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Autore: martyc97_fecalina    27/10/2013    6 recensioni
Le nuvole erano sparite, portate via dal vento per fare spazio alla luce e al calore del Sole, solo una incombeva ancora su Manhattan, una nuvola grigia e sola, che sembrava portare con sé un vago profumo di rosa ma che trasmetteva malinconia ed amarezza; e solo gli osservatori più attenti sapevano che quella nuvola non sarebbe andata via tanto facilmente, perché era da un po’ che sembrava aver trovato la sua casa a New York o, più precisamente, sulla cima dell’Empire Hotel.
Fanfiction a 4 mani Fecalina e martyc97
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Scars from the past

 

Chuck non si aspettava di trovarla nel letto ad aspettarla.
Era Blair, non restava lì ad aspettare dopo aver fatto sesso con uno dei suoi migliori amici che aveva creduto morto per quattro anni e che aveva scoperto vivo solo due giorni prima.
O meglio, nessuna persona sana di mente lo farebbe.
Non poté fare comunque a meno di avvertire una piccola fitta di delusione nel vedere il letto sfatto e vuoto.
Blair non c'era. Logico.
Ma se non si sperava com'era possibile rimanere delusi?

********************************

Il suo piano era molto semplice.
Fintanto fosse stata insieme a qualcuno, lei e Chuck non sarebbero finiti a fare cose di cui poi si sarebbero pentiti.
E c'era un altro problema che la stava tormentando e che rispondeva ad una chioma castana e un accento francese molto marcato.
“Dorota, il telefono!” ordinò.
Partiamo dalle cose semplici, per modo di dire.
Compose il numero velocemente.
“B? B, DOVE DIAMINE SEI FINITA? Io e Louis siamo preoccupatissimi! Ascolta, so che era un giorno... particolare ma non mi pare il caso di sparire così! Stai bene, vero? Perché ti ho visto...”
“Dove? Dove mi hai visto, S?” Blair era accigliata.
“Lascia perdere. Torniamo al punto principale. Dove sei?”
La mora si morse il labbro.
Aveva cercato una scusa che non sembrasse troppo idiota ma non ne aveva trovate.
“Sono... bloccata dalla neve, sì”.
“Perfetto, ma dove?” Si stava immaginando la nota spazientita nella voce dell'amica?
“In... un posto a New York”.
“B, dimmi solo se stai bene” Blair sorrise: Serena era l'unica che capiva esattamente quando smettere di fare domande e quando doveva accontentarsi di risposte vaghe.
Era l'unica che la capiva davvero. “Oltre a lui” “Taci, vocina!”
“Sto bene, S. Ti prometto che ti dirò tutto, prima o poi. Nel frattempo, potresti coprirmi con Louis?” B sapeva che stava facendo un azzardo.
Sperava che l'amica capisse.
Sperava che non chiedesse.
Sperava che si fidasse di lei.
Ci fu un attimo di silenzio dall'altra parte della cornetta.
“D'accordo. Posso dire che sei da tua madre? Magari chiamo anche lei e glielo dico” disse Serena dubbiosa.
Blair tirò un sospiro di sollievo.
Nate era vicino a lei, con aria pensosa.
“Chi è Louis, Blair?” un'occhiataccia da parte dell'amica lo fece zittire.
“S, sei la migliore amica che si possa desiderare! Grazie e prometto che, appena potrò, ti spiegherò tutto!”
“Mi fido di te, Blair” e con queste parole riattaccò.

******************************************

La voce della mora le era sembrata normale, appena preoccupata, ma forte come sempre.
La preoccupazione per lei era quasi scomparsa sostituita in gran parte da una prepotente curiosità.
Dov'era, cosa faceva e con chi era Blair?
Erano domande che la tormentavano da due sere prima.
Come aveva detto, si fidava di Blair, e proprio per questo aveva insistito perché Louis aspettasse a chiamare la polizia.
Se Blair fosse stata in pericolo o avesse avuto bisogno di qualcosa glielo avrebbe fatto sapere sicuramente. Trovava sempre il modo di farlo.
Si ricordava ancora di quando, al liceo, aveva fatto in modo che la preside la chiamasse nel suo studio solo per dirle a che ora incontrarsi nel pomeriggio.
Scosse la testa, divertita, al ricordo.
Ricordava come lo avesse raccontato a...
Spalancò gli occhi come se le avessero dato un pugno nello stomaco.
Blair, chi è Louis?”
Aveva vagamente sentito la domanda rivolta alla mora dall'altra parte del telefono.
Non le aveva dato peso, finché non aveva riconosciuto la voce.
Le questioni erano due: o era impazzita e iniziava a sentire le voci delle persone scomparse, oppure Blair era con Nate.

