Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Moon9292    29/10/2013    11 recensioni
Gabriel Martin ha tutto dalla vita.
E' ricco, è bello, è attraente, è intelligente ed ha una bella famiglia. Ha una fidanzata modella bellissima, ed è a capo della sua cerchia di amici. L'università è un gioco da ragazzi per lui. Tutti lo amano, tutti lo desiderano e tutti lo vogliono.
Kyra Smith è una ragazza comune.
E' semplice, non ha a disposizione i soldi di famiglia, e per andare avanti all'università è costretta a dare ripetizioni ai ricchi figli di papà. La sua massima aspirazione, oltre quella di diventare avvocato, è essere invisibile agli occhi di tutti.
Questi due ragazzi conducono vite separate, e l'unica volta in cui si trovano uniti, è solo per prendersi in giro e farsi i dispetti come stupidi adolescenti.
Un giorno, però, le cose cambiano e Gabriel si vede costretto a chiedere aiuto proprio all'ultima persona al mondo alla quale avrebbe chiesto qualcosa. E, come uno scherzo del destino, due anime opposte si troveranno a condividere attimi di eterna felicità.
Che la vita fosse imprevedibile, questo era chiaro, ma poteva davvero diventare così assurda? Evidentemente si...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

Capitolo 4 - Spie mancate e shopping sfrenato

 

 

Kyra si svegliò con un gran cerchio alla testa. Le doleva profondamente il cranio, e sentiva i ricordi premere per uscire fuori. Doveva ricordare qualcosa. Qualcosa di importante.
Ma non riusciva bene a focalizzare ciò che spingeva sulla sua fronte. Poi, come un fulmine a ciel sereno, appena intravide con la coda dell’occhio i suoi occhiali neri, ricordò.
Si sedette velocemente sul letto, scioccata e con gli occhi sgranati. I ricordi della sera precedente venuti tutti a galla.
Si portò una mano alla tempia, incapace di credere a ciò che stava vedendo con gli occhi della mente. Eppure sapeva per certo che ciò che era accaduto in quel giorno appena passato, era reale.
Gabriel Martin, il ragazzo più popolare della scuola, la persona che più odiava al mondo, aveva chiesto il suo aiuto. E non solo! Le aveva offerto dei soldi. Soldi che le avrebbero permesso di pagarsi il resto della rata scolastica.
Ancora faticava a credere a ciò che era accaduto. Prese tra le sue mani la montatura degli occhiali, guardandoli con una strana tristezza. Adesso che aveva accettato, non poteva tornare più indietro. Come una tempesta, ritornò al discorso avuto nello spiazzale dietro al campus.
 
<< Andata >>, confermò.
<< Bene, ora che siamo d’accordo abbiamo giusto un paio di regole da stabilire >>, esordì Gabriel con quel suo tono saccente e superiore.
Kyra già si prospettava difficili e lunghe settimane di lavoro. Alzò gli occhi al cielo pronta ad aspettarsi il peggio.
<< Perché alzi gli occhi al cielo? >>, domandò perplesso il ragazzo.
<< Niente. Coraggio spara >>, sbuffò lei già stufa di tutta quella situazione.
<< Allora, prima cosa, come già detto nessuno dovrà sapere di noi e del nostro accordo. Ne va della mia reputazione >>
<< Non ne avevo dubbi >>, commentò sarcastica Kyra.
<< Secondo, dobbiamo studiare un racconto da propinare ai miei genitori. Ci penserò stanotte, e domani ti farò sapere >>, continuò Gabriel, ignorando la risposta della ragazza.
<< Aspetta, ora che mi ci fai pensare, i tuoi genitori sanno chi è la tua ragazza, giusto? Perché sinceramente dover fingere anche di chiamarmi Amelie è un pochino troppo >>
<< Non temere. I miei non sanno niente di Amelie. Ho raccontato loro, solo che la mia fidanzata era una modella >>, specificò lui.
<< Ok, cercherò di non indagare oltre sul fatto che hai tenuto nascosto ogni cosa alla tua famiglia. Già di per se questa storia è inquietante, se poi provo ad entrare nella tua mente rischio di perdermi nel caos >>, dichiarò caustica Kyra.
<< Continuerà ancora per molto questo tuo atteggiamento scostante? >>, domandò scocciato Gabriel.
<< Finché non partiremo per andare dai tuoi. In casa loro saprò fingere, non preoccuparti. Ma fino ad allora non mi risparmierò in niente >>
<< Fantastico, non vedo l’ora di cominciare questo nostro rapporto di lavoro >>, rispose sbuffando il ragazzo.
<< Anche io >>.
Tra i due calò il silenzio. Non sapevano che dire. Erano entrambi imbarazzati.
Kyra si rendeva conto che quella era la prima volta che parlavano da persone quasi civili. In quei anni non avevano fatto altro che punzecchiarsi e farsi scherzi come stupidi bambini.
Ma non era più tempo dei giochi. Avevano un accordo, e per quanto non le piacesse fare quel tipo di affari, Kyra doveva sottostare a tutte le regole impostatele.
<< Va bene, caliamo l’ascia di guerra per stasera e vediamo di concludere questa assurdità >>, esclamò dopo qualche minuto, sbuffando.
<< Va bene. Però tu cerca di trattenere la tua lingua biforcuta >>, rispose con un sorriso beffardo Gabriel.
<< Farò del mio meglio. Allora, prosegui con questa follia delle tue regole >>
<< Come dicevo, penserò ad una storia da raccontare ai miei genitori >>, poi il ragazzo le lanciò una lunga occhiata. La squadrò da capo a piedi. A Kyra parve di essere studiata approfonditamente. <<  Però tu non puoi decisamente presentarti in queste condizioni dai miei. Ecco perché dobbiamo lavorarci sopra. E anche parecchio, direi >>
<< Cosa c’è che non va in me? >>, domandò sbalordita e anche un pochino offesa.
Mai si era sentita inadeguata nei suoi panni. Ma con quella lunga radiografia a cui era stata sottoposta, e quel commento cattivo, cominciò a sentirsi imbarazzata.
<< Cosa c’è che non va? Praticamente tutto, Smith >>, Gabriel cominciò a girarle intorno, come avrebbe fatto un predatore con la sua cena. << La carrozzeria diciamo che può andare. Magari ha bisogno di qualche accorgimento, perciò dieta ferrea in questi giorni, chiaro? >>
<< Stai davvero dicendo che sono troppo grassa per essere la tua fidanzata? >>, ribatté sconvolta Kyra.
Come si permetteva di criticarla in quel modo. Non aveva idea di cosa aveva passato lei con il cibo. Non poteva comprendere quale passato celasse nel suo cuore.
E come avrebbe potuto? Quel ragazzo era sempre stato baciato dalla fortuna. Niente di brutto era mai capitato nella sua vita. Non avrebbe mai potuto comprendere le tragedie a cui aveva dovuto assistere.
<< No, non sei grassa. Ma sei inadeguata come modella. Ti devo ricordare il fisico di Amelie? Non pretendo che tu diventi come lei. Sarebbe impossibile >>, Kyra si morse forte la lingua per cercare di trattenere l’insulto poco elegante che voleva dirgli. Quel ragazzo stava decisamente superando ogni limite. << Però devi cercare di somigliare quanto più è possibile ad una modella. Credi di poterci riuscire? >>
<< Farò del mio meglio >>, sibilò tra i denti, stringendo i pugni e portando il suo sguardo tagliente negli occhi ancora arrossati di Gabriel.
<< Bene, non chiedo di meglio. Comunque non finisce qui. Sei completamente inadeguata. E non solo parlando di fisico, ma anche nell’atteggiamento e nei vestiti. Perciò dovremo andare a fare shopping in qualche boutique di alta modo >>
<< Che pensiero carino rinnovarmi il guardaroba. Sfortunatamente io non ho i soldi di papà. Non posso permettermi di fare shopping in centro. Il massimo a cui posso aspirare è il mercatino dell’usato >>
<< Mamma mia, ci sarà da lavorare molto, temo >>, sbuffò scoraggiato Gabriel, portandosi una mano alla fronte.
Kyra non riuscì a trattenersi più. Perciò gli diede un piccolo pugno sul braccio. Giusto per fargli capire che lei ci sentiva benissimo, e che non apprezzava quei commenti.
Gabriel la guardò sconvolto, andando a massaggiare la parte lesa.
<< Che diavolo ti prende ora? >>, domandò scioccato.
<< Questo perché non stai facendo altro che offendermi. Negli ultimi sette minuti, hai praticamente smontato ogni parte del mio essere. ‘E il fisico così’, ‘E i vestiti non vanno bene’, ‘E l’atteggiamento va corretto’. Ma insomma, che diamine ti fidanzato sei, eh? >>, esclamò cercando di trattenere la furia che aveva in corpo.
Gabriel la fissò perplesso, non riuscendo a capire che diavolo le stesse succedendo. Poi, un sorriso divertito comparì sul suo viso. Kyra non capiva cosa c’era da ridere, ma si rendeva conto che la situazione era abbastanza folle.
<< Che fidanzato sono? Solitamente cerco di trattenere questi commenti con le ragazze con cui sto uscendo. Ma credo che tu debba ricordare che il nostro non è un vero fidanzamento >>
<< E io ti ricordo che sei nella merda totale con la tua famiglia. Perciò mi aspetto un trattamento un filino migliore, se ti è possibile >>
<< Da domani sarò il fidanzato perfetto. Ma stasera devo fare i conti con il lavoro che mi aspetta >>, sbuffò Gabriel.
<< Sei esasperante, te lo hanno mai detto? >>, domandò velenosa la ragazza.
<< Si. E a te hanno mai detto che sembri una vecchia zitella? >>.
I due si fissarono con astio. Non c’era niente da fare.
Kyra sapeva perfettamente che l’ascia di guerra non sarebbe mai calata tra i due. E perciò quelle settimane insieme sarebbero state un continuo provocare e offendere.
<< Va bene, mi arrendo. Voglio andare a letto. Perciò finisci di analizzarmi, Sherlock >>, lo esortò la ragazza.
<< Grazie Watson. Allora come stavo dicendo ti serviranno altri vestiti… >>
<< E come io ti ho già spiegato, non posso permettermi capi d’alta moda >>, ribatté scocciata Kyra.
<< Dannazione, stai un po’ zitta! Te li pago io questi maledetti vestiti, va bene? >>, sbottò nervoso Gabriel.
