Mabon 1992
Oggi la febbre è calata ancora e sono riuscito a mandar
giù un pò di minestra.
Sono persino riuscito a restare sveglio per più di pochi
minuti.
Tutto è così confuso. Realtà, visioni,
ricordi...
Incubi... orribili incubi.
Non riesco a
capire cosa mi sta succedendo. Non so più cosa è
vero o cosa è solo frutto
della mia mente stanca e febbricitante.
Ho solo dieci anni ma mi sento tanto più vecchio. Come se
avessi vissuto mille
e mille vite ancora, l'una dopo l'altra. Tante vite segnate solo dal
dolore e
dalla disperazione.
Non so se questo sia possibile, ma ho un'unica certezza: la mia
infanzia è
finita, perduta per sempre.
Gli occhi continuano a bruciarmi, però, faccio di tutto per
tenerli aperti. Non
voglio dormire, no. Non voglio.
Ho paura di chiudere gli occhi e risvegliarmi di nuovo in quella grande
casa
gelida.
Ho paura di risentire quelle grida inumane e vedere la Bestia dagli
occhi rossi
inseguirmi ancora...
E
raggiungermi...
E
ghermirmi...
E strapparmi
alla luce del sole, questa volta, per sempre.
Ogni notte, sempre lo stesso sogno. Ogni notte, da quando mi sono
risvegliato
dal lungo sonno. Ogni notte, lasciandomi alla fine spossato e debole,
ancora
più della febbre che non mi lascia mai libero.
Nulla intorno a me è familiare. Una stanza piccola e
spoglia, sempre immersa
nell'ombra.
Un piccolo raggio di luna filtra da un esile spiraglio sfuggito alle
finestre
serrate. Un raggio di luna. L'unico mio contatto con il mondo esterno.
E proprio sotto la luce fioca di questa pallida luna che ho deciso di
scrivere
su codesto mio nuovo Libro delle Ombre.
Me lo ha regalato la donna dai capelli rossi, dicendo di scriverci i
miei
pensieri, i miei sogni, le mie speranze. Mettendo su carta tutto
ciò che mi
porto dentro. Perché, in questo modo, scegliere la strada
migliore per il mio
futuro sarà più facile.
Un futuro
libero... tutto mio.
Questo è un pensiero strano per me: una vita mia, dove sono
io a scegliere cosa
è giusto e cosa è sbagliato.
E' una grande responsabilità questa e mentirei se non
dicessi che mi fa paura,
però...
È … è
bello.
Così bello.
La
mia vita... mia.
Queste parole hanno un suono così dolce.
Alle volte, quando pensa che io stia dormendo, la donna dai capelli
rossi si
siede accanto al mio letto e mi accarezza i capelli. Mi canta una dolce
nenia e
prega la Dea affinché io guarisca.
Affinché
cresca sano e forte... felice.
Essere felici.
Questo è un
altro concetto strano per me. Le persone vivono per essere felici.
Perché?
Nella mia vecchia vita, ciò che contava era il potere. Ho
iniziato a studiare
la Wicca quando avevo solo quattro anni e mi è stato sempre
ripetuto che quello
che facevo serviva a raggiungere un potere più grande.
La donna dai capelli rossi... no, Fiona.
Il suo nome
è Fiona.
Invece,
Fiona mi dice che devo vivere per essere felice. Non riesco a capire
bene cosa
vuol dire ma credo che questo un senso ce l'abbia.
Ahhh!
Una nuova
fitta al fianco. E' un dolore fortissimo ma una parte di me lo accetta
volentieri. Questo dolore mi ricorda che sono vivo.
Qualcosa di umido mi bagna il fianco. La ferita deve aver ripreso a
sanguinare.
Quando si rimarginerà, rimarrà una bella
cicatrice.
L'ultimo
ricordo della mia vecchia vita, del vecchio Cal Niall e... di lei.
No, non voglio più parlare di lei. Per
me è scomparsa insieme all'altro
Cal. Non è nulla per questo nuovo io, un'estranea.
Il raggio di luna si sposta ancora un pò su queste coperte
spesse. Deve essere
l'ora di cena.
Il mio stomaco già inizia a borbottare. Beh, almeno vuol
dire che sto guarendo.
Ogni sera, Fiona mi cambia la fasciatura. Mi applica una salvia
speciale e mi
bacia la fronte.
Il suo viso è pallido e segnato dalla fatica e dalle
preoccupazioni, però, lei
non smette mai di sorridermi. Come chi, nonostante sia stata vittima di
un
grande terrore, ha trovato in sé la forza per scacciarlo via.
Ecco mi è successo di nuovo.
Cos'è questa strana sensazione che ho nel petto? Come una
bolla calda sale
dalla bocca dello stomaco fino alle guance, facendomi arrossire ogni
volta che
lei mi sfiora o mi parla con la sua voce gentile. E' ammirazione?
Gratitudine?
Affetto?
