Buona
domenica mattina, little black stars!
Ringrazio
chi ha messo questa ff tra:
- i
preferiti:- AliceKeepHoldingOn - avrilismylittleangel
- Beliectioner_FE_love_FE - Curly_Boy14 - Glaphyra - Look_at_the_sky - Mirianalol -nunueroby
- Solluxy
- i
ricordati:- Look_at_the_sky
- avrilismylittleangel-
nunueroby
- i
seguiti:- AliceKeepHoldingOn - avrilismylittleangel
- Brazza - Hakkj - icon of the darkness - itwasworthallthewhile
- Look_at_the_sky – Mary_Malik –Mirianalol–nunueroby– RamonaLBS – SaraHappenin
Uhm…uhm…Allora,
ho sentito i leak del
nuovo album.
So
già qual è la mia canzone
preferita, Hush Hush.
Non
dirò niente, non voglio rovinare l’attesa
a quelle persone che stanno aspettando l’uscita ufficiale per
sentire le
canzoni.
Se
volete chiedermi parere sull’album,
inviatemi un messaggio in privato, e io vi risponderò ^_^.
Detto
questo, auguro una buona lettura
a tutti, ci vediamo giù!
Pov
Avril
Me
ne stavo seduta a gambe
incrociate sul letto, vedendo la mia camera illuminata dalla tenue luce
del
giorno.
Guardai
l'orario sul comodino.
Erano le 10:19 di Domenica mattina.
In
casa regnava il silenzio,
non c'era neanche un piccolo fruscio di vento a farmi compagnia.
Era
quello il momento che
odiavo di più, durante le giornate.
Il silenzio.
Quel
momento in cui nessuno
sembrava notarmi, in cui le emozioni si facevano più intense
e travolgenti, in
cui restavo da sola, con i miei pensieri che diventavano sempre
più
incontrollabili.
La
mia mente si era
unicamente focalizzata su quello che mi aveva detto Evan, quando
eravamo usciti
dal centro commerciale.
"Non
voglio che
partecipi a questo genere di cose, può essere pericoloso."
"Chi
ti dice che se
a Napanee non ti è mai successo qualcosa, non ti
accadrà niente anche a questa
gara? Basta, non voglio andarci e tantomeno voglio che ci vada tu. Il
discorso
è chiuso."
Sospirai,
avvicinando le ginocchia al petto.
Giusto
due secondi prima di avere questa discussione, mi era arrivato un
messaggio da
Gabriel.
"Ciao,
sono io.
Volevo dirti che la gara è domani alle 11, allo Skateboard
Ramp Rental, e spero
che tu parteciperai. Non ero presente quel giorno a scuola, ma da
quello che mi
hanno raccontato, devi essere davvero forte. Devi avere il coraggio di
combattere per le tue passioni, fallo per te stessa!"
Quel
messaggio mi aveva
veramente colpito.
Aveva
perfettamente descritto
la mia situazione in un solo messaggio.
Sapevo
già che non avrebbe
mai accettato, ma avevo provato lo stesso a fare un tentativo.
Volevo
che lo sapesse, perché
volevo condividere una delle mie passioni con lui, per costruire
insieme un
legame ancora più profondo.
No.
Per
lui non si poteva fare,
diceva che era troppo pericoloso.
Non
riuscivo proprio a
capirlo.
Cosa
c'era di male
nell'andare lì e nel provarci?
"Ma dai, non lo fa per cattiveria.
Lo fa solo per
te, per proteggerti." avevo
pensato durante la notte passata insonne, cercando di auto-convincermi
che
fosse così.
Alla
fine, ero arrivata ad un'unica
conclusione.
Forse
intenzionalmente, forse
no, cercava di difendermi a modo suo, tenendomi sotto una campana di
vetro
impenetrabile e indistruttibile.
Pensavo
che mi sarebbe piaciuto
sentire questo senso di protezione su di me, ma mi sbagliavo.
L'unico
desiderio che provavo
adesso era di infrangere le regole, di evadere, di tornare a
concentrarmi sulle
mie passioni.
Da
quando ci eravamo
fidanzati avevo sempre pensato a noi due come una cosa sola, come
un'unica
entità, trascurando anche un po' me stessa.
Egoista?
Forse,
ma non m'importava.
In
fondo, che c'era di male
nel comportarsi come la ragazzina ribelle che ero sempre stata soltanto
per un
giorno?
Niente, mi
diceva il cuore.
Tutto, suggeriva
invece il cervello.
Sospirai
ancora, guardando il
cielo azzurro che si poteva scorgere dalla mia finestra.
Dannati conflitti interiori.
Sorrisi
leggermente.