<< Certo che no! Ho accettato di essere la tua fidanzata per finta, ma santissimi numi, ho ancora una dignità. Non mi farò trattare come una prostituta qualsiasi, chiaro? >>
<< Smith, ti prego, non fare la melodrammatica. È soltanto una parte. Appena finisce tutta questa storia, mi restituirai i vestiti, così io o li andrò a portare indietro facendomi ridare i soldi oppure li regalo. Io non ho problemi di questo genere. La mia coscienza è apposto >>
<< Wow, sei davvero un gentiluomo. Regalare vestiti usati …decisamente appropriato per i tuoi standard >>
<< Non mi serve la tua predica. Allora, accetti oppure la finiamo qui? >>domandò beffardo Gabriel.
Kyra purtroppo dovette mandare giù il rospo che aveva in gola. Avrebbe tanto voluto urlare che non le andava bene, che saltava tutto l’affare. Ma la verità era che aveva bisogno di quei soldi. Non poteva semplicemente girare la faccia dall’altra parte. Perciò per quelle tre settimane e mezzo avrebbe dovuto ignorare il suo orgoglio.
Prese un profondo respiro, e alla fine annuì.
<< Va bene, d’accordo mi comprerai dei nuovi vestiti. Ma li sceglieremo insieme, chiaro? Non mi vestirai come una barbie. E scordati il rosa >>, aggiunse, puntando contro al petto del ragazzo un dito minaccioso.
<< Va bene, niente rosa >>, confermò Gabriel alzando le mani in segno di resa.
<< Fantastico. Che altro, padrone? Cosa c’è che non le garba nel mio aspetto? >>
<< Il fatto che non ti trucchi. Dovrai imparare in fretta perché quando saremo dai miei, dovrai essere impeccabile sotto questo punto di vista >>
<< Che bello. Imbratterò la mia faccia con delle tinture cancerogene, e che mi renderanno ridicola al cento per cento. Evviva! Non vedo l’ora >>, commentò caustica la ragazza.
Gabriel alzò gli occhi al cielo, ma non replicò a quel commento. Kyra sospettava che il ragazzo stesse cominciando a fare l’abitudine alle sue risposte sarcastiche.
<< Altra cosa, e poi concluderemo, procurati delle lenti a contatto, perché i tuoi occhiali stai pur certa che non arriveranno all’aeroporto >>.
Kyra sperò di aver sentito male. Trattenne il fiato, pregando in tutte le lingue del mondo che la figura davanti ai suoi occhi stesse scherzando. Che volesse solo metterla alla prova. Ma quando capì che Gabriel stava dicendo sul serio, trattenne rumorosamente il fiato. Il cuore cominciò a battere forte, ed il panico andava ad aumentare.
<< No, questo no. Mi dispiace, tutto ma non questo >>, esclamò agitata.
<< Niente da fare, Smith. Gli occhiali li voglio fuori gioco >>, rispose con forza il ragazzo.
<< Gabriel, tu non capisci. Io non posso fare a meno di questi occhiali, chiaro? >>
<< Per due settimane invece non li userai. E se fossi in te, comincerei a portare le lenti a contatto già da ora, così ti abituerai alla sensazione >>
<< Non mi interessa cosa dici, o cosa farai per convincermi. Gli occhiali restano >>, rispose con foga.
<< Devo ricordarti che sei in ristrettezze economiche, e che probabilmente i tremila dollari che hai chiesto ti servono per l’università? >>, domandò con profonda cattiveria il ragazzo. Un sorriso bastardo spuntò su quel suo viso troppo perfetto. Kyra si sentì in trappola. << Se non accetti questa condizione, l’accordo salta. Ci siamo spiegati, Smith? A me non interessa il motivo per cui sei profondamente legata a quella specie di impalcatura che ti ritrovi sul naso. A casa mia non entreranno. Fine della questione. Qualcosa da ribattere? >>.
La ragazza capì che Gabriel aveva studiato, nel giro di pochi minuti, quali carte giocare per farla cedere. Perché sapeva che senza quei soldi lei era spacciata. E usare quel ricatto, l’avrebbe messa con le spalle al muro. Perciò, per l’ennesima volta, mandò giù l’orgoglio e si trovò ad annuire. Non poteva permettersi di essere schizzinosa. Ma questa volta la questione era davvero seria. Doveva trovare un modo per sopravvivere senza i suoi occhiali.
Doveva essere preparata ad affrontare due settimane senza il suo scudo protettivo. Perché per lei questo erano i suoi occhiali. Un riparo dal mondo esterno. E senza era incredibilmente vulnerabile.
Gabriel, dal canto suo, rise vittorioso. Kyra decise che per quella sera aveva vinto una battaglia ma non la guerra.
Sarebbe stata la fidanzata per finta più difficile ed ingestibile al mondo. Gli avrebbe reso la vita un vero inferno, in quelle tre settimane e mezzo.
<< Bene, ora che ci siamo messi d’accordo, andiamo a dormire. Domani ti manderò un messaggio per farti sapere a che ora ci vediamo e soprattutto dove >>, esclamò entusiasta il giovane.
<< Va bene. Attenderò con ansia il tuo messaggio della buonanotte >>, rispose sarcastica Kyra.
Gabriel ignorò quel commento. Si girò, e andò verso casa sua lasciando la ragazza nello spiazzale. Sola e con l’orgoglio fatto a pezzi.
 
Kyra sospirò tristemente. I suoi occhiali non le erano mai sembrati così indispensabili come in quel momento. Sapeva che entro pochi giorni avrebbe dovuto guardare il mondo senza schermo, e non sapeva se era pronta.
Si alzò lentamente, sperando di rimandare il momento in cui sarebbe dovuta uscire dalla sua camera. Sapeva che, appena messo un piede fuori dalla porta, avrebbe dovuto fare i conti con il suo accordo.
Perciò si lavò con molta calma, indugiando in pratiche che solitamente non si concedeva. Pettinò più volte i capelli, senza un reale motivo. Scelse con maggiore attenzione i vestiti da indossare. Andò nella cucina per fare la sua abbondante colazione, impiegando più tempo del previsto.
Ma quando guardò l’orologio da polso, si rese conto che i suoi tentativi di rimandare tutta quella situazione, erano stati vani. Le lancette segnavano le otto meno dieci. Un tempo da record per lei, che solitamente usciva sempre all’ultimo minuto.
Sospirò affranta, preparandosi ad affrontare una nuova giornata di lavoro.
 
 
 
Gabriel arrivò più tranquillo quella mattina al campus.
Finalmente, dopo due giorni di agonia, quel mercoledì poteva respirare un po’ più liberamente. Non che i problemi fossero stati risolti, ma era già un passo avanti.
Amelie era partita il pomeriggio precedente, quindi nessuno sapeva della loro rottura.
Avrebbe semplicemente finto che le cose tra di loro andavano bene, e poi alla fine di quel mese avrebbe dichiarato di aver lasciato la ragazza.
Ma aveva altri problemi da affrontare.
Aveva riflettuto tutta la notte per cercare di trovare una storia credibile da raccontare a i suoi genitori. Una storia che avrebbe fatto capire quanto profondo era l’amore tra lui e la sua “fidanzata”. Ma non era riuscito ad escogitare nulla. Semplicemente perché ogni cosa che gli veniva in mente era banale e già sentita. Lui aveva bisogno di inventarsi qualcosa di originale e credibile.
In più doveva lavorare sull’atteggiamento della Smith, e sul suo portamento. Dovevano andare anche a fare shopping, e poi avrebbero dovuto sicuramente parlare per mettersi d’accordo su determinate questioni.
Come per esempio quanto in la fisicamente poteva andare. Non poteva presentarsi a casa dei suoi, e poi non tenere neanche la mano alla sua presunta fidanzata. Perciò c’erano ancora dei punti da chiarire. Ma non quella mattina. Quella mattina di mercoledì, voleva solo rilassarsi e non pensare a niente, come aveva sempre fatto.
Ma appena mise piede nello spiazzale più ampio del campus, vide in lontananza Kyra. Aveva un cappello grigio calato su tutta la fronte. I capelli schiacciati, incorniciavano il viso pallido e magro. Gli occhiali neri risaltavano per via della sua pelle nivea. Un maglione grigio abbinato al cappello, le scendeva lungo i fianchi, abbondante. Sicuramente era di qualche taglia superiore. I jeans chiari, larghi e consunti, strappati in più punti sul ginocchio erano davvero tristi, e le scarpe da ginnastiche rovinate e vecchie ormai, rendevano l’insieme davvero patetico.
Gabriel sospirò affranto. Aveva scelto un soggetto davvero difficile. Ci sarebbe voluto un miracolo per poter rendere quella specie di brutto anatroccolo, quantomeno decente.
La sua vocina interiore gli urlava quanto superficiale ed egoista fosse. Ma non poteva badarci. Aveva da portare a termine una missione: far diventare umana la Smith! Ne andava del suo orgoglio, e poi le avrebbe fatto certamente un favore a renderla più presentabile. Scosse la testa, vergognandosi un po’ per quei pensieri e un po’ perché avrebbe dovuto andare in giro con la ragazza. Prese il cellulare dalla tasca dei suoi jeans perfetti, stretti e all’ultima moda, e le mandò un messaggio:
“Ci vediamo alle 13:00 nella biblioteca del campus. Nel reparto astrologia. Non saremo visti li”.
Infilò nuovamente il telefono nella tasca del suo jeans, e riprese a camminare dirigendosi verso la sua prima lezione. Dopo pochi passi sentì una vibrazione provenire dalla sua gamba. Guardò il display del suo cellulare trovandoci un nuovo messaggio.
“Agli ordini mio padrone. Vuole che le porti qualcosa da mangiare? Magari all’altezza della sua reale persona, oppure preferisce una ballerina del ventre?”
Gabriel sbuffò mentalmente. Si trovò a pensare che quella ragazza avesse una lingua davvero biforcuta. Altro che serpente!
“Non temere per il mio pranzo. Sono abituato ad essere servito dalla servitù. Per la ballerina invece ci farei un pensierino”
Rimise il telefono in tasca, pensando che la conversazione fosse chiusa. Ma neanche due passi, risentì la classica vibrazione.
“Mio padrone, non potrei mai deluderla. Accontenterò ogni suo desiderio, visto che gli accordi prevedono che baci la terra su cui cammina. Per quanto riguarda l’anonimato della biblioteca, potrebbe farle piacere se indossassi un burka? Così nessuno mi riconoscerebbe”
Il ragazzo si trovò a sorridere a quel commento. Ma non appena si rese conto dell’espressione sul suo viso, si congelò sul posto. Da quando lui mandava messaggi alla Smith? Da quando scherzavano e si comportavano come vecchi amici? Che diavolo stava succedendo?
