Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    24/10/2013    3 recensioni
Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
- Fa' che sia Shin, ti prego. -
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Fanfic ambientata nello stesso universo di "Ancora una volta", si svolge alcuni mesi più tardi. Inizialmente avevo pensato di lasciarle più indipendenti l'una dall'altra, ma alla fine ho messo diversi riferimenti a ciò che era accaduto nelle precedenti, quindi vi consiglio caldamente di leggerle nel giusto ordine cronologico. XD
Avvertimenti: morte di un personaggio secondario.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
Fa' che sia Shin, ti prego.
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Era iniziato tutto due sere prima, quando si era sentito un po' inquieto, e gli era venuto spontaneo telefonare a Shin. Ma il suo cellulare aveva squillato a vuoto per due interi tentativi, e lui non lo aveva richiamato nemmeno la mattina dopo. Shu aveva provato altre volte, con lo stesso risultato, così aveva telefonato agli altri, per sapere da quanto non lo sentivano. A quel punto il cellulare di Shin doveva aver accumulato almeno dieci chiamate non risposte, e non era davvero da lui non richiamare.
Non li avrebbe mai fatti preoccupare senza motivo, e Shu era talmente in ansia che aveva cominciato a preparare la valigia per andare direttamente ad Hagi.
E adesso lo stava chiamando la sorella di Shin, e questo non era per niente buon segno. Aveva quel numero registrato in memoria da almeno dieci anni, e lo aveva usato forse due volte.
“Pronto?”
“Shu! Scusami, sono Sayoko. Mi dispiace disturbarti, ma purtroppo è successa una cosa...”
Sayoko si dovette interrompere, la voce chiaramente rotta. Shu pensò che se lei non si sbrigava a spiegare, sarebbe svenuto.
“Nostra madre. Stamattina... purtroppo se ne è andata. - tirò su col naso, e Shu si maledisse perché in queste situazioni rimaneva sempre senza parole come un pesce rosso. - Shin si sta occupando di tutto e fa finta di stare bene... lo sai come è fatto. Non vuole disturbarvi, ma io so che starebbe meglio se voi... beh, se almeno qualcuno di voi fosse qui.”
“Io... mi dispiace moltissimo Sayoko. Come è successo?”
“Erano alcuni giorni che non si sentiva bene... E' stato un inverno difficile, era stata ammalata molte volte. Sai con i bambini per casa... a scuola prendono sempre la tosse e il raffreddore. Le avevo detto che non doveva stare tanto con loro, ma non riusciva a rinunciare... - si interruppe di nuovo, la voce sempre più incrinata. - Sembrava che con la primavera cominciasse a stare meglio, e invece... Il dottore ha detto che un cuore come il suo aveva fatto anche troppo...”
Shu la interruppe. Sayoko aveva sicuramente già ripetuto questi discorsi a tante persone, e non voleva costringerla a rimuginarci ancora sopra.
“Mi dispiace. Davvero tanto, Sayoko. Sarò lì appena possibile, stai tranquilla. E vedrai che anche gli altri arriveranno subito.”
“Scusami, scusami ancora... So che vi sto chiedendo molto, ma Shin...”
“Non dire così. Anzi, ti ringrazio di avermi chiamato. Non ce lo saremmo mai perdonati, se non fossimo stati lì con voi...”
“Grazie. Grazie davvero. Ora scusami, devo lasciarti.”
Shu chiuse la telefonata, cercò di ingoiare il magone e avvertì gli altri. Se tutto andava bene, sarebbero stati ad Hagi entro la sera successiva.

 

Shu scese dal treno alle nove della mattina. Era riuscito a partire praticamente subito, visto che aveva persino già prenotato una cuccetta prima ancora che Sayoko lo avvertisse. La casa dei Mori non era molto distante dalla stazione, così decise di fare la strada a piedi. Era una bella giornata di fine marzo, e la vicinanza del mare rendeva tutto più tiepido e limpido. Gli piaceva sempre fare due passi per Hagi, anche se in genere non era solo come stavolta. La zona in cui abitava Shin era molto diversa dal quartiere in cui era cresciuto lui, dove le case erano tutte addossate le une alle altre, ricoperte di insegne e avvolte da rumori di ogni genere e profumo di cibo.
Qui le strade erano ordinate e silenziose, costellate di piccole case con giardino. Shu si era chiesto molte volte se il carattere pacato di Shin fosse frutto anche di quel luogo.
Quando arrivò al cancello fece un respiro profondo. Fu Shizuka ad aprirgli. Era un brav'uomo, e ormai lo conosceva da una vita, ma Shu non era mai riuscito ad entrare davvero in confidenza con il cognato di Shin. Si rispettavano, si incontravano nelle ricorrenze e poco altro.
Shizuka lo guidò dentro casa. In sala c'era Sayoko. Indossava un kimono a lutto, ed era al telefono.
Si liberò in poche parole, poi corse ad abbracciare Shu.
“Grazie di essere venuto. Vieni, ti accompagno alla tua stanza, così puoi poggiare le tue cose.”

