Anime & Manga > Twin Princess
Segui la storia  |       
Autore: BellaLuna    31/10/2013    5 recensioni
purtroppo, la pace non dura mai per sempre ... e stavolta il destino del pianeta Wonder è nelle mani di una antica profezia. nell'eterna lotta tra luce e buio le principesse gemelle scopriranno come ,per ritornare a esseri liberi e ritrovare se stessi, basti rispecchiarsi nella propria ombra e come l'amore sia capace di spezzare anche la più crudele delle maledizioni ... "Rein abbassò lo sguardo nascondendo le calde lacrime che le solcavano il viso provato dalla battaglia. la presa sui suoi polsi e sulle sue caviglie divendava ogni istante più ferma e pungente. -Dimmi perchè!- le ordinò scrutandola come se cercasse di entrare nei meandri più segreti della sua anima. E lei sorrise, amara ,come se quelle due parole nascondessero un significato più profondo. - Dimmi perchè continui a sperare che la luce ti salvi?- la sua voce è dura,tagliente e sprezzante ... vuota di qualsiasi emozione. E pensi che in realtà non lo sai nemmeno tu il perchè! poi li rivedi, nella tua mente, le figure dei tuoi cari,dei tuoi amici,di lui che ti sorride. loro non ti abbandoneranno ... lo sai! ed è per questo che ora riesci a fronteggiare di nuovo quello sguardo di fuoco ... più sicura,più speranzosa ... più innamorata. - perchè sono sicura che lui verrà a salvarmi!-"
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Rein, Shade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nessuna Via di Fuga (Parte 1)
 


<< Questa cosa è ridicola, Lumos. >>
Sebbene fosse ormai entrato a far parte del gruppetto di Luminiani benefattori di Spazio da più d un mese, Terence comprese perfettamente di non essersi ancora abituato ai loro continui – e soprattutto suicidi – sbalzi d’altruismo.
Possibile che non avessero niente di meglio da fare, nella loro patetica e inutile vita, che preoccuparsi così affannosamente per gli altri?!
Che luridi ipocriti!
Come se non fossero stati loro, poi, a cominciare quella maledettissima Guerra!
Con una punta di insano fastidio, si accorse che la rossa non lo stava neppure a sentire, impegnata com’era a correre da una parte all’altra della stanza alla ricerca di tutto l’occorrente necessario per partire alla volta della sua ennesima missione da piccola crocerossina.
Qualche minuto prima infatti, erano arrivati un paio di uomini - tutti con delle facce altamente terrorizzate - a cercare lo stupido Lumos dai capelli arancioni, ma proprio quel giorno quell’idiota aveva deciso di non farsi vedere e si era portato appresso pure il piccoletto dagli occhi grigi.
Al Tenebros la cosa non interessava affatto e quindi non aveva domandato il perché di quella sparizione improvvisa, anzi se ne era anche rincuorato, visto che senza il marmocchio che gli gironzolava continuamente intorno avrebbe potuto godersi un po’ di tranquillità in più.
Invece, proprio il giorno in cui quei due si sarebbero potuti rivelare utili, non c’erano!
Spiegando ai nuovi venuti l’assenza improvvisa del ragazzo, la Lumos aveva invitato quei due uomini a entrare in casa e a raccontarle cosa gli era accaduto.
Il meno terrorizzato dei due aveva quindi cominciato a parlare.
Ter, ovviamente, aveva origliato tutto da dietro la porta della “sua camera” senza alcun problema e con una lievissima punta di curiosità.
Da quello che aveva raccontato l’uomo, aveva compreso che sulle sponde del lago Bijou – che si trovava fra le alte coline boscose a qualche miglio dal villaggio dove abitavano – erano stati ritrovati otto corpi di giovani ragazzi morti affogati.
A tutti e otto era stato strappato il cuore dal petto.
Ma ciò che preoccupava di più quell’uomo – a cui la Lumos aveva servito del tè e accarezzato un braccio e questo gli fece venire un prurito alle dita che non seppe se attribuire al fastidio o alla circolazione sballata del suo sangue – era il fatto che quelle morti inspiegabili fossero avvenute in un arco di tempo che non rientrava nella mezzanotte.
In poche parole non erano stati i Tenebros a compiere quello scempio.
Ma allora chi?
Inoltre, quattro ragazzi, con età compresa fra i tredici e sedici anni, erano ancora dispersi nel lago.
A quel punto la Lumos si era imputata di andare a vedere personalmente la situazione per cercare di spiegarsi meglio i fatti e sperare di riuscire a ritrovare – prima dell’inevitabile – i quattro mocciosi.
Non c’era stato verso di farle cambiare idea e da allora – dopo aver accomodato fuori i due uomini – non aveva fatto altro che rimuginare cose strane sottovoce e preparare tutto l’occorrente per partire.    
Stando seduto compostamente sul davanzale della finestra della sua camera, con il busto appoggiato al muro, le braccia conserte, una gamba piegata e l’altra che penzolava nel vuoto, il Tenebros non si perse nemmeno uno dei gesti frettolosi e impacciati della giovane.