Probabilmente la fine del mondo era davvero giunta, perché mai nella sua vita avrebbe pensato di trovarsi in una situazione simile. Però, a malincuore, doveva ammettere che era stimolante avere a che fare con Kyra. Era una ragazza imprevedibile. Bisognava sempre stare attenti ai suoi atteggiamenti, e alle risposte da darle. Poteva diventare simpatica, o poteva avvelenare chiunque le stesse accanto con una sua risposta sarcastica. Era una continua giostra, e non sapeva se aveva già la nausea o poteva ancora resistere. Ciò di cui era certo, era che alla fine di quelle settimane avrebbe dato di stomaco per mesi interi.
“Si, mi farebbe stare davvero tranquillo vederti con un velo. Mille grazie per la tua premura”
Rispose velocemente, sperando di scacciare via quei sentimenti strani che stava cominciando a provare. Aveva sempre trovato stimolante avere delle nuove sfide, ma la Smith non poteva essere una di queste. Appena scadute le tre settimane e mezzo, i rapporti tra loro sarebbero tornati quelli di sempre. Avrebbero ripreso ad ignorarsi e a punzecchiarsi. Non poteva certo permettersi di affezionarsi o stronzate simili.
Lui era Gabriel Martin! Non si arrendeva a nessuno, tantomeno si sarebbe prostrato ai piedi di quella ragazza sfacciata. Una nuova vibrazione attirò la sua attenzione.
“Sempre a disposizione mio padrone. Ci vediamo alla biblioteca alle 13:00. Io sarò quella coperta da capo a piedi. Nessuno mi noterà”
Nonostante i suoi propositi, il sorriso riapparve sul suo viso.
Appena scoccò l’una precisa, Gabriel si affacciò alla biblioteca. Si guardò intorno con fare furtivo, quasi come fosse un ladro.
Si rendeva conto di essere ridicolo ad occhio esterno. Ci mancava solo che indossasse una tutina nera alla Diabolik, e poi davvero aveva toccato il fondo. Ma non poteva permettersi spettatori indesiderati. Doveva essere certo che la sua reputazione fosse al sicuro.
Lanciò nuovamente un’occhiata sia alla sua destra che alla sua sinistra, ma l’unica figura presente era la bibliotecaria cinquantenne svampita e sorda da un orecchio. Si domandò come fosse possibile che, per quel genere di lavoro, prendessero sempre persone dello stesso genere. Per superare il colloquio, dovevano avere uno standard prefissato, visto che tutte le bibliotecarie con cui aveva avuto a che fare da quando andava a scuola, erano vecchie, brutte, con occhiali a fondo di bottiglia e sorde come campane. Magari facevano parte anche di un club, fondato per darsi sostegno nelle loro sventure.
Sorrise mentalmente. Poi riportò la sua attenzione all’orologio appeso alla parete, e notò che era in ritardo di due minuti. Non poteva perdere altro tempo.
Perciò si accovacciò per bene e cominciò a strisciare verso i primi scaffali ricolmi di libri. La biblioteca era una tra le più grandi del paese. Occupava uno stabilimento intero, ed era strutturata su due piani. Avevano libri di ogni genere, ed erano catalogati per sezione. Ma per tipi come lui, quel posto era diviso in quattro zone.
Zona 1: quella centrale, dove vi erano i banchi e i computer da lavoro. Una zona frequentata dai secchioni.
Zona 2: il reparto scientifico, dove ci si andava per ridere e scherzare con gli amici quando non ti andava di stare sotto gli occhi di tutti.
Zona 3: il reparto gastronomico, dove ci si andava quando si voleva amoreggiare con la propria compagna. Lui ed Amelie avevano battezzato molti scaffali.
Zona 4: il reparto astrologia, dove ci si andava quando si voleva restare soli, senza che il mondo sapesse della tua esistenza.
Era il reparto adatto per pensieri profondi, oppure quando si era tristi e si voleva restare soli. Nessuno ci andava mai perché era la zona più in penombra della biblioteca. Anche se adatta per amoreggiare, quel luogo metteva i brividi. Non vi erano finestre, ne luci particolarmente forti. Se si restava per più di mezz’ora tra quei alti scaffali, al secondo piano, si rischiava di soffocare o di essere presi da un attacco di panico.
Gabriel non ci andava mai. Non ne aveva mai avuto il motivo. La sua vita perfetta non prevedeva momenti di sconforto o profondi pensieri su questioni importanti. La sua superficialità batteva qualsiasi cosa. Ma negli ultimi tre giorni, la sua vita non era stata esattamente ordinaria.
Camminò silenzioso e in punta di piedi tra i vari reparti, evitando accuratamente le zone più frequentate. Aveva evitato di incontrare la bibliotecaria, ma non sapeva se nei paraggi ci fosse qualcun altro, sebbene fosse l’orario di pranzo. Si girò attorno più volte, con le orecchie aperte pronto a captare qualsiasi rumore sospetto.
<< Ehi Diabolik >>, lo chiamò una voce divertita alle sue spalle.
Gabriel si voltò di scatto, spaventato e col cuore in gola. Temeva di incontrare qualche sua conoscenza pronto a fare domande indiscrete. Invece davanti ai suoi occhi vi era Kyra Smith intenta ad attenderlo tra due scaffali vicino alla balconata che affacciava al primo piano. Un sorriso beffardo in volto e lo sguardo a metà tra il divertito e il perplesso. Si diede uno schiaffo mentale. Aveva fatto la figura dell’idiota.
<< Da questa parte >>, lo invitò la ragazza procedendo attraverso quella specie di labirinto.
Proseguirono in silenzio, avviandosi vero la zona 4. Gabriel si stava ancora maledicendo per quella gaffe assurda. Da quando aveva a che fare con quella ragazza, ne aveva combinate una dietro l’altra. Prima nascondersi tra le siepi, poi la questione dello spray. E adesso il suo atteggiamento da ladro di terza categoria! Era diventato un pagliaccio ambulante. Si riscosse dai suoi pensieri quando arrivarono alla fine della biblioteca, nel reparto di astrologia. Era davvero sinistro ed inquietante. Le luci soffuse e le mancate vie d’uscita davano una sensazione di oppressione.
Gabriel si sentiva a disagio tra quei scaffali alti. Invece, lanciando un’occhiata alla ragazza davanti a se, si rese conto che Kyra era tranquilla. Troppo tranquilla! Quasi come se quell’ambiente fosse la sua vera casa.
Poi notò che sul pavimento vi era una coperta, vari libri impilati uno sopra l’altro, un lettore mp3 vecchio di parecchi anni, e quaderni aperti pieni di parole.
<< Accomodati, padrone. Ho preparato la nostra stanza privata >>, affermò sarcastica la ragazza rompendo il silenzio creato.
A Gabriel sembrò di sentire l’eco in quel posto. Vide Kyra sedersi sulla coperta e spostare di lato i vari quaderni, facendo spazio. Prese un profondo respiro, e la imitò accomodandosi di fianco a lei, ma cercando di starle il più lontano possibile. Non sapeva il perché, ma non voleva essere toccato dalla Smith.
<< Scommetto che in passato eri un’agente della CIA. Con tutte quelle mosse che ho visto all’entrata, dovevi essere anche uno piuttosto bravo >>, scherzò Kyra.
<< Non prendermi in giro. Stavo verificando che non ci fosse nessuno nei dintorni >>, rispose stizzito Gabriel.
Odiava l’idea di essersi fatto beccare in quel frangente. Doveva essere sembrato così ridicolo.
<< Qualcuno nei dintorni? Devo ricordarti che è ora di pranzo? >>
<< E allora? >>
<< Allora in questo posto, a quest’ora, non c’è mai nessuno. Solo la bibliotecaria, che come avrai notato non è proprio il miglior segugio al mondo >>, affermò sarcastica la ragazza.
<< Beh, non sono molto pratico. Qui ci vengo solo per pomiciare >>, esclamò Gabriel con un’alzata di spalle.
<< Immaginavo. Beh, per la cronaca qua la gente viene sempre tra le quattro e le sette. La mattina è raro che ci sia qualcuno. E nessuno viene durante l’ora di pranzo. A meno che non si è nel periodo d’esami. Allora qui diventa un po’ come la mensa scolastica. Piena di gente a qualsiasi ora >>
<< Lo terrò a mente. Grazie per la lezioncina >>.
I due poi rimasero in silenzio per qualche minuto. Gabriel aveva sempre odiato il silenzio. Lui era fatto per parlare, per ridere e per dire anche la più stupida delle scemenze. Ma restare muto insieme ad un’altra persona lo rendeva inquieto. Anche quando faceva sesso con le ragazze, in qualche modo doveva evitare vuoti di parole. Era più forte di lui. Si sentiva come una strana patina d’inquietudine addosso, quando non vi era alcun rumore intorno. L’imbarazzo lo faceva quasi stare male. Era come se si sentisse inadeguato, in qualche modo. Quasi come se la gente non lo ritenesse all’altezza, incapace di sostenere una qualsiasi conversazione.
<< Beh, allora… tu vieni spesso qui? >>, domandò agitato sperando di riprendere il dialogo.
<< Stai davvero chiedendomi se passo qui le mie giornate? >>, rispose scettica Kyra.
<< Era per fare conversazione >>, affermò risentito il ragazzo.
Decisamente la Smith non voleva aiutarlo in alcun modo.
<< Senti, non siamo qui per interagire come due veri fidanzatini. Dobbiamo lavorare, se non erro. Dunque …spara, qual è la nostra storia >>, lo esortò Kyra.
Gabriel la fissò per qualche secondo perplesso. Che blaterava, adesso! Poi gli venne in mente la chiacchierata avuta la sera precedente, e la sua intenzione di creare una storia da propinare ai suoi genitori.
<< Ah, già la storia. Mi dispiace ma non mi è venuto in mente nulla >>, rispose con un’alzata di spalle.
Quando era nel torto, o si sentiva imbarazzato, cercava sempre di uscire fuori da quella situazione scomoda con una scrollata di spalle. Quasi come se così facendo, potesse togliersi da dosso la sensazione di disagio.
<< Non ti è venuto nulla in mente? Davvero? Sei sul serio pessimo >>, esclamò con uno sbuffo la ragazza.
<< Senti, cosa vuoi da me. Non sono un campione di queste cose. Non creo storie, io. Sono uno più dai fatti concreti. E poi non riuscivo a trovare nulla di adatto per noi due >>
<< Adesso siamo diventati ‘noi’? >>
<< Ma tu non ti stanchi mai di essere una biscia?! >>, esclamò esasperato Gabriel.
Non ne poteva più di quell’atteggiamento, ed erano stati insieme per neanche ventiquattro ore. Come avrebbe mai potuto resistere per altre tre settimane? Proprio non lo sapeva.
<< D’accordo. Va bene. Ragioniamo! Cerchiamo di essere persone mature ed intelligenti, che stipulano un contratto. In fin dei conti studiamo questo >>, rispose con ritrovata calma Kyra.
