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Autore: lyy223    29/10/2013    1 recensioni
Non potevo crederle.
Non avevo mai creduto a tutte quelle leggende.
Eppure qualcosa dentro di me mi diceva che quella bellissima ragazza ventitreenne, mi stesse confidando la verità.
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Seconda storia della serie "Soul".
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Soul'
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-Sai, non sono il solo a cui interessi-.
Mi voltai per guardarlo.
Comparve sul suo viso un ghigno poco rassicurante.
-Ci sono tanti, tanti altri che ti cercano.Però sei fortunata che ti abbia trovato io. Almeno non patirai molto dolore quando prenderò quello che mi serve-.
Il suo ghigno si fece ancora più accentuato.
-Credo che tra un po' non saremo solo noi due in questa casa-.
Mise la pietra in tasca, si alzò e uscì dalla stanza.
Andò al piano di sotto.
Mi alzai anche io con molta fatica. 
"Cosa devo fare adesso?"
Era il momento giusto per scappare.
Non sapevo quando sarebbe tornato.
Mi affacciai alla finestra, per capire se era uscito fuori.
E invece vidi tre ombre nere avvicinarsi alla casa.
Come era successo prima, anche queste ombre avevano dei contorni indefiniti.

Aiuto.
Chi erano?
Mi stavo avvicinando silenziosamente alla porta della camera.
Mi comparve all'improvviso di fronte.
- Cosa stai tentando di fare, ragazzina? Zitta zitta volevi svignartela, vero?-
Soffoco una risata.
- Tu signorina, prendi tutto quello che ti serve. Dobbiamo andarcene velocemente-.
Non sapevo cosa fare. Avevo la testa nel pallone, come se avessi preso una sbronza.
-Veloce!- mi urlò contro.
Stavolta era visibilmente agitato.
Vide la mia valigia di fianco all'armadio, la aprì.
Mi fece segno di avvicinarmi.
Presi giusto un paio di scarpe e un jeans.
Si abbassò e prese anche un giubbotto pesante.
Poi Mi tirò per il braccio.
Mi strattonava con forza.
Mi trascinò giù per le scale.
Mi portò fuori dalla casa.
Ci dirigevano verso il bosco.
Un'ultima volta mi voltai ad osservare quella deliziosa casa in cui avevo trascorso tutte le vacanze di natale da quando avevo cinque anni.
Avevo passato lì tanti momenti felici.
Mi tornarono in mente tutti i pupazzi di neve fatti con mio padre, mio zio e mia cugina. 
Tutte le torte preparate con mia mamma e mia zia.
Tutti pranzi di Natale passati insieme.
Adesso invece loro non c'erano più.
Non li avrei più rivisti.
Un groppo in gola mi prese.
Stavo per scoppiare a piangere.
Rallentai il passo.
-sei una pappamolle! Tutte a me capitano!-
Mi prese in braccio.
Sembravo una bambina nelle sue braccia.
Mi sentivo al sicuro.
Eppure lui voleva solo la mia anima.

Non si sentiva alcun suono.
Era come se io e lui non fossimo in quel bosco.
Gli aghi di pino non scricchiolavano sotto i suoi piedi.
Quando In lontananza si sentivano le voci di coloro che avevano deciso di fare una passeggiata nel bosco, lui cambiava direzione.
Voleva passare inossevato.
E ci riusciva benissimo.

Ero stanca.
Non riuscivo a tenere gli occhi aperti.
Mi addormentai nelle sue braccia.

-ehi-
"sentivo una voce in lontananza che mi chiamava, era rivolta a me?"
-ehi, bella addormentata! Non posso portarti per sempre in braccio-.
Mi svegliai.
Vidi i suoi grandi occhi grigi che mi fissavano.
Dove era finito quel rosso sangue?
-Alla buon ora...-
Ci trovavamo in una sorta di pargheggio.
Mi teneva ancora in braccio, ma era seduto su una panchina.
Mi fece sedere dall'altra parte della panchina.
-Metti questo, altrimenti congeli-.
Mentre mettevo il giubotto che aveva preso dalla mia valigia, guardai il cielo.
Il sole stava quasi per tramontare dietro le montagne.
"Ma quanto eravamo lontani dal cottage?"
Si guardò in giro.
-Resta qui, arrivo subito. Non provare a scappare.-
Non c'era nessuno.
Questa volta non provai a scappare, sapevo che sarebbe riuscito comunque a catturarmi.
Non volevo farlo arrabbiare.
Avevo visto cosa aveva fatto a mia cugina.
Sinceramente non volevo che facesse la stessa cosa a me.
Anche se sapevo che in cuor mio l'avrebbe fatto.

Dalla mia posizione lo vedevo ancora.
Si aggirava tra le macchine.
Voleva rubarne una.
Si avvicinò ad una macchina rossa.
La maniglia sembrava di cartapesta nelle sue mani.
Non oppose resistenza alla sua forza.
Salì in macchina. Dopo pochi istanti riuscì anche a farla partire.
Fece diverse manovre, poi si avvicinò a me.
-Entra- disse sottovoce.
Mi alzai lentamente.
Ero ancora tutta intontita.
Entrai nella macchina calda ed accogliente.
Aveva acceso il riscaldamento
"che carino" pensai.

Osservavo dal finestrino del passeggero i boschi che sfilavano veloci.
Non riuscivo a capire dove eravamo.
-Dove stiamo andando?-
-Vedrai-.
Questa fu l'unica cosa che disse.
La sua espressione si faceva sempre più sofferente.
 A cosa pensava?
Dove eravamo diretti?
   
 
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