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Autore: syssy5    31/10/2013    2 recensioni
...aveva una rosa nera sul frontespizio che pareva quasi dipinta, nessuna scritta, nessun fronzolo particolare. Presi quel piccolo libro dallo scaffale per accarezzarne la copertina e svelare l'arcano della sua stampa senza successo, poi lo sfogliai. Rimasi stupita nel constatare che all'intero vi erano solo pagine bianche, non a righe, non a quadretti, nessuna parola, numero o data; nulla di nulla...
[ Questa storia si è classificata quarta al contest ‘Contest Pas a Pas [multifandom e Originali]’ indetto da Fanny_rimes sul forum di EFP ]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Creature delle ombre'
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La Rosa Nera





Quelarn

Da quel giorno non lo vidi più o almeno non di persona; ci incontravamo ogni notte nel sogno. Era diventato il nostro sogno, lo costruivamo insieme, ognuno metteva del suo e il nostro mondo diventava di volta in volta sempre più perfetto.
Avevo fatto proprio bene a tenere il diario e a entrare nel Sodalizio della Rosa Nera; in ogni caso non avrei potuto fare altrimenti, ero troppo coinvolta per tirarmi indietro. E tutto questo mi aveva portato a lui, oltre a farmi vivere in una specie di paradiso terrestre. I diari ci avevano scelti e in quel momento non potevo non ringraziarli.
Giocavamo, scherzavamo e progettavamo la prossima modifica da fare durante il giorno. Era tutto così vivido, così vivo e reale, così colorato e allegro – o forse era la sua presenza a farmelo vedere tale.
Poi qualcosa si ruppe; non potrò mai dimenticare quella notte, le parole che mi disse. Per lui era solo un gioco da scemi.
— Un gioco da scemi? Può darsi. Però era il nostro gioco. — gli risposi prima di andarmene, anche se in realtà non potevo andare da nessuna parte. Restammo così, ognuno per i fatti suoi, per il resto della notte.
Sperai con tutta me stessa di non doverlo rivedere la sera successiva, ma così non fu. Le mie notti tornarono a essere spiacevoli; non c'era più il terrore del vuoto nulla, bensì la consapevolezza di dover trascorrere quel tempo con qualcuno che mi aveva ferita. Era il nostro mondo e lui, con una sola parola, l'aveva distrutto.
— Rinuncia. — mi disse una notte, arrivandomi alle spalle — Rinuncia al Diario, rinuncia al Sodalizio.
— Perché? — domandai, ma non ottenni risposta.
Una cosa avevo però dimenticato: che la magia del diario non stava solo nel creare un mondo nel sogno, ma anche nel rendere reale ciò che sognavamo.

Si chiamavano Quelarn; sentii quel nome bisbigliato direttamente nel mio orecchio da un'ombra, nell'ultima sera che ricordo. Ero nel mio letto in stato di dormiveglia, il sonno non mi aveva ancora portata via con sé, ma non ero nemmeno così lucida da riuscire a capire cosa stesse accadendo.
Qualcuno si muoveva nella mia stanza, strisciava sul pavimento, sulle pareti, sul soffitto. Raggiunse la scrivania dove tenevo il mio diario: era quello il suo scopo. Poi un'altra voce – la sua voce – bisbigliò:
Se i diari finissero nelle mani sbagliate potrebbero riscrivere il mondo...
Come potevo sentire la sua voce se ancora non dormivo? E come potevo sapere che un'ombra stava strisciando nella mia stanza se non potevo essere sveglia?
Non permettere al Quelarn di prendere il diario...
Che fosse quello l'unico modo per svegliarmi dal mio mondo nel sogno? Proteggere il diario da quell'essere? Era forse per questo che non riuscivo a addormentarmi, anche se ci stavo provando con ogni fibra del mio essere?
SVEGLIATI!
Le voci sparirono, le sensazioni pure, io ero in piedi sul letto, arzilla come non mai. Vidi la creatura e urlai dal terrore: era davvero un'ombra, una specie di fantasma di buio, un fumo scuro senza consistenza. Tuttavia riuscì ad afferrare il diario e a strisciare fuori dalla finestra.
Partii all'inseguimento cercando di attraversare il più velocemente possibile la mia abitazione; l'ombra era molto più avanti rispetto a me, lei non doveva sottostare alle barriere architettoniche che mi intralciavano la strada, ma era lenta e questo mi permise di accorciare la distanza che ci separava.
Altre ombre raggiunsero la prima e ci circondarono. Non seppi dire se ero realmente attorniata da loro o se potevo andarmene calpestandole, in quel momento non avevo la minima intenzione di provarci. Fortunatamente i membri del Sodalizio della Rosa Nera accorsero in mio aiuto, accerchiando a propria volta i Quelarn.
— Ridammi il diario! — urlai alla creatura.
Molti esseri stavano già svanendo, il Sodalizio riusciva a scacciarli, non capii cosa usavano, non li stavo guardando. Il mio sguardo era solo per il diario, quasi non sbattevo le palpebre per non perderlo di vista; lui per me era tutto.
Avanzai qualche passo e la creatura strisciò via, ma avevo già capito di essere più veloce; in un lampo le fui addosso, le mie dita si chiusero attorno all'oggetto dei miei desideri, solo che le cose non andarono come speravo. Lo sentii urlare, il ragazzo che mi aveva prima accolta e poi ferita stava urlando per me. Cercai di voltarmi verso di lui, ma non lo vidi: l'ombra mi stava avvolgendo, mi aveva attirata nella sua trappola e io ci ero caduta. Il Sodalizio aveva voluto proteggermi, evitare che avessi paura di una qualsiasi ombra, invece non aveva fatto altro che portarmi alla mia fine.