Dal modo in cui rovistava alla ricerca di coperte pulite dentro all’armadio, gettando all’aria tutto ciò che non le occorreva, fino ad arrivare al modo in cui si alzava in punta di piedi per afferrare alcuni barattoli pieni di pozioni curative che si trovavano sulle mensole più alte degli scaffali.
Sapeva perfettamente che avrebbe dovuto odiarla – per principio, e perché sarebbe stato molto più semplice farlo – o, perlomeno, provare a ignorare la sua presenza, ma proprio non gli riusciva di staccarle gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
Per tutti gli Dei Sanguinari: perché doveva essere così dannatamente sensuale anche quando piegava una stupida coperta da infilare dentro uno stupido zaino?!
Sbuffò, sentendo piccole goccioline di sudore – dovute sia al fatto che la febbre stava scendendo sia al caldo appiccicoso di quel pomeriggio – condensarsi sulla sua fronte pallida.
<< Lumos- >>
<< Non provare a parlarmi se non per dirmi che vieni con me! >> lo ammonì decisa, puntandogli un indice contro mentre cercava contemporaneamente di infilarsi un paio di scarponi di montagna, chiudere la cerniera dello zaino e controllare l’ora sull’orologio a pendolo vicino alla parete dove lui era appoggiato.
<< Accidenti, com’ è tardi! Se non mi sbrigo, non riuscirò ad andare e venire prima che Gilda mi scopra! >> affermò, sgranando i luminosi occhi azzurri ora pieni di preoccupazione.
Terence le riservò uno dei suoi sogghigni strafottenti quando la vide saltellare maldestramente da un piede all’altro nell’atto di allacciarsi le scarpe.
<< Io mi preoccuperai più del fatto che non riuscirai a ritornare qui prima della mezzanotte... che della tua amica.>>
<< Questo lo dici perché non conosci Gilda! Quando vuole, sa essere molto più spaventosa lei di un intero esercito dei Tenebros.>>
<< Tsk, non ci credo nemmeno se lo vedo.>>
La Lumos alzò la testa verso la sua direzione e gli sorrise divertita.
Trafelata, sudata, ma raggiante.
Nessuno gli aveva mai sorriso così.
Anzi, dacchè ricordava, nessuno gli aveva mai sorriso e basta.
Quel sorriso lo fece sentire bene e rimase abbagliato ad osservarlo per un bel po’ senza avere nemmeno il coraggio di emettere fiato.
Poi, come se nulla fosse, girò il viso dall’altra parte, cercando di placare la strana eccitazione che sentiva scombussolargli lo stomaco.
Se gli avesse di nuovo sorriso così - si ripromise il ragazzo, fissandola di sottecchi - avrebbe mandato tutto e tutti al diavolo e l’avrebbe baciata.
Sì, l’avrebbe baciata ancora e ancora fino a quando a quell’impertinente non fosse rimasto in bocca solo il fiato per sussurrare il suo nome.
<< Allora Lux... hai deciso? Vieni, oppure no? >>
A riscuoterlo dalle sue pericolose fantasie ci pensò proprio la Lumos in questione, che gli si piantò davanti con tanto di sguardo combattivo, mani sui fianchi e sorrisetto insolente.
Lo stava sfidando? Sul serio?! Bene!
Perché non sapeva ancora con chi aveva a che fare.
Regalandole uno dei suoi più accattivanti ghigni diabolici, Ter sciolse le braccia dal petto, appoggiò le mani sul davanzale e si sporse con il busto verso di lei fino a quanto i loro nasi non furono a pochi cm l’uno dall’altro.
Decisamente, tutti i suoi buoni propositi di starle lontano il più possibile erano andati a farsi benedire!
<< Perché ti preme così tanto che io venga con te? >> le domandò a bruciapelo, respirando sul suo viso arrossato dal caldo o – magari – anche dalla sua vicinanza.
Ambra sussultò, abbassando lo sguardo e sperando che il giovane non avesse un udito così fino da avvertire chiaramente tutto il casino che il suo cuore stava tenendo dentro il suo petto.
Chiuse e riaprì più volte la bocca in cerca delle parole giuste prima di rispondergli: << devo tenerti d’occhio. Non mi fido a lasciarti qui da solo, le tue condizioni potrebbero ancora peggiorare.>>
Mentre sentiva lo sguardo perforante di Lux su di sé, la Lumos pensò che quella era decisamente una bugia bella e buona.
La verità era che una piccola parte di lei – una minuscola, microscopica, insignificante parte di lei ovviamente – aveva un’insensata e viscerale paura che il ragazzo sarebbe scomparso se solo lei gli avesse voltato le spalle.
Aveva il terrore che così com’era misteriosamente e velocemente apparso nella sua vita altrettanto misteriosamente e velocemente sarebbe stato in grado di sparire.
E lei non voleva, non voleva che lui la lasciasse da sola, non prima che lei fosse riuscita a scoprire il segreto racchiuso nei suoi occhi tormentati, non prima che lei avesse capito cosa...
<< No, non vengo.>>
Quelle parole la riportarono alla realtà come uno schiaffo in pieno viso.
Si sentì tradita, respinta e gli occhi cominciarono improvvisamente a pizzicarle dolorosamente.
