Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    27/10/2013    1 recensioni
Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
- Fa' che sia Shin, ti prego. -
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Fanfic ambientata nello stesso universo di "Ancora una volta", si svolge alcuni mesi più tardi. Inizialmente avevo pensato di lasciarle più indipendenti l'una dall'altra, ma alla fine ho messo diversi riferimenti a ciò che era accaduto nelle precedenti, quindi vi consiglio caldamente di leggerle nel giusto ordine cronologico. XD
Avvertimenti: morte di un personaggio secondario.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Touma scese dal treno e si guardò attorno. Vide subito Shu che gli veniva incontro. Dopo che si erano sentiti, entrambi avevano provato più volte a chiamare Ryo e Seiji, ma non avevano ottenuto niente, se non di preoccuparsi sempre di più.
Shu lo abbracciò, facendogli cadere la borsa.
“Finalmente sei arrivato! Non ce la facevo più, sto diventando matto!”
“Adesso calmati, d'accordo?”
“Come fai a non essere preoccupato?!”
“Lo sono. Troviamo un angolo tranquillo e cerchiamo di ragionare, va bene?”
Uscirono dalla stazione e si sedettero su una panchina, sotto ad un grande albero di Ginko Biloba.
Touma si fece raccontare parola per parola quello che aveva detto Seiji. Poi provarono a telefonare a casa di Ryo, ma anche lì il telefono squillava a vuoto.
“Forse suo padre è in viaggio...”
“Non credo. Ti ricordi cosa ha detto Ryo? Non ha viaggi in programma, ormai. Però potrebbe semplicemente essere a far la spesa, o qualcos'altro... quello che è troppo strano è che a Sendai non risponda nessuno. In quella casa ci vivono in sei, possibile siano tutti fuori? - Touma si fermò un attimo a riflettere. Prima di andare nel panico inutilmente era il caso di fare qualche indagine in più. - Come si chiama il cognato di Seiji?”
“Il marito di Satsuki? O... Ogawa... no, Okada!”
Si misero d'impegno per ricordare il nome della ditta in cui lavorava. Con un paio di ricerche in internet riuscirono a contattarlo, ed ebbero la conferma che era molto strano che a quell'ora in casa non ci fosse nessuno.
Seiji abitava ancora con i genitori, in un piccolo appartamento ricavato nella grande casa tradizionale. Anche sua sorella Satsuki era rimasta a vivere lì insieme al marito ed il figlio, mentre Yaioi viveva in una casa di proprietà della famiglia del marito, dall'altra parte della città.
Una volta Touma aveva fatto notare a Seiji come fosse strano che lei, così inquadrata e ligia ai doveri imposti dalla famiglia, avesse finito con l'allontanarsene, mentre Satsuki, che aveva sempre mal sopportato quelle imposizioni, era rimasta a vivere proprio lì.
Seiji aveva sorriso in modo enigmatico, dicendo solamente che ciò a cui ci si piega diventa prima o poi insopportabile, mentre si riesce ad accettare qualcosa soltanto se si trova il modo di adattarlo a sé...
Il marito di Satsuki sembrava preoccupato quanto loro. Era fuori città per lavoro dalla sera prima, ma assicurò loro che avrebbe fatto qualche telefonata e gli avrebbe fatto sapere prima possibile.
“E adesso cosa facciamo?”
“Per ora non possiamo fare molto. Andiamo da Shin, cerchiamo di renderci utili almeno qui.”
Si incamminarono.
"Hai detto qualcosa a Shin?”
“No. Pensi che dovremmo dirglielo?”
“Non lo so... - Touma si aggiustò meglio la tracolla della borsa sulla spalla. - Finchè non sappiamo qualcosa di più sicuro, sarebbe meglio non farlo preoccupare inutilmente. E' già un brutto momento per lui.”
Shu annuì. Ma non sarebbe stato facile. Shin aveva la capacità di fiutare lontano un miglio se lui gli stava nascondendo qualcosa...

 

