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Autore: Cruel Heart    27/10/2013    4 recensioni
“Avril! Avril!”
Eccolo, lo sento.
“Sei qui…” mormoro appena.
“Sì, amore, sono qui, sono qui…”
“Ti amo…” ho solo la forza di dirgli.
Poi, finalmente, il buio cala su di me.
*********
Una ragazza con una corazza forte e menefreghista, ma con un'anima fragile e bisognosa d'amore, si trasferirà in una città che odia, con la madre di cui non ha notizie da dieci anni, e il nuovo patrigno.
Le sue giornate saranno una battaglia continua, sia a casa, ma soprattutto a scuola.
Cosa succederà, se incontrerà un antipatico testardo e strafottente?
Cosa succederà, se quel ragazzo capace di tenerle testa, sarà un biondino con uno skate?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona domenica mattina, little black stars!

Ringrazio chi ha messo questa ff tra:

-        i preferiti: AliceKeepHoldingOn - avrilismylittleangel - Beliectioner_FE_love_FE  - Curly_Boy14 - Glaphyra - Look_at_the_sky - Mirianalol -nunueroby - Solluxy

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Uhm…uhm…Allora, ho sentito i leak del nuovo album.

So già qual è la mia canzone preferita, Hush Hush.

Non dirò niente, non voglio rovinare l’attesa a quelle persone che stanno aspettando l’uscita ufficiale per sentire le canzoni.

Se volete chiedermi parere sull’album, inviatemi un messaggio in privato, e io vi risponderò ^_^.

Detto questo, auguro una buona lettura a tutti, ci vediamo giù!

 

 

Pov Avril

 

Me ne stavo seduta a gambe incrociate sul letto, vedendo la mia camera illuminata dalla tenue luce del giorno.

Guardai l'orario sul comodino. Erano le 10:19 di Domenica mattina.

In casa regnava il silenzio, non c'era neanche un piccolo fruscio di vento a farmi compagnia.

Era quello il momento che odiavo di più, durante le giornate.

Il silenzio.

Quel momento in cui nessuno sembrava notarmi, in cui le emozioni si facevano più intense e travolgenti, in cui restavo da sola, con i miei pensieri che diventavano sempre più incontrollabili.

La mia mente si era unicamente focalizzata su quello che mi aveva detto Evan, quando eravamo usciti dal centro commerciale.

 

"Non voglio che partecipi a questo genere di cose, può essere pericoloso."

 

"Chi ti dice che se a Napanee non ti è mai successo qualcosa, non ti accadrà niente anche a questa gara? Basta, non voglio andarci e tantomeno voglio che ci vada tu. Il discorso è chiuso."

 

Sospirai, avvicinando le ginocchia al petto.

Giusto due secondi prima di avere questa discussione, mi era arrivato un messaggio da Gabriel.

"Ciao, sono io. Volevo dirti che la gara è domani alle 11, allo Skateboard Ramp Rental, e spero che tu parteciperai. Non ero presente quel giorno a scuola, ma da quello che mi hanno raccontato, devi essere davvero forte. Devi avere il coraggio di combattere per le tue passioni, fallo per te stessa!"

 

Quel messaggio mi aveva veramente colpito.

Aveva perfettamente descritto la mia situazione in un solo messaggio.

Sapevo già che non avrebbe mai accettato, ma avevo provato lo stesso a fare un tentativo.

Volevo che lo sapesse, perché volevo condividere una delle mie passioni con lui, per costruire insieme un legame ancora più profondo.

No.

Per lui non si poteva fare, diceva che era troppo pericoloso.

Non riuscivo proprio a capirlo.

Cosa c'era di male nell'andare lì e nel provarci?

"Ma dai, non lo fa per cattiveria. Lo fa solo per te, per proteggerti." avevo pensato durante la notte passata insonne, cercando di auto-convincermi che fosse così.

Alla fine, ero arrivata ad un'unica conclusione.

Forse intenzionalmente, forse no, cercava di difendermi a modo suo, tenendomi sotto una campana di vetro impenetrabile e indistruttibile.

 

Pensavo che mi sarebbe piaciuto sentire questo senso di protezione su di me, ma mi sbagliavo.

L'unico desiderio che provavo adesso era di infrangere le regole, di evadere, di tornare a concentrarmi sulle mie passioni.

Da quando ci eravamo fidanzati avevo sempre pensato a noi due come una cosa sola, come un'unica entità, trascurando anche un po' me stessa.

Egoista?

Forse, ma non m'importava.