Non voleva aiutarla? Bene! Benissimo! Avrebbe fatto tutto da sola!
Terence notò immediatamente la sua espressione passare da speranzosa a delusa, e per la prima volta in tutta la sua vita sentì conficcarsi dentro la sua testa qualcosa di simile al senso di colpa.
La stava ferendo? Voleva farlo? Certo,... certo che voleva farlo!
Perché era una Lumos: non bastava nient’altro che quello per convincerlo a farle del male.
La giovane si morse a sangue il labbro inferiore prima di fare un passo indietro, gettargli un’occhiata fulminante e adirata, afferrare il suo zaino da terra e sputare qualche parola con odio.
<< Bene, allora! Fa come ti pare! >>
Poi uscì, in fretta, chiudendosi violentemente la porta alla spalle.
Terence restò per qualche secondo nella stessa posizione ad osservare quella porta chiusa e ad assaporare il profumo della Lumos che aleggiava ancora nella stanza.
Sbuffò, seccato forse più contro sè stesso che contro di lei.
Perché, per un attimo, l’idea di seguirla nella sua gita suicida gli era sembrata talmente allettante da prenderla in considerazione.
Ma, naturalmente, non l’avrebbe seguita.
No, non l’avrebbe fatto.
Assolutamente no.
<< Dannazione! >>
   
OoOoOoO
 
Come ogni volta che Fine era stata costretta a ricorrere al teletrasporto di Poomo per spostarsi velocemente da un Regno all’altro, si ritrovò con il sedere dolorante e le gambe all’aria, stesa sul ponte sospeso fra alte scogliere che portava direttamente al cancello d’ingresso del Palazzo del Regno della Goccia.
<< Ahio, che male, accidenti! >> imprecò fra sé e sé massaggiandosi la parte lesa con entrambe le mani.
<< Vuole una mano per alzarsi? >> le domandò gentilmente il folletto dalla pelle candida, porgendole una delle sue manine paffute.
Fine gli sorrise riconoscente e accettò l’offerta tirandosi in piedi.
Non avevano molto tempo da perdere.
Se l’onda di magia che aveva avvertito era arrivata così potente fino al regno Solare, aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere da lì a poco nel Regno della sua amica Mirlo.
Senza perdere altri preziosi minuti a indugiare fece segno con il capo all’amico di seguirla verso il palazzo.
<< Presto, su! Dobbiamo verificare se è successo qualcosa di grave e se Mirlo sta bene! >> decretò, prendendo a correre verso l’enorme cancello d’entrata.
Poomo cercò di starle dietro, ma si sentiva affaticato dal teletrasporto appena compiuto.
Da quando lui e Boomo avevano cercato di evocare - senza successo peraltro - il libro di Prominence, i suoi poteri erano diventati più instabili di una zattera in mezzo al mare in tempesta.
Mentre lui e Fine compivano il teletrasporto aveva anche avuto paura di non essere riuscito ad eseguirlo in maniera corretta e trascinare così la principessa nel luogo sbagliato.
Fortunatamente, tutto era andato per il meglio.
Beh, fino ad ora.
<< Aspettatemi, principessa Fine! >> urlò quando la ragazza, raggiunto il cancello, mostrò il suo sigillo reale alle guardie che la lasciarono passare.
Proprio quando i due uomini lo stavano chiudendo fuori, Fine si voltò e con un’espressione imbarazzata aggiunse << ehm... lui è con me! >>
Insieme poi iniziarono a correre all’interno del castello alla ricerca di Mirlo, sperando di ritrovarla sana e salva.
 
OoOoOoO
 
<< Ora ho capito tutto: tu non volevi che venissi con te perché così potevi tenere d’occhio la mia condizione di salute, tu volevi che venissi con te perché avevi bisogno di qualcuno che ti portasse tutta questa roba! Sei un’opportunista bella e buona! >>
<< Grazie, ma lo so perfettamente anch’io di essere sia bella che buona. Comunque, fa lo stesso molto piacere sentirselo dire.>>
A quanto pareva la Lumos sembrava aver ritrovato il suo consueto buon umore da quando aveva visto il suo tenebroso ospite correre per raggiungerla, con in volto stampata la sua solita espressione burbera e imbronciata come quella di un bambino a cui è stato negato di passare il resto del pomeriggio al Luna Park.
Se non aveva riso era stato perché sapeva bene che Lux avrebbe potuto cambiare idea anche per molto di meno e ritornare velocemente sui suoi passi.
Così, aveva cercato di trattenersi dal sorridere soddisfatta e si era solo limitata a lanciargli un’occhiata complice.
Avrebbe voluto dirgli “grazie”, ma sapeva che lo avrebbe solo irritato di più, così lasciò perdere e si limitò a ringraziarlo con lo sguardo.
Il ragazzo le rispose accigliandosi in una espressione che intendeva sicuramente dire “ mi devi un favore ENORME ” e allora lei gli aveva sorriso riconoscente per poi – per non dargliela del tutto vinta a quel testardo! – rifilargli entrambi i suoi enormi e pesantissimi zaini.
<< Renditi utile da subito.>> gli aveva detto e, nonostante tutto, Lux aveva accettato.
Non si era lamentato fino a quel momento a dire il vero.