Non sentii più nulla, né la sua voce, né alcuna sensazione. Non vidi più nulla, né lui, né il mio mondo nel sogno. Non percepii più nulla, né altri esseri viventi attorno a me, né la terra sotto di me. L'unica cosa che rimase fu solo il vuoto.



Eccomi col capitolo finale giusto in tempo per la scadenza del contest. Per prima cosa vorrei dire che non è il finale che volevo, io sono per i lieti fine o comunque neutri (motivo per cui ho cercato di rendere questa fine non proprio tragica, diciamo qualcosa di simile alla fine de "La sirenetta"), ma praticamente come tutta la storia anche questo capitolo si è scritto da solo, ha voluto finire così e io non posso che sottostare al suo volere. Passiamo ora a queste creature, i Quelarn; da sempre sono stata bravissima a inventarmi creature fantasy strane o inverosimili (o magari banali, fate voi) e quindi ecco qui che non sono riuscita a trattenermi. Mi dispiace solo di averlo fatto solo ora, queste creature escono fuori come un fulmine a ciel sereno e so che come scelta può non piacere (mio marito non è molto soddisfatto di questo finale, lo trova troppo veloce, ma a me piace anche per la sua velocità spiazzante che non ti ci fa capire nulla, ti lascia l'amaro in bocca... o almeno questo è quello che provo io). La narrazione in prima persona purtroppo (o per fortuna, nel mio caso) mi impedisce di spiegare molte cose, del tipo "perchè il Sodalizio non ha avvertito la protagonista del pericolo dei Quelarn?", se ve lo chiedete vi rispondo subito: non lo so. Questo capitolo è nato dalla citazione che dovevo usare e da un commento ricevuto al capitolo precedente; magari un giorno le scriverò un seguito dove spiegherò tutto ciò che qui è rimasto all'oscuro (da notare che i personaggi non hanno nemmeno i nomi).
Per il finale ho usato la citazione "Un gioco da scemi? Può darsi. Però era il nostro gioco. (Amami se hai coraggio)" e con questo finisco la serie di prompt da usare, uno diverso per ogni capitolo; li ricapitolo (scusate il gioco di parole):

• Capitolo 1: Prompt 5 (l'immagine che è poi ripetuta in ogni capitolo)
• Capitolo 2: Prompt 2 (canzone)
• Capitolo 3: Prompt 4 (situazione/luogo/sentimento)
• Capitolo 4: Prompt 1 (tre oggetti)
• Capitolo 5: Prompt 3 (citazione)

La Rosa Nera finisce qui, grazie a chi ha letto, commentato e inserito nelle varie liste la mia storia, è stato un dolce esperimento e sono fiera di averlo portato a termine.
Vi saluto e vi ricordo la classica pubblicazione nel pomeriggio (questa storia era l'unica fuori dalla scaletta, per farcela stare o avrei dovuto pubblicarla a contest scaduto e non era possibile, o avrei dovuto rimandare troppo altre pubblicazioni), sperando che le vostre recensioni non siano troppo crudeli (sempre se me ne lasciate). ^_^
syssy5

   
 
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