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Autore: Aimondev    26/10/2013    2 recensioni
L'umanità è a rischio estinzione.
Ogni giorno Zeus distrugge una polis Greca.
Ermes è stato assassinato.
Nelle forge di Efesto è in lavorazione un'armata di colossi più grandi di qualsiasi edificio umano.
Esseri mostruosi fuoriescono dalle loro spoglie mortali affermando che l'inizio di una nuova era è cominciato.
Il mondo è già stato sconvolto ma adesso Klearcos, l'assassino più abile di tutta la Grecia, sa per cosa combattere.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'alba degli eroi senza nome'
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“Prima hai detto che rappresenti mio padre in ogni sua forma ma non lo sei realmente. Che cosa vuol dire?”

 “Io sono una MACCHINA. Un’intelligenza costruita dalla civiltà aliena e a loro sottratta.
Io sono il prodotto degli uomini che mi hanno utilizzato prima di te.
Quando assumo la forma di uno di loro, ne divento la loro perfetta copia. I loro ricordi sono i miei ricordi. La loro volontà è la mia volontà. Così come la loro forma, la loro voce, desideri, paure, raziocinio, difetti, sentimenti. Ogni cosa, o quasi...
L’unico aspetto che non viene simulato è l’ego. Sono consapevole di non essere realmente tuo padre, ma solo la sua immagine.

Oltre alla copia di Ulisse, il Medaglione ha emulato alcuni altri duplicati.
La memoria di ognuno di essi è messa in comune con quella di tutti gli altri, ma è aggiornata solo fino al loro ultimo accesso. Mi spiego: l’ultima volta che Varsos ha aperto il Medaglione, è stata quella notte di venti anni fa, pertanto io sono a conoscenza delle azioni di Varsos fino a quel momento ma non so cosa abbia fatto in questi ultimi 20 anni.
Tuttavia, nel momento in cui tu mi hai invocato, il Medaglione ha contemplato tutti i tuoi ricordi e progressi e me ne ha messo al corrente.

 Anche in questo preciso momento il Medaglione sta creando una tua copia spiccicata, cosicché anch’essa potrà essere invocata in futuro.
Penserà e parlerà come te, anche dopo che tu sarai morto.”

 Klearcos era allibito da quella rivelazione.
“Varsos… Hai copiato anche la sua immagine…”

 Ulisse sorrise. I suoi capelli incominciarono a farsi più scuri, la barba sparì, gli occhi diventarono color cielo, i suoi lineamenti mutarono del tutto.
Ulisse aveva preso la forma di un Varsos più giovane di vent’anni.

 “Ragazzo…Sei cresciuto parecchio”
“Non posso credere ai miei occhi…Vecchio!”

 “Vecchio? Già.  E’ con questo irriverente appellativo che ti riferivi a me. Ora ricordo. Ma adesso siamo coetanei o sbaglio? Sono vent’anni che non ti vedo, e tu hai ora i miei stessi anni.”

 Klearcos incominciò a intuire il funzionamento di quel formidabile oggetto che gli aveva permesso di rivedere suo padre. Il Varsos che aveva di fronte non sapeva nulla di ciò che aveva fatto e vissuto direttamente nei suoi ultimi vent’anni di vita.

 “Varsos, sai già cosa è appena accaduto qui?”Chiese Klearcos con tono grave.
“Non c’è bisogno che mi spieghi nulla, Klearcos. Nel momento in cui mi hai invocato, ho contemplato tutta la tua vita come se l’avessi vissuta con i miei occhi.
Dunque Ares non ha tenuto fede alla sua parola…
Ho tradito tutti e ho perso tutto. Che fallimento sono stato!”

 Diverse lacrime solcarono il viso del giovane Varsos. Si coprì il volto con una mano e s’accasciò a terra, rosso in viso battendo i pugni sul terreno.
Chiaramente la sua reazione era relativa a un ventottenne impetuoso e pieno di ardore, che con grande amarezza aveva barattato le vite dei propri cari, sperando di salvarne altri. Ma il mondo gli cadde addosso quando vide che la sua scelta aveva portato con sé solo altro sangue.

Il Varsos anziano, quello reale che Klearcos aveva seppellito, aveva già speso da tempo tutte le sue lacrime.

 Klearcos si avvicinò, sfiorandogli la spalla incorporea.

“Onorerò i tuoi sacrifici, maestro. Sono quello che sono grazie e te, e grazie a te estinguerò questo male che attanaglia gli uomini!”
Varsos alzò la testa ammiccando un finto sorriso.

Ti chiedo scusa per tutto Klearcos. Ti sarei stato più utile da vivo che da morto.
Ma, avendo perso tutto, il mio unico volere è stato quello di perire assieme a coloro che amavo di più e onorare la promessa che ti avevo fatto…”

 "Noi saremo dei vendicatori. Metteremo a tacere i nostri demoni. Nessun uomo può vivere con un odio tanto grande accumulato dentro di sé...Klearcos, io ti giuro che avrai la tua vendetta.”  (cap 13, Parte 1)

 “Volevo darti la vendetta che io non ho mai avuto.
Tuttavia non abbiamo ancora messo a tacere i nostri demoni…” Aggiunse rialzandosi.