In fondo, che c'era di male nel comportarsi come la ragazzina ribelle che ero sempre stata soltanto per un giorno?

Niente, mi diceva il cuore.

Tutto, suggeriva invece il cervello.

Sospirai ancora, guardando il cielo azzurro che si poteva scorgere dalla mia finestra.

Dannati conflitti interiori.

Sorrisi leggermente.

Una volta non ci avrei pensato neanche due volte, prima di prendere lo skate e correre.

Adesso...Beh, adesso era tutto diverso.

Dovevo ammetterlo, ero cresciuta. E non parlavo della mia statura, per quello non c'era già più speranza da parecchi anni ormai.

Parlavo del mio carattere che si era fatto più forte, dei miei pensieri che, in qualche modo, si erano fatti più maturi.

Ero cambiata, d'accordo, ma quanto potevo sbagliare nell'infrangere una piccola promessa e nel voler ritornare per poche ore com'ero prima?

Dov'era finita la vecchia Avril?

La risposta era una sola. Alla rampa.

 

**

 

Correvo veloce, superando tutte le macchine che suonavano impazzite il clacson dietro di me.

I capelli erano completamente in balia del vento, mentre le mie orecchie erano totalmente rapite da una canzone mai sentita prima.

 

Sei consapevole di come mi fai sentire, baby?

Ora mi sento invisibile per te, come se non esistessi

Non mi hai sentito stringere le mie braccia attorno a te

Perché te ne vai?

Qui c'è quello che devo dirti

Sono stata lasciata qui a piangere, aspettando qui fuori

Bruciando con uno sguardo perso

Fu allora che decisi.

Perché dovrei preoccuparmi?

Perché tu non eri qui quando ero spaventata

Ero così sola.

Tu, tu devi ascoltarmi

Sto andando fuori di testa, sto perdendo il controllo

E sono sola in questa situazione

E sono solo una ragazzina che tu hai messo accanto a te

Per prendere il posto di qualcun'altra

Quando ti volti puoi riconoscere la mia faccia

Eri abituato ad amarmi, eri abituato ad abbracciarmi

Ma non era questo il caso

Niente era okay

Sono stata lasciata qui a piangere, aspettando qui fuori

Bruciando con uno sguardo perso

Fu allora che decisi.

Perché dovrei preoccuparmi?

Perché tu non eri qui quando ero spaventata

Ero così sola.

Tu, tu devi ascoltarmi

Sto andando fuori di testa, sto perdendo il controllo

E sono sola in questa situazione

Piangere senza farsi sentire

Sto piangendo senza farmi sentire

Piangere senza farsi sentire

Sto piangendo senza farmi sentire

Apri gli occhi

Apriti completamente

Perché dovrei preoccuparmi?

Perché tu non eri qui quando ero spaventata

Ero così sola.

Perché dovrei preoccuparmi?

Perché tu non eri qui quando ero spaventata

Ero così sola.

Perché dovrei preoccuparmi?

Se tu non ti preoccupi allora neanche io mi preoccupo

Non andremo da nessuna parte.

 

 

Certo, adesso ero sola, senza che nessuno sapesse dove mi trovavo o che cosa stessi facendo.

Stavo perdendo il controllo di me stessa?

Potevo o dovevo farlo, solo per qualche ora?

Stavo infrangendo tutte le regole, persino quelle più basilari, ma non m'importava.

Per poco tempo, volevo di nuovo ritornare ad essere la ragazza spregiudicata che ero stata.

Prima di trasferirmi qui.

Prima di incontrare lui.

Quella stessa persona a cui ero grata, e che adesso stavo tradendo.

Quella stessa persona a cui avevo fatto una promessa, che mi pesava mantenere.

Dopo qualche minuto, arrivai alla rampa, trafelata per la corsa che avevo fatto.

Proprio all'entrata, incontrai Gabriel.

 

"Ciao skater, sapevo che saresti venuta!"

 

Non avevo proprio voglia di fare conversazione. "Sì, certo, ma se te lo chiede qualcuno... Io non ho mai messo piede qui, chiaro?"

 

Mi sorrise, e fece finta di chiudersi la bocca come se fosse stata una zip.

 

"Bene. Dove devo andare?" gli chiesi.

 

"Lì, alla linea di partenza." mi rispose, indicandomi con un dito l'enorme striscione bianco. "Preparati, tra cinque minuti si inizia." disse, facendo l'occhiolino, e andando verso altri ragazzi.

 

Raggiunsi una delle tanti postazioni presenti, e posai il mio skate per terra.