<< Ugh, ti consiglio di non fare tanto la spiritosa con me, se non vuoi che ti spezzi l’osso del collo.>>
<< Esagerato... aaahh guarda!!! Quella è una Aloe Barbadensis!! >>
<< Una che cosa?! Anzi no, lascia perdere, non voglio saperlo.>>
<< E' una pianta curativa molto efficace, conosciuta anche come Aloe Vera... è con quella che ho guarito quasi la maggior parte delle tue ferite. È una vera fortuna trovarla, al mercato costa un mucchio di soldi, visto che a causa della Guerra se ne fa il doppio dell’uso e si stanno esaurendo le scorte.>>
<< Come fai a sapere tutte queste cose? Da quando siamo partiti hai classificato ogni singola pianta che abbiamo incontrato. Che cosa sei... una specie di enciclopedia Luminiana? >>
<< è molto semplice: oltre a essere bella e buona, se non lo avevi ancora capito, sono anche incredibilmente intelligente.>>
<< E presuntuosa.>>
<< Cos-?! Tsk! Non è vero! >>
<< Vuoi scherzare? >>
Ambra sbuffò, risentita e piccata, dando una scrollata di spalle mentre rivolgeva un’occhiata di rimprovero al compagno di viaggio che intanto gongolava divertito fra sé.
<< Quanto manca? >> le chiese poi, dandole una leggera gomitata sul fianco.
La vide arrossire prima di incrociare stizzita le braccia al petto in fare altezzoso.
<< Siamo quasi arrivati.>>
Terence annuì soprappensiero, cercando di riportare alla mente tutti i buoni motivi che l’avevano spinto ad accompagnare la Lumos in quella ambigua missione da buoni samaritani.
Naturalmente, lei non c’entrava nulla.
Le aveva già salvato la vita una volta, una seconda avrebbe decisamente dovuto meritarsela.
L’unica cosa che lo aveva spinto sul serio a muoversi da quella patetica casa era perché non ne poteva più di starsene con le mani in mano e poi, se c’era davvero qualche strano mostro mangia-Lumos in quel lago, sarebbe stato divertente vederlo squartare qualche altro poveretto per poi intervenire – ovviamente quando tutti i Lumos fossero già morti – e ridurlo a brandelli.
Peccato, che non avesse una spada...
Vabbè, l’avrebbe rubata a qualche idiota!
<< Che hai da sghignazzare così? >> gli domandò d’improvviso la rossa, restituendogli la gomitata.
In risposta Ter accentuò il suo ghigno, sorpassandola di qualche passo lungo il sentiero che costeggiava il fiume della valle.
<< Cosa pensi abbia ucciso quei tizi? >> decise di tergiversare per vedere se riusciva a metterla un po’ sotto pressione.
Nonostante il fatto che stesse per affrontare un qualche strano mostro assassino sconosciuto, la Lumos appariva tranquilla e a suo agio come se stesse solo andando a fare una semplice scampagnata fra amici.
Questa cosa lo incuriosiva e lo eccitava al tempo testo.
Possibile che non avesse davvero paura di niente?
Ambra fece spallucce, alzando un attimo gli occhi verso il cielo sereno di quel pomeriggio.
I raggi del sole le accarezzarono le guancie levigate e illuminarono di riflessi ramati i suoi capelli color del sangue.
Terence dovette fare appello a tutto il suo selfcontrol per non saltarle addosso.
<< Non ne ho la minima idea. È la prima volta che succede qualcosa del genere al lago Bijou, di solito è un posto tranquillo.>> aggiunse, puntandogli contro i suoi occhi azzurrissimi.
Notando il ghigno ancora presente nelle labbra del giovane però, Ambra si insospettì e, aggrottando le sopracciglia, gli chiese << tu hai qualche ipotesi?>>
Terence emise un verso simile a “eh-eh” solo molto più pericoloso e agghiacciante.
La Lumos non se la sentì di chiedergli oltre – anche perché aveva cominciato a conoscerlo abbastanza da sapere che non sarebbe riuscita a strappargli nemmeno un soldo bucato dalla bocca, a meno che lui non ne fosse in vena - e lo fissò accigliata per tutto il tempo prima che lui le rispondesse in maniera enigmatica.
<< Forse.>>
Non era la risposta che si era aspettata, ma almeno era un inizio.
<< Ehy!! >> lo richiamò poi, presa da un pensiero improvviso, rifilandogli un’altra gomitata.
Il Tenebros la fissò da sopra la spalla con fare diffidente << hai trovato qualche altra pianta inutile? >>
La vide emettere un verso frustrato e fissarlo con la sua aria da saputella saccente.
<< No, stavo semplicemente per dirti che questo è forse il discorso più lungo che teniamo senza sbranarci a vicenda. È un grande passo avanti! >>
<< Oggi sei proprio in vena di scherzi, Lumos.>>
 
OoOoOoO
 
<< Non importa da che Mondo vengano, i luoghi impregnati di magia sono tutti uguali. Puzzano tutti nello stesso identico modo.>>
Mai come allora Rein si ritrovò a dar ragione a quel burbero di Terence.