Non sono suo figlio. Anzi, dovrebbe avere tutti i motivi per odiarmi ma
lei non
lo fa. Mi ha salvato, mi ha guarito.
Fiona dice di volermi bene. Non dovrei fidarmi ma voglio crederle.
Sembra una
persona sincera.
Strani rumori provengono da fuori la porta di questa mia stanzetta. Dei
sussurri. Devono essere tornati.
Fiona e Daniel... mio padre.
Un padre che mi ha abbandonato, dimenticato, lasciandomi nelle mani di lei.
Un padre che, anche quando tenta di parlarmi, non mi guarda mai negli
occhi e
fugge subito dopo.
Un padre per cui ho dato la mia vita e che, so, non mi vuole. Non prova
affetto
per me, ma solo senso di colpa per quello che è accaduto.
Io non sono suo figlio, non sono come Giomanach o Linden o Alwyn.
Io sono il figlio di lei.
Io sono soltanto Sgath, l'Oscurità. Quello inutile, messo da
parte, senza alcun
valore.
Lei spesso mi parlava di loro, urlando contro l'uomo
che ci aveva
abbandonati per un'altra donna, che si era rifatto una famiglia lontano
da noi
e aveva avuto altri figli più importanti di me.
Per molto tempo, sono stato arrabbiato con Daniel... papà,
per avermi lasciato,
ma una vocina dentro di me ha sempre sussurrato che lui non voleva
farlo, che
ci è stato costretto, che mi vuole bene nonostante tutto.
Ma allora perché se n'è andato e non mi ha
portato con lui?
È stata
colpa di lei?
È tutto
troppo difficile da capire. Però, una cosa è
evidente: papà è felice con Fiona.
Anche se sono costretti a scappare. Lui è felice.
Posso quasi capirlo. Fiona è speciale.
Anche io voglio una persona che mi faccia felice come lei fa con
papà. Voglio
una persona dolce come Fiona.
Una persona che mi rimbocchi le coperte e mi dia il bacio della buona
notte e
mi abbracci e voglia leggere con me. Una persona gentile che mi sorrida
sempre
e sorrida sempre anche ai nostri figli.
È così che
si comporta una vera mamma, vero?
Lei non mi ha mai abbracciato. Non mi ha mai detto
che mi voleva bene.
Io ero solo uno strumento. Un oggetto che alla fine non le serviva
più.
Prima di svenire, quella notte, le ho sentito pronunciare queste
parole. Parole
che non scorderò mai finché la Dea mi
concederà di vivere.
Fiona e papà credono che io non ricordi nulla ma si
sbagliano.
"Muori, sporco traditore. Mi libererò della tua presenza
come di questo
inutile moccioso bastardo. Mi vendicherò dell'affronto che
ho dovuto
subire!".
Un inutile bastardo. Così mi ha definito... non ho pianto
per questo.
Nella Wicca esiste la Legge del Tre: tutto ciò che fai, ti
ritorna indietro tre
volte.
Un giorno, lei pagherà per il male che
ha fatto. Sarò proprio io il
braccio della Giustizia della Dea.
Le impedirò di fare altro male. Lo farò per Fiona
e i miei fratelli e tutte le
persone che ha fatto soffrire. Lo farò per Cal, il bambino
che lei
stessa ritiene di aver eliminato.
Lo farò, lo giuro.
Altri bisbigli, rumori di pentole.
Stanno discutendo.
L'altra sera, convinti che stessi ancora dormendo, li ho sentiti
parlare di
mandarmi dai Wyndekell, dal fratello di Fiona.
Lei non sa che sono sopravvissuto e per me
è più sicuro andare lì, per
crescere insieme ai miei fratelli.
È la scelta più
logica, ma una parte di me vuole restare con Fiona. Al solo pensiero di
separarmi da lei, calde lacrime mi segnano il viso.
Non sarà facile vivere con i Wyndekell, non mi faccio
illusioni. Io sono un
Woodbane puro e, anche se ho solo dieci anni, so benissimo che non
siamo ben
visti nella comunità wicca.
Fiona, però, durante i giorni in cui ero incosciente e che
ha trascorso al mio
capezzale, mi ha raccontato di una congrega speciale. Si chiamava
Belwicket.
Una congrega
composta interamente da Woodbane buoni che avevano rinunciato alla
magia nera.
Una congrega potentissima, rispettata da tutti.
Quando starò meglio, voglio saperne di più.
Questa storia mi affascina.
Nonostante quello che lei mi ha detto, è possibile essere
Woodbane e servire il
Bene.
Oh, Dea. Accogli la mia preghiera. Questo mio impegno.
Crescerò buono e giusto, una strega degna della congrega di
Belwicket.
Crescerò buono e giusto, forte e saggio, in modo che
Fiona... la mia nuova
mamma sia sempre fiera di me.
In modo che continui a sorridermi come ha fatto fino ad ora.
Il mio nome è Cal Blaire, Sgath, e sono morto e rinato nel
sacro giorno di
Imbolc. Questo è il mio giuramento più solenne.
Sgath