*********************************************************

“Allora?”
Blair sentiva lo sguardo di Nate seguirla mentre la guidava nell'hotel, mostrandole ogni anfratto possibile.
“Allora cosa?”
“Sai cosa voglio dire” e Blair lo sapeva.
Si riferiva a Louis. Il suo fidanzato, o meglio, quasi-fidanzato. Le aveva fatto la proposta poco tempo prima.
E lei non aveva ancora risposto.
Non sapeva perché. Amava Louis, ne era certa, ma non era altrettanto sicura di voler passare con lui il resto della sua vita.
C'era qualcosa, che neanche lei sapeva identificare, che la bloccava, la tratteneva, la ancorava al passato senza lasciarla andare avanti, senza lasciarla dimenticare.
E credeva di aver appena dato un volto a quel qualcosa. Un volto che la guardava con un sorriso malizioso e uno sguardo pieno di domande non dette, risposte non fatte e promesse non dichiarate.
“Nessuno in particolare, Nate. Un... caro amico”. Sì, poteva andare come scusa.
Il 'sarà' sospettoso del candelabro non la rassicurava del tutto ma non aumentava nemmeno l'agitazione.
“Ma l'hotel non era quasi vuoto quando c'è stata la maledizione?” domandò Blair, mentre salutava l'ennesimo appendiabiti e faceva attenzione a non pestare un pettine che stava saltellando verso di loro.
Nate fece una risatina nervosa. “Quando ti abbiamo vista entrare nell'hotel, ci siamo messi d'accordo nel dirti della maledizione ma cercando di rendertela meno 'spaventosa'. Quindi abbiamo diminuito drasticamente il numero di persone rimaste coinvolte. C'erano tutti i lavoratori ma non molti ospiti”.
Blair annuì tra se. “Senti, come ci si sente ad essere un candelabro?”
“Oserei dire fiammeggiante, ma suonerebbe fin troppo ironico” fece un sorriso sarcastico ma i suoi occhi erano oscurati dal peso dei ricordi.
Blair attese che iniziasse il suo racconto mentre leggeva la tristezza nel volto di cera dell'amico.
Nate prese un respiro profondo, come se si stesse per immergere, come se stesse annegando nel mare del passato.
“All'inizio era spaventoso. Non riuscivo davvero ad immaginare di poter vivere in questo corpo. Non riuscivo a controllare le fiamme, bruciacchiavo tutto quanto e ho rischiato un sacco di volte di ridurmi ad una pozza di cera perché mi dimenticavo che mi scioglievo vicino ad altre fiamme. Ma ci si fa l'abitudine. Probabilmente se fossi rimasto solo sarei impazzito, ma c'erano anche Dan e Dorota. E c'era Chuck. Lui non ci ha mai trattato in modo diverso, nel bene e nel male. Dan era sempre Humphrey, Dorota era sempre Dorota ed io ero sempre Nathaniel. Sai, la prima notte dopo la maledizione si era chiuso nella sua suite. Non faceva entrare nessuno, urlava di non avvicinarsi. La mattina dopo riuscii a parlarci. Non mi fece entrare, mi parlò attraverso la porta. Mi disse che non si era trasformato in niente, che aveva paura, che non sapeva cosa pensare. Mi disse che gli dispiaceva. Che non voleva, che non credeva che anche io sarei stato vittima di ciò che era. Rimase chiuso nella suite per una settimana. Ogni giorno mi avvicinavo alla porta e, non appena lo chiamavo, lo sentivo rispondermi al di là della parete. Mi aspettava. Parlavamo di voi, del futuro. E ogni volta mi chiedeva scusa.”
Quando Nate smise di parlare, per Blair fu come se una bolla fosse esplosa ricordandole dove fosse.
Aveva la bocca dischiusa, in un'espressione rapita.
“E poi cosa successe? Cosa cambiò?” domandò con l'impazienza di una bambina che ascoltava una favola. La favola più triste che avesse mai sentito.
“Lui cambiò, letteralmente. Uscì dalla suite senza farsi vedere da nessuno e non appena mise il piede fuori dal perimetro dell'Empire si trasformò. La mattina dopo la porta era aperta e lui era seduto per terra che si guardava i vestiti strappati con l'aria stupita e sconvolta di un bambino. Ci misi tutta la mattina a convincerlo a dirmi cosa fosse accaduto e tutto il giorno a farlo riprendere. Io avevo avuto tempo -anche se poco- per abituarmi alla mia... condizione. Lui aveva appena subito lo shock che io avevo iniziato a superare. E come lui c'era stato per me – anche se in un modo tutto suo – quello era il mio turno per sostenerlo.”
Blair notò solo allora quanto si fosse rafforzata l'amicizia tra Chuck e Nate in quegli anni.
C'erano stati quando nessun altro poteva capirli l'uno per l'altro.
Avevano affrontato quella maledizione insieme, non superandola, ma imparando a sopportarla.
Avevano riacceso la speranza nell'altro quando credeva non ce ne fosse più e erano stati consolati quando erano preda dello sconforto.
Avevano disinfettato le cicatrici che il passato aveva lasciato su entrambi, sopportando a denti stretti il presente.

