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Autore: Alue    27/10/2013    3 recensioni
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

 
-Siamo arrivati, sorellina-.
Jonghyun mi annunciò il nostro arrivo a scuola. Aprii la portiera della macchina e scesi. Gli rivolsi un gran sorriso e, augurandogli buona giornata, gli chiesi: -A che ora devo essere in aula teatro?-.
L’aula teatro era enorme e quasi più grande della palestra. I corsi doposcuola di musica, di cui gli Shinee facevano parte, venivano praticati li.
-Quando vuoi. Puoi venire alla fine delle tue lezioni. Le prove iniziano alle tre e il preside a dato ai gruppi la libertà di usare la sala teatro a proprio piacimento-, rispose.
-Mmh… va bene, allora aspettatemi. Dovrei finire verso quell’ora-. Presi la chitarra dal sedile posteriore e mi diressi all’armadietto, cercando con lo sguardo Tiffany fra la folla di ragazzi ancora in giro per i corridoi. Forse non era arrivata… Stranamente quella mattina ero io quella in orario.
Aprii l’armadio e presi i libri che mi sarebbero serviti per al lezione di Coreano. Dov’era il libro di Coreano? “No… è A CASA!”, pensai con gli occhi sgranati davanti l’armadietto.
-Sono una vera idiota!-, urlai, sbattendo con violenza lo sportello.
“E ora come faccio? Non ho nessuno che possa prestarmelo se Tiffany non viene a scuola…”, pensai sbuffando.
-Buongiorno tzunami!-, una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare e arrivare al soffitto per lo spavento. “Minho… come al solito. Spuntare alle spalle delle gente a fargli prendere un infarto è il tuo lavoro quotidiano. Sono ancora arrabbiata con te!”, strinsi i denti e mi girai lentamente, per poi cominciare ad urlargli contro.
-Brutto idiot..! S-sumbae?!-, sgranai gli occhi sorpresa.
-Mh, proprio io- mi sorrise dolcemente, ignorando il fatto che lo avevo quasi insultato.
-Choesong-inmida… -chinai il capo freneticamente in segno di scuse- mi dispiace così tanto-, mi morsi il labbro, abbassando lo sguardo. -Pensavo che fossi un altro, non credevo che…-.
-Tranquilla. Sono spuntato all’improvviso. Mi dispiace-, scrollò le spalle.
 -Oh…-, sospirai dispiaciuta. Possibile che non me ne andava una giusta con lui? Cercai di sdrammatizzare e alzai il capo, ma non ci riuscii. Notai piuttosto il modo in cui si era vestito. Diverso dal giorno precedente: portava una camicia a righe blu aperta e sotto una maglia bianca, abbinate ad un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica.
Calò un silenzio imbarazzante, dove avrei voluto semplicemente sparire. Fortuna che prese l’iniziativa per parlare: -Beh… ti ho visto abbastanza nervosa da laggiù –indicò i suoi compagni dietro la sua schiena e mi sporsi per guardarli. SS501, ovviamente. Ma perché se la ridevano?- come mai? E’ successo qualcosa di grave?-, chiese, rompendo il ghiaccio.
Lo guardai e mi feci piccola, piccola: -Ho dimenticato il libro di Coreano a casa. La mia migliore amica e compagna di banco oggi non c’è e non so come seguire la lezione che ho fra poco-, sbuffai vuotando il sacco. M’imbronciai, facendo il labbruccio. Lo vidi sorridere divertito e poi disse: -Proprio come immaginavo. Non pensavo che tuo fratello avesse ragione…-, rise.
-M-mio fratello?-, chiesi.
Annui: -Sì, tuo fratello. Siamo in classe insieme. Non te l’ha detto?-, mi chiese.
-Sì, solo che non credevo… lascia stare-, farneticai. L’unica cosa importante per quella giornata era trovare un libro di Coreano per lo meno cercare di non farsi beccare senza.
-Come vuoi. Però adesso vieni con me-.
-Mh? Eh?-, lo guardai preoccupata.
Mi prese per un braccio e mi trascinò al secondo piano, sotto lo sguardo di tutti. Le mie gambe erano corte perciò ogni suo passo, erano tre dei miei. Stavo correndo, per rimanere al passo.
 Arrivammo di fronte ad una porta. Ciò non mi rassicurò affatto, tantomeno il suo sorrisetto: -Entra-, ordinò.
-Hyung Jun…-, esitai.
-Vieni, dai! Sbrigati!-, mi prese di nuovo per il braccio e mi trascinò dentro. Chiusi gli occhi.
-Apri gli occhi-, sentii che parlava a bassa voce. Aprire gli occhi? Non se ne parlava nemmeno! E poi perché parlava così?
-Aprili… perché fai così?-, ripeté senza capire il mio comportamento.
Li aprii lentamente. Uno dopo l’altro e notai che la stanza era grande e luminosa, piena di scaffali e di libri in ogni dove. Sembrava una libreria.
-E’ la biblioteca della scuola, riservata hai professori e agli alunni più grandi. Forse possiamo trovare il volume di Coreano che ti serve!-, annunciò sorridendo. Annuii col capo e sorrisi. Che stupida ad aver pensato male…
Lo vidi avvicinarsi a un libro posto su un cavalletto a tre piedi, che sembrava l’indice di tutti i libri. Mi avvicinai e sbirciai da dietro la sua schiena: -Siamo fortunati: il libro c’è!-.
-Si. E’ nello scaffale in fondo-, me lo indicò e subito andai.
Il libro era riposto in alto. Non ci arrivavo. Cercai una scala, ma non la trovai, perciò afferrai una sedia e salii. Nemmeno così riuscii a raggiungerlo.
Mentre saltellavo per riuscire almeno a toccarlo con un dito, intravidi Hyung Jun divertirsi, appoggiato alla libreria con una spalla. Non mi fece piacere, anzi… m’irritò parecchio.
-Serve una mano?-, chiese.
Scesi dalla scala e lo guardai: -Direi di sì. Può farmi questo favore?-. Due secondi dopo avevo il mio libro.
 
