoltare meglio!”- “la colpa è mia che mi fido a mandare un pesce a fare il lavoro di un anguilla spiona!”  pensò fra se e se
-“c’era troppo silenzio, non potevo avvicinarmi, mi avrebbero sentito!” – si giustificò il pesciolino
Arren sbuffò –“quando verrà Ariel le chiederò cosa sta succedendo e le chiederò anche cosa avrebbe dovuto tenermi nascosto” -  fece una pausa –“ripensandoci bene era strana questa mattina… faceva discorsi particolari…”- Arren si fermò all’improvviso, un’idea che non gli piaceva affatto iniziava a balenargli in mente…
“hai mai dei ripensamenti?” e se Ariel avesse avuto un ripensamento? Magari si è pentita di avere scelto me. E se quel non ditelo ad Arren in realtà si riferiva a un evento in particolare, o… a qualcuno? Magari Ariel mi vuole lasciare, forse ce l’ha con me per quello che ho fatto ad Eric, o magari ha semplicemente capito che in realtà non mi ama o forse… c’è un altro. Non devo pensarci, se è davvero finita tra di noi lo capirò da solo, oggi, quando verrà, le parlerò.”
****
-“dottore!” – Tritone s’allontanò dal capezzale della figlia – “allora? La prego, mi dica che c’è speranza! Avete trovato qualcuno?”  - il suo sguardo era molto preoccupato, aveva letto negli occhi del medico e aveva intuito la risposta.
–“no, mi dispiace. Servirebbe più tempo per approfondire le ricerche…”
-“ ma noi tempo non ne abbiamo! Guardi i suoi occhi! Sono già color pece!”
Il re aveva un tono disperato, la storia si stava ripetendo.
-“Stia accanto a sua figlia, la rassicuri, è tutto”- disse allontanandosi
****
- padre... –
Ariel alzò leggermente il capo sentendo suo padre accarezzarle i capelli. Con le mani tasto il suo viso
- non essere triste papà... –
Il re le accarezzò il viso.
 - sei sicura di non volere vedere nessun altro? - parlò lui dopo interminabili minuti di silenzio. 
Ad Ariel scappó un sorriso da pianto, uno di quei sorrisi che si fanno quando si piange a dirotto.
 - non voglio che mi veda in questo stato. Abbiamo fatto tanto per raggiungere un nostro equilibrio, e ora... –
 
****

-lasciatemi entrare! - esclamò il ragazzo biondo 
-la principessa non può ricevere visite da nessuno, se non un familiare! - diceva la guardia 
-ma io faccio parte della famiglia! - insisteva lui. La guardia si scostò per fare uscire re tritone, che si ritrovó faccia a faccia con Arren.
-ebbene, cosa sta succendendo qui? -
-vostra altezza,questo ragazzo insiste a voler entrare a vedere la principessa... - disse in tono suplichevole la guardia
- e tu chi saresti?! - rivolse il suo sguardo severo verso il tritone dalla coda blu oceano.
Il ragazzo fece un inchino profondo nonostante la fasciatura sul torace - io sono Arren Versiv, ...- 
- ah, si conosco il tuo nome. - il re si ricordò delle raccomandazioni di sua figlia.


-posso entrare a vedere la principessa? - chiese dunque il giovane.
-no, la principessa non vuole vederti, anzi non vuole ricevere nessuno.- disse il re ordinando in seguito alla guardia di non fare passare nessuno.


Arren arretrò sconsolato. Perché lo stava tenendo fuori dalla sua vita? Cos’era successo?
 
"Oh,ma se pensate che una porta chiusa possa fermarmi siete sbagliati di grosso..."
 
Nuotò fuori dal castello e decise di fare quell’ultimo tentativo prima di accettare la realtà che Ariel non voleva vederlo, che Ariel, aveva un’altro. Rapidamente e senza farsi vedere nuotò fino alla finestra della camera di lei, avrebbe dovuto essere sola, e questa sarebbe stata la situazione perfetta per poterle parlare.
Scostó piano le tende per entrare.
 
Si bloccó all’istante come pietrificato.
 
Ariel era distesa sul letto con una benda sugli occhi.
 
Il suo corpo era coperto da ematomi e lividi.
 