Quando arrivarono, la casa era vuota e silenziosa. Tutte le persone che erano venute in visita erano andate via, e Sayoko non era ancora tornata.
Trovarono Shin seduto sui gradini del portico, praticamente nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato Shu. Aveva le mani in grembo e la testa piegata da un lato, abbandonata contro il corrimano. Sembrava esausto.
Touma gli andò incontro. Quando fu a pochi passi, Shin aprì gli occhi e lo vide.
“Touma!”
Si abbracciarono.
“Come stai? Sembri molto stanco.”
“Forse lo sono. E' strano, credevo che mi avrebbe fatto piacere vedere quante persone erano affezionate a mia madre, e invece...”
“Invece continuare a parlarne ti logora...”
Shin si limitò ad annuire. Gli venne in mente di una sera in cui aveva telefonato a Touma, un anno prima, e lo aveva trovato piuttosto cupo e malinconico. Era appena rientrato da una serata organizzata in università per onorare la memoria del padre. Aveva dovuto presenziare, consegnare una borsa di studio ed ascoltare tanti sconosciuti decantare le lodi del defunto professor Hashiba.
Shin ricordava bene che Touma aveva borbottato qualcosa come “Per fortuna per quest'anno è finita...”
Rientrarono in casa tutti insieme. Touma continuava a tenergli un braccio attorno alle spalle, e Shu li seguiva, in silenzio.
Passarono accanto al santuario di famiglia. Era stato chiuso con la carta bianca, e Shin non potè fare a meno di fermarsi.
“Questa notte c'è stata la veglia. - Sussurrò. - Sapete, mia zia ha raccontato tante cose. Cose che non ricordavo, di quando io e Sayoko eravamo molto piccoli...”
Shu gli strinse la mano. Gli occhi di Shin si fecero finalmente lucidi.
“E' strano... negli ultimi anni mia madre era stata male così spesso che ormai vivevamo con la sensazione che potesse andarsene da un momento all'altro. E adesso che è successo davvero, mi sento così strano... sto male, ma è come se mi sentissi anche sollevato...”
Si portò le mani al viso. Borbottò qualcosa con voce rotta, ma riuscirono a distinguere soltanto la parola “egoista”.
“Oh, Shin... Non dire sciocchezze. Non sei sollevato che lei non ci sia più... è solo che ora sai che non dovrà soffrire più. Aspettare qualcosa di inevitabile e non potersi opporre è una cosa terribile...”
Shin scoppiò a piangere, e loro lo circondarono, stringendolo. Si sedettero tutti e tre a terra, più vicini che potevano, e aspettarono in silenzio.
Quando si alzarono da lì, il cielo aveva cominciato a farsi scuro.

 