Sentivo già l'adrenalina scorrermi nelle vene.

Per distrarmi un po', accesi il cellulare, giusto per vedere se qualcuno si era accorto della mia assenza.

Inutile dire che il mio pensiero andò subito ad una persona in particolare.

 

Appena il mio telefono riprese vita, trovai subito delle chiamate e dei messaggi.

17 chiamate perse e 4 messaggi non letti.

Era tutta roba sua.

Beh, almeno lui se n'era accorto.

Decisi di dare uno sguardo ai messaggi.

I primi erano abbastanza tranquilli, ma man mano che le parole scorrevano, si alzavano i toni.

 

"Ehi, sono io. Scusami per ieri, ho esagerato. Che ne dici se ci incontriamo e facciamo pace?"

 

"Ho provato a chiamarti, ma non mi rispondi. Ti prego, mi dispiace, lo so che sei arrabbiata, ma almeno non farmi stare in pensiero."

 

"È da due ore che provo a mettermi in contatto con te. Ora basta, non ce la faccio più."

 

"Ho chiamato i tuoi, non riuscivo più a resistere. Mi hanno detto che a casa non ci sei, e che non sanno dove tu possa esserti cacciata. TI PREGO, TI SCONGIURO, NON ANDARE LÌ! Fallo per noi... Fallo per me."

 

Troppo tardi, adesso... pensai, prima di spegnerlo definitivamente, e di concentrarmi sulla gara a cui stavo partecipando.

Osservai prima di tutto il tracciato.

C'erano molti ostacoli, alcuni anche difficili da superare, se non si prestava la dovuta attenzione.

In altri punti, invece, c'era un ampio margine di distanza tra un ostacolo e l'altro, e questo significava che potevo dare più spinta con il piede, ed andare più veloce.

Anche qui, però, dovevo stare attenta. C'era stato un violento acquazzone durante la notte, il che rendeva tutto più scivoloso.

Chiusi gli occhi, ed espirai profondamente.

Il cuore mi batteva forte, come non aveva mai fatto prima. Persino senza appoggiare la mano al petto, riuscivo a sentirlo.

Le mie mani incominciarono a sudare, e strinsi i pugni, mentre il respiro si faceva sempre più irregolare.

Ma che mi stava succedendo? Non mi ero mai sentita così prima di una gara.

Inspirai ed espirai più volte, cercando di calmarmi.

Tentativo totalmente inutile.

Aprii gli occhi di scatto, e puntai lo sguardo sulla grande bandiera a scacchi che si apprestava ad essere abbassata, ignorando tutta l'ansia che si agitava dentro di me.

Caricai la gamba destra, per avere uno slancio maggiore, in modo da staccare già in partenza gli altri.

 

La bandiera toccò finalmente terra, e partii un secondo dopo.

Solo altri due partecipanti avevano avuto la mia stessa prontezza di riflessi, ed ero leggermente dietro di loro.

Altri, per loro sfortuna, non erano stati altrettanto pronti, e potevo anche non considerarli più. Non ce l'avrebbero mai fatta a superarmi.

Non conoscevo bene la rampa, e così seguì per un po' i ragazzi che erano di fronte a me. Superai un paio di ostacoli veramente elementari, proseguendo il percorso.

 

Imboccai una curva, secca ed improvvisa, attraverso cui riuscii a passare all’interno della traiettoria del primo skater davanti a me che, preso in contropiede, non era riuscito ad ostruirmi il passaggio.

Bene, fuori uno. Grazie, piccola stella.

 

Adesso si trattava solo di superare l'altro, e di passare in testa.

Prima curva. Gli ero sotto, stavo quasi per superarlo, ma poi recuperò qualcosa tra una curva e l’altra.

Non mi diedi per vinta, ovviamente. Alla seconda curva, infatti, riuscii ad infilarmi, superandolo.

Non gioii, la strada era ancora tanta da fare e lo skater potrebbe giocarmi un tiro mancino in qualunque momento, in un qualunque punto del percorso.

Dopo qualche minuto mi affiancò, ma riuscii a staccarlo un po’.

Per le restanti curve, cercò di sorpassarmi, e ci riuscì nel punto più alto, prima della discesa.

 

Eravamo all’ultima curva prima dell’arrivo, qui si sarebbe decisa la gara.

Non ero ancora riuscita a superarlo, anche se comunque gli stavo davvero alle calcagna.

Improvvisamente, vidi che, invece di continuare ad andare dritto, che sarebbe stata la via più breve per arrivare primi, girò verso sinistra, allungando, e non di poco, il percorso.