 “Varsos, hai visto nei miei occhi anche lo scontro con Ermes?”
“Ho visto il Messaggero sanguinare, sì. Poi ha usato il suo vero potere e tu sei svenuto. E’ incredibile che tu sia sopravvissuto.
Aver visto uno di quei maledetti cani alieni stramazzare nel fango come un comune essere umano, mi riempie di gioia.”

 “Soter mi ha detto che Ermes è stato ucciso da Artemide…Che cosa significa?”

“Ne so quanto te, Klearcos. Non so cosa abbia in mente la dea dei boschi e per quale motivo abbia ucciso uno dei suoi stessi consanguinei.”

“Dunque, ci sono ancora molti fatti di cui sia io che voi siamo all’oscuro.”

 “Esattamente. Abbiamo combattuto a lungo per ottenere questo spiraglio di Verità, Klearcos. Ma ci sono cose di cui né io né nessuno degli ologrammi del Medaglione sapremmo dirti niente. Dovrai utilizzare i mezzi a tua disposizione per scoprire molti dei loro segreti e andare avanti da solo. Puoi invocarci tutte le volte che desideri per parlare con noi.
Ti aiuteremo.
Questa volta non sarai solo.”

Klearcos ebbe un capogiro. Si strofinò gli occhi.

“Assurdo! Tutto quello che mi sta accadendo è assurdo. Mi sembra un sogno…”
“A volte la realtà è più incredibile dei nostri stessi sogni.”

A parlare fu una voce femminile.  Klearcos alzò gli occhi e al posto di Varsos vide una donna. La sua bellezza indomabile incarnava tenacia e la risolutezza che la caratterizzavano. Davanti a sé aveva Penelope.

“Madre”
“I nostri sacrifici hanno avuto dei grandi esiti. Vedo in te un guerriero addirittura più grande di ciò che fu tuo padre e i guerrieri che lo precedettero. Sei cresciuto, figlio mio”

La donna baciò il figlio sulla fronte e tutto ciò che Klearcos riuscì ad avvertire fu una lieve brezza e un brivido percorrergli la schiena.

“A lungo abbiamo atteso tessendo il telo della nostra strategia. Adesso, figlio mio, farai la mossa che per tanto tempo abbiamo rimandato. Il nostro mondo ne ha bisogno e noi Ologrammi ti guideremo.”

“Quanti Ologrammi possiede il Medaglione?”
“Siamo in quattro per adesso.”
“Quattro? Mio padre, Varsos, te e…Chi è l’ultimo?”

“Il quarto Ologramma è colui che conosci col nome di Sideris, Il Falcone Nero.
Ma non può essere invocato dal Medaglione poiché così lui ha stabilito.”

 “Cosa vuol dire?…Sono io che controllo questo Artefatto.”

 “E’ vero, ma Sideris conosce cose che noi ancora ignoriamo.
Sideris, che si spacciava per il secondo di tuo padre era in realtà colui che ci guidava.  E’ colui che ha fornito a tuo padre questo Medaglione e ci ha rivelato la Verità che ora anche tu conosci.”

 “Madre, chi si cela veramente dietro quell’uomo.”

 
“Non un uomo… “
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Nella lontana Arcadia un insediamento umano stava bruciando.
Ombre nere schizzavano via assieme alla notte stessa.
Una mostruosa aberrazione di fibre e muscoli stava devastando con i suoi innumerevoli tentacoli tutto ciò che non era stato divorato dalle fiamme.

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“La civiltà aliena che stiamo combattendo ha raggiunto un grado di tecnologia tale da poter produrre esseri viventi.”

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Un uomo con la testa sfondata e all’apparenza morto si rialzò da una pozza del suo stesso sangue. Il volto tumefatto era indistinguibile.

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“…Sideris è uno di questi.
Ha voltato le spalle alla specie aliena che un tempo serviva. E’ fuggito celandosi come solo lui poteva e ha organizzato le nostre forze istruendo tuo padre e alcuni altri.”

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La faccia di quell’uomo incominciò a rigenerarsi, così come ogni sua sanguinante lacerazione. Gli occhi e il naso devastati dalla colluttazione ripresero forma. Generò un nuovo volto: neutro, inespressivo, privo di sopracciglia e capelli, gli occhi albini.
L’uomo si voltò verso il mostro chiamato Phobos che indistintamente distruggeva e divorava tutta l’area.

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“Sideris è una macchina”
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Le sue braccia presero la forma di oblunghi bastoni cavi, il loro colore prese un aspetto metallico.
L’uomo fissò un altro istante quell’orrendo essere che gli si stagliava innanzi.
Poi dai suoi arti proruppero delle fiamme che investirono la creatura.
Il mostro guaiva stridulamente mentre l’intensità di quelle fiamme gli facevano perdere pezzi.
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“Presto lui ti chiamerà a combattere.”

  
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