-Gamsahapmida, sumbae! Se non ci fossi stato tu, non saprei come avrei fatto-, gli sorrisi, mentre mi accompagnava in classe.
-Prego. Siamo arrivati. Puoi riconsegnarlo alla fine delle lezioni-, mi disse premuroso.
-Ma… in biblioteca si chiederanno perché ce l’ho io. Posso riportarlo a te?-, chiesi dubbiosa.
-Sì, hai ragione, buona idea. Portalo a me. Oggi pomeriggio ci sono le prove dei gruppi, puoi…-.
-…ci sarò anch’io. Gli Shinee vogliono che io sia con loro-, sorrisi.
-Ok, allora a più tardi-.
Lo vidi andar via e dopo pochi minuti entrai in classe, gongolandomi. Mi sedetti al tavolo e fissai, sorridendo come un ebete, il vuoto. Non mi ero accorta della presenza di Tiffany accanto a me.
-Yaya, ti senti bene?-.
-E-eh? Si, sto bene-, mi rianimai, ma continuai a sorridere.
Sorrise maliziosa e mi guardò, dandomi una gomitata: -Chi era quel Sumbae? Eh?-.
-Nessuno. Solo… un ragazzo davvero interessante!-, risi.
-Come si chiama? Ti fa il filo? E’ fidanzato? Di che anno è? Tuo fratello lo conosce? Ha degli amici?...-.
-Frena, frena, frena! Una domanda per volta! –sbuffai- allora: Si chiama Hyung Jun. Non mi fa il filo. Non so se sia fidanzato, tanto meno m’interessa. E’ dello stesso anno di Jonghyun e sta in classe insieme agli Shinee e i suoi amici. Contenta?-, risi.
-Sì, ma…-, alluse al mio sorriso sognante, ricopiandomi.
-E’ carino e… gentile con me, ma niente di più. L’ho conosciuto solo ieri!-, la informai.
-Mmh… sarà-.
-Buongiorno ragazzi!-. Il professore entrò in classe e noi alunni ci mettemmo a nostri posti. La lezione iniziò tranquillamente, ma Tiffany mi chiese continuamente cosa fosse successo il giorno prima e che comportamenti aveva avuto Hyung Jun nei miei confronti, così alla fine della prima ora, scappai via dalla classe, sperando di seminarla.
Andai all’armadietto e posai i libri, prendendo il pranzo, per poi correre in cortile, nel posto più nascosto possibile.
Trovai un angolino sotto un albero e mi sedetti con le spalle contro la corteccia. Aprii il pacco del pranzo e cominciai a mangiare. Mamma aveva preparato pollo al curry la sera prima, così quel giorno avevo potuto portarmi dietro quello che era rimasto.
Chissà che canzone porteranno alla gara gli Shinee. Sarebbe bello se presentassero Replay, è la mia canzone preferita!”,     sorrisi fra me, “peccato che oggi non abbia potuto mangiare con loro… almeno non sarei rimasta tutta sola. Pazienza, sarò l’unica a godersi questo fantastico pranzo!”, scrollai le spalle e misi in bocca un nuovo boccone.
“A che ora dovevo essere in sala teatro per restituire il libro? Ah… sì, alle tre. Jonghyun ha detto che i SS501 sono ragazzi montati, ma se non fosse così? In fondo Hyung Jun non lo è. Ok, non lo conosco a fondo, ma Jong me l’ha confermato. Uff… forse si tratta solo di conoscerli meglio, a volte l’apparenza inganna. Bah… staremo a vedere più tardi”.
 