Del resto, con lo scenario atroce e nauseante che si era ritrovata davanti, non avrebbe potuto fare diversamente.
Mentre osservava tutti quei corpi privi di vita galleggiare a faccia in giù sulla superficie scura dell’acqua della grotta, avvertì qualcosa contorcersi nel suo stomaco e privarla di quasi tutta la lucidità che ancora possedeva.
L’unica cosa che in quel momento di sgomento riusciva a fare, era contare uno per uno tutti quei corpi, come se i suoi occhi – nonostante l’orrore – non potessero evitare di ricadere continuamente su di essi.
“ Dieci... Venti... Venticinque..., possibile che fossero centinaia? Migliaia?”
L’aria puzzava davvero di un odore terrificante, un misto di disperazione e morte; di sangue e nebbia e acqua.
Quando un corpo senza un braccio galleggiò accanto alla nicchia di cristalli rotti dove Rein si reggeva per miracolo sulle ginocchia tremolanti, non resistette e alla cadde definitivamente piegata in due a terra rigurgitandosi nei piedi.
Non sopportava più quella puzza, tutta quella morte a perdita d’occhio, tutta quell’acqua, quella pressione, quella nebbia fetida.
Venne presa dal panico, il suo cuore ebbe come un tonfo e il respiro le si fece affannoso in gola.
Doveva uscire da lì.
Doveva immediatamente uscire di lì.
Sentendo ogni cellula del suo corpo fremere per la paura si asciugò la bocca sporca con il dorso della mano e facendo leva sulle ginocchia ballerine provò ad alzarsi in piedi.
I suoi occhi sembravano ancora più sgranati e sconcertati di quanto era arrivata lì per la prima volta e il suo volto non ne voleva neppure sapere di assumere un’altra espressione che non fosse il terrore totale.
Doveva. Assolutamente. Uscire. Di. Lì.
Ricacciando indietro un urlo disperato e tutte le lacrime di paura che sentiva pungerle gli occhi, diede le spalle a quell’orrendo spettacolo spettrale e prese a correre in una direzione qualunque.
Non le importava dove stesse andando, voleva solo allontanarsi il più lontano possibile da quel cimitero di corpi.
Da quel posto maledetto.
Forse era solo la sua mente spaventata, ma mentre correva freneticamente sbattendo con forza i piedi sulle rocce e sull’acqua increspata, Rein sentì di nuovo quella risata cristallina riecheggiare fra le pareti della grotta.
Un solo pensiero le balenò in mente, togliendole definitivamente ogni minuscolo granello di lucidità che ancora le rimaneva.
“ Sto per morire.”
 
OoOoOoO
 
Sebbene Ter avesse ribadito a sè stesso più e più volte di odiare e detestare con tutta la sua anima dannata ogni qualsiasi cosa che fosse contaminata dal genere Lumos, non poté comunque evitare di rimanere affascinato alla vista del lago Bijou.
Le storie erano proprio vere allora, quel posto era un vero e proprio spettacolo.
La baita era spuntata dal nulla, mentre risalivano il fiume fra l’erba alta e qualche albero spennacchiato adornato con lunghe foglie sparso qua e là.
L’aria era diventata frizzante e fresca, solleticandogli le narici con il suo piacevole odore e la Lumos sembrava ancora più dannatamente bella con quella brezza dispettosa che faceva sollevare in aria i suoi boccoli vermigli e le alzava di poco l’orlo del vestito color crema che aveva indossato quel giorno.
Un vestito più corto del solito, che le arrivava a malapena al di sotto delle ginocchia, lasciandole scoperta le linea sensuale dei polpacci ben definiti.
Deglutendo a fatica, e anche un tantino stanco per la scarpinata, il Tenebros non riuscì a non chiedersi se trovasse più spettacolare la vista della ragazza a quella del lago stesso.
Per puntiglio, quindi, smise di fissare la sua accompagnatrice – intenta nel mentre a riprendere fiato e a bere dalla sua borraccia con avidità – e ripuntò invece gli occhi sul lago.
Non si era minimamente aspettato tutta quella improvvisa quiete.
Nella sua testa erano sorti alcuni scenari tra cui la vista dell’acqua rossa per il sangue dei ragazzi uccisi, l’erba a ridosso della riva ridotta in cenere, e una nebbia fredda e umida che impediva di scorgere l’orizzonte.
Invece sembrava tutto perfettamente tranquillo.
Anche troppo.
La luce del sole puntava sull’acqua facendo scintillare davvero come piccoli gioielli i ciottoli depositanti sulla riva e sul fondale basso.
Numerosi alberi - di cui non conosceva né il nome né il genere, visto che non erano presenti su Tempo - lo circondavano, proiettando ombre giocose sull’erba alta e verde e sulla superficie limpida dell’acqua.
Si lasciò riempire gli occhi da quella inaspettata tranquillità, restando però sempre in perenne allerta per poi essere chiamato in causa dalla voce preoccupata della ragazza.
<< Non riesco a capire. Dove sono tutti? >> gli chiese, guardandosi intorno con una mano sugli occhi per schernire i raggi del sole.
Ter la fissò inespressivo per pochi istanti, per poi fare qualche passò in più verso il molo del lago, che comprendeva un piccolo pontile in legno, dove di solito venivano attraccate le imbarcazione per la pesca.
