Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Lyu    31/10/2013    3 recensioni
Una one-shot (che si può vedere come due flash-fic ed una quasi-flash-fic) che ha come protagonisti i Fondatori Godric, Salazar, Rowena (o Cosetta, o Helena) e Helga (o Tosca) alle prese con la Stanza della Necessità. Che ci fa ad Hogwarts? (E ribadisco, Godric, è un nome volgare!) Chi l'ha creata?
[un po' di slash Salazar/Godric perché non ne posso fare a meno]
[un poco introspettiva, un poco comica]
[rating giallo per stare sicuri -c'è solo un bacio (beh... paio di baci), e descritto anche da ME, quindi difficilmente realistico. E magari ho implicato del sesso, ma potete vederlo come volete]
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Godric, Helena, Corvonero, I, fondatori, Salazar, Serpeverde, Tosca, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note iniziali: ho usato i nomi inglesi per i Fondatori (Rowena Ravenclaw, Salazar Slytherin, Godric Gryffindor, Helga Hufflepuff). Ho anche usato liberamente i suddetti Fondatori, giocando sulle loro personalità. "Maghi Nuovi" è un termine per i Nati Babbani -ho preferito chiamarli così per via di... beh, certi termini cambiano in mille anni, no?
Ho anche usato MOLTO LIBERAMENTE il tempo -sono menzionati villaggi che vanno contro i propri Nati Babbani. Adesso, queste pressioni contro i maghi cominciano una cinquecentina di anni dopo, ma mi piace pensare che i maghi, esterni, nascosti e potenti, fossero visti come intoccabili (anche se c'era cattivo sangue), mentre quelli del villaggio, che avevano strani poteri senza ragione apparente...
Inoltre, Godric ha qualche potere da Veggente. Perché sì.



Lady Ravenclaw camminava con passo veloce e vesti blu scuro svolazzanti nel castello (si rifiutava di chiamarlo “Hogwarts” come quello zotico di Godric aveva proposto! La sua scuola non si sarebbe mai chiamata con un nome così villano! Anche se aveva un bel suono, dopo tutto) al quale lei stessa aveva da poco aggiunto l'ultimo tocco -e che tocco! La più estensiva biblioteca dei tempi era stata raccolta, finalmente: adesso tutte le seguenti generazioni di maghi avrebbero potuto avere ogni conoscenza a loro completa disposizione, pagine e pagine di manoscritti disponibili solo per loro; nessuno sarebbe stato forzato a cercarli disperatamente come aveva invece fatto lei.

Ma già studenti su studenti avevano cominciato a scorrazzare per tutti i corridoi del castello, determinati a scoprirne ogni passaggio, non lasciando nemmeno un'aula libera, o solo a girovagare in quella che sarebbe stata la loro nuova casa per i seguenti sette anni della loro vita, se non di più- quei poveri Nuovi Maghi specialmente, dovevano sentirsi terribilmente disorientati!
Lontani da un villaggio infuriato con loro per gli strani avvenimenti che avevano luogo attorno a loro, messi davanti agli stessi maghi e streghe che avevano imparato ad odiare...  
Sarebbe stato comodo sapere in anticipo chi dei nuovi nati nella Britannia avrebbe avuto il dono della magia, pensò Rowena, già sentendo la sua mente svegliarsi per il desiderio di fare qualche ricerca e inventare incantesimi.
Ah, magari in seguito.
Se solo avesse avuto un posto tranquillo dove leggere in pace i suoi tomi...

E questo portava ancora al problema: avere centinaia di studenti nel castello era cosa buona e giusta, ma di certo anche rumorosa e caotica. Non c'era aula dove qualcuno non ci fosse, e anche se per miracolo (in questo caso probabilmente la magia non sarebbe bastata) qualche luogo sperduto fosse stato privo di persone, qualcuno ci sarebbe di sicuro passato.

Rowena sentiva già un mal di testa infernale farsi strada nel cervello come una lama bollente e crudele.
Posto tranquillo, pensò disperatamente, posto tranquillo, posto tranquillo...