Alla fine della giornata scolastica, andai a riporre i libri nel mio armadio e presi la chitarra col libro di Coreano. Mi diressi alla sala teatro e camminando incontrai Tiffany: -Tiffany! Dove vai?-, le chiesi, mentre mi avvicinavo a lei.
-In sala teatro, Minho mi ha detto che oggi provano e così ho deciso di fare un salto-, rispose sorridendo.
-Anch’io sto andando-. C’incamminammo insieme e arrivammo di fronte l’aula.
Da dentro provenivano delle voci. Probabilmente i ragazzi si stavano organizzando per decidere come si sarebbe svolta la prova, così entrammo senza fare rumore e ci avvicinammo alle prime file della platea.
Salutai gli Shinee con un sorriso e un gesto della mano, e notai che Minho rivolse uno sguardo seducente a Tiffany, ignorandomi completamente. Il gesto m’irritò parecchio.
Dopo un po’ vidi Hyung Jun avvicinarsi, uscendo dal dietro le quinte. C’era solo lui in sala, gli altri non si vedevano.
-Ciao-, mi salutò con un sorriso sulle labbra e mi alzai dal mio posto.
-Sumbae…-, chinai leggermente il capo per salutarlo e gli porsi il libro.
-Grazie. Era quello giusto?-, chiese.
-Sì, non ho avuto problemi. Gamsahapmida…-, gli sorrisi. -Sumbae… dove sono gli altri membri del gruppo?-.
-Oh? A prepararsi, siamo i primi a provare. A proposito, meglio che vada. Ci vediamo dopo-, ammicò per un istante e poi andò via. Lo salutai con una mano, ma il suo saluto mi lasciò un po’ imbarazzata. Da dove veniva quella spavalderia?
Gli Shinee si avvicinarono e occuparono posto vicino a noi. Indossavano i vestiti che avrebbero usato nella prova. Taemin prese posto dietro di noi, mentre Key e Jong si sedettero accanto a me e Minho ovviamente vicino a Tiffany. La cosa mi mandò in bestia.
-Yaya, cos’hai?-, mi chiese Onew, due posti dopo a destra di Jong.
-Niente-, risposi secca.
-Sicura?-, domandò serio Kibum.
-Non è che sei gelosa?-, Jong sorrise malizioso.
Detti una gomitata nelle costole di mio fratello, il quale in risposta gemette di dolore, ma in compenso chiuse la bocca. Gli altri evitarono di fare domande. Il mio corpo emanava ondate di pura negatività.
Dopo una buona mezzora i SS501 si erano decisi a salire sul palco, infatti i ragazzi che aiutavano con le luci anche durante le prove, spensero i fari e rimanemmo al buio per un paio di minuti.
Il suono di un piano si levò nella sala e le luci si accesero sul palco. I SS501 avevano deciso di provare con i vestiti che avrebbero portato alla gara, ma riconobbi subito Hyung Jun che fu il primo a cantare. Era irriconoscibile: i capelli castani, sotto la luce accecante dei fari, sembravano nero corvino, raccolti in una cresta.
Gli altri girati di spalle, aspettarono la fine del turno di Sumbae, per cominciare a cantare e insieme al piano, si accompagnò il suono dei violini. 
Jong aveva ragione, i ragazzi sul palco erano decisi, sapevano come muoversi e soprattutto avevano una carica innaturale che, nei loro vestiti di scena li faceva assomigliare ad angeli neri. Ognuno di loro era vestito di con camicie e pantaloni neri. La matita contornava i loro occhi e faceva risaltare i lineamenti dei loro volti.
Come Hyun Jun, la maggior parte di loro aveva scelto una cresta, o i capelli scompigliati e fissati da lacca e gel.
Il ritmo della canzone era deciso, quasi violento, nei cori e nel ritornello, e si alternava a momenti di calma piatta quando ognuno dei cantanti doveva lavorare da voce solista.
Restai affascinata da ognuno di loro. I loro movimenti, la loro risolutezza erano aspetti che mi attraevano e catturarono la mia attenzione.
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me. “E’ davvero bello…”, sorrisi involontariamente ammaliata e il gesto non sfuggì a Jong.
I movimenti fluidi si trasformarono in scatti convulsi per poi riprendere la scioltezza precedente: per un momento il leader ballò da solo, guardando la platea con sguardo magnetico, dopo poco gli altri lo accompagnarono e il ritmo della musica si fece sempre più veloce. I violini sembravano impazziti e le parole della canzone si susseguirono con una velocità tale da non farmi capire bene, anche se avevo una buona conoscenza del coreano.
La scena fu restituita a Hyung Jun che continuò a cantare con scioltezza, poi agli altri e ancora, di nuovo insieme, fino alla fine dalla canzone, quindi alla fine della coreografia.
Alla fine dell’esibizione ognuno dei componenti era senza fiato. Ringraziarono con un inchino e gli angeli neri uscirono di scena.
Restai imbambolata a fissare il palco per un po’, prima di riacquistare lucidità sentendo la voce di Taemin, dietro di me, richiamarmi: -Yaya…?-.
-Mmh?-, mi girai verso di lui.
-La loro prova è finita, perché continuai a fissare il palco?-, il ragazzo mi guardò sospettoso, dall’alto dei suoi capelli ramati, quasi rossi.
-E-eh? No… niente. Stavo pensando-, sorrisi arrossendo appena.
-Si… stava pensando a come non sbavare per quell’idiota di Hyun Joong-, disse Jong abbastanza pungente da irritarmi.
-Non stavo sbavando per Hyung Jun!-, mi alzai e lo fissai in cagnesco.
Il troglodita, spaparanzato sulla poltrona con le mani giunte sulla pancia, mi guardò come se fossi un alieno o fossi diventata pazza da un momento all’altro: -Infatti non ho detto Hyung Jun, ma Hyun Joong…-, precisò, mettendo enfasi nel nome.