C’era solo una nave quel giorno, una piccola navetta bianca e malandata che puzzava di pesce e aveva tutte le vele intrecciate fra loro alla base dell’albero.
Sullo scafo era riportato in caratteri grandi e azzurri il nome “Allison”.
Senza che potesse impedirselo uno sguardo schifato gli si dipinse in viso per il ribrezzo.
Allison era il nome della Principessa di Spazio, futura regina del regno della Luce, nonché, quindi, sua nemica naturale.
Non l’aveva mai vista, ma sapeva che tutto Spazio la elogiava per le sua bellezza, il suo intelletto e la sua generosità.
Trovò assurdo il fatto che anche fra i pescatori la principessa fosse così famosa, addirittura da riportare il suo nome su una barca.
Che cosa aveva quella pulce di così speciale?
Cacciò quei pensieri fastidiosi, scuotendo di poco il capo e affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
In quel momento il suo sesto senso gli stava suggerendo a gran voce che dentro l’imbarcazione poteva ancora esserci qualcuno, così fece un gesto eloquente con il mento in direzione della Lumos, che comprese e in pochi passi leggeri lo raggiunse.
Sapeva pure muoversi come un felino, si ritrovò a sogghignare il ragazzo, quando la testa della rossa gli arrivò sotto il naso.
Chissà quante altre cose sapeva fare quella dannata rompiscatole.
Anche la Lumos si accorse del nome riportato sullo scafo e Ter notò le sue guancie imporporarsi, mentre un sorrisino spontaneo riaffiorava sulle sue labbra.
<< Mmh, pensi che ci sia qualcuno? >> gi domandò poi a bassa voce, sfiorandogli il collo con il suo respiro.
Terence rabbrividì e si scansò di qualche passo da lei per poi risponderle lapidario: << scopriamolo subito.>>
Con passo deciso avanzò ancora lungo il molo fino a ritrovarsi di lato alla piccola imbarcazione.
Bussò tre volte sul vetro di un oblò opaco, ma non gli rispose nessuno.
Alterato, ripeté l’operazione sbattendo più forte e quando anche quella volta nessuno rispose stava per calarsi sulla barca, sfondare la porta della cabina a calci e trascinare ogni singolo essere vivente fuori per i capelli, gambe, braccia, vestiti e altro, per poi farli annegare sadicamente nel lago, ma la ragazza – intuendo probabilmente le sue intenzioni -  lo superò, e con un balzo saltò a bordo dell’imbarcazione, finendo sul ponte della nave.
Si avvicinò cauta alla cabina, tenuta sott’occhio dallo sguardo intimidatorio e adirato del Tenebros che avrebbe volentieri dato fuoco a tutto per poi ritornarsene a casa.
A casa sua!
Non in quella bettola che divideva con quell’insopportabile Lumos, e con i suoi insopportabili e stupidi amici!
Intanto che ragionava su tutte quelle cose, sfogando la sua rabbia nell’immaginarsi i mille modi in cui avrebbe potuto uccidere tutti gli insignificanti Lumos che abitavano in quell’odioso villaggio, Ambra aveva provato a bussare di nuovo a sua volta ma senza successo.
Si decise, quindi, a usare un’altra tattica.
<< Non vogliamo farvi del male, siamo qui per aiutarvi. Abbiamo saputo dai vostri amici quello che è successo ieri e siamo venuti per darvi un mano.>>
Passarono numerosi secondi di silenzio prima che qualcuno si degnasse loro di rispondere.
<< Siete i Guardiani? >> domandò loro la voce spaventata di una donna.
Terence, che fino a quel momento se ne era restato con le braccia conserte e il broncio a fregarsene di tutto e tutti e a pensare soltanto alla sua sete di vendetta, rizzò le orecchie a sentir pronunciare quelle parole.
I Guardiani?
Allora esistevano veramente?
Non erano solo stupide sciocchezze che i Lumos si erano inventati per spaventare loro Tenebros?
Preso dalla collera digrignò i denti, fissando ardentemente la figura minuta della Lumos a qualche passo da lui.
Era curioso di sapere cosa la giovane avrebbe risposto, tutto il suo essere era pervaso dall’ansia inarrestabile di sapere quale sentenza fosse uscita da quelle sue labbra vermiglie.
Ambra sospirò, gettandogli appena uno sguardo allertato, per poi passarsi una mano sulla frangetta, deglutire e asserire piano con il capo.
<< Sì.>>
Fu come se un pugnale affilato e rovente si fosse piazzato nel cuore del giovane Tenebros.
Ora non c’erano più vie di scampo, nessuna seconda scelta: doveva ucciderla.
 
OoOoOoO
 
Non appena Ter si ritrovò totalmente sommerso nella nebbia fitta e puzzolente che albergava lungo le lugubre gallerie della grotta, pensò che le cose non cambiavano proprio mai e che, nonostante il trascorrere degli anni, lui continuava a commettere sempre gli stessi stupidi errori.