<< Va bene. Allora troviamo una soluzione, perché ti posso assicurare che io ci ho pensato sopra per tutta la notte, ma non riuscivo a creare niente di nuovo ed originale. E soprattutto credibile >>
<< La peggiore che ti è venuta in mente? >>, domandò curiosa la ragazza.
<< Io che ti salvo da un cavallo imbizzarrito. Poi ti prendo tra le braccia e ti porto nel mio appartamento per offrirti la cena, e li ti chiedo di restare al mio fianco per sempre >>, raccontò caustico Gabriel.
I due, poi, si fissarono negli occhi ed, incapaci di controllarsi, scoppiarono a ridere. Era una situazione inverosimile. Lui, Gabriel Martin, seduto nel bel mezzo dell’ora di pranzo, in biblioteca a ridere con Kyra Smith, sua acerrima nemica, nonché compagna di sventura in quello strano accordo.
Qualcosa non doveva più funzionare nel mondo. Perché tutta quella storia non aveva senso.
Eppure era davvero li, seduto su di una coperta in biblioteca, a sogghignare con la ragazza. E cosa ancora più strana era che si sentiva davvero bene. In pace con se stesso. Quello era il posto in cui doveva stare in quel momento. Non vi erano altri luoghi dove avrebbe potuto trovare una pace simile. Si riscosse dai suoi pensieri, cercando di tornare serio, e vide Kyra cercare di fare la stessa cosa.
<< Certo che non hai una buona fantasia. A quanto pare hai fatto bene a scegliere di diventare avvocato >>, commentò più allegra la ragazza.
<< Oh, mia cara, ci sono tante cose che non sai di me >>, rispose con fare misterioso.
Il sorriso dal volto dei Kyra sparì lentamente, sostituito da una nuova consapevolezza. Gabriel rimase sbalordito. Sia perché non si aspettava un simile cambio d’umore, sia perché era riuscito a distinguere quei cambiamenti dal viso seminascosto della ragazza.
<< Che c’è? >>, chiese improvvisamente agitato.
<< C’è che credo di aver capito perché non sei in grado di creare una storia che possa andare bene. E anche perché neanche io possa farlo >>, affermò Kyra sospirando stancamente.
<< Ovvero? >>
<< Ovvero …ah, non posso credere di stare per dire una cosa simile >>, sbuffò, grattandosi nervosamente la testa. << Ovvero non possiamo creare nulla, perché non ci conosciamo >>.
Gabriel rimase per qualche momento spiazzato. Non riusciva a collegare tutti i pezzi di quell’intricato puzzle, ma sapeva per certo che la soluzione non gli sarebbe piaciuta. E, per sua immensa sfortuna, era l’unica possibile.
<< Potresti cercare di spiegarti in un linguaggio un po’ più semplice. Sai, il mio cervello da agente della CIA non arriva a certe cose >>
<< Sto dicendo che non puoi creare la storia del nostro amore, perché non mi conosci. Niente ti sembrerà mai adatto. Questo è il problema >>
<< Mi stai dicendo che la mente umana, la nostra per l’esattezza, è talmente incasinata da non riuscire a creare qualcosa di così stupido come una finta storia, solo perché non ti conosco? >>, domandò perplesso e anche scioccato il ragazzo.
<< Proprio così. Non sapendo nulla sul mio conto, niente ti sembra adatto. Tu dici rosso, però per me può essere verde, giallo, blu, nero, viola …e il tuo cervello lo sa che io potrei dire un altro colore, e questo ti manda fuori gioco. Se tu mi conoscessi, almeno un minimo, saresti più sicuro sulle scelte da prendere per entrambi >>, spiegò Kyra con ovvietà.
E Gabriel davvero voleva contestare questa sua supposizione. Desiderava ardentemente poter dire il famoso “ma”, però aveva ragione. Lui non riusciva a creare una storia calzante, perché vi erano troppe variabili. E anche se affermava che a lui, di Kyra Smith, importava meno di una scarpa bucata, la verità era che quella situazione coinvolgeva entrambi. Perciò volente o nolente, avrebbe dovuto conoscerla un minimo.
<< Ok, diciamo che hai ragione. Cosa proponi >>, esclamò Gabriel cercando di essere il più accomodante possibile.
<< Ah, ed io che pensavo di renderti la vita difficile in queste settimane >>, sospirò la ragazza, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Grazie, davvero troppo gentile. Già questa situazione è esasperante, se poi ti ci metti anche tu, diventa impossibile >>
<< Taci, sto riflettendo >>, rispose velocemente Kyra, alzando una mano. Poi, dopo qualche minuto, il suo volto si illuminò. Gabriel poteva giurare di aver visto la classica lampadina accendersi. << Ci sono. Facciamo un gioco >>
<< Cosa? >>, esclamò sconvolto. Evidentemente la lampadina doveva funzionare male.
<< Un gioco. Anzi, il gioco. Io dico una cosa, ed entrambi diamo la prima risposta che ci viene in mente. Tipo colore preferito, ed io urlo rosso e tu blu. Chiaro? >>, spiegò con entusiasmo la ragazza.
Gabriel la guardava come avrebbe guardato un manico scappato da un ospedale. Però, in una certa misura, quel suo entusiasmo era contagioso.
<< Tu davvero mi stai proponendo di fare questo gioco da bambini? E poi cos’è quest’ossessione per i colori? >>
<< Si, ti sto proponendo di fare questo gioco da bambini. Lo facevo sempre con il mio migliore amico, per tenerci aggiornati sui nostri gusti mutevoli. E poi non sono ossessionata dai colori. È l’esempio più facile e calzante che mi viene in mente. Vuoi denunciarmi? >>, rispose stizzita Kyra.
Gabriel alzò le mani in segno di resa. Un nuovo sospiro nacque tra le sue labbra.
<< Va bene. Facciamo questa cazzata. Tanto non ne caveremo un ragno dal buco >>
<< Bene, mi piace questo tuo ottimismo. Fa sperare nel futuro >>, esclamò ironica la ragazza. Poi si sistemò meglio sulla coperta, volgendosi con il busto verso Gabriel. << Allora cominciamo …dunque se dico libro preferito cosa rispondi >>.
Gabriel non poteva credere di stare facendo una stupidaggine simile. Ma ormai aveva dato il suo consenso, tanto valeva approfittarne. Perciò senza rifletterci molto, rispose.
<< “Il giro del mondo in 80 giorni” >>.
Quello che però non si aspettava era la stessa identica risposta data dalla ragazza, in contemporanea.
I due, infatti, si fissarono stralunati, incapaci di credere alle proprie orecchie. Avevano appena affermato di amare lo stesso libro?
<< Davvero ti piace Verne? >>, chiese dubbiosa Kyra.
<< A chi è che non piace. Era un visionario per i suoi tempi, e quella storia ha dell’incredibile >>, rispose con convinzione Gabriel.
<< La cosa mi sta spaventando. La pensiamo allo stesso modo >>.
I due si fissarono per lunghi attimi, incapaci di dire altro. Quello era un aspetto che Gabriel non aveva considerato: avere qualcosa in comune con la ragazza.
Era convinto che i loro gusti fossero completamente agli antipodi. E invece scopriva che avevano la stessa passione per Verne. Scosse la testa cercando di cacciare via quei pensieri. Sicuramente era stato un caso. Una rara eccezione.
<< Colazione, pranzo, cena, spuntino. Quale preferisci >>, domandò Gabriel.
Era convinto di aver fatto la domanda giusta. Nessuno poteva condividere la sua stessa passione per quel momento particolare della giornata. Nessuno sano di mente, almeno.
<< Colazione >>, risposero contemporaneamente.
Ecco, come non detto! Il ragazzo sentiva crescere sempre di più l’ansia in se. Non poteva credere che avessero in comune già due cose. E dall’espressione che aveva sul volto, anche Kyra doveva essere dello stesso avviso. Entrambi erano increduli.
<< Perché la colazione? >>, chiese il ragazzo cercando di capire.
<< Perché fin da piccola era un momento che condividevo con mia madre. Mi preparava sempre qualcosa di buono, ed io ho associato quel pasto alla sua immagine. Tu perché invece? >>
<< Io l’ho sempre visto come un momento in famiglia. In casa mia tutti andavano sempre di corsa. L’unico momento della giornata in cui eravamo tutti presenti era proprio la colazione >>.
I due continuarono a fissarsi, studiandosi a vicenda. Stavano cercando di capire se l’altro mentiva o diceva la verità. Ma l’analisi confermò quanto detto.
<< Che preferisci mangiare la mattina? Io pancake con una cascata di sciroppo d’acero >>, domandò improvvisamente curioso Gabriel.
Non sapeva perché, ma la sua vocina interiore voleva sapere.
<< Io adoro farcire due fette di pancarrè con la marmellata, la nutella e il burro d’arachidi. Il tutto condito con una buona tazza di caffè >>, rispose con calma Kyra.
Una calma che, Gabriel notò, non aveva mai mostrato in sua presenza. Anzi, non aveva mai mostrato prima. Era come se la vera personalità di quella ragazza stesse emergendo fuori. Era qualcosa di strano da vedere, quasi come un evento unico al mondo. Infine, il ragazzo si riscosse. Non era decisamente il luogo adatto per fare certi pensieri. Doveva tenere bene a mente una cosa: lui odiava Kyra Smith.
E nonostante condividessero due cose in comune, non avrebbe mai permesso ad un altro sentimento di prendere il sopravvento.
<< Canzone preferita >>, esclamò la ragazzo, cogliendolo di sorpresa.
<< Non ce l’ho >>, affermò Gabriel.
<< Come non ce l’hai. Tutti hanno una canzone a cui sono particolarmente legati >>
<< Non io. Io non ho mai avuto un momento particolarmente emozionante della mia vita a cui legare una canzone. Certo ci sono stati momenti esaltanti, ma non ‘quei’ momenti. Capisci che intendo? >>
<< Si, però è triste come risposta. Perché questo significa che nella tua vita non c’è stato un singolo momento che ti ha portato a pensare: “è valsa la pena di vivere solo per questo” >>, rispose con sincero interesse Kyra.
<< Non è detto che una canzone ti riporti ad un momento bello. Potrebbe portarti anche alla mente brutti ricordi, non credi? >>, replicò Gabriel.
Era stupito da se stesso. Non aveva mai fatto discorsi simili con nessuno. Forse solo con Adam si era avvicinato ad un qualcosa di analogo. Poi la sua vita era stata sempre costellata da momenti divertenti ed euforici. Ma niente di reale e concreto. Niente di veramente importante.