-E chi sarebbe, di grazia?-, chiesi.
-Il leader. Il bifolco per cui hai sorriso e per cui ti è quasi preso un infarto. Si riusciva a sentire il tuo cuoricino galoppante anche con tutto il caos della loro canzone-, disse calmo e sarcastico.
-Ascolta, microbo, io…-, mi avvicinai alla sua faccia sorridente.
-Si? Tu…? Continua cara, tanto lo sai che a ogni tua parola io avrò sempre una risposta pronta-, mi sfidò.
-D’accordo ragazzi, è il momento di finirla. Jong, dobbiamo andare a provare-, intervenne Minho.
-Si, andate a provare. Sarà molto meglio così-, mi risedetti, sprofondando nella soffice poltrona rossa.
Vidi uscire i SS501 da dietro le quinte, indossando ancora i vestiti di scena, e gli Shinee sparirci dietro. Si sedettero tutti in prima fila, due posti alla mia destra. Hyung Jun prima di sedersi mi sorrise, ma non riuscii a ricambiare, Jong mi aveva innervosito parecchio. Tiffany si risedette accanto  a me e poco dopo gli Shinee cominciarono a provare “Lucifer”.
Il ritmo penetrante e repentino della musica mi dette sui nervi, oltretutto la mia migliore amica riceveva sguardi dolci dal ragazzo che fino a poche settimane prima mi era piaciuto. Ero gelosa del fatto che Minho potesse riservare attenzioni maggiori a Tiffany. Dopotutto era sempre stato il mio migliore amico e fra i due piccioncini non c’era stata mai tutta questa attrazione, anzi… si schifavano a vicenda. L’uno perché giudicava l’altra una “monaca di clausura” e l’altra perché giudicava l’uno come un “don Giovanni da strapazzo”.
Decisi di uscire dalla stanza, l’acuto di Jong mi stava spaccando i timpani e dopo la discussione l’ultima voce che avrei voluto sentire era la sua.
Mi diressi alla porta e sbattei forte. Fuori, mi appoggiai al muro. Sentivo ancora la musica, ma il ritmo era ovattato, ciò contribuiva a calmarmi.
“Stupido… come puoi pensare che io possa sbavare per uno così?”, sbuffai, scivolando per terra e nascoscondendo il viso tra le mani.
-Perché sei uscita? Ti senti male?-.
-No, sto bene. Voglio solo essere lasciata in pace, perciò vattene e lasciami sola-, risposi secca. Non sapevo nemmeno chi fosse, ma non volevo vedere nessuno.
-Sicura?-.
-Ho detto di stare bene! -alzai la testa di scatto- S-sumbae…-, dissi un po’ stupita.
-Di nuovo… sono sempre io-, sorrise, sedendosi accanto a me: -Che succede?-.
Che strano… in quel momento Hyung mi diede un insolito senso di sicurezza e tranquillità, benchè fosse vestito ancora con i costumi di scena e ci conoscessimo da poco.
-Ho litigato con mio fratello. Una cosa alquanto normale… e stupida-.
-Di che si tratta?-, chiese.
-Oh… niente d’importante-, arrossii.
 “Meglio che tu non sappia. Per favore non continuare a fare domande”, pensai.
-Va bene, sono cose vostre. Non devo intromettermi-, concluse.
Ti ringrazio!”, sospirai.
-Ma… -continuò- come siamo andati? Intendo dire sul palco>>, mi guardò. Era serio e un po’ preoccupato.
-Beh, avete determinazione, non si nega. Non passate inosservati con questi vestiti e il trucco. Mmm… siete stati molto bravi-, sorrisi trendo le mie conclusioni.
-Grazie-, commentò, scompigliandomi i capelli. Mi sentivo meglio, il nervoso stava svanendo.
Mi alzai, poichè la musica era finita già da un po’ e chiesi: -Andiamo?-.
Tornammo in sala. Hyung Jun andò dal suo gruppo, mentre io mi diressi dagli Shinee. Guardai mio fratello con la coda dell’occhio e poi spostai lo sguardo su Kibum. Mi sorrise benevolo e ciò bastò a tranquillizzarmi ancora di più: Jonghyun si era calmato.
-Ehi… come va? Ti sei calmata?-, mi chiese Onew.
Annuii sorridendo leggermente: -Si, sto bene-.
-Ho visto che è uscito anche Hyung Jun dopo di te. Ti ha dato fastidio?-, domandò ancora, scrutandomi. Restai basita: -No, Hyung Jun mi ha aiutata a farmi calmare. E’ un bravo ragazzo-, scrollai le spalle sorridendo.
Onew spalancò per un attimo gli occhi e in un secondo gli Shinee mi accerchiarono. Non avevo detto niente di male, ma allora perché mi fissavano tutti sconvolti, compresa Tiffany?
-Ehm... ragazzi? Qualcosa non va?-, chiesi imbarazzata.
-Ti piace?-, chiese Kibum.
Sbuffai: -Kibum! Anche tu ti ci metti adesso?-, lo rimproverai e sentii il nervoso tornarmi, come e peggio di prima. Stavo per scoppiare, non ce la facevo più a sentire sempre le stesse domande e a dare sempre le stesse risposte.
-No! Non mi piace! –urlai, ma poi mi ricordai che Sumbae era nella stessa stanza a pochi metri da noi, così abbassai il tono- …Hyung Jun. Smettetela di farmi sempre questa domanda!-, sbraitai guardandoli in cagnesco.
-Va bene… ci faremo gli affari nostri-, concluse Taemin.
-Bene-, dissi e mi sedetti di peso sulla poltrona, a braccia conserte. Qualche minuto dopo vidi il branco dei SS501 avvicinarsi decisi e la cosa non mi piacque per due motivi: in primo luogo perché Hyung Jun era con loro e non volevo farmi vedere di nuovo in quello stato; in secondo perché il loro leader aveva una camminata abbastanza spavalda e sicura da urtare i miei nervi ancora di più.
Si piantonarono di fronte a noi e ci guardarono come se fossimo stati insetti da schiacciare: -Siete stati bravi oggi. Complimenti, peccato che non si possa dire lo stesso della vostra esibizione l’altro giorno alla gara. Mi domando cosa pensasse il giudice mentre decideva i finalisti. Di certo… è caduto in basso. Molto, molto in basso-, disse il leader. Le sue parole erano taglienti e insinuanti, proprio come mi aveva messo in guardia Jong quella mattina: sebbene assomigliasse ad un angelo, la realtà era che fosse un demone.