Strappando un lembo di stoffa dal suo mantello color delle tenebre e ringhiando sottovoce qualche maledizione preistorica, il ragazzo trattenne il fiato per non respirare la tossina velenosa che galleggiava in nuvole leggere insieme alle nebbia e che in meno di un minuto avrebbero di sicuro fritto il suo cervello proprio come doveva essere successo a quelli di Rein e Piimi.
In cuor suo aveva sperato che la turchina fosse così perspicace da intuire da sola che quella foschia umida che spadroneggiava nella grotta non poteva essere semplice nebbia.
Se aveva usato l’arco per difendersi di sicuro non aveva fatto altro che peggiorare la situazione, visto che quell’aggeggio non avrebbe fatto altro che attirare a sé ancora più nebbia fumosa e ancora più ombre.
Ma forse – dovette rimproverarsi un po’ anche lui – se non fosse stato troppo preso dai suoi ricordi da dimenticarsi di concentrarsi appieno sulla missione si sarebbe accorto da subito della vera identità delle detentrici di quel luogo maledetto.
I presupposti c’erano tutti e lui se li era lasciati scivolare davanti agli occhi come un vero dilettante.
Sbuffò, di nuovo, premendosi più forte il lembo del mantello sul naso per non respirare niente del veleno mischiato alla nebbia che saliva dall’acqua gelida e scura dell’oceano.
Senza starci a riflettere più di tanto provò poi a verificare anche una certa idea che gli era venuta in mente, proprio quando si era al fine accorto che tutti i suoi dubbi avevano una ragione.
Sguainò la spada e, stringendo l’elsa rivestita fra le dita, lasciò scorrere tutto il suo potere oscuro su di essa fino all’ultima scintilla.
L’arma assorbì tutto il suo potere e in meno di tre secondi la lama divenne nera come l’ebano e mille volte più letale di una qualunque altra arma conosciuta su Wonder.
La Spada delle Tenebre era stata forgiata da inganni e illusioni di conseguenza, proprio come due calamite di segno opposto si respingono fra di loro, così accadde fra la sua spada e la foschia fitta e umida che lo circondava.
La nebbia parve dissolversi a contatto con la lama come piccoli spruzzi di gaiser.
Lentamente quindi, il ragazzo prese ad avanzare tenendo la sua arma dritta di fronte a sé.
Con la mente ritornò di nuovo a quell’unica volta in cui era stato così sciocco da cadere vittima di quel losco tranello da incantatrici subdole e – senza che potesse impedirselo – ricordò anche chi lo avesse tirato fuori dai guai in quell’occasione.
Un sorriso mesto gli increspò le labbra e il Tenebros pensò che era incredibilmente ironico che ora fosse lui a svolgere la parte dell’eroe, quando un tempo tutto era stato fuorche un santo che operava solo per compiere delle buone azioni.
Ma, sebbene stavolta il motivo che lo spingeva a correre in aiuto di un’altra ragazzina con manie suicide fosse del tutto diverso, come al solito sembrava che non avesse poi molta altra via di scelta.
Di sicuro non poteva lasciare la prescelta a marcire lì dentro né, all’epoca, avrebbe potuto lasciare che quella stupida Lumos si cacciasse nei guai senza poi avere la minima idea di come uscirne fuori.
Almeno, stavolta, aveva un piano.
Trovare la prescelta e la sua amica svolazzante prima che fosse troppo tardi e poi ripartire verso Destion prima dell’arrivo dei Tenebros.
L’arma dell’Acqua avrebbe dovuto aspettare.
Rein non era ancora abbastanza forte da fronteggiare una battaglia su due fronti e inoltre era di vitale importanza che la sua identità rimanesse segreta almeno fin quando non avessero catturato tutte le Armi Leggendarie.
Poi sarebbero andati loro stessi a caccia dei Tenebros per estirpare il problema dalla radice e mettere fine a quella dannatissima guerra.
Avanzando di un passo alla volta con estrema cauta, Terence continuò a guardarsi in giro per cercare di orientarsi alla ben meglio, imprimendosi nella mente ogni possibile dettaglio di quelle rocce acuminate per non correre il rischio di dover demolire tutto per poter uscire di lì alla svelta.
Poi, all’improvviso, proprio mentre aveva avvertito una strana nenia aleggiare nell’aria e per riflesso aveva di poco abbassato la spada, andò a sbattere dritto dritto contro una specie barriera invisibile che gli fece perdere l’equilibrio e incespicare di qualche passo indietro con i piedi.
Ter riportò subito la sua attenzione davanti a sé, notando come la nebbia in quel punto si fosse fatta estremamente fitta da sembrare una vera e propria cortina di fumo.
Raccogliendo tutte le sue energie fece ruotare in aria la spada falciando la nebbia in due parti nette.
Ciò che si ritrovò davanti, una volta che ebbe superato il suo ostacolo, lo lasciò vagamente interdetto per qualche istante.
Che ci faceva Rein seduta sul trono di Destion con la Regina Selen al suo fianco e Piimi che svolazzava allegra da una parte all’altra della Sala del trono intercambiale del Castello?
Il suo cervello, un po’ attecchito a causa delle spire velenose che continuavano a ronzare in aria, ci mise più di qualche secondo a collegare tutto.
Grugnì, riducendo gli occhi in due fessure e contraendo tutti i muscoli facciali per la rabbia.