Invece di cantare vittoria, ci riflettei un attimo.

Lo skater, chiunque fosse, si era dimostrato davvero bravo.

Aveva un ottimo controllo della tavola e del proprio corpo, quindi... perché scegliere la via più lunga, quando davanti a te hai un pass diretto per la gloria?

Alzai lo sguardo, per vedere cosa mi aspettasse a quell'ultima curva.

Oh. Ecco perché.

Eccolo lì, l'ultimo ostacolo, che aveva fatto scappare persino quello che mi era sembrato il corridore più forte.

Davanti ai miei occhi, si stagliava una rampa di scale, con un corrimano grigio e arrugginito, e c'era un solo modo in cui poteva essere superato.

Inutile dire che una forte sensazione di dejà-vù mi colpì in pieno.

Solo allora mi resi conto che, per quanto il mio desiderio di voler ritornare alle origini si fosse avverato, sarebbe rimasto incompleto, spezzato a metà.

Lui non c'era, ed io stavo affrontando questa gara da sola.

Una gara che, però, avrei sicuramente vinto.

 

Come a scuola, corsi verso la scalinata e feci un’ultima pressione sulle mie gambe, sufficiente a farmi fare un ampio balzo, e a farmi scivolare sul ferro del corrimano.

In un primo momento mi lasciai trascinare dal mio skate, ma poi... qualcosa cambiò.

 

Il corrimano, reso scivoloso dalla pioggia caduta nella notte precedente, fece slittare le ruote con un rumore assordante, facendomi mancare improvvisamente l'equilibrio.

Il mio skate schizzò via, in avanti, mentre, proprio come il peggiore degli incubi, caddi a terra rovinosamente, urtando la schiena contro la strada. Soffocai un urlo.

Bastò un secondo, solo uno.

Senza avere la possibilità di mettere le mani davanti, per proteggermi anche solo un poco dalla caduta, battei il retro della mia testa contro l'asfalto duro e freddo della rampa.

 

Alcuni ragazzi si avvicinarono, probabilmente attirati dal rumore, ma non riuscivo a distinguere i loro visi.

Tutto davanti a me incominciò ad offuscarsi, a mischiarsi, a confondersi.

Riuscii a distinguere solo alcune grida ovattate, soffuse, come se stessi pian piano abbandonando questo mondo.

 

Tutti si meritavano di avere una seconda possibilità.

Tutti dovevano avere l’opportunità di rimediare agli errori commessi.

A tutti, almeno una volta nella vita, doveva essere data l’occasione di rialzarsi e di affrontare le difficoltà della vita, andando avanti e superandole.

A tutti, mi dicevo, ma non a me.

Non potevo essere così fortunata, mi dicevo, perché adesso, guardando la mia piccola stella nera sul polso sinistro, stesa a terra, capivo quanto io potessi essere stata stupida e superficiale.

Perché lui me l’aveva detto, lui mi aveva avvertito.

E io, nel più stupido dei modi, gli avevo fatto una promessa, che sapevo fin dall'inizio non sarebbe mai stata mantenuta.

Ma le promesse erano fatte per essere infrante, no?

No.

Le promesse, quelle fatte con il cuore, andavano sempre mantenute e rispettate.

Improvvisamente, sentii una voce, la sua, chiamarmi.

“Avril! Avril!”

Eccolo, lo sentivo. Era incredibile quanto potessi riuscire a sentirlo vicino.

“Sei qui…” mormorai appena.

“Si amore, sono qui, sono qui…”

“Ti amo…” ebbi solo la forza di dirgli.

Poi, finalmente, il buio calò su di me.

 

Alla fine, il controllo, l'avevo perso davvero.

 

 

…Ok, non mi scannate! Siate buoni… Allora, vi spiego. Non so se a questo punto sarà chiaro, ma tutta la ff in realtà dura pochissimo. Dal primo capitolo, è partito tutto un luuuunghissimo flashback, che si conclude qui, in pratica. Sono partita da questo punto specifico, per poi sviluppare tutti i capitoli.

Bene, ultima cosa.

Voglio ringraziare tantiiissimo una ragazza, Anna, per i complimenti dolciosi che mi fa ç__ç

Mi raccomando, iscriviti presto che voglio vedere il tuo nome sulle recensioni che leggo.

Bueno (?), evaporo.

Buona giornata!

Cruel Heart.

 

P.S. Ribadisco, se volete contattarmi tramite facebook, potete farlo con il link che ho aggiunto alla pagine dell’autore di efp.

   
 
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