Gli altri dietro di lui risero e li squadrai uno ad uno con uno sguardo fiammeggiante. Quando incontrai quello di Hyung Jun, colsi uno sguardo di scuse da parte sua e subito guardò altrove.
-Sparisci Hyun Joong, non è aria-, commentò Jonghyun irritato. Mio fratello non era mai stato una persona democratica con i ragazzi: se lo stuzzicavano, probabilmente avrebbe reagito; anche con le mani se necessario.
-E perché no? Avete forse paura che vi mostri chi saranno i veri vincitori? Sapete già che per voi non ci saranno speranze-, continuò Hyun Joong con gli occhi pieni di cattiveria. La determinazione che aveva mostrato sul palco era reale, non era stata dettata dal tipo di musica e dalla scena.
-Scendi dal piedistallo Kim Hyun Joong, non sei l’unico artista sulla faccia della terra. Se non ti batteremo noi, probabilmente sarà qualcun altro all’estero-, intervenne Kibum con calma.
-E chi ti dice che ci batteranno? Abbiamo la stoffa adatta per andare avanti-, si fece avanti un altro componente del gruppo per aiutare il suo leader. Questo aveva i capelli ramati, molto simili a quelli di Taemin, con la differenza che tendevano al castano ed erano lunghi quasi fino alle spalle. I lineamenti del suo viso erano molto delicati, ma i suoi occhi non differivano da quelli di Hyun Joong. Sicuramente, paragonato agli altri, era il più bello, e lasciava indietro perfino il leader in questo campo.
-Lascia stare Jung Min, evidentemente non sanno contro chi si stanno mettendo-, commetò Hyun Joong.
Fino a quel momento ero stata in silenzio, accumulando rabbia a ogni parola e ascoltando attentamente le loro parole. I miei occhi li seguirono come se stessi assistendo a un torneo di ping pong, ma poi scoppiai.
-A si?! E contro chi ci stiamo mettendo!?! Soltanto contro degli spacconi, palloni gonfiati e viziati!-, Jonghyun stava perendo visibilmente la pazienza e per poco non andò sotto Hyun Joong. Minho fu abbastanza rapido da trattenerlo per un braccio, proprio quando mi ero avvicinata, mettendomi fra di loro.
Le labbra dell’angelo nero si piegarono in un ghigno e i suoi occhi puntarono esclusivamente Jong, così capii gli il suo intento era quello di far imbestialire mio fratello. Le regole erano chiare: se i gruppi fossero entrati troppo in competizione e fossero sfociati in una rissa, allora sarebbero stati squalificati. Taemin me l’aveva spiegato qualche settimana prima delle audizioni. Ma Hyun Joong non avrebbe reagito nella rissa e l’unico gruppo squalificato sarebbe stato il nostro. L’aver realizzato d’un tratto la sua strategia di gioco mi fece montare su tutte le furie.
-Viziati? A me sembra che quello che sta dando in escandescenza sei tu-, continuò con una calma innaturale e sempre con un sorriso provocatorio.
La mia rabbia esplose sotto gli occhi di tutti e cominciai ad urlare: -Senti, microbo lagnoso –mi avvicinai a lui, lasciando pochi palmi dai nostri nasi- chi credi di essere per parlare così di noi!?! Ha ragione Kibum: scendi dal tuo piedistallo d’oro o finirai per cadere! Sei un ragazzino viziato, infantile e stupido se credi di passare la finale! Gente come te non merita nemmeno di arrivare dove sei arrivato tu! Fossi stato il giudice di gara, non t’avrei fatto passare nemmeno l’audizione!-.
Mi sorrise, niente affatto intimidito: -E tu chi sei? Il loro avvocato?-, rise e i suoi compagni fecero lo stesso. Tutti tranne uno.
-No, sono la sorella del ragazzo che vorresti rovinare!-, precisai fra i denti, mantenedo la calma.
-Wow… che gran paura mi fai. Aiuto! Salvatemi!-, disse prendendosi gioco di me.
A quel punto la mia mano scattò da sola e un sonoro ceffone raggiunse la sua guancia, facendogli voltare il viso di lato. Non capii più niente e successe tutto nello stesso momento: i suoi occhi si riempirono di collera, un suo braccio si piegò indietro, probabilmente per restituire lo schiaffone, e chiusi gli occhi aspettando.
Il colpo non arrivò, perché la mano di Hyung Jun bloccò il suo polso. Aprii lentamente gli occhi e li vidi scambiarsi sguardi pieni d’odio l’uno con l’altro. Jun era irriconoscibile, non l’avevo mai visto così.
-Lasciala in pace, Hyun Joong-, disse fermo.
Joong si liberò dalla sua presa con uno strattone e gli andò sotto, mentre tutti nostri li osservavamo: -E perché dovrei farlo!?-, urlò.
Hyung Jun non si scompose: -Perché… è la mia ragazza-.
-Eh?-, lo guardai sorpresa.
“L-la tua ragazza? Sumbae, sei impazzito!?”, pensai fra me. Mi girai per un istante e vidi i visi degli Shinee, Tiffany compresa, sconvolti. Le loro mascelle erano arrivate sul pavimento. Tornai a fissarlo e notai che la stessa scena alle sue spalle si stava svolgendo per i SS501.
-Già –continuò- proprio così. Mentre tu mi ridevi dietro, io a tua insaputa l’ho frequentata!-.
-S-sumbae…-, balbettai. Non osai immaginare la mia faccia, probabilmente era più bianca di tutte le altre. Mi prese per un braccio e mi trascinò via dalla sala teatro.
Ero stupita che Jonghyun non fosse intervenuto, forse doveva ancora realizzare che stavano portando via sua sorella da sotto i suoi occhi.
 