Shu la osservò mentre attraversava la casa con passi leggeri.
Era strano essere con lei invece che con la signora Mouri. Non si era mai accorto di quanto le due donne assomigliassero, prima di quel momento.
Fu colpito dal pensiero che tutto ripeteva ciò che già era stato, per poi dissolversi ed essere sostituito a sua volta da qualcosa di simile oppure opposto... tutto tranne loro cinque, condannati all'immobilità ed alla solitudine.
“Ecco, fai come se fossi a casa tua. - Sayoko lasciò che Shu entrasse nella stanza, poi riprese a parlare, un po' a disagio. - Devo confessarti una cosa. Non ho detto a Shin che sareste venuti, si sarebbe arrabbiato perché vi avevo disturbato.”
“Non ti preoccupare. Me la vedrò io con lui...”
Shu lasciò la valigia in camera, si sciacquò le mani e la faccia, poi uscì a cercare Shin.
Lo trovò nel portico, che parlava con l'impresario delle pompe funebri ed il suo assistente, un ragazzetto dall'aria un po' sperduta.
Shin indossava abiti tradizionali, e Shu si trovò ad osservarlo da lontano. Contrariamente a Touma o Seiji, a cui haori e hakama davano un aspetto austero, quasi marziale, addosso a Shin trasmettevano una strana eleganza. Lo facevano sembrare alto e sottile, evidenziando la linea arcuata della schiena ed il collo pallido.
Ugualmente accadeva con le Yoroi: Shu adorava la sensazione di forza ed imponenza data da Kongo, ma si sentiva tozzo e sgraziato quando la confrontava a Suiko, che si muoveva elegante e fluida attorno al corpo del suo nakama.
Si riscosse dai propri pensieri con un attimo di ritardo, quando ormai Shin lo aveva visto e si dirigeva verso di lui. Sembrava incredulo, ma anche sollevato.
“Shu! Cosa ci fai qui?”
Shu lo abbracciò, incontrando dapprima un po' di resistenza, poi un grato abbandono.
“Secondo te? Meno male che tua sorella ha avuto la decenza di avvertirci, altrimenti non saremmo arrivati in tempo!”
“Arrivati? Vengono anche gli altri?”
“Ma certo! Shin, pensavi che ti avremmo lasciato da solo in un giorno come questo?”
Shin posò la testa sulla sua spalla, sospirando.
“No, in effetti no. Mi dispiace di non avervi chiamato. Non è che non vi volessi qui, è solo che... - Si interruppe. Non sapeva nemmeno bene cosa lo avesse spinto a lasciarli fuori. In effetti, non era proprio da lui. - Forse non ero ancora pronto ad ammettere che fosse successo davvero...”
Shu lo strinse po' più forte.
“Credo sia una cosa molto normale, sai?”
Shin si rialzò, sembrava fosse incapace di restare fermo.
“Coraggio, rientriamo in casa. Hai fatto colazione? Scommetto che stai morendo di fame...”

 

Ryo era sul treno da una mezz'ora, e aveva già esaurito la pazienza. La carrozza era piena di pendolari, e cominciava a sentirsi stretto. Stare immobile per tanto tempo in uno spazio così angusto era una vera pena per lui, più passavano gli anni e meno lo sopportava. Mentre era perso ad osservare il paesaggio che correva fuori dal finestrino, sentì telefono trillare. Lo estrasse dalla tasca dei jeans e vide che c'era un nuovo mms, inviato da un numero che non conosceva. Si chiese chi potesse essere: non erano in molti ad avere il suo numero. Lo aprì.
C'era scritto soltanto “Guarda la foto e scendi alla prossima stazione. Se parli con qualcuno ne pagherai le conseguenze.”
Ryo provò un brivido. Chi sapeva che si trovava su un treno? E cosa significava quel messaggio assurdo?
Quando aprì la foto allegata al messaggio credette che il cuore gli sarebbe esploso. Rimase a fissarla per un intero minuto, senza riuscire a riscuotersi. Poi finalmente balzò in piedi. Percorse tutta la carrozza, camminando velocemente e scostando con poca grazia le persone che si trovavano sulla sua strada.
Passò a quella successiva, e finalmente in quella dopo trovò il capotreno.
L'uomo lo guardò un po' perplesso. Il viso arrossato ed il fiato grosso gli davano un aspetto piuttosto strano.
“Buongiorno. Ha bisogno di qualcosa?”
“Qual'è la prossima stazione? Tra quanto ci arriveremo?”
“Tra una ventina di minuti, direi. Ha sbagliato treno?”
Ryo si girò e tronò indietro, senza riuscire a rispondere. Si fermò vicino alla porta, aggrappandosi ad uno dei sostegni in metallo. In venti minuti poteva succedere qualunque cosa. Ma il messaggio diceva “scendi alla prossima stazione”, e quindi era lì che doveva andare. Si passò una mano sugli occhi.
Cosa volevano da lui? E cosa stava succedendo?!

