Attenzione.
Quella che segue è una fic altamente
sperimentale.
Maneggiare
con cautela.
E’ una gran bella cosa, lo specchio.
Tu ti guardi, e vedi quello che sei. Quello che tu sai di essere.
Quello che pensi, i tuoi ideali.
Quello che nessun’altro riuscirà a vedere mai.
E’ lì, davanti ai tuoi occhi.
Puoi toccarlo, se vuoi.
Quello sei
tu. Quella sei tu.
Ti vedi?
Ti piaci?
… C’è un posto, dall’altra parte dello specchio.
Un posto dove ci sono tutti: quella che sei tu e quello che sei tu
e quello che è il proprietario dell’edicola in fondo alla strada. Siete
tutti lì, voi, quelli veri.
Le vostre coscienze (quelle vere), le vostre manie (quelle vere),
i vostri pensieri (quelli veri), i vostri ideali ed i vostri sogni.
Quelli veri.
C’è tutto
un mondo, lì, di cui alla fine noi riusciamo a conoscere soltanto la
nostra parte.
(e, come
sempre, non facciamo che perderci la parte migliore)
T E A M S E V E N
act 0.5
“Raccontatemi qualcosa di voi.” Sta dicendo con tono annoiato Maschera dipinta di vivace interesse, con un bel sorriso invisibile stampato sulle labbra immobili. Sembra avere una certa urgenza di terminare il tutto, di farla finita, e di poter tornare a casa e starsene un po’ in pace.
E’ un desiderio piuttosto comprensibile, considerata la
sua compagnia.
Ragazza #2, Cucciolo di Volpe e Superstite ricambiano
distrattamente il suo sguardo, e nessuno di loro sembra voler affatto parlare
di sé. Maschera conclude che sarà, purtroppo, una lunga ed impegnativa
giornata.
“Cucciolo di Volpe, vuoi iniziare tu?” mormora,
strascicando le parole e prendendo ancora una volta in mano le redini della
situazione.
Cucciolo di Volpe abbassa appena le orecchie a punta in un
gesto di chiara indisponenza, così com’è chiaro il broncio che curva
teatralmente all’ingiù le sue labbra. Quelle orecchie fulve fanno a pugni con
il color grano dei capelli, cosa che Ragazza #2 non manca di notare.
“Cavolo, ragazzo, non hai un minimo di gusto estetico! Crepa, dannazione, crepa!”
L’espressione sul volto del biondino è inaspettatamente inebetita e ben poco volpina.
“Io sono Kyuubi.” Afferma Cucciolo di Volpe, battendo
ciglio, come se quell’affermazione fosse l’unica cosa che conta davvero.
Superstite, un bambino cresciuto troppo in fretta ed affatto carino, arriccia
il naso ben dritto.
“Ma dove?!” sbotta, poco carinamente.
“Cazzo, ma questo è matto!” enfatizza Ragazza #2,
nella sua banale bidimensionalità in bianco e nero.
“Ho le orecchie,” si giustifica Cucciolo di Volpe,
indicandole “ e la coda, anche.”
“Questo fa di te un fenomeno da baraccone, stupido! Non
certo un demone!” grida la Ragazza, senza alcun motivo in particolare se non
quello di riserve di rabbia repressa. Superstite continua a guardarli,
passivamente, col nasino arricciato.
“Cosa ti fa pensare di essere Kyuubi, Cucciolo?” domanda
infine Maschera, con evidente stanchezza.
“Tutti! Tutti, tutti, lo dicono tutti, eh! Lo giuro!”
“E su chi lo giuri?” rimbecca astiosamente Superstite,
sopracciglia crucciate sul visino pallido.
“Sulla famiglia che non ho!” risponde prontamente
Cucciolo, che non ha davvero nulla di nulla su cui giurare, poverino.
“Non è un giuramento valido.” Ragiona il bambino,
schioccando la lingua. “Sei solo un Cucciolo di Volpe, tu.”
“Suvvia, suvvia.” Interviene Maschera, dipinta di pigra
rassegnazione. “Cosa ti piace, Cucciolo di Volpe?”