Improvvisamente cominciò a sentire un vuoto che aveva dentro. Un vuoto che mai prima di allora aveva avvertito. E questo lo spaventò molto. Non era abituato a sentirsi vulnerabile, a mettersi in gioco e a riconsiderare il suo modo di vivere. A lui le cose piacevano esattamente così com’erano. Poi però una domanda prese il sopravvento. Era curioso. Voleva sapere.
<< Tu quindi hai una canzone preferita? >>
<< Certo. “Fuckin’ Perfect” di Pink >>, confermò Kyra con un sorriso.
Gabriel aggrottò le sopracciglia confuso. Non credeva di poter sentire una risposta simile. Era convinto che la ragazza fosse più il tipo da canzoni sentimentali d’altri tempi, oppure che passasse il suo tempo ad ascoltare i CD di Celine Dione. Invece doveva ricredersi su tutto. Kyra Smith non era affatto come la immaginava.
<< Sul serio? >>
<< Si, perché? Cosa c’è di male? >>
<< E che non credevo ascoltassi roba simile. Pensavo avessi un genere preferito di musica, tipo qualcosa molto dark, e deprimente >>
<< Io non ho un genere preferito. Mi piace ascoltare qualsiasi tipo di musica, purché mi inspiri qualcosa. Può essere una canzone rap, come anche una canzone romantica. Spazio molto in questo campo >>, spiegò con semplicità la ragazza.
<< Va bene, e quale parte della canzone la senti più adatta a te? >>, chiese Gabriel sinceramente interessato all’argomento.
<< Non è questo il gioco. Non stiamo cercando di scoprire il nostro passato, ma cerchiamo di vedere quali punti abbiamo in comune. Anche se in realtà, ero convinta che non ne avessimo neanche uno >>
<< Su questo mi trovi d’accordo, Smith. A quanto pare non sei così malaccio. Forse una possibilità posso dartela, ma solo per queste settimane. Dopodiché tu ed io torneremo ad odiarci, sia chiaro. Non voglio che il mondo finisca per colpa nostra >>
<< Assolutamente. Concordo parola per parola, Martin. Tranne la parte in cui dici che non sono malaccio, perché io continuo ad avere una pessima opinione sul tuo conto >>
<< Mi sembrava strano che non tirassi fuori il tuo lato da serpente velenoso. Penso che da oggi ti chiamerò Kaa >>, affermò sarcastico Gabriel.
<< Kaa? Chi diavolo è Kaa? >>, chiese perplessa Kyra.
<< Ma come non hai masi visto “Il libro della giungla”? E’ il serpente che tenta di mangiarsi Mowgli >>.
La ragazza lo guardò negli occhi, quasi come se stesse cercando di capire quanta sanità mentale conservasse. Poi scoppiò a ridere sinceramente divertita. Gabriel, trascinato dagli eventi, si ritrovò a condividere quella strana euforia.
<< Tu sei davvero pazzo >>, esclamò Kyra tra una risata e l’altra.
<< E tu hai seri problemi di acidità nel tuo corpo. Da quello che ricordo delle lezioni di chimica del liceo, il pH dell’uomo è neutro. Invece tu sei decisamente acida >>.
I due, dopo qualche altra risata, tornarono seri. Ripresero quello strano gioco, e scoprirono di avere molte più cose in comune di quello che credevano.
Entrambi amavano lo stesso film, “Il corvo”.
Entrambi preferivano prendere il cappuccino, invece che il semplice caffè.
Non sopportavano la saga di “Twilight” e odiavano con tutto il cuore gli attori.
Ed entrambi volevano diventare avvocati. Ma a quella risposta, Gabriel abbassò lo sguardo. Dentro di se nascondeva qualcos’altro. Qualcosa di molto più complesso e profondo, che mai aveva rivelato ad anima viva. C’era qualcosa che desiderava nel profondo del suo cuore, ma non aveva mai lottato per questo. Non era ciò che ci si aspettava da lui. Perciò tanto valeva nascondere la verità a chiunque. Specialmente con quella ragazza.
Non aveva dimenticato l’astio che entrambi provavano l’uno nei confronti dell’altra. Quello era solo un diversivo. Rimasero seduti sul pavimento della biblioteca per più di un’ora a parlare e a fare quel gioco infantile.
<< Ora devo andare. Il mio stomaco reclama attenzioni >>, esclamò infine Gabriel sentendo la fame incombere.
<< Ok. Allora ci si vede >>, lo salutò freddamente Kyra.
<< Tu non vai a mangiare? >>
<< Sbaglio o sei stato proprio tu a dirmi che avrei dovuto mettermi a dieta, per raggiungere il fisico perfetto e stronzate simili?! >>
<< Brava, vedo che hai preso sul serio questa faccenda. Nel giro di due settimane sarai presentabile >>, rispose soddisfatto.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, e questo riportò alla mente di Gabriel quanto in realtà odiasse quella persona.
<< Allora ci vediamo oggi pomeriggio verso le cinque, davanti al negozio di Prada, quello che sta in centro. Cominciamo a fare un po’ di shopping >>
<< Non esiste. Io non posso oggi >>, obiettò la ragazza.
<< Come scusa? >>
<< Non posso oggi. Sai, non tutti hanno i soldi del caro paparino. Nessuno mi spedisce un assegno mensile con tre zeri. Io qui il pane me lo guadagno. Oggi pomeriggio devo lavorare >>
<< Ma tu hai già un lavoro. Sei diventata la mia fidanzata o sbaglio? >>, esclamò sorpreso Gabriel.
<< Si, lavoro anche per te. Ma i soldi che mi darai tu, serviranno per altro. Quelli che guadagno per le ripetizioni mi danno da mangiare. E poi non sono tenuta a dovermi giustificare con te >>
<< Smith, dobbiamo fare shopping. È questione della massima importanza >>, affermò con forza il ragazzo.
<< Faremo questo benedetto shopping, non ti preoccupare. Ma non oggi. Ho da fare. Rimandiamo a domani, no? Tanto abbiamo ancora una settimana e mezzo prima della partenza >>, rispose con vigore Kyra.
Gabriel fu costretto ad accettare quelle condizioni. Non poteva costringerla a non dare ripetizioni, perciò a malincuore annuì, concordandosi per il giorno dopo. Almeno avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per analizzare cosa diavolo era successo in quell’ora trascorsa assieme a quella ragazza.
 
 
 
Kyra aveva pensato di aver visto tutto nella vita. Ne aveva anche affrontate di cose, fin da quando era piccola. Aveva subito di tutto, e aveva anche perso molto.
Ma mai avrebbe creduto di poter trovarsi in una simile situazione. Come diceva quella canzone nel cartone, “Ne ho vedute tante da raccontar, giammai gli elefanti volar”.
Bene, lei ne aveva visto tutto, tranne Gabriel Martin in azione in una boutique d’alta moda. Sembrava una versione indemoniata di una pazza maniaca dello shopping. Come avevano stabilito il giorno precedente, quel giovedì avevano deciso di incontrarsi alle cinque fuori al negozio Prada, per poter fare acquisti.
Già l’idea non entusiasmava particolarmente Kyra, ma ritrovarsi con quella versione raccapricciante del ragazzo, era decisamente troppo. Non faceva altro che vagare da un negozio all’altro, guardando i manichini e i capi d’abbigliamento esposti. E la cosa ancora più folle era vederlo denigrare una maglietta solo perché non costava più di cinquecento dollari.
Kyra aveva voluto evitare commenti di qualsiasi natura. In fin dei conti non era lei a pagare, ma dentro sentiva il suo passato premere contro le gabbie del suo cuore. Fare shopping con Gabriel si stava rivelando pericoloso.
Troppe cose erano legate ai soldi. Troppe situazioni erano successe a causa di quelle dannate banconote.
E vedere tutto quel denaro sperperato per simili sciocchezze, la faceva sentire molto in colpa.
Infine, dopo lunghissime passeggiate, costellate da esclamazioni di disgusto di Gabriel, e borbottii da parte di Kyra, erano riusciti a trovare il negozio adatto.
Il “Barneys New York” li attendeva a braccia aperte. Kyra non era mai entrata in un simile negozio, e mai avrebbe pensato in vita sua di vedere tanti capi d’abbigliamento in un unico punto. E anche tanto sfarzo. Ai suoi occhi, solo uno spreco di danaro.
Gabriel si era subito attivato, andando da una parte all’altra recuperando vestiti da ogni angolo. Dopo circa dieci minuti dal loro arrivo, cominciarono ad essere tallonati da una commessa. Aveva fiutato l’odore di affare, e perciò cercava di rendersi utile consigliando al ragazzo cosa prendere e cosa non prendere.
A Kyra non era sfuggita l’occhiata maliziosa che aveva rivolto in più occasioni al suo compagno, e lo sguardo freddo e omicida che rivolgeva a lei.
Dentro di se le venne da sorridere. Perché era lei la fidanzata di Gabriel, non quella commessa antipatica.
La sua vocina interiore, troppo simile a quella di Sean le urlò: “Dolcezza, devo ricordarti che sei la sua fidanzata a tempo? Tra tre settimane tornerete punto e d’accapo, e tu avrai tremila dollari in più sul tuo conto in banca”.
Scacciò quella vocina e anche quei fastidiosi pensieri. Quello non era il momento di distrarsi. Doveva concentrarsi se sperava di sopravvivere a quel pomeriggio. Quando poi la commessa si allontanò andando a recuperare altri capi d’abbigliamento, Kyra non poté più trattenersi.
<< Non credevo che tu potessi trasformarti in un maniaco dello shopping. Non starai esagerando un tantino, Becky? >>, domandò prendendolo in giro.
<< Spiritosa. Davvero spiritosa. Smith, il tuo senso dell’umorismo mi lascia sempre perplesso >>, commentò Gabriel guardando con attenzione una maglietta.
Era un pezzo di stoffa troppo corto per poter avere un simile prezzo.
<< Posa quello straccio, Gabriel. Mi pare sufficiente la roba che hai preso. Partiamo per due settimane, non per sette anni >>
<< Si vede che non provieni da una buona famiglia, Smith. Dovrai avere almeno due cambi di giornata, escluse poi le serate, dove indosserai un terzo abito. In più considera le escursioni che faremo, passeggiate, cene …avrai bisogno di molti vestiti >>, affermò con aria saputa il ragazzo.
<< Scusa Gabriel, ma stiamo andando a casa dei tuoi genitori o a Buckingham Palace? Perché a me sfugge la risposta >>, rispose sarcastica.