E fu allora che la vide. Scura e innocente -come se ci fosse stata da sempre, la bugiarda!- una porta di legno finemente intarsiata si ergeva maestosamente sul muro dove -Rowena lo sapeva, aveva costruito anche lei questo posto!- non ci sarebbe dovuto essere niente se non solida roccia.

Cautamente, prendendo la bacchetta in una mano per essere pronta ad ogni evenienza, Rowena avvolse le dita sulla maniglia. Si bloccò per qualche istante non appena la sua pelle fece contatto col freddo metallo, e poi, lentamente, la abbassò.
Senza un suono, la porta girò sui cardini e si spalancò, rivelando una sala -con il pavimento ricoperto da uno spesso tappeto privo di polvere, il camino acceso, una poltrona dall'aria comoda proprio davanti ad esso ed una libreria piccola ma ben fornita- che sembrava urlare (o meglio, sussurrare) tranquillità.

Da dove era spuntata quella sala? Rowena fece per perdersi nei suoi pensieri, prima di decidere che se proprio doveva risolvere quel mistero era meglio farlo da seduta.


~


Il corridoio girava.

«Dai, God, siamo quasi arrivati...» cercò di dire il Nobile Salazar Slytherin, Maestro di Pozioni e Difesa, Vincitore di Innumerevoli Duelli, Fondatore della Nobile Scuola per Pupilli Magici (checché ne dicesse God!) e Ubriaco Fradicio. Quello che gli uscì, per la suddetta qualità che possedeva al momento, fu però più sulle linee di “Da', God, sham' gas' a'ivahi...”.

«Nah!» rispose God, o Godric Gryffindor, Maestro di Creature e Trasfigurazione, anche lui Vincitore di Innumerevoli Duelli, Fondatore della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts (“Ve lo dico io, è il nome perfetto! Ironia, gente, ironia!”) e Ubriaco Fradicio. «Ha' presh l' vi' sbahia'!»

«Ma sham' vi'hini! Te 'ho di'ho io!» ribadì Salazar, facendo fare ad entrambi qualche altro posto nel corridoio deserto nel bel mezzo del nulla dove stavano vagando.

Il muro scelse proprio quel momento per andare incontro ai due amici, ancora sorreggenti l'altro e con le braccia attorno alle spalle dell'altro in un'interessante variante della Corsa a Tre Gambe.
«God...» sospirò Salazar dal pavimento. «M' sah ch' ci sham' persi...»

«Naw Sher'hock!» rispose Godric dalla matassa di gambe e braccia per terra che secondo qualche strano trucco era sé stesso.

«Shu-che?»

«Scush'. Po'heri dah Veghent'.»

«Ah.»

I due contemplarono il marrone davanti a loro per un poco, prima di capire che fosse una porta di un bel legno chiaro.

«'He 'hai mesha te q'esta?» chiese Godric sbattendo gli occhi assonnatamente.

«Naw. Sharà di 'Owenah.» scosse la testa Salazar.

Qualche altro secondo passò, poi, come un sol uomo: «'He 'hi sharà den'hro?»

Con uno sforzo enorme, si alzarono in piedi, cadendo un paio di volte l'uno sull'altro nel processo ma ergendosi quasi dritti (per quanto la definizione da ubriachi di “dritti” non sia proprio esatta) alla fine.

I due posarono la mano contemporaneamente sulla maniglia, raffinatamente ornata di fogle dorate, per poi girarsi l'uno verso l'altro e decidere di mandare 'affanculo tutto; erano pieni di alcool, si sarebbero addormentati entro qualche minuto e si sarebbero risvegliati la mattina dopo con un gran mal di testa e senza ricordarsi niente della notte passata: si baciarono, tutto labbra e lingua (e un po' di denti, ma nell'inebriatezza nessuno dei due se ne accorse).