 

Shu si aggirava per casa, un po' irrequieto. Avevano pranzato tutti insieme, poi Sayoko era tornata per un po' a casa, dove aveva lasciato i bambini con sua suocera, e Shin aveva ricevuto alcune visite da parenti e conoscenti. Ora stava parlando con una signora molto anziana dai modi dolci e gentili. Appariva minuscola, seduta sui gradini accanto a lui, e lo ascoltava parlare sottovoce, passandogli ogni tanto una mano sul braccio.
Shu si sentiva di troppo. Shin non lo aveva trascurato, ma non lo aveva nemmeno cercato. Probabilmente aveva bisogno ancora di un po' di tempo per riuscire a lasciarsi andare, così Shu decise di uscire.
Sarebbe andato a piedi fino alla stazione. I treni che portavano i suoi nakama sarebbero arrivati nel giro di poco, e così avrebbero potuto fare insieme la strada.
Mentre camminava, senti il cellulare squillare. Osservò la scritta sullo schermo e rimase perplesso.
Era il numero di casa di Seiji.
“Pronto? Seiji? Ma cosa ci fai ancora a casa, dovevi prendere il treno stamattina!”
“Io... scusami Shu, c'è stato un problema. Temo che non riuscirò ad venire.”
“Un problema?”
“Sì. Un contrattempo. Nulla di grave, davvero. Ma non potrò venire. Scusati con Shin da parte mia, per favore. Digli che lo chiamerò appena mi sarà possibile.”
Shu fece per ribattere, ma Seiji aveva già chiuso la telefonata.
“Ma cosa...?” borbottò, senza riuscire a dare un senso a quello che aveva appena sentito. Fu preso dall'ansia, e telefonò a Ryo. Una voce metallica gli comunicò che il telefono non era raggiungibile.
“Ma che cavolo sta succedendo?!”
Fece un paio di respiri profondi, cercando di calmarsi. Ottenne l'effetto contrario. Sentì salire la rabbia nei confronti di Seiji.
Se non era una cosa grave, perchè mai doveva tirarsi indietro in un'occasione come quella? Ricompose il numero della casa a Sendai. Il telefono squillò a vuoto a lungo, finchè non cadde la linea.
Adesso Shu era ancora più confuso. Compose il numero di Touma, l'unico che non aveva ancora provato.
Rispondimi Touma... Avanti, rispondi!
Dopo tre squilli, finalmente sentì la voce dell'amico, un po' coperta dallo sferragliare del treno.
“Pronto?”
“Touma! Ti prego, dimmi che almeno tu sei in treno e stai venendo qui!”
“Certo che sono in treno, dove altro dovrei essere?! Ti avevo detto che sarei partito stamattina, no?”
“Lo so, lo so... è che stanno succedendo delle cose strane, non ci capisco più nulla!”
“Quali cose?”
“Seiji mi ha chiamato, ha detto che non viene. E il telefono di Ryo è spento.”
“Cosa cavolo significa che non viene?”
“Non lo so... era strano! Ha detto due parole e poi ha buttato giù. E poi Ryo...”
“Ryo potrebbe essere in una zona in cui il telefono non prende, cerca di non agitarti.”
“Non mi piace, Touma, non mi sento tranquillo!”
“D'accordo, ascoltami. Tra una mezz'ora al massimo sarò lì, ne parliamo con calma appena arrivo, d'accordo?”
“D'accordo. Ti aspetto in stazione.”
Shu rimase a fissare la luce dello schermo spegnersi. Se lo infilò in tasca e si diresse verso la stazione.
Sarebbe stata una mezz'ora lunghissima, ne era sicuro...

 

  
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