Proprio come lei e Serena.
“Nate, io...”
“Devo proprio andare, Dan mi ucciderà se non lo aiuto a sistemare giù. A dopo, Blair.”
E Blair non vide un candelabro che se ne andava via saltellando.
Vide solo un ragazzo alto, biondo, con le spalle larghe e una camicia azzurra come i suoi occhi, con una mano tra i capelli che camminava tranquillo e che si girava per sorriderle prima di sparire da davanti ai suoi occhi.
E Blair non seppe quando le sue lacrime avevano iniziato a scorrere.
Seppe solo che non si fermavano, perché non sapeva quando avrebbe visto davvero quel viso, quel sorriso.
E Blair non si accorse di come un paio di braccia fin troppo conosciute l'aveva avvolta.
Si accorse solo di una mano leggera che le sfiorava il volto, in una carezza consolatrice, e di un paio di labbra che si posarono sulle sue senza insistenza.
E Blair non capì come quel bacio si fosse evoluto in qualcosa di più, qualcosa di proibito, di sbagliato, di perfetto.
Capì solo che era il suo cuore che gli sussurrava di farlo e che, per una volta, poteva concedersi di ascoltarlo.

 

Angolo Autrici.

 

Buonsalve a tutti! Quanti feels in questo capitolo, tutti per voi, cari lettori! Che dire, questo capitolo (Marty) non ne voleva proprio sapere di uscire dalle mie dita. L'inizio è stata una faticaccia, non sapevo cosa fargli fare, dire, pensare. Poi è arrivato Nate e ha detto “Ehi, è il mio turno!” e gli ho lasciato il controllo totale del capitolo. Il vero protagonista oggi, possiamo dirlo, è lui u.u Che ve ne pare del colpo di scena? Anche qui non c'entro niente. Prendetevela con S e Nate che fanno di testa loro.
F- Dobbiamo riprendere un po' il controllo dei personaggi, Marty.
M- Hai ragione, ma come facciamo?
F- Non lo so, ma qualcosa ci inventeremo u.u
M- Nel frattempo, possiamo lasciarli fare, no?
F- o.O Perché mai sei così buona? Che stregoneria è mai questa?
M- Riuscire ad avere la firma di Cassie sulla tua copia di Città d'Ossa e dell'Angelo (dopo tre ore di coda, ma vabbè) ha i suoi lati positivi u.u
D- Ti porterò a tutti i signing che vuoi se sei così dopo ognuno di questi.
M- Guarda che l'hai detto, Dan.
B- Sì, bene. Ora fate spazio.
F- D'accordo, d'accordo. Ma ricordatevi che noi possiamo farvi fare tutto, chiaro?

Angolo Cast.

C- Nathaniel, ti sembra il caso di sbandierare a tutti i miei momenti peggiori?
N- Dai Chuck, in fondo, ti ho lasciato solo con Blair! Dovresti ringraziarmi!
B- NATE! COSA HAI FATTO??
N- Ehm, non è quello che intendevo!
C- Oh, è esattamente quello che intendevi. Vendetta, dolce vendetta.
B- Razza di... e ti sei fatto sentire da S!
S- B, non dovresti tenermi certe cose segrete!
B- Serena, te lo avrei detto non appena avessi potuto chiedere a quel maniaco se andava bene.
L- Blair! Cosa stai fascendo??
B- Ma non eri ancora in infermeria tu?
L- Mi hanno dimesso oggi e sono venuto subito da te.
C- Louis, mettiamo le cose in chiaro una volta per tutte. Blair è mia. Non ti ama, ama me e solo me. Vattene, nessuno ti vuole.
L- Ma, ma...
*Si guarda intorno alla ricerca di qualcuno che lo consoli ma incontra solo sguardi freddi*
L- MI VANDICHERÒ! SAPPIATELO!
*Sparisce in una nuvola con tanto di fulmini*
C- Uh, che paura.
N- Lo posso mettere al tappeto di nuovo quando vuole.
Van... *SÌ!! Finalmente!!*... da *-.-”* -Ma se intanto, ringraziassimo chi ha recensito?
Monkey- Woof, woof woof woof.
D- Dunque, dice che ringraziamo con tutta la pelliccia FantasyAle, Novalis, Giada_Chair e LaylaLaRed.
C- Quando hai imparato il canide?
D- Un orologio sa sempre come amministrare il suo tempo e ne trova anche per fare altro u.u
B- Oppure lo capisci perché lo parli anche tu, senza offesa Monkey.
M- Woof. (Non ti preoccupare :P)
S- Tornando a noi, credo che questi biscotti alla nutella e mascarpone siano per voi, recensitrici (?)
B- Ciao!

 

  
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