Il bacio fu improvvisamente interrotto non per mancanza d'aria (anche se questa era dopotutto una cosa buona: con la quantità di buon senso che i due possedevano al momento, non si sarebbero accorti del bisogno di ossigeno finché uno dei due non fosse svenuto, o soffocato. E che brutta fine per un bacio sarebbe stata!), ma per la caduta dei due: la porta, infatti, si era aperta sotto il peso dei loro corpi.

Ancora una volta, i due si trovarono in un intrico di gambe e braccia, vesti rosse e vesti verdi spiegazzate similmente. Stavolta, fortunatamente, erano però caduti sul morbido: la stanza, non molto grande, era coperta dal pavimento al soffitto da quello che pareva essere un materasso infinito, con sopra spesse coperte già calde e cuscini sparsi qua e là.

Tornarono a baciarsi.


~


Helga era della convinzione che chiunque potesse fare del bene, specialmente lei.

(Aveva inventato incantesimi per pulire e per cucinare.)

Aveva sempre un sorriso pronto ed una mano tesa a chiunque servissero.

(Aveva studiato la magia degli elfi domestici per migliorare quella dei maghi.)

La sua vita era dedicata al rendere il mondo un posto migliore per ogni mago e strega.

(Aveva cercato in ogni lingua per le parole migliori per far funzionare dati incantesimi.)

Rowena aveva la sua libreria, piena di oscuri manoscritti e fonte inesauribile di conoscenza immortale.

(Rowena era intelligente, ma la differenza tra “Volare” e “Wingardium Leviosa” ancora le sfuggiva.)

Godric aveva la sua Stanza della Forza, dove solo i veri coraggiosi potevano entrare e dove si celavano armi, armature e segreti di battaglia -sembrava fare a gara con Salazar a “chi ha la stanza personale più introvabile”, dato che (Helga lo sapeva) la aveva posta nelle profondità dei sotterranei di Serpeverde.

(Aveva stabilito alleanze con la popolazione del Lago Nero.)

Salazar aveva la sua Camera dei Segreti, accessibile solo a lui e alla sua famiglia; luogo adatto per esercitarsi a combattere e fare pozioni – la aveva mostrata solo a Godric, ma Helga sapeva dov'era (e aveva riso per dieci minuti dopo averlo scoperto. Chi sapeva che la sua idea di far percorrere il castello da enormi tubature avrebbe avuto tali risultati? Il bagno delle ragazze. Andiamo. Probabilmente lo aveva fatto solo per fare qualche battuta a Godric su come per lui sarebbe stato difficile non scoprire la sua camera.).

(Aveva creato passaggi sconosciuti anche a Godric, e anche un meccanismo per far muovere le scale per usare la magia in eccesso dell'aria, altrimenti pericolosa.)

E quale miglior modo per aiutare le future generazioni di maghi (e anche quella presente -seriamente, se qualcuno non metteva Salazar e Godric a letto insieme, i due rischiavano di morire di tensione sessuale repressa) se non creare una stanza perfetta per tutti?

(A volte avrebbe potuto sentirsi un po' invidiosa del successo che gli incantesimi inventati da Rowena avevano avuto, mentre i suoi -sebbene usati quotidianamente da centinaia e centinaia di maghi e streghe- erano raramente menzionati come esempi di magia potente e utile.)

Una stanza che desse ad ognuno le cose che più desiderava, le cose di cui più avesse bisogno.

(Ma era una brava persona, e preferiva fare del bene piuttosto che essere famosa.)

Una Stanza delle Necessità.

(Stare nell'ombra era una delle scelte migliori che avesse mai fatto.)

Helga amava la vita.






~~

Grazie per aver letto fino a qua! Se recensite vi vendo l'anima. Ma anche no.
Sentitevi liberi di chiedere per seguiti (ma se lo fate datemi una o più situazioni! C'è un limite alla mia immaginazione). Ho intenzione di scrivere ancora sulla "mia" versione dei Fondatori (farne una serie, forse?), quindi suggerimenti (e critiche, ovviamente) sono apprezzati!

Lyu.

PS: Scusate per eventuali errori. Ho scritto il tutto in una oretta o due, probabilmente la mano ha fatto strani scherzi (e se non lei il cervello).
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lyu