Caro diario,
la giornata è stata estenuante: gli Shinee hanno provato con gli SS501 e tutto è andato bene fino a quando il loro leader non ha cominciato a prendere di petto il nostro gruppo.
Jonghyun stava per saltargli addosso, ma Minho e gli altri l’hanno fermato ed è riuscito a contenersi. Non voglio immaginare quello che sarebbe potuto accadere se non fosse stato così. Probabilmente ci avrebbero squalificato dalla gara.
Hyun Joong, il leader, ha comunque continuato a stuzzicarlo e quando ho capito che volva aizzarlo contro di sé per farlo reagire, non ci ho visto più e mi sono messa in mezzo. Ha continuato a stuzzicare Jong prendendosi gioco di me, così mi è partito uno schiaffone. Credo che abbia imparato la lezione però, anche se stava per restituirmelo, con gl’interessi e sottolineo STAVA. Infatti, quando Hyun Joong ha tirato indietro il braccio per schiaffeggiarmi Hyung Jun l’ha bloccato e mi ha difeso. In quel momento l’ho adorato, cinque secondi dopo l’avrei voluto uccidere. Ha detto davanti a tutti che sono la sua ragazza, CI RENDIAMO CONTO!? Non contento mi ha trascinato in un’aula e…
 
-Sumbae… -cercai di liberarmi dalla sua stretta- lasciami, mi stai facendo male!-, strillai.
Hyung Jun non mi ascoltava. Mi portò fuori dalla sala teatro, per poi dirigersi verso un’aula vuota. Chiuse la porta alle sue spalle e fui libera dalla sua presa. Mi sentii un po’ offesa e ancora imbarazzata. Evitai il suo sguardo, cercando di distrarmi.
-Scusa per quello che ho detto, ma l’unico modo per fermarlo era sconvolgerlo. Hyun Joong non è così cattivo come sembra, ma se deve vincere qualcosa, passa su tutto e su tutti pur di ottenerla-, cominciò.
-Perché l’hai detto?! Potevi inventarti qualcos’altro. Dire che sono la tua ragazza è…-.
-…inammissibile?-, sorrise dolcemente. In quel preciso istante l’odiai a morte e, continuando a fissarlo, aspettai una risposta.
-Allora?! Perché l’hai fatto?! Perché ti sei messo contro di lui? In fondo quello è il tuo gruppo e noi siamo i rivali. Ti stai mettendo in gioco solo per una ragazzina che hai conosciuto l’altro ieri?!-, chiesi alzando di un’ottava la mia voce. Erano due giorni interi che faticavo per convincere mio fratello che fra me e lui non c’era niente, e lui che aveva fatto? Aveva messo in piazza una bugia!
-L’ho detto perché è la verità…-, rispose abbassando lo sguardo dispiaciuto.
-Eh?-, rimasi a bocca aperta.
Sospirò e si andò a sedere s’un banco: -E’ così… ti avevo notato già da un po’. Non sapevo chi tu fossi, ma il tuo sorriso mi ha subito colpito. Il tuo modo di scherzare e di arrabbiarti mi piaceva e tuttora mi piace.
Gli altri membri del gruppo sapevano del mio debole per te, ma mi hanno detto di starti lontano. L’ho fatto fino all’altro ieri, quando mi sei venuta addosso, poi ho deciso di lasciar stare e di conoscerti-.
-Mi dispiace, Sumbae… non credo di poter ricambiare-, abbassai lo sguardo. In quel momento capii da dove veniva la sua gentilezza.
-Tranquilla, è più che naturale-, sorrise.
-Oh sì, io sto tranquilla, il problema è: chi spiega a mio fratello che tu ed io non stiamo insieme?-, dissi sarcastica.
 -Glie lo dirò io-.
 