<< Kyra, forse a te sfugge l’importanza della mia famiglia >>, si bloccò davanti ad un vestito molto scollato, aderente e incredibilmente corto. Qualcosa che Kyra non avrebbe di certo messo. Mai e poi mai. << Renditi conto che siamo una famiglia prestigiosa. Praticamente tutta la buona borghesia ci conosce, e si aspetta un certo tipo di atteggiamento, un modo di vestire particolare, e soprattutto fidanzate all’altezza >>
<< Gabriel, a te sfugge un dettaglio piccolo piccolo >>, lo fermò facendolo voltare nella sua direzione, poggiandogli le mani sulle spalle, in modo da rafforzare il concetto. << Io non sono una borghese. Io sono una ragazza semplice, che proviene da un ceto medio basso. Non ho ricevuto nessuna istruzione particolare, e tutti i vestiti che mi hai preso mi mettono a disagio. Non li ho ancora provati, ma già so che sembrerò una cretina imbalsamata. Ma il dettaglio maggiore che ti sfugge è che io non sono la tua fidanzata. Quindi non puoi addobbarmi come un albero di natale. Tra meno di un mese, tutto questo sarà finito. Perciò non vedo il motivo di esagerare >>.
Gabriel si scrollò le mani dalle spalle. Prese il vestito che aveva visto, e lo sistemò insieme agli altri da provare. Poi si voltò nuovamente verso Kyra, lanciandole uno sguardo che aveva tutta l’aria di significare: “e ora prova a sfidarmi”.
La ragazza sentì una profonda rabbia crepitare sotto la pelle. Perciò, senza pensarci sopra due volte, si voltò incamminandosi verso l’uscita.
<< Ehi! Smith fermati! Dove stai andando? >>, urlò Gabriel alle sue spalle.
Ma Kyra non si fermò, anzi aumentò il passo.
Uscì di corsa da quel negozio, prendendo una forte boccata d’aria. Si sentiva soffocare. Tutta quella situazione era diventata asfissiante. Lei non aveva chiesto niente di tutto quello. Voleva solo poter continuare a studiare e realizzare il suo sogno. Ma, evidentemente, chiedeva troppo.
Passi dietro di lei, le fecero capire che non avrebbe avuto altri minuti supplementari. Doveva ritornare indietro, con sua grande disapprovazione.
<< Che diavolo ti è preso? >>, urlò Gabriel accostandosi.
Kyra si voltò lentamente verso la sua direzione, lanciandogli uno sguardo glaciale. Era soprattutto stufa di dover avere a che fare con quel tipo egocentrico e borioso.
Il ragazzo si paralizzò sul posto, non aspettandosi una simile occhiata. Poi si ricosse, e sul suo viso apparve la solita sfrontataggine.
<< Si può sapere cosa ti è successo? >>, chiese con più calma.
<< Non mi piace >>, esclamò fredda Kyra.
<< Cosa? Il vestito che ti ho preso? Va bene, lo cambiamo. Però non puoi scappare così. Non si fugge mai davanti a ciò che ci spaventa >>
<< Io non stavo affatto scappando >>, affermò stizzita la ragazza. << Volevo solo mettere distanza tra me e la ragazza che stai cercando di creare >>
<< Quale ragazza? Ma che diavolo stai blaterando? >>, chiese confuso Gabriel.
<< La ragazza nella quale stai cercando di plasmarmi. Quella che compra abiti di alta moda, che ha un portamento particolare, che non indossa occhiali. Una modella, versione barbie appartenente ad un mondo che sinceramente io disprezzo >>, rispose con enfasi Kyra.
Aveva il respiro corto, ed il battito cardiaco accelerato. Odiava dover fingere, e soprattutto dover ingannare le persone. E più di tutto, odiava l’idea di doversi trasformare nella classica figlia di papà svampita. Lei non era questo. Lei era diversa. Lo era sempre stata. E Gabriel non avrebbe mai potuto capire.
<< Senti, Kyra. Mi dispiace per questa situazione. Credimi, non mi rende felice tutto ciò. E l’idea di mentire ai miei genitori mi fa venire la nausea >>, esordì il ragazzo, dopo aver preso un lungo respiro. << Ma credimi, quando ti dico che non posso fare altrimenti. Non voglio stare qui a spiegare le mie ragione. Ma ti sto chiedendo una mano. Solo questo. E hai anche ragione quando dico che sto cercando di crearti in una specie di bambola. Ma è quello che la gente si aspetta da me >>
<< Non devi fare sempre ciò che gli altri vogliono che tu faccia. Puoi scegliere. A quanto pare sei dotato di cervello >>
<< Lo so. Ma è difficile, credimi. Ci sono troppe cose che non sai, tante che non hai visto. Tu disprezzi questo mondo, ma è da li che io provengo e so come funzionano le cose. E so che se non facciamo in questo modo, entrambi ne usciremo parecchio feriti. Fidati >>, continuò Gabriel con tono accorato.
Sembrava sul serio dispiaciuto e interessato alla causa. Forse Kyra avrebbe dovuto dargli il beneficio del dubbio. Però dentro di lei c’era qualcosa che ancora lottava. Non poteva cedere così facilmente.
<< Perché dovrei fidarmi di te? >>, domandò guardinga.
<< Perché siamo legati a doppio filo in questa follia. Cadi tu, cado io >>, affermò con serietà Gabriel.
I due si fissarono intensamente negli occhi. Kyra lesse un mondo in quelle iridi così profonde e così belle. E capì all’istante che stava dicendo il vero, perché non distoglieva lo sguardo.
Sentì un lungo brivido lungo la colonna vertebrale. Era strano, ma si sentiva profondamente legata a Gabriel. Non sapeva se doveva avere paura di quella sensazione, oppure conservarla dentro di se.
Era la prima volta che le accadeva una cosa simile.
Infine, incapace di sostenere ulteriormente quella situazione, distolse gli occhi inspirando profondamente. Il cuore batteva forte nel petto, e sentiva ancora il brivido percorrerla da capo a piedi. Doveva darsi una calmata altrimenti non avrebbe retto ulteriormente tutta quella follia.
<< E va bene. Facciamo come dici tu >>, esclamò sconfitta.
Sul volto di Gabriel si aprì un sorriso felice e luminoso. A Kyra parve di essere accecata da tanto splendore. Non sapeva ancora il perché provasse simili emozioni, ma non aveva tempo per pensarci. E non voleva neanche farlo. Certe cose andavano lasciate così com’erano.
<< Però sia chiaro >>, affermò puntando un dito minaccioso contro il petto del ragazzo. << Io quel vestito corto e attillato non lo metto >>.
E detto questo rientrò dentro la boutique, senza aspettare di essere seguita. Tanto sapeva che Gabriel l’avrebbe tampinata fino alla fine di quella seduta estenuante di shopping.
Dopo circa un quarto d’ora, la ragazza fu spinta nei camerini privati per provare tutti i capi d’abbigliamento. A occhio e croce, contò, dovevano essere circa una trentina. Sospirò scoraggiata e mentalmente provata.
Odiava fare shopping.
<< Allora, mentre aspetto che tu ti cambi, cominciamo un nuovo gioco >>, esordì da dietro la porta Gabriel.
I camerini privati avevano la particolarità di essere chiusi. Erano piccole stanzette dove si poteva restare soli senza avere occhi indiscreti addosso.
<< Un nuovo gioco? >>, domandò Kyra sfilandosi la maglietta.
<< Si, un nuovo gioco. Ovvero quello delle venti domande >>, spiegò il ragazzo.
<< Gabriel, non ti sembra un tantino infantile? >>
<< Senti, ieri ho giocato al tuo stupido gioco, ora tu fai il mio >>
<< Va bene, Becky, come vuoi tu >>, lo prese in giro Kyra sospirando, e scegliendo la prima cosa da indossare.
Una maglietta semplice, ma molto aderente, abbinata ad una gonna ampia e nera, con cintura. Se non avesse dovuto mandare a quel paese il suo orgoglio, avrebbe ammesso che quel completo era davvero bello.
<< Allora, Kaa >>, e sottolineò il nome, facendo ridacchiare la ragazza nel camerino. Era strana tutta quella nuova confidenza che i due aveva instaurato. Strano ma anche divertente. << Prima domanda >>
<< Aspetta. Prima stabiliamo le regole del gioco. Tu fai tutte le domande che vuoi, e io faccio altrettanto. Ma ci si può avvalere del diritto di non rispondere, chiaro? >>
<< Va bene, come vuoi tu. Prima domanda: come mai ti servono tremila dollari? >>, chiese curioso Gabriel.
<< L’università ha dimezzato i fondi. Le borse di studio che coprivano quasi tutte le spese sono state ridimensionate. Ora posso permettermi l’iscrizione, ma non l’alloggio >>, spiegò Kyra infilandosi la gonna.
Per sua immensa sfortuna, le erano state prese anche varie scarpe da abbinare. E tutte aveva il tacco alto. Lei odiava i tacchi alti.
<< Caspita, non è bella come situazione >>
<< Già. Ora tocca a me. Come mai Amelie ti ha lasciato? >>
<< La nostra storia non era seria come credevo. Lei non mi amava, e neanche io l’amavo. Non voleva conoscere i miei genitori e in più doveva partire per un servizio fotografico >>
<< Carina e delicata. Un vero bijou di ragazza >>, commentò Kyra dandosi un’ultima occhiata allo specchio. Non stava male, anzi quel completo le donava. Semplice e giovanile. << Ok, sto uscendo. Non osare prendermi in giro. D’accordo? >>
<< Sarò un perfetto gentleman >>, confermò divertito Gabriel.
Prese un ultimo respiro, inforcò gli occhiali ed aprì la porta. Guardò il viso del compagno aspettandosi di vedere qualche espressione divertita, o denigratoria. Invece rimase stupefatta nel vedere gli occhi del ragazzo sgranarsi, e la bocca spalancarsi in una “o” muta. Lo vide squadrarla da capo a piedi, sbattendo più folte le ciglia. Quella radiografia la stava mettendo a disagio.
<< Lo so, non è proprio un abito usuale per me. Però non mi sta tanto male, dai >>, provò a farsi forza, guardandosi allo specchio nel camerino.
Gabriel continuava a non emettere alcun suono, facendo aumentare l’irritazione di Kyra. Odiava quel suo mutismo, la metteva a disagio.
<< Cazzo, Martin! Di qualcosa >>, lo esortò con tono brusco.
<< Kyra… >>, esclamò dopo qualche secondo. Ingoiò un paio di volte, e poi portò i suoi occhi in quelli della ragazza. << Stai …benissimo >>.
Kyra sentì le guance andare in fiamme. Non era abituata ai complimenti, se si escludeva Sean. Ma lui era di parte. Perciò non sapeva bene come comportarsi in quell’occasione. Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sperando di stemprare quell’atmosfera, ma ciò non fece altro che aumentare il disagio. Perché Gabriel non aveva perso neanche un gesto. La stava fissando intensamente, e questo non le piaceva.
<< Beh, ok mi sta bene. Questo lo prendo >>, esclamò velocemente, richiudendosi poi dentro al camerino.