Sembrava la più brutta delle aggressioni
 
- c é qualcuno? - esitó la ragazza sentendo un fruscio di tende.
Arren si avvicinò silenziosamente al letto.
- c é qualcuno?? - continuò a chiedere a voce più alta la ragazza rossa tirandosi su a sedere.
Arren non sapeva se parlarle, non voleva spaventarla. Le prese le mani delicatamente, lei s’impaurì capendo di non essere più da sola. Strinse quelle mani e esitando chiamò il suo nome
- Arren... –
il ragazzo biondo sorrise.
Lo aveva riconosciuto.
- Ariel... –
- perché sei entrato? Non volevo che..! –
- non volevi vedermi. - disse lui.
 - si... no! Non volevo che tu mi vedessi ... cosí. - la ragazza portò una mano alla fronte.
Un ennesimo capogiro.
Arren si sedette sul letto.
- Ariel, voglio sapere come stanno le cose. E lo voglio sapere da te. Se vorrai lasciarmi voglio che le tue labbra pronuncino quelle parole. –
Ariel scosse il capo. - ma cosa stai dicendo...? Lasciarti? –
-si Ariel, non c’é forse un altro di cui tu non mi vuoi dire?! - la sua voce vibró nell’aria
- Arren! - lo chiamò lei gridando - NO! Non c é nessun altro! Ci sei solo tu! –
- ARIEL, A QUESTO PUNTO PUOI DIRMELO ! É INUTILE CHE CONTINUI!- il ragazzo si alzò dal letto visibilmente arrabbiato dirigendosi vicino alla finestra. Perché continuava a mentirgli? Lo faceva solo arrabbiare di più il negare l’evidenza. In un gesto di nervosismo si scompigliò i capelli.
- Arren ma non c é nessuno!!- strinse le coperte tra le mani. Avrebbe voluto togliersi la benda, vedere dove fosse, vedere il suo sguardo, percepire le sue emozioni; invece non poteva.
-Sei uno stupido a pensare a questo! –
Ancora silenzio.
Ariel iniziò a dubitare che fosse ancora nella stanza, che magari se ne fosse andato e lei stava parlando da sola.
-Non m’importa! Pensavo di poterti vedere al mio fianco ancora per un ultima volta! Ma se é questo che pensi, vattene! - gli gridó lei
- tanto fra qualche ora, di me rimarrà solo un ricordo, perché moriró!- urlò più a se stessa per ricordarsi il destino a cui andava incontro.
- Ma tu, mi hai già uccisa adesso- sussurrò.
Silenzio.
Non un rumore.
Ariel si portò le mani alla testa e pianse, pianse fiumi di lacrime ammesso che nell’acqua siano quantificabili.
Pianse fino a sentire dolore negli occhi.
Pianse fino a quando
Non si sentì
Circondata da due braccia
Che conosceva molto bene.
-Sei cattivo. – disse tra le lacrime – sei tremendamente cattivo. E… sei uno stupido. Se terribilmente stupido. – continuava a piangere. Le sue mani arricciavano la benda, incerte sul da farsi. – e poi…-
- e poi…? –
 
la sua voce era terribilmente suadente, proveniva dalla mia sinistra. Ero scossa, un attimo prima credevo di essere rimasta da sola e un attimo dopo venivo circondata da lui. Tolgo la benda dagli occhi ma continuo a mantenerli chiusi, ho paura di aprirli. Ho paura di incrociare i miei occhi neri con i suoi color smeraldo e poi, credo mi sentirei particolarmente agitata vedendolo qui, al mio fianco. –“e poi…” – continuo io indecisa. A tentoni tastando il suo braccio sinistro mi volto. Con la mano percorro il suo collo ricostruendo la sua immagine nella mia mente, mi soffermo sulla sua guancia, è calda, ma non ne conosco il motivo. Ho ancora voglia di piangere, urlare il mio dolore, ma non voglio, non davanti a lui anche se i miei occhi a quanto pare mi disubbidiscono... continuo a sentirli bruciare. –“e poi, sono stupidamente innamorata di te.” – non avrei voluto dirlo singhiozzando mentre piango, ma non c’è l’ho fatta. Apro gli occhi giusto il tempo per mirare alle sue labbra. Poi li richiudo abbandonandomi a quel contatto.”
 
“è così fragile. Ho paura che se la stringerò troppo potrei romperla, potrei farle del male. Tra le mie braccia sembra una bimba, a tentoni cerca di individuare dove sono, la sua mano percorre il mio braccio fino ad arrivare sul mio viso. Apre gli occhi per un istante, sono neri, neri come la pece, come il buio dell’oceano, e sono tristi, tanto tristi.
Vorrei farle mille domande,
vorrei sapere perché ha detto quelle cose,
vorrei spiegato perché dovrà morire ma per ora mi dovrò accontentare delle sue dolci labbra premute sulle mie,
in un bacio che sa di disperazione.”
 
 
 
Angolo autrice
Grazie a tutti quelli che mi seguono, iniziò così il messaggio di oggi, questo capitolo è più lunghetto degli altri e in più porta una differenza, qui sono presenti sia il punto di vista in prima persona di Ariel che quello di Arren. Mi è venuto spontaneo raccontare l’evento anche sotto il suo punto di vista. pp.s il titolo zero rh si riferisce al gruppo sanguigno di Ariel p.s. scusate per il ritardo XD
Arren: “era l’ora che davi un po’ di spazio anche a me! Anche io provo delle emozioni, sai?!”
Autrice: “si si, boh, non t’arrabbiare! Ma la protagonista è la sirenetta, non “ITORMENTIDIARREN”
Ariel : “su su, non litigate! Piuttosto Arren muoviti che dobbiamo nuotare al prossimo capitolo. Devo scoprire se muoio o no!”
Arren: “e vediamo se questa qui finalmente ci fa sposare in santa pace!” –
Autrice: “ se parli ancora riesumo Eric…” –
Eric: “insomma… mi hai fatto finire su una sedia a rotelle, il prossimo passo quale sarà, farmi pelato e farmi costruire una scuola per mutanti?!” –
Autrice: “ il castello già ce l’hai !” ihihih
Ariel : “vabbene autrice, basta così che hai creato un secondo capitolo con questo spazio autrice! Saluto io tutti e vi ringrazio anticipatamente a nome di tutti per le recensioni che lascerete! Buon Fish-eend a tutti!”
  
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