Così, dopo esserci chiariti, mi ha riaccompagnato a casa. E’ stato molto premuroso e si è preoccupato anche di riportarmi la chitarra.
Jong, quando è tornato, non mi ha rivolto la parola e neanche a cena si è degnato di parlarmi. Ho provato ad andare in camera sua, ma la tiene chiusa a chiave e non mi risponde.
Spero che le cose tra me e lui si risolvano in fretta… 

Yaya

Finito di scrivere nel mio diario, lo chiusi e guardai l’orologio. Erano le undici e mezzo. Jong stava guardando un film in tv. Mamma, papà e Angelica stavano dormendo. Mi alzai dal tavolo della cucina e mi avvicinai al divano: -Jong… possiamo chiarire?-, chiesi.
-Vai a dormire. Domani hai scuola ed è tardi-, rispose senza distogliere gli occhi dallo schermo.
-Per favore…-, insistetti. Non ricevetti né uno sguardo, né una risposta. Sospirai e mi avviai in camera mia, lasciandolo li.
“Se solo tu non fossi così cocciuto… Possibile che tu sia geloso così tanto di tua sorella?!”, pensai.
-Stupido…-, borbottai mentre entravo in camera. Posai i libri sulla scrivania e trovai Angelica che dormiva nel mio letto. Perché mia sorella era li? Mia madre l’aveva portata in camera sua quando era entrata in coma.
M’infilai il pigiama silenziosamente e poi andai a svegliarla dolcemente: -Nanà –la chiamai con il suo soprannome -Ehi… perché sei in camera mia?>>, le chiesi.
Si stropicciò gli occhi e mise il broncio: -C’è un mostro sotto al letto… non voglio tornarci!-.
-Mostro? Nanà… i mostri non esistono-, sospirai, mentre m’infilavo nel letto accanto a lei. Avevo capito che non c’erano speranze di portarla nel suo letto.
-E invece si… posso rimanere con te?-, mi chiese innocentemente.
-Sì… ma solo per questa notte>, dissi severa.
Si accoccolò fra le mie braccia e chiuse i suoi occhietti. A differenza mia e di Jong, che avevamo capelli neri (lui lisci ed io ricci) come papà, Angelica aveva una cascata di boccoli d’oro come mia madre. Assomigliava a una bambola di porcellana.
-Si?-, risposi con la stessa tonalità di voce.
-Hai litigato con Oppa… vero?-, mi chiese.
Fissai il suo capo biondo. Mi aveva spiazzato, non pensavo che se ne fosse accorta, ma d’altronde era molto perspicace.
-Sì, ma non preoccuparti, faremo pace. Ora dormi-, risposi.
-E’ per un ragazzo?-, continuò.
-Angelica, dormi…-. troncai il discorso. Possibile che mia sorella fosse così intelligente? In meno di mezza giornata era riuscita a capire quello che era successo, cosa che hai miei genitori non passava nemmeno per l’anticamera del cervello.
Nanà si addormentò prima di me, lasciandomi hai miei pensieri: Hyung Jun si era dichiarato, ma non mi aveva chiesto di frequentarci, aveva detto: “Non ti costringerò ad uscire con me, non sono quel tipo di ragazzo. Proverò… a corteggiarti, diciamo così. Sarà tua la decisione di accettare le mie carinerie”.
Il suo carattere era molto dolce e comprensivo. Mi aveva lasciato libera scelta ed io avevo accettato, precisando che prima avrebbe dovuto chiarire con Jonghyun. Volevo dargli una possibilità, perché mi aveva colpito davvero… ma allora perché avevo avuto il viso di Hyun Joong davanti agli occhi per il resto della giornata? Quel ragazzo era stato la cattiveria in persona eppure mi aveva attratto subito.
“Ah… smettila di pensare a queste sciocchezze! A te non piacerebbe mai un ragazzo così. Riordina le idee! Sei solamente scossa per quello che è successo”, mi rimproverai.
Chiusi gli occhi e cercai di dormire, ma fu tutto inutile. Presi sonno alle tre del mattino.
 
***
Alle sette in punto la sveglia suonò. Avevo dormito si e no due ore ed ero in coma. Mi misi seduta lentamente e mi guardai intorno: il caos della stanza era al suo solito posto, così mi alzai, lasciando Nanà dormire.  Recuperai una maglia e dei jeans e andai in bagno. Mi vestii e mi sistemai meglio che potevo, utilizzando insolitamente trucchi per coprire le occhiaie che arrivavano per terra e poi scesi in cucina.
Jong non c’era, ma trovai mamma già pronta per andare via: -Tesoro… -si mise il cappotto- il latte si sta scaldando. Jong è andato via, sinceramente non so neanche perché, dato che ogni mattina è in ritardo, perciò devi andare a scuola da sola-, mi avvisò.
-E Nanà?-, chiesi.
-Tuo padre aspetterà la tata e poi andrà a lavoro. Non preoccuparti…-, mi salutò con un bacio e uscì da casa.
Era tipico di Jong evitarmi quando succedeva qualcosa d’importante, invece di chiarire. Sospirai e cominciai a prepararmi la colazione.
 
-Se l’accelerazione è uguale alla velocità per il tempo, allora…-.  Il professor Rhee aveva ripreso la sua barbosa lezione. Quel giorno era piuttosto impegnativa, ma me ne fregai standomene fra le nuvole. Tiffany non mi aveva rivolto la parola, forse perché pensava che l’avessi tradita non dicendole del “rapporto” fra me e Hyung Jun, così potetti restare a fissare il vuoto fuori dalla finestra tutto il tempo.
Hyung… hai combinato proprio un gran casino. Potevi dire che ti piacevo e basta, ma sbraitare ai quattro venti che sono la tua ragazza...”, pensai.
-Miss Kim!-, Rhee sbatté la sua bacchetta sul mio banco.
-Choesong inmida!-, mi scusai sobbalzando.
-Gradirei un po’ d’attenzione da parte sua, è tutta la lezione che hai la testa altrove!-.
-Choesong inmida, mr. Rhee-, continuai a scusarmi, chinando il capo.
I compagni risero e il prof tornò a spiegare. Mentre si avviava alla cattedra, gli feci una linguaccia, provocando il riso di tutti.
 