Una
volta non ci avrei
pensato neanche due volte, prima di prendere lo skate e correre.
Adesso...Beh,
adesso era
tutto diverso.
Dovevo
ammetterlo, ero
cresciuta. E non parlavo della mia statura, per quello non c'era
già più
speranza da parecchi anni ormai.
Parlavo
del mio carattere che
si era fatto più forte, dei miei pensieri che, in qualche
modo, si erano fatti
più maturi.
Ero
cambiata, d'accordo, ma
quanto potevo sbagliare nell'infrangere una piccola promessa e nel
voler ritornare
per poche ore com'ero prima?
Dov'era
finita la vecchia
Avril?
La
risposta era una sola.
Alla rampa.
**
Correvo
veloce, superando
tutte le macchine che suonavano impazzite il clacson dietro di me.
I
capelli erano completamente
in balia del vento, mentre le mie orecchie erano totalmente rapite da
una canzone
mai sentita
prima.
Sei
consapevole di come mi fai sentire, baby?
Ora
mi sento invisibile per te, come se non esistessi
Non
mi hai sentito stringere le mie braccia attorno a te
Perché
te ne vai?
Qui
c'è quello che devo dirti
Sono
stata lasciata qui a piangere, aspettando qui fuori
Bruciando
con uno sguardo perso
Fu
allora che decisi.
Perché
dovrei preoccuparmi?
Perché
tu non eri qui quando ero spaventata
Ero
così sola.
Tu,
tu devi ascoltarmi
Sto
andando fuori di testa, sto perdendo il controllo
E
sono sola in questa situazione
E
sono solo una ragazzina che tu hai messo accanto a te
Per
prendere il posto di qualcun'altra
Quando
ti volti puoi riconoscere la mia faccia
Eri
abituato ad amarmi, eri abituato ad abbracciarmi
Ma
non era questo il caso
Niente
era okay
Sono
stata lasciata qui a piangere, aspettando qui fuori
Bruciando
con uno sguardo perso
Fu
allora che decisi.
Perché
dovrei preoccuparmi?
Perché
tu non eri qui quando ero spaventata
Ero
così sola.
Tu,
tu devi ascoltarmi
Sto
andando fuori di testa, sto perdendo il controllo
E
sono sola in questa situazione
Piangere
senza farsi sentire
Sto
piangendo senza farmi sentire
Piangere
senza farsi sentire
Sto
piangendo senza farmi sentire
Apri
gli occhi
Apriti
completamente
Perché
dovrei preoccuparmi?
Perché
tu non eri qui quando ero spaventata
Ero
così sola.
Perché
dovrei preoccuparmi?
Perché
tu non eri qui quando ero spaventata
Ero
così sola.
Perché
dovrei preoccuparmi?
Se
tu non ti preoccupi allora neanche io mi preoccupo
Non
andremo da nessuna parte.
Certo,
adesso ero sola, senza
che nessuno sapesse dove mi trovavo o che cosa stessi facendo.
Stavo
perdendo il controllo
di me stessa?
Potevo
o dovevo farlo, solo
per qualche ora?
Stavo
infrangendo tutte le
regole, persino quelle più basilari, ma non m'importava.
Per
poco tempo, volevo di
nuovo ritornare ad essere la ragazza spregiudicata che ero stata.
Prima
di trasferirmi qui.
Prima
di incontrare lui.
Quella
stessa persona a cui
ero grata, e che adesso stavo tradendo.
Quella
stessa persona a cui
avevo fatto una promessa, che mi pesava mantenere.
Dopo
qualche minuto, arrivai
alla rampa, trafelata per la corsa che avevo fatto.
Proprio
all'entrata,
incontrai Gabriel.
"Ciao
skater, sapevo che
saresti venuta!"
Non
avevo proprio voglia di
fare conversazione. "Sì, certo, ma se te lo chiede
qualcuno... Io non ho
mai messo piede qui, chiaro?"
Mi
sorrise, e fece finta di
chiudersi la bocca come se fosse stata una zip.
"Bene.
Dove devo
andare?" gli chiesi.
"Lì,
alla linea di
partenza." mi rispose, indicandomi con un dito l'enorme striscione
bianco.
"Preparati, tra cinque minuti si inizia." disse, facendo l'occhiolino,
e andando verso altri ragazzi.
Raggiunsi
una delle tanti
postazioni presenti, e posai il mio skate per terra.
Sentivo
già l'adrenalina
scorrermi nelle vene.
Per
distrarmi un po', accesi
il cellulare, giusto per vedere se qualcuno si era accorto della mia
assenza.
Inutile
dire che il mio
pensiero andò subito ad una persona in particolare.