Prese un lungo respiro cercando di frenare i battiti del cuore agitato. Non sapeva cosa era successo in quei pochi minuti, ma la situazione era degenerata in fretta. E non poteva permetterselo. Doveva ricordarsi che quello era solo un rapporto di lavoro, nient’altro. Gabriel Martin era la persona che più odiava al mondo. E su questo punto non si poteva discutere. Poi lanciò un’occhiata veloce agli altri capi d’abbigliamento, e lo sconforto la sopraffece. Avrebbero trascorso parecchio tempo la dentro.
<< Ehm Kyra >>, esclamò improvvisamente Gabriel.
<< Che c’è? >>, rispose la ragazza andando a prendere un pantalone di jeans stretto con una maglietta a bretelle e larga abbinata ad un cardigan nero.
<< Credo che tu non debba metterti a dieta >>
<< Davvero? Non volevi che fossi una fidanzata quantomeno decente, con le taglie giuste? Insomma, una modella? >>, lo stuzzicò lei sorridendo amara.
<< Si, volevo questo. Prima di vederti senza quei maglioni enormi che ti ostini a portare >>, rispose con calma Gabriel. Tuttavia Kyra avvertì una sfumatura più agitata, quasi di panico, nella sua voce. Si domandò il perché di tutto quel timore. << Ma adesso che ti ho visto con abiti normali, della taglia giusta, mi rendo conto che tu non hai bisogno della dieta. Anzi, sei addirittura troppo magra. Ma mangi regolarmente? >>.
Kyra venne presa alla sprovvista. Non si aspettava una domanda simile. E soprattutto non un commento del genere. Sapeva di essere particolarmente magra, e sapeva anche di non avere molte forme. E questo era dovuto al suo passato, e a quello che le era capitato. Ma non poteva permettersi di scoprirsi con Gabriel. Non poteva farlo entrare nel suo mondo. Eppure non riusciva neanche a dire il falso. Avrebbe tanto voluto rispondere che si, mangiava regolarmente. Ma quella era una bugia bella e buona. E la voglia di dire la verità, di raccontarla a qualcuno che non la conoscesse, e che non potesse giudicarla era forte. Se avesse detto a Sean che saltava regolarmente il pranzo e che la sera mangiava poco, avrebbe dovuto sopportare la sua strigliata. Ma Gabriel non era nessuno, e pertanto non poteva neanche accusarla di niente. E poi aveva tanta voglia di confidarsi con qualcuno, che la risposta uscì da sola senza neanche pensarci.
<< No >>
<< Perché? >>, continuò il ragazzo stupito.
<< Perché non ho il tempo di mangiare sempre e soprattutto non ho i soldi. Le ripetizioni mi permettono di mantenermi, ma non coprono tutte le spese. Devo tagliare da qualche parte >>
<< E tagli proprio sul cibo? Kyra io sono a favore del fisico magro, del non esagerare con cibi troppo grassi e queste cazzate. Ma così non è sano. Ti fai solo del male >>, rispose con enfasi Gabriel, sorprendendo la ragazza.
Non si aspettava tutto quell’interessamento, soprattutto da un ragazzo superficiale come lo era lui.
<< Lo so che non è sano. Non credere che io sia stupida. E non è neanche la prima volta che ho problemi di questo genere, e me la sono sempre cavata. Quindi stai tranquillo >>, rispose più agitata di come voleva apparire.
Solo in un secondo momento, mentre tirava su la cerniera dei stivali bordeaux, abbinati alla maglietta, si rese conto di ciò che aveva detto. Le era appena uscito fuori dalla bocca un aneddoto del suo passato. Aveva appena aperto una porta che affacciava al suo cuore. Si era appena svelata. Questo pensiero la raggelò. Sperò tanto che Gabriel non fosse così sveglio da aver compreso, ma sapeva già che tale speranza era vana.
<< Hai sofferto di disturbi alimentari, vero? >>, infatti domandò.
Il suo tono era serio e compassionevole, e questo infastidì molto la ragazza. Chiuse con più foga l’atro stivale, ed uscì dal camerino guardando con astio Gabriel.
Il giovane aveva le braccia incrociate al petto, e fissava tristemente la ragazza. Non si fermò a squadrarla, ma la fissò intensamente negli occhi.
<< Passo! Ti restano sedici domande Martin, sfruttale bene >>, affermò duramente Kyra.
Gabriel non protestò ne cercò di indagare oltre. La ragazza sapeva di avergli fornito la risposta con quel suo atteggiamento più freddo e scostante. Portò le mani ai fianchi sbuffando.
 << Prendo anche questo >>.
Poi tornò velocemente nella stanzetta, chiudendo con più forza la porta.
<< Ok. Hai sorelle o fratelli? >>, domandò dopo qualche minuto di silenzio il giovane.
<< No, sono figlia unica. Tu? >>, rispose, sfilandosi velocemente la canotta e andando a scegliere il prossimo completo.
<< Si, ho una sorella più piccola di sei anni >>, confermò il ragazzo con un tono diverso, più gentile ed affettuoso.
Kyra si domandò perché un cambio d’umore così netto.
<< Quindi una sedicenne in pieno sviluppo ormonale. Come si chiama? >>, e si stupì nel costatare quanto fosse interessata.
Voleva sapere, e questo davvero non se lo spiegava.
<< Si chiamava Eveline, ma noi da sempre la chiamiamo Eve >>
<< E’ un bellissimo nome >>, commentò Kyra, tirando su la cerniera del vestito.
Un abito color crema, con un piccolo scollo a “V” sul davanti, a giro maniche, corto e a sbuffo. Le scarpe abbinate erano forse tra le più alte che avesse mai visto. Delle bellissime decolté con un cinturino alla caviglia, nere e con i bordi in crema. Uscì dal camerino e si preparò allo sguardo indagatore di Gabriel. Questi la fissò intensamente, guardandola da capo a piedi. Poi riportò gli occhi in quelli della ragazza, e annuì sorridendo appena. A Kyra bastò quel gesto, per rintanarsi dietro la porta. Odiava tutta quella situazione, e doveva ancora provare tantissimi altri vestiti.
<< Quindi non hai nessun’amica più stretta? Qualcuno a cui sei particolarmente legata? >>, domandò il ragazzo dopo pochi minuti.
<< C’è qualcuno, ma non è una ragazza >>, spiegò sentendosi improvvisamente imbarazzata.
Non si era mai vergognata di Sean. Anzi, lei amava parlare di lui. Ma molti, al primo sguardo,  fraintendevano il loro rapporto. Poi scoprivano l’omosessualità del ragazzo, e capivano. Ma Gabriel non avrebbe capito. Perché lei sapeva quanto odiasse i gay. Aveva visto come trattava i compagni di scuola, quando avevano atteggiamenti amorosi con i propri partner. E non voleva dover subire gli stessi commenti su Sean, perché semplicemente non voleva rovinare l’atmosfera di pace appena creatasi.
<< Quindi hai un fidanzato reale? >>, chiese sbalordito Gabriel. Sbalordito e sembrava anche offeso.
<< Assolutamente no. Se avessi avuto un vero fidanzato, non avrei mai accettato il tuo accordo. Per chi diavolo mi hai preso >>, sibilò furiosa Kyra.
<< E allora che significa? Chi c’è nella tua vita >>
<< E’ il mio migliore amico. Si chiama Sean. Ci conosciamo da quando andavamo all’asilo, e siamo sempre stati insieme. Ma questo è tutto. Non siamo una coppia >>
<< E non vi è mai capitato di superare il confine tra amicizia e amore? Mi sembra un tantino strano, visto che non sono proprio un convinto sostenitore dell’amicizia tra maschio e femmina >>, commentò caustico il ragazzo.
<< Credimi, tra me e Sean non è mai successo niente, e non c’è nessun confine da superare. Io e lui siamo praticamente fratelli >>, sbuffò infastidita. Odiava dover spiegare il suo rapporto con Sean, senza poter dire la verità.
Ma stava difendendo l’amico ed anche se stessa. Non aveva proprio voglia di litigare in quel momento.
<< E tu? Non hai nessun amico speciale? >>, chiese cercando di sviare il discorso.
<< Si. Il mio amico speciale, come lo chiami tu, si chiama Adam. Siamo amici praticamente da sempre >>
<< Uhm un’altra cosa in comune, Martin. Sto cominciando sul serio a spaventarmi >>, commentò divertita Kyra abbottonando la gonna.
Aveva deciso per una camicetta bianca a giro maniche ed una gonna di pelle marrone. Non aveva idea di quando avrebbe dovuto indossare una cosa simile, però le piaceva l’accostamento. Infilò gli stivaletti marroni, con un tacco vertiginoso, ed uscì.
Gabriel fissava il pavimento pensieroso. Sembrava che qualcosa lo turbasse, ma Kyra non volle indagare. Non erano ancora così in confidenza da confessarsi i propri pensieri più intimi. Così tossicchiò cercando di attirare l’attenzione, e per fortuna ci riuscì. Il ragazzo portò lo sguardo su di lei e la scrutò da capo a piedi.
<< Questa gonna va bene, ma devi indossarla con qualcos’altro. Prova la maglia color panna e il cardigan dello stesso colore >>, suggerì con aria professionale.
<< Agli ordini, Becky >>, annuì divertita la ragazza, per tornare poi nuovamente nel camerino.
<< E la tua famiglia cosa fa? >>, domandò Gabriel.
Kyra si paralizzò sul posto. Non si aspettava una domanda simile. O meglio, sapeva che sarebbe arrivata, ma non era mentalmente pronta. Non poteva rispondere. Non poteva proprio farlo.
<< Passo >>, rispose velocemente infilandosi la maglia suggerita.
<< Ma dai! Non dirai sul serio. È una domanda semplice. Che ci vuole a rispondere >>, si lamentò Gabriel sbuffando.
<< Ho detto che passo >>
<< Va bene. Allora dimmi cosa fa tua madre. Se chiedo al singolare mi rispondi? >>, riprovò il ragazzo.
<< Passo >>, affermò con decisione Kyra mettendo il cardigan.
<< E tuo padre? >>
<< Passo >>.
Poi aprì la porta del camerino e guardò con forza e ostinazione Gabriel. Voleva essere certa che capisse il concetto.
<< Sul serio non vuoi dirmi niente di loro? Insomma, io sto per portarti a conoscere di persona i miei genitori, e tu non vuoi neanche dirmi come si chiamano? >>
<< Esattamente: passo! E se non erro le domande che ti sono rimaste in tutto sono sette, quindi ti conviene non insistere su questo argomento >>
<< Va bene, come vuoi tu >>, sbuffò il ragazzo alzando le mani in aria.