Erano in camera, seduti sui futon. Avevano cenato, poi si erano preparati per la notte.Touma aveva indossato il piagiama, mentre Shu era in maglietta e calzoncini. Shin si era allontanato per fare una doccia, così stavano rimuginando su quello che stava succedendo. Il telefono di Touma squillò. Era il marito di Satsuki, così Touma mise la chiamata in vivavoce.
“Hashiba?”
“Ti ascoltiamo, Okada.”
“Ho provato a chiamare il cellulare di Satsuki, ma è spento. Ho parlato con Yaioi, ma non li sente da ieri sera. Così ho chiesto a mio fratello di andare a casa a controllare. Non c'è nessuno, e la porta era aperta. Io... - si interruppe, sembrava restio a finire il discorso. - A questo punto sono quasi sicuro che sia successo qualcosa...”
“Seiji ha parlato di un contrattempo. E' possibile che siano in ospedale, per un piccolo incidente?”
“No, Satsuki mi avrebbe sicuramente avvertito.”
Touma annuì, sovrappensiero. Shu continuava a fissare il telefono, immobile.
“Hashiba?”
“Sì?”
“I Date sono una famiglia influente... Credi che possa trattarsi di un rapimento? Per estorsione?”
“Non lo so. Sinceramente non so dirti niente di più. Avvertirai la polizia?”
“Sì. Ho parlato con il mio capo. Rientrerò stasera. Andrò a casa a vedere con i miei occhi, poi credo che farò la denuncia. Anche se ancora mi sembra impossibile...”
“D'accordo. Tienimi informato, se puoi. Vorrei parlare anche con Yaioi. Potresti darmi il suo numero?”
“Certo. Ti manderò un messaggio. A presto, e grazie.”
Rimasero in silenzio per un po'.
“Un rapimento? - chiese Shu. - E allora perchè non si trova nemmeno Ryo?”
“Infatti non credo proprio che si tratti di questo. E' qualcosa di collegato alle Yoroi. O comunque a tutti noi cinque. Shu, hai sentito i tuoi da quando sei qui?”
“No, ero troppo preoccupato per tutta questa storia... Accidenti!”
Scattò in piedi, cercò il telefono e chiamò a casa. Quando mise giù, era piuttosto turbato.
“Allora? Stanno bene?”
“Sì. Ma qualcuno è stato lì, stanotte. Mia madre ha trovato la porta del mio appartamento forzata, e dice che i miei fratelli hanno notato degli strani movimenti attorno al ristorante, ieri e anche oggi. Accidenti!”
“Probabilmente cercavano te.”
“Pensi che vogliano rapire anche loro?”
“Non lo so... se è una cosa che riguarda noi, perchè stanno sparendo le famiglie? L'unica spiegazione che mi viene in mente è che le abbiano usate come ricatto, per costringere Ryo e Seiji a seguirli...”
“Quindi non li hanno ancora presi perchè io non sono lì?”
“Può darsi. E poi i tuoi sono tanti, e sanno difendersi. Ma comunque dobbiamo trovare un modo di proteggerli. Potrebbero tornare... - Touma fece un rapido conto: in Francia in quel momento era mattina presto. - Forse so come possiamo fare. Shu, controlla che Shin non torni mentre sono al telefono, per favore.”
Compose un numero, mentre Shu si metteva di taglio sulla porta.
“Ciao Touma! - La voce squillante di Nasty lo fece sorridere. Da quando abitava all'estero aveva cambiato un po' accento, e lui non mancava mai di prenderla in giro per questo. - Come stai? E' successo qualcosa?”
Touma le raccontò brevemente della madre di Shin, e poi dovette aggiungere preoccupazione al suo dispiacere, spiegandole anche la loro situazione.
“Touma, ma terribile! Cosa farete adesso? Come farai a trovarli?”
“Ancora non lo so. Ma per poter agire con un po' di tranquillità, ho bisogno del tuo aiuto.”
“Ma certo! Dimmi cosa posso fare.”
“La casa di tuo nonno è ancora vuota? Pensi che potremmo nascondere lì per un po' la famiglia di Shu e quella di Shin?”
“Certamente. La chiave è nel solito posto, fate come se fosse casa vostra.”
“Grazie Nasty.”
“E di cosa? Cercate di stare attenti, mi raccomando.”
“Ci proveremo. Dai un bacio da parte mia a Michelle e Hisashi, e ringrazia tuo marito per quel saggio che mi ha spedito a natale.”
“Lo farò. Fammi sapere qualcosa appena potrai, d'accordo?”
“Non ti preoccupare. A presto, Nasty.”
Shu si sedette di nuovo accanto a lui.
“Ora quello che devi fare è convincere i tuoi a lasciare la città e nascondersi per un po' lì. Credi che accetteranno?”
“Sicuramente Yun e Mei Ryu faranno delle storie. Quando io non ci sono si atteggiano sempre ad uomini di casa. Mei è un gran sbruffone.”
“Beh, convincili. Tanto lo so che alla fine fanno sempre come dici tu...”
“Ehi! Mi fai sembrare un tiranno!”
Touma si limitò a fare un gesto noncurante con la mano, come a dire che anche Shu sapeva bene che non pensava nulla del genere.
Tutte le volte che era andato a trovarlo, si era reso conto dell'ascendente che aveva il suo nakama sulla sua famiglia e sulla sua comunità.
I suoi modi amichevoli, la sua forza e il suo grande senso di giustizia gli avevano fatto acquistare un certo rispetto tra tutti, e spesso veniva interpellato quando c'era qualche questione da risolvere o qualche disputa. Anche se la gente di Chinatown si divideva in due, a proposito del suo insolito aspetto da eterno ragazzino. C'era chi lo prendeva a pretesto per non ascoltarlo, e chi vi vedeva qualcosa di soprannaturale, ad ulteriore conferma del suo ruolo.
I suoi nakama pensavano che i suoi due fratelli minori fossero un po' gelosi di lui, anche se si volevano comunque tutti un gran bene.
"Tu cosa farai?”
“Ero tentato di andare a Sendai, ma è troppo lontano, e ho paura che perderemmo troppo tempo. Andrò a casa di Ryo, lì non abbiamo nessuno a cui poter chiedere informazioni.”
“E Shin? Il funerale è domattina, come farai ad essere qua in tempo?”
“Non lo so. Devo anche sistemare la tua famiglia nella casa di Nasty, voglio controllare che sia un posto sicuro, prima di lasciarli lì.”
“Posso andarci io.”
“No, qualcuno deve rimanere qui con Shin. Non possiamo lasciarlo solo. E ricordati che lui non sa nulla di quello che sta succedendo, devi proteggerlo tu.”
“Non mi piace che tu te ne vada in giro a caccia di Youia, mentre io me ne sto qui a far nulla.”
“Shu, io posso sfruttare l'armatura per volare. Sarei comunque molto più veloce di te. Posso partire appena saranno tutti a dormire, e dopo arrivare a Kamakura in qualche ora. E se tutto va bene, ci riuniremo tutti presto...”
“Uhm... Vorrei crederci...”
“A cosa vorresti credere?”
La voce di Shin li colse di sorpresa. Era sulla porta, e li osservava un po' incerto. Aveva lasciato gli abiti formali per indossare un paio di pantaloni della tuta grigio chiaro ed una felpa bianca dal collo un po' slabbrato. Shu notò che aveva un futon arrotolato sottobraccio.
“Ehm... nulla. Dove vai con quel futon?”
“Vengo qui. Sono stanco, vorrei dormire un po'.”
“Vuoi dormire... con noi?”
“Non facciamo così, di solito?”
Touma provò ad intervenire. “Beh, pensavamo avessi bisogno di stare un po' da solo...”
“No, non più. Adesso ho bisogno di un po' di calore, credo... - lo sguardo dei suoi nakama lo lasciò perplesso. - Beh, sempre che vi vada.”
“Ma certo che ci va, che domande fai?” Touma si alzò, spostò il suo futon in modo che Shin potesse stendere il proprio tra loro due. Shin si stese e spense la luce. I suoi nakama lo abbracciarono. Shin sospirò. Sentiva il loro calore, ma si sentiva anche come se qualcosa non tornasse... Non riuscì a rimuginarci a lungo, però. La tensione della giornata lo vinse, e si addormentò poco dopo.

  
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