Appena
il mio telefono riprese
vita, trovai subito delle chiamate e dei messaggi.
17
chiamate perse e 4
messaggi non letti.
Era
tutta roba sua.
Beh,
almeno lui se n'era
accorto.
Decisi
di dare uno sguardo ai
messaggi.
I
primi erano abbastanza
tranquilli, ma man mano che le parole scorrevano, si alzavano i toni.
"Ehi, sono io. Scusami per ieri, ho
esagerato.
Che ne dici se ci incontriamo e facciamo pace?"
"Ho provato a chiamarti, ma non mi
rispondi. Ti
prego, mi dispiace, lo so che sei arrabbiata, ma almeno non farmi stare
in
pensiero."
"È da due ore che provo
a mettermi in contatto
con te. Ora basta, non ce la faccio più."
"Ho chiamato i tuoi, non riuscivo
più a
resistere. Mi hanno detto che a casa non ci sei, e che non sanno dove
tu possa
esserti cacciata. TI PREGO, TI SCONGIURO, NON ANDARE LÌ!
Fallo per noi... Fallo
per me."
Troppo tardi, adesso... pensai, prima di spegnerlo
definitivamente, e di concentrarmi
sulla gara a cui stavo partecipando.
Osservai
prima di tutto il
tracciato.
C'erano
molti ostacoli,
alcuni anche difficili da superare, se non si prestava la dovuta
attenzione.
In
altri punti, invece, c'era
un ampio margine di distanza tra un ostacolo e l'altro, e questo
significava
che potevo dare più spinta con il piede, ed andare
più veloce.
Anche
qui, però, dovevo stare
attenta. C'era stato un violento acquazzone durante la notte, il che
rendeva
tutto più scivoloso.
Chiusi
gli occhi, ed espirai
profondamente.
Il
cuore mi batteva forte,
come non aveva mai fatto prima. Persino senza appoggiare la mano al
petto,
riuscivo a sentirlo.
Le
mie mani incominciarono a
sudare, e strinsi i pugni, mentre il respiro si faceva sempre
più irregolare.
Ma
che mi stava succedendo?
Non mi ero mai sentita così prima di una gara.
Inspirai
ed espirai più
volte, cercando di calmarmi.
Tentativo
totalmente inutile.
Aprii
gli occhi di scatto, e puntai
lo sguardo sulla grande bandiera a scacchi che si apprestava ad essere
abbassata, ignorando tutta l'ansia che si agitava dentro di me.
Caricai
la gamba destra, per
avere uno slancio maggiore, in modo da staccare già in
partenza gli altri.
La
bandiera toccò finalmente
terra, e partii un secondo dopo.
Solo
altri due partecipanti
avevano avuto la mia stessa prontezza di riflessi, ed ero leggermente
dietro di
loro.
Altri,
per loro sfortuna, non
erano stati altrettanto pronti, e potevo anche non considerarli
più. Non ce
l'avrebbero mai fatta a superarmi.
Non
conoscevo bene la rampa,
e così seguì per un po' i ragazzi che erano di
fronte a me. Superai un paio di
ostacoli veramente elementari, proseguendo il percorso.
Imboccai
una curva, secca ed
improvvisa, attraverso cui riuscii a passare all’interno
della traiettoria del
primo skater davanti a me che, preso in contropiede, non era riuscito
ad
ostruirmi il passaggio.
Bene, fuori uno. Grazie, piccola
stella.
Adesso
si trattava solo di
superare l'altro, e di passare in testa.
Prima
curva. Gli ero sotto, stavo
quasi per superarlo, ma poi recuperò qualcosa tra una curva
e l’altra.
Non
mi diedi per vinta, ovviamente.
Alla seconda curva, infatti, riuscii ad infilarmi, superandolo.
Non
gioii, la strada era
ancora tanta da fare e lo skater potrebbe giocarmi un tiro mancino in
qualunque
momento, in un qualunque punto del percorso.
Dopo
qualche minuto mi
affiancò, ma riuscii a staccarlo un po’.
Per
le restanti curve, cercò
di sorpassarmi, e ci riuscì nel punto più alto,
prima della discesa.
Eravamo
all’ultima curva
prima dell’arrivo, qui si sarebbe decisa la gara.
Non
ero ancora riuscita a superarlo,
anche se comunque gli stavo davvero alle calcagna.
Improvvisamente,
vidi che,
invece di continuare ad andare dritto, che sarebbe stata la via
più breve per
arrivare primi, girò verso sinistra, allungando, e non di
poco, il percorso.
Invece
di cantare vittoria,
ci riflettei un attimo.