<< Senti ti piace o no questo completo? >>
<< Si, mi piace. Ora prova il vestito da sera che ti ho preso >>
<< Ti riferisci a quello nero che ho detto già di non voler prendere? >>, chiese sarcastica Kyra.
<< No, all’altro. Quello di seta con i due profondi scolli, sia sul davanti che dietro, e che tu non hai visto mettermi nel mucchio. Eri troppo distratta a sbuffare >>, rispose sprezzante Gabriel.
<< Dio, che diavolo hai preso Martin? In quale pagliaccio vuoi trasformarmi ora? >>, sbuffò la ragazza rientrando nel camerino.
<< In nessun pagliaccio. So che durante la nostra permanenza a casa dei miei, ci sarà una specie di ricevimento, quindi devi avere l’abito adatto >>
<< Cosa? E quando pensavi di dirmelo? >>, urlò imbestialita Kyra.
<< Beh, più o meno quando saremo partiti, ma visto che stai per provare il vestito che indosserai quella sera, almeno ti avviso ora >>, commentò con tono piatto Gabriel.
<< Sei un vero figlio di puttana, Martin. Non puoi fregarmi in questo modo >>
<< Ti ricrederai quando conoscerai mia madre. E non ti ho fregato. Neanche io sapevo di questo ricevimento. Mi ha avvisato Adam ieri >>
<< Stupidi ricchi. Voi e le vostre manie di grandezza >>, esclamò esasperata la ragazza. Poi vide il pezzo di stoffa che doveva provare ed inorridì. << Gabriel io non indosserò mai una cosa simile, chiaro? >>
<< Smith, hai già dato abbastanza problemi per oggi. Neanche io sono felice di questa situazione, e credimi quando ti dico di voler essere da tutt’altra parte. Ma siamo incastrati entrambi, e quel dannato vestito è ciò che dovrai indossare quella sera, sono stato chiaro? >>, esclamò con enfasi Gabriel.
Kyra non rispose. Non lo aveva mai sentito così spazientito. Evidentemente anche lui stava pensando a tutto quello che avrebbero dovuto fare in quelle due settimane, e a quanti casini avrebbero dato il via. Effettivamente, indossare un vestito non era il grave problema. Perciò ingoiando l’orgoglio, decise di accontentarlo.
<< Allora, altra domanda. Tu non indossi mai oggetti appariscenti, ne accessori di alcun genere. Eppure vai in giro con la stessa collanina e gli stessi orecchini. Come mai? >>, domandò il ragazzo tornando nuovamente su toni più seri.
Non sapeva che con quella domanda, avrebbe spiazzato nuovamente Kyra. Perché anche quella era una domanda troppo personale. Qualcosa che celava nel cuore.
<< Sono importanti per me >>, rispose con cautela.
<< Si ma come mai? >>
<< Regali >>
<< Da chi? >>, continuò Gabriel cercando di strapparle fuori le risposte.
<< Passo >>, mormorò tristemente la ragazza.
Aveva davvero tante cose da nascondere, se ne rendeva conto. Ma non le avrebbe mai e poi mai condivise con il ragazzo.
<< Smith, mi stai rendendo la vita notevolmente complicata >>, commentò infastidito Gabriel.
<< E’ il mio scopo, padrone >>
<< Bene, mi restano due domande, e queste voglio giocarmele bene. Dunque se non vuoi rispondere alle domande sulla tua famiglia, allora toglimi una curiosità. Ma tu, almeno, ce l’hai una famiglia su cui fare affidamento? >>, chiese perplesso.
Kyra infilò lentamente il vestito, sapendo già cosa avrebbe dovuto rispondere. Passo! Ma quando stava per pronunciare quella parola, si bloccò. Qualcosa in lei premeva per uscire. Voleva dire la verità e non una stupida parola che la celava agli occhi dell’altro. La voglia di tornare a confidarsi si fece nuovamente sentire. E come prima, non sarebbe potuta sfuggire.
<< No >>, sussurrò chiudendo gli occhi.
Dall’altra parte non sentì alcun suono, e quasi sperò che Gabriel non avesse sentito la sua risposta. Ma poi un rumore di passi attirò la sua attenzione.
<< Non ti conosco, abbiamo passato anni ad odiarci, e probabilmente ci odiamo ancora, seppure con minore intensità >>, affermò con voce greve il ragazzo, da dietro la porta. Kyra trattenne rumorosamente il respiro. Il cuore impazzito nel petto, le urlava a gran voce qualcosa, ma davvero non riusciva a capire che stava dicendo. Voleva solo sentire cos’altro avrebbe detto Gabriel. << Nonostante ciò, so per certo una cosa. Sei una persona forte, che non si fa mai mettere i piedi in testa. E so che, qualsiasi cosa ti sia accaduta e ti accadrà in futuro, tu ne uscirai vittoriosa. Cadrai in piedi, Smith. Su questo non avere dubbi >>.
Kyra sentì gli occhi inumidirsi, e un sorriso allargarsi sul suo viso. Era felice per quelle parole. Non erano profonde o di grande conforto. Ma significavano tantissimo per lei. Perché era proprio ciò di cui aveva bisogno. Sentirsi dire che ce l’avrebbe sempre fatta, nonostante fosse sola contro il mondo. Nonostante tutto, lei avrebbe superato qualsiasi tempesta.
<< Grazie >>, mormorò mandando giù un nodo stretto nella gola.
Gabriel non rispose, ma lei sentì nuovamente dei passi. Si stava allontanando, probabilmente per andare a sedersi.
<< Allora, esci e fammi vedere questo vestito >>, la esortò il ragazzo, con voce più allegra e serena.
Kyra si guardò allo specchio, e ghignò divertita. Quel vestito era bellissimo, ma non glielo avrebbe fatto vedere.
<< Padrone, mi duole dirvelo, ma non mi vedrà con questo abito indosso. Lo prendo, ma sarà una sorpresa, anche per lei >>, affermò divertita la ragazza, cominciando a cambiarsi.
<< COSA? Non puoi farmi questo, Smith. Esci fuori e fammi vedere come diavolo ti sta quella roba >>, protestò con forza Gabriel.
<< Mi dispiace, ma la risposta è no. Ma non preoccuparti, mi sta bene. Ad Amelie sarebbe stato sicuramente meglio, ma ci si accontenta di quel che si ha. E non provare ad insistere, perché tanto mi sto già cambiando >>, gongolò tronfia la ragazza.
Dall’altra parte sentì borbottare, ma non insistette molto. Era più tranquilla, specie perché davvero voleva fare una sorpresa al ragazzo nel momento in cui l’avrebbe vista con quell’abito. Non sapeva perché, ma voleva lasciarlo a bocca aperta.
<< Bene, ultima domanda Smith >>, esordì dopo qualche minuto Gabriel.
<< Spara >>
<< Sei vergine? >>.
Kyra non rispose. Sentì la rabbia palpitare sotto la pelle, e risalire lungo il suo corpo per andare dritta al cervello. Contò fino a cinque, nella speranza di calmarsi ma fu tutto inutile.
<< Gabriel! >>, urlò furiosa.
L’altro cominciò a ridere forte, come mai l’aveva sentito. Non c’era niente da fare. Quel ragazzo non sarebbe mai cambiato.
Passarono altre due ore in quella boutique. Quando fu il momento di pagare, Kyra scappò incapace di vedere il prezzo finale. Si sentiva male al solo pensiero di aver speso tutti quei soldi. O meglio, di averli fatti spendere a Gabriel. Alla fine aveva comprato ventisette dei trenta abiti, senza includere le scarpe, le sciarpe, le cinture e le giacche. Non avrebbe mai avuto abbastanza spazio, nell’alloggio al campus, per metterci tutta quella roba, e per fortuna si era accordata con il suo finto fidanzato, che avrebbe tenuto lui tutte quelle buste. Addirittura si era offerto di metterle lui in valigia, quando sarebbero partiti. Kyra aveva accettato senza battere ciglio. Alla fine, dopo aver dato il recapito per far spedire tutta quella roba, i due si trovarono sulla strada che portava verso l’università.
<< Beh, direi che da qui in poi possiamo separarci, Smith >>, esordì Gabriel dopo pochi minuti di silenzio.
<< Va bene. Tanto stasera devo studiare, quindi non avremo potuto fare nulla >>, confermò Kyra.
<< Allora ci sentiamo domani, per metterci d’accordo e vederci. Ti va bene? >>
<< Certo >>, confermò la ragazza. Una strana atmosfera imbarazzata scese tra di loro. Dopo aver passato tanto tempo insieme, ed essersi conosciuti un po’ di più, alla fine la verità di ciò che erano li colpì. I due si odiavano, e pertanto dovevano tornare ad essere distaccati. << Beh, stammi bene Martin >>
<< Anche tu >>,  rispose tranquillamente il ragazzo.
Poi i due si allontanarono, prendendo strade diverse. Mentre camminava, Kyra ripensò a quella giornata.
Era stata strana e folle, e ancora non credeva di esserne stata la protagonista. Un sorriso timido le apparve sul volto, e questo le fece sorgere spontanea una domanda: cosa diavolo le stava accadendo?

 






 
Buonasera gente!!! 
come va?? spero bene...io sn da poco tornata da una lezione di Zumba massacrante XD ma credo che a voi non interessi...
bando alle ciancie, quindi...questo capitolo è stato un parto!!! 20 pagine di word...mamma mia, se da ora i capitoli saranno sempre così lunghi, avrò parecchio da fare XD
beh che dire?
allora diamo piccoli appunti:
- Becky sarebbe Becky Bloomwood, di "I love shopping"...azzeccato per gabriel XD
- Kaa è il serpente del cartone "Il libro della giungla", e suppongo che tutti conoscete
- "Ne ho vedute tante da raccontar, giammai gli elefanti volar" è una canzone presa dal cartone "Dumbo"
si mentre scrivevo questo capitolo ho avuto un piccolo momento di malinconia, e ho ricordato i miei cartoni d'infanzia...volete denunciarmi??? XDXD
se c'è qualcos'altro che non capite, riferimenti fatti e che sfuggono ditemelo che io vi spiego subito...
ringrazio chi segue questa storia e chi ha commentato...grazie mille *-*
spero di riceve anche altri pareri, perchè è sempre bello confrontarsi...
mah, ora posso andare a letto...ho detto tutto...
vi rimando alla pagina facebook creata da me, dove potete trovare le notizie sulle storie, immagini e altro ancora: 
href="http://www.facebook.com/pages/Moon9292/575772655781797?ref=hl ">http://www.facebook.com/pages/Moon9292/575772655781797?ref=hl
ora ho davvero detto tutto...
buonanotte gente
un bacio
Moon9292
 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Moon9292