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Autore: Crona Lunatica    28/10/2013    1 recensioni
Le lacrime correvano dalle mie guance sulla terra, le mani mi dolevano e avrei voluto sprofondare, sentivo le gambe pensanti come piombo e non riuscivo a muovermi per quanto cercassi di trarmi da quel baratro d’angoscia in cui stavo precipitando. La luce, il fuoco. Ferite, le membra sanguinanti, la testa scoppiava e il mio cuore cedeva nelle viscere. La voce non era che un rantolo indecifrabile e muto nella gola secca e gli arti erano fusi come pezzi d’argilla cotta nel forno. Una bambola di cera che si scioglie al sole, questo ero, e nell’oscurità accecante della disperazione arrivò. Abbandono e solitudine la seguirono, la vita cresceva da sola nel buio senza speranza e destinata a spegnersi.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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<< Sai come si chiama quella raccolta di ballate di cui ti parlavo? Edda poetica>>.
Strinsi la sua mano.
<< Da quando ci siamo incontrati ti ho pensato spesso>> mi disse.
La sua mano si posò sul mio viso in una carezza, e fu come se un fuoco avesse preso a bruciarmi nel cuore. Rividi in quell’attimo tutte le cose belle che esistono al mondo. I suoi occhi si riflettevano nei miei, e allora, con la luna come testimone le nostre labbra si unirono in un bacio appassionato. E fu in quella notte d’Agosto che fummo un unico essere. Sotto le stelle, osservati dalla luna d’argento e accarezzati dai suoi raggi. Da allora anche nei momenti più bui riuscii sempre a trovare un angolo di felicità con Francesco, e nel nostro universo vivevamo separati da tutto e tutti, almeno per pochi minuti. Ci scambiavamo promesse, ridevo dei suoi scherzi e rimanevo incantata dalle storie che mi narrava. Non poteva andare meglio di così; se la guerra fosse finita tutti i miei sogni si sarebbero realizzati. Oggi l’unica cosa che manca per realizzare i sogni è la volontà, anche se la vita è fatta così…o meglio la natura umana è così. Per quanto sia bella la speranza di un mondo migliore, chi lo sa quando lo creeremo? Lasciare tutto, scegliere il male, uccidere…è facile, pur di salvarsi, ma ci sono porte che si aprono solo a coloro che soffrono e scelgono la strada tortuosa>> la donna scuote il capo per allontanare un pensiero.
<< Ero così felice, e poi…>> Edda si sfiora la pancia.
<< Eri, incinta?>> sussurra Esmeralda, toccandosi a sua volta il ventre leggermente gonfio e riconoscendo quella sensazione meravigliosa e terribile al contempo.
Questa volta, Edda si fa scura in volto. << …Sì, ed ero troppo giovane, e ingenua; credevo che sarebbe bastato il mio amore per cancellare almeno in parte l’inferno intorno a noi. Spesso il cibo scarseggiava, e dovevamo rubare, le missioni era sempre più pericolose e molte volte dovevo allontanarmi da Francesco anche per giorni. Lo confesso; avevo un brutto presentimento, che si materializzò il 2 novembre 1944. Quel giorno funesto tutti noi eravamo andati alla messa dei morti di quel piovoso mattino. Francesco ed io eravamo andati con Giulia e i miei fratelli, assieme a noi c’erano molti altri partigiani, convinti come noi che con quel tempaccio i repubblicani non sarebbero venuti. Ebbi il cuore pesante per tutta la funzione, durante la quale gettavo gli occhi al Cristo in croce dell’altare o alzavo lo sguardo all’affresco ritraente la scala al Paradiso in una muta preghiera. Quando la funzione finì Giulia seguì suo zio al cimitero per l’altra funzione, invece io e Francesco ci attardammo per spegnere le candele. In quel momento fascisti e tedeschi circondavano il paese per il rastrellamento.
Troppo tardi qualcuno lanciò il grido di allarme, e allora, come pulcini in un’aia all’arrivo del falco, fuggitivi e renitenti cercarono la salvezza nella fuga, nelle case o gettandosi nei campi.
A quel grido Francesco cercò di trascinarmi nel coro per nasconderci, mentre, all’esterno, i repubblicani minacciavano con il mitra coloro che tentavano la fuga. Opposi però resistenza e liberato il braccio corsi fuori sotto la pioggia battente per vedere cosa fosse successo; con il terrore nel cuore raggiunsi il sagrato della chiesa e corsi come una forsennata alla ricerca dei miei fratelli.
Per un breve istante la scarica di un mitra coprì il rumore della pioggia.
Un solo pensiero fulminò la mia mente mentre attraversavo la piazza; un solo pensiero si espanse in quell’istante attutendo tutti i suoni, tutti i rumori che mi circondavano:  “Qualcuno morirà”.
Caddi. Le lacrime correvano dalle mie guance sulla terra, le mani mi dolevano e avrei voluto sprofondare, sentivo le gambe pensanti come piombo e non riuscivo a muovermi per quanto cercassi di trarmi da quel baratro d’angoscia in cui stavo precipitando. La luce, il fuoco.
Ferite, le membra sanguinanti, la testa scoppiava e il mio cuore cedeva nelle viscere. La voce non era che un rantolo indecifrabile e muto nella gola secca e gli arti erano fusi come pezzi d’argilla cotta nel forno. Una bambola di cera che si scioglie al sole, questo ero, e nell’oscurità accecante della disperazione arrivò. Abbandono e solitudine la seguirono, la vita cresceva da sola nel buio senza speranza e destinata a spegnersi poi…non sentii più nulla>>
Edda tace e fissa lo sguardo su un punto imprecisato della parete, l’ombra della sera calata da poco nasconde il suo volto.
<< Poi…? Cosa è successo?>> chiede Esmeralda in un sussurro.
Le palpebre si fanno pesanti e riesce a stento a stare sveglia.
<< La guerra è finita e io ho cercato la pace. In realtà cercavo qualcosa che volevo trovare senza fatica anche se non avevo ancora capito che le scelte dolorose e il sacrificio portano alla felicità>>.
La figura dell’anziana donna pare quasi evanescente alla luce della luna che filtra dalla finestra.
<< Ma…il bambino…ha trovato la felicità? E…la sua famiglia?>> la ragazza balbetta appoggiata al tavolo.
<< Ora li ho trovati, e anche tu molto presto ne troverai una, perché la vita in fondo è questo: una continua ricerca della felicità, ma ti svelerò un segreto. Non cercare la felicità altrove, perché è già dentro di te. Stringila forte e non lasciarla mai, coltivala nel tempo con amore e dedizione e un giorno ne gusterai i frutti>>.
La carezza di Edda è come una leggera brezza gelida ed Esmeralda la sente a mala pena prima di cadere in un sonno profondo mentre il fantasma svanisce nel gelido splendore della luna di novembre. E’ pomeriggio inoltrato quando la ragazza si sveglia, ma non c’è traccia di Edda. C’è solo una sedia in più a tavola, per il bambino che deve nascere.


Ed ecco la fine di quesa storia, mi raccomando lasciatemi una piccola recensione e fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio a tutti voi
 
  
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