Lo
skater, chiunque fosse, si
era dimostrato davvero bravo.
Aveva
un ottimo controllo
della tavola e del proprio corpo, quindi... perché scegliere
la via più lunga,
quando davanti a te hai un pass diretto per la gloria?
Alzai
lo sguardo, per vedere
cosa mi aspettasse a quell'ultima curva.
Oh. Ecco perché.
Eccolo
lì, l'ultimo ostacolo,
che aveva fatto scappare persino quello che mi era sembrato il
corridore più
forte.
Davanti
ai miei occhi, si
stagliava una rampa di scale, con un corrimano grigio e arrugginito, e
c'era un
solo modo in cui poteva essere superato.
Inutile
dire che una forte
sensazione di dejà-vù mi colpì in
pieno.
Solo
allora mi resi conto
che, per quanto il mio desiderio di voler ritornare alle origini si
fosse
avverato, sarebbe rimasto incompleto, spezzato a metà.
Lui
non c'era, ed io stavo
affrontando questa gara da sola.
Una
gara che, però, avrei
sicuramente vinto.
Come
a scuola, corsi verso la
scalinata e feci un’ultima pressione sulle mie gambe,
sufficiente a farmi fare un
ampio balzo, e a farmi scivolare sul ferro del corrimano.
In
un primo momento mi lasciai
trascinare dal mio skate, ma poi... qualcosa cambiò.
Il
corrimano, reso scivoloso
dalla pioggia caduta nella notte precedente, fece slittare le ruote con
un
rumore assordante, facendomi mancare improvvisamente l'equilibrio.
Il
mio skate schizzò via, in
avanti, mentre, proprio come il peggiore degli incubi, caddi a terra
rovinosamente, urtando la schiena contro la strada. Soffocai un urlo.
Bastò
un secondo, solo uno.
Senza
avere la possibilità di
mettere le mani davanti, per proteggermi anche solo un poco dalla
caduta, battei
il retro della mia testa contro l'asfalto duro e freddo della rampa.
Alcuni
ragazzi si
avvicinarono, probabilmente attirati dal rumore, ma non riuscivo a
distinguere
i loro visi.
Tutto
davanti a me incominciò
ad offuscarsi, a mischiarsi, a confondersi.
Riuscii
a distinguere solo
alcune grida ovattate, soffuse, come se stessi pian piano abbandonando
questo
mondo.
Tutti si meritavano di avere una
seconda possibilità.
Tutti dovevano avere
l’opportunità di rimediare agli errori
commessi.
A tutti, almeno una volta nella
vita, doveva essere
data l’occasione di rialzarsi e di affrontare le
difficoltà della vita, andando
avanti e superandole.
A tutti, mi dicevo, ma non a me.
Non potevo essere così
fortunata, mi dicevo, perché adesso,
guardando la mia piccola stella nera sul polso sinistro, stesa a terra,
capivo
quanto io potessi essere stata stupida e superficiale.
Perché lui me
l’aveva detto, lui mi aveva avvertito.
E io, nel più stupido
dei modi, gli avevo fatto una
promessa, che sapevo fin dall'inizio non sarebbe mai stata mantenuta.
Ma le promesse erano fatte per
essere infrante, no?
No.
Le promesse, quelle fatte con il
cuore, andavano sempre
mantenute e rispettate.
Improvvisamente, sentii una voce,
la sua, chiamarmi.
“Avril! Avril!”
Eccolo, lo sentivo. Era incredibile
quanto potessi
riuscire a sentirlo vicino.
“Sei
qui…” mormorai appena.
“Si amore, sono qui, sono
qui…”
“Ti
amo…” ebbi solo la forza di dirgli.
Poi, finalmente, il buio
calò su di me.
Alla
fine, il controllo,
l'avevo perso davvero.
…Ok,
non mi scannate! Siate buoni… Allora, vi spiego. Non so se a
questo punto sarà chiaro, ma tutta la ff in
realtà dura pochissimo. Dal primo
capitolo, è partito tutto un luuuunghissimo flashback, che
si conclude qui, in
pratica. Sono partita da questo punto specifico, per poi sviluppare
tutti i
capitoli.
Bene,
ultima cosa.
Voglio
ringraziare tantiiissimo una ragazza, Anna, per i
complimenti dolciosi che mi fa ç__ç
Mi
raccomando, iscriviti presto che voglio vedere il tuo nome
sulle recensioni che leggo.
Bueno
(?), evaporo.
Buona
giornata!
Cruel
Heart.
P.S.
Ribadisco, se volete contattarmi tramite facebook, potete
farlo con il link che ho aggiunto alla pagine dell’autore di
efp.