 “Bene! Ma che brava, ti mancava solo l’essere sbattuta fuori dalla classe!”, pensai rimproverandomi.
Il prof mi aveva sbattuto fuori, così decisi di farmi una passeggiata nei corridoi. I piedi mi portarono in sala teatro, dove speravo di poter passare una buona mezz’ora a suonare. Di solito quando avevo un problema, per sfogarmi scrivevo nel mio diario o suonavo la mia chitarra e quel giorno mi sentivo molto agitata.
Mentre percorrevo il corridoio, fui attratta da una melodia dolce e leggera, anche se triste.
“Viene dalla sala teatro… ma chi sarà? A quest’ora dovrebbero essere tutti in classe”, pensai.
Aprii lentamente la porta e m’intrufolai dentro l’aula senza far rumore. Un ragazzo stava suonando una chitarra seduto al margine del palco, ma non si accorse di me, perché era concentrato. Aveva i capelli mossi e scompigliati, con una lunga frangia a coprirgli la fronte. Il colore era sul castano scuro.
La voce mi sembrava familiare, ma non riuscivo a capire chi fosse. Restai a guardarlo per tutto il tempo e quando arrivò il pezzo dell’assolo di chitarra rimasi più che affascinata. Seguì un acuto e poi di nuovo la melodia malinconica.
La musica finì e il ragazzo balzò giù dal palco, scoprendo il suo viso. Rimasi pietrificata, sbiancando.
Hyun Joong…”, pensai. Il ragazzo davanti a me era visibilmente sorpreso anche lui, ma si ricompose subito, assumendo l’espressione restia e dura del giorno prima.
-Che cosa ci fai tu qui?-, chiese deciso.
-I-io… -balbettai- io…-. Hyun Joong era molto alto rispetto a me e in quel momento mi sentii piccola.
-Aish… lascia stare-, scosse la testa brusco e recuperò la sua chitarra sul palco, per poi andarsene via.
-Sambue!-, gli urlai dietro.
Si voltò di scatto e mi guardò in cagnesco: -Che vuoi?!-, urlò.
-Un po’ di considerazione! –strillai e restituii l’occhiataccia- Volevo solo scusarmi per ieri. Non avrei dovuto schiaffeggiati, anche se te lo meritavi-, ammisi.
-Non me ne faccio niente delle tue scuse. Lasciami in pace e gira a largo da me! E’ già troppa l’attenzione che hai attirato su di te!-, riplicò seccato, per poi voltarsi e uscire della sala teatro.
Sbattei i piedi a terra nervosamente: -Ragazzino viziato e impudente!-.
Salii a passo pesante le scalette del palco e presi la prima chitarra che mi capitò sotto il naso. L’intenzione era di ridurla in mille pezzi, ma poi pensai che forse sarebbe stato meglio suonarla. Cercai di calmarmi e mi sedetti a terra.
Pensai bene a cosa potessi suonare e mi venne in mente una cosa che mia nonna, prima di partire per la Corea, mi disse: “Bocciolo… se un giorno sarai triste o arrabbiata, ascolta le canzoni romane. Passerà tutto in pochi minuti”.
Sorrisi a quel ricordo e cominciai a intonare una canzone lenta: -Lungotevere dorme, mentre il fiume cammina… io lo seguo perché mi trascina con sé e travolge il mio cuore.  Vedo un’ombra lontana e una stella lassù, o chitarra romana accompagnami tu…-.
*°*°*°*°*
Uscii nervoso dalla sala teatro e mi appoggiai al muro, accanto alla porta.  Chiusi gli occhi per riacquistare lucidità e inspirai profondamente, per poi espirare lentamente.
Quella ragazza era stata capace di farmi saltare i nervi anche in momenti di piena pace e tranquillità, proprio come il fratello. Solo il cielo sapeva come avevo fatto a trattenermi il giorno prima dal mettergli le mani addosso. Se solo Hyung Jun non mi avesse fermato, sarebbe finita all’ospedale.
La sentii sbraitare e imprecarmi contro, mentre richiudevo la porta. Sorrisi e dopo un po’ giunse una melodia sconosciuta da dentro la sala. Stava suonando? Quel tappo stava davvero suonando?!
“Come osa profanare la musica in questo modo?!”, pensai.
Mi alzai di scatto, non potevo sopportare un simile scempio. Afferrai la maniglia, ma nel momento in cui feci forza per aprirla, quella ragazza cantò. Non era una canzone coreana, tanto meno asiatica. Era dolce e malinconica, probabilmente ricordava un amore o qualcosa di molto simile.
“Un momento… lei non è Coreana”, mi ricordai. Non capii le parole di quella melodia piacevole, ma triste, il che m’irritò.
Tutto sommato non è penosa. Ha una bella voce”, pensai. La ragazza dai lunghi capelli neri e lisci aveva una voce sorprendentemente piacevole. Lentamente, senza accorgermene, allentai la presa sulla maniglia, fino a rilasciarla del tutto e restai in ascolto fino a quando finì. Non me ne accorsi, ma stavo sorridendo.
Sentii i suoi passi venire incontro alla porta e corsi via, su per il corridoio, sperando che non mi vedesse.
*°*°*°*°
-Mmm… nonna aveva ragione. Adesso mi sento meglio-, sorrisi e riposi la chitarra. Mi sentivo davvero meglio dopo aver cantato.
Scesi dal palco e uscii dalla sala più leggera di quando ero entrata. Richiusi la porta alle mie spalle e notai un lembo di stoffa beige sparire dietro la fine del corridoio. Mi guardai intorno e non vidi nessuno.
“Probabilmente è il mio cervello che gioca brutti scherzi. Eh… la vecchiaia è brutta, Yaya. I diciassette anni si fanno sentire! Speriamo solo che non diventi come Jong e papà”, pensai ridendo.
Fui davanti alla porta della classe nel momento esatto in cui la campanella suonò.


 

{Spazio Alue! :D}

Altro capitolo aggiunto per voi molto presto! Piaciuto? Curiosi di sapere come andrà avanti? Si? Bene! Fatemi sapere le vostre impressioni recensendo e aggiungerò i prossimi capitoli! ^^ 
P.S.: se volete conoscere la storia da lpunto di vista di Federica dal primo capitolo (io ve la consiglio vivamente, perché è più faigo seguire le due FF in sincrono), potete trovarla qui :3

  
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