Le orecchie del biondino sono ancora abbassate in segno di
evidente frustrazione, mentre risponde. “Molte cose, quasi tutte. Mi piace il
ramen, giocare, ma soprattutto mi piace avere amici. Tanti amici. E non mi
piace per niente stare solo. Per niente-niente, eh!”
“Hai un sogno?”
Cucciolo di Volpe ci pensa, e ci pensa, e risponde.
“Voglio solo che mi vogliano bene.” Mormora infine,
facendo spallucce.
“E chi è che vuole bene a Kyuubi?” sbotta Superstite, con
una smorfia.
“Mi vorranno bene!” protesta di rimando l’altro, puntando
poco minacciosamente il dito contro il bambino. “Dovessi diventare Hokage per
riuscire a guadagnarmelo!”
“Tu sei solo un Cucciolo.” Replica assai poco dolcemente
Superstite, incrociando le braccia al petto. “A me, invece, sì che hanno voluto
bene.”
Cucciolo e Superstite si guardano in cagnesco, prima di
battere ciglio alla voce di Maschera che assolve al suo dovere.
“E tu, Ragazza #2?”
“Oh, io sono Ragazza #2 e basta. Amo essere bella come
ogni ragazza, amo essere apprezzata come ogni ragazza e amo Superstite. Come
ogni ragazza.” Qui la fotocopia di ragazza a carboncino si ferma, in una piccola
pausa. “Quindi, se qualcuna di queste ‘ogni ragazza’ ci prova con lui, le
taglio una mano. …Anzi, tutte e due. E’ mio, l’ho visto prima io. E poi sono io
la sua compagna, mica loro!”
“Non sei affatto carina.” Commenta Maschera, inarcando un
sopracciglio.
“Ma lo sembro, no?” replica, quasi ringhiando, lei.
“Superstite è troppo infantile per amarti.” Borbotta
Cucciolo che, nonostante tutto, è sempre stato cotto della facciata carina di
Ragazza #2, e pertanto si sente un po’ risentito. Ma Superstite sbuffa, con
aria saccente.
“Io so amare benissimo.” Mente, a denti stretti e male.
“Cosa ne vuoi saperne tu dell’amore?”
“Io dell’amore non so nulla.” Replica Cucciolo,
candidamente. “Lo sto cercando, però.”
“Tu non sei mai stato amato. Non puoi saperne nulla
comunque.” Da bambino testardo, Superstite vuole comunque averla sempre vinta.
“C’è qualcosa che non ti piace, Ragazza #2?” interviene
pacatamente Maschera.
“Adesso sì.” Replica veementemente lei. “Cucciolo di Volpe
non mi piace per niente, ora. Sminuisce i miei sogni che sono già piccoli di
natura. D’altronde, sono solo Ragazza #2, io. Non posso poi permettermi sogni
così grandi, capitemi.”
“Non ho detto nulla sui tuoi sogni!” obietta Cucciolo, in
un ultimo disperato tentativo di mantenersi fra le grazie di lei.
Invano.
“Ascoltami bene, eh: il mio sogno è essere amata da
qualcuno, come ogni ragazza. Da Superstite, come ogni ragazza. Lui può amare e
può fare tutto, perché lui è perfetto. Credimi, io lo so.”
Ma mentre sia Cucciolo che Superstite schiudono le labbra
per ribattere, l’attenzione di Maschera viene dipinta nei confronti del piccolo
vendicatore.
“Io sono un’Uchiha.” Dice lui, facendo spallucce come se
fosse l’unica cosa importante. Poi ci ripensa, perché di cose importanti ce n’è
almeno un’altra. “L’ultimo.” Aggiunge, dopo quel piccolo ripensamento.
“C’è qualcosa che ti piace?”
“… no, non credo. Mi piacevano i pomodori, una volta, ma
non è una cosa molto Uchiha da dire.”
“Conoscevo un Uchiha, una volta.” Commenta Maschera,
provando rimorso. “Non avrebbe avuto problemi a dire che gli piacevano i
pomodori, lui.”
“Ah, okay. Allora si, mi piacciono.”
“E non ti piace…?”
“Tutto.”
Ragazza #2 ascolta e pensa sia una cosa interessante e
figa da dire.
Cucciolo, invece, la trova ridicola e scoppia a ridere.
“Che significa tutto?!”
“Tutto. Tutto il resto.” Risponde causticamente
Superstite, arricciando il naso.
“Il sole?” tenta il biondino, incredulo.
“Troppo caldo.”
“La neve bianca?”
“Troppo freddo.”
“I paralumi?”
“Troppo inutili.”
“I riassunti?”
“Troppe poche parole e troppo da dire.”
“Gli elefanti?”
“Troppo grandi.”
“L’immortalità?”
“Troppo noiosa.”
“I cipressi?”
“Troppo tristi.”
“Il serpendrillo?”
“Troppo inventato.”
“Io?”
“Troppo stupido.”
“La solitudine?”
“Troppo abituale.”
“Neanche a me piace essere solo.” Commenta Cucciolo,
porgendo la mano verso il bambino cresciuto troppo in fretta. “Diventiamo
amici!”
Superstite non sembra avere intenzione di stringerla.
“No.”
“Certo che odi davvero tutto,” sta commentando
Ragazza #2 “A me il sole e la neve invece piacciono.”
Maschera, ancora una volta, sospira e cerca di ricavare un
po’ di silenzio.
“Hai un sogno, Superstite?”
“Non ho più sogni.” Ammette lui, a malincuore. “Solo
incubi, ormai. Mi manca la mia famiglia.”
“Non c’è nulla che desideri?”
“Oh, certo. Quello si.” Annuisce vigorosamente lui,
espressione seria sul viso imbronciato.
“Che cosa?” imbecca Maschera, chinandosi appena in avanti.
“Dimostrare a mio fratello che sarebbe valsa la pena,
uccidermi quella sera.” Afferma compitamente Superstite, braccia incrociate al
petto. E’ il ritratto della determinazione, ora.
“Davvero?” interviene Ragazza #2 “E’ un sogno davvero
strano.”
“Non è un sogno.” Ribadisce Superstite.
“Un incubo, allora?” tenta Cucciolo, lasciando oscillare
curiosamente la coda.
“Un’ambizione.” Decide il bambino, su due piedi, e pensa
che questo nome gli piace.
“Come farai?” insiste Ragazza #2, battendo ciglio.
“Lo uccido.” Replica candidamente il bambino troppo poco
carino, facendo spallucce. “Così anche loro mi lasceranno in pace.”
“E come lo uccidi?” insiste Cucciolo, che invece sembra
particolarmente preoccupato.
“Diventando più forte, ovvio.”
“Ma tu sei già forte, eh!” loda Ragazza #2, fin troppo
pronta a dimostrare i suoi sentimenti nei confronti dell’altro. Cucciolo,
pertanto, mette di nuovo su il broncio.
“Non mi piacete.” Mormora Maschera, allora, con uno
sbadiglio. “Non mi piacete per niente.”
Sia il biondino che la copia femminile in carboncino
sembrano contrariati da quel giudizio sommario ma, mentre Cucciolo ci ride su e
Ragazza #2 sembra desolata all’idea di non piacere a qualcuno, Superstite non
ascolta già più, perso nelle implicazioni di quell’ultima affermazione fatta.
[Ed è qui che Maschera comprende che Superstite lo avrebbe sempre ascoltato
poco.
Troppo, troppo poco.]
A/N: io l’avevo avvertito, che era altamente sperimentale
ed OOC – perché tutti, alla fine, dicono quello che pensano. Bene o male. Non
so cosa abbia bevuto per partorire qualcosa simile, ma so già che sarà una
raccolta di momenti di Naruto “proiettati” in questo mondo qui. E’
terribilmente divertente da scrivere, e
spero sia altrettanto divertente da leggere. Non in senso comico, ma in senso
di intrattenimento, eh. Naturalmente la caratterizzazione dei personaggi maturerà con l'andare dei momenti che andrò trattando. E’ qualcosa di nuovo che ho voluto provare. L’ho scritta
ieri sera mentre ero “on high” dopo i risultati del concorso *_*”
Tra parentesi, sono ancora “on High”.
E’ solo un esperimento senza troppe pretese, eh.
Sakura è Ragazza #2; il motivo c’è e probabilmente non è
neppure tanto difficile da comprendere. Se c’è una Ragazza #2, significa che c’è
anche una Ragazza #1, no? X°D *si diverte come una scema*
Ja ne!