Era appena piombato dentro l’illusione onirica di qualcuno.
Il bello era che non aveva la benché minima idea di come fare per interromperla.
 
OoOoOoO
 
La bagnerola galleggiante era gremita di donne.
Solo e soltanto donne.
La maggior parte di esse erano in preda alle lacrime e non facevano altro che dondolare avanti e indietro con il busto e vomitare enormi litri di lacrime su fazzoletti sgualciti e sporchi.
Se Terence avesse avuto ancora un briciolo di lucidità mentale, avrebbe di sicuro affermato che fosse la scena più patetica che avesse mai visto e si sarebbe rifiutato di certo di rimanere lì dentro un secondo di più.
Invece, tutte le sue attenzioni, tutti i suoi ragionamenti, tutta la sua frustrazione erano ormai totalmente rivolti alla sua nuova e pericolosa ossessione: la piccola Lumos dai capelli rossi e gli occhi color del cielo che gli camminava affianco con espressione contrita e ansiosa.
La piccola Lumos dai lineamenti dolci e i modi di fare isterici che l’aveva accolto in casa sua e lo aveva curato e accudito senza voler ricevere nulla in cambio.
La piccola Lumos dalle labbra morbide e invitanti... che altri non era che una dei fottuti Guardiani.
Se già non ne fosse stato convinto prima di incontrarla, il Tenebros avrebbe spontaneamente dedotto che l’Universo intero stesse cospirando contro di lui.
Ma ciò che lo mandava maggiormente fuori di testa era: perché non riusciva a ucciderla?
Aveva avuto milioni di occasioni in quella giornata: da quando erano entrati nel peschereccio e le donne disperate avevano raccontato loro la storia strappa lacrime dei loro poveri figli uccisi, dei mariti impazziti e dei mocciosi scomparsi, e poi anche dopo, quando la ragazza aveva deciso di prendere lei stessa il comando della barca e andare a cercare quei ragazzini sfortunati di persona e anche per tutto il lago se fosse stato necessario.
Da allora non avevano fatto altro che viaggiare da soli in quell’imbarcazione che puzzava di pesce e sangue, con la Lumos al timone – stranamente silenziosa e assente – e lui che continuava a fissarla con l’espressione incredula e i muscoli contratti .
Da quando aveva rivelato alle donne di essere una Guardiana, la Lumos non gli aveva più rivolto nemmeno una parola, e Ter si era lambiccato il cervello per capirne il motivo.
Si vergognava forse?
O aveva capito tutto, e la sua era solo paura di peggiorare le cose?
Erano quasi due ore che non la guardava negli occhi.
Quasi due ore in cui aveva smesso di sentire quello strano calore confortare le cicatrici del suo cuore e farlo sentire incredibilmente apposto con sé stesso.
Quasi due ore in cui il gelo e il buio e l’odio erano tornati più forti di prima a insinuarsi nella sua mente e nel suo sangue, costringendolo a fare dei pensieri che avrebbe in ogni modo voluto allontanare da sé.
“ Guardami, dannazione, guardami! ”
Ma la giovane Lumos appariva sorda alla sua richiesta e, con espressione serie e angosciata, continuava a scrutare l’orizzonte alla disperata ricerca di qualcuno dei superstiti di quella misteriosa e inquietante strage.
All’improvviso una forte rabbia lo invase e Terence si sentì costretto a sputargli addosso qualcosa che, sapeva, l’avrebbe ferita fortemente.
<< E' inutile che ti impegni tanto: non troverai nessuno, quei mocciosi ormai saranno tutti schifosamente morti.>>
Aveva reso il suo tono volutamente duro e astioso e aveva marcato la parola “morti” stringendo forte i denti nel pronunciarla, cosicché da farlo sembrare più un rantolo di disprezzo che altro.
In meno di un secondo l’aveva vista sussultare e lanciargli un’occhiata desolata e lievemente spaesata, la bocca leggermente dischiusa in segno di dissenso e i denti che affondavano sul labbro inferiore pieni di disperazione.
<< No, ti sbagli, sono ancora vivi.>>
Terence si era accorto immediatamente che la rossa aveva cercato di evitare di guardarlo negli occhi e aveva subito riportato l’attenzione davanti a sé dopo aver risposto meccanicamente alla sua insinuazione.
Ghignò sprezzante, appoggiandosi con la schiena alla parete in legno massiccio della cabina e incrociando le braccia al petto.
<< Ah sì, e tu come lo sai? Grazie ai tuoi poteri da Guardiana? >> voleva palesemente provocarla per vedere come avrebbe reagito, ma di fronte a quella nuova frecciatina, Ter vide solo la giovane incupirsi di più e nascondere di nuovo lo sguardo sotto la frangetta.
Il silenzio tornò di nuovo a fare da padrone fra i due, mentre l’aria si riempiva di tensione e di parole troppo spaventate e dubbiose da avere il coraggio di uscire fuori dalla gola annodata.
Terence non era completamente sicuro, ma poteva dire di aver visto almeno un paio di volte la ragazza prendere fiato e socchiudere le labbra per iniziare il discorso per poi emettere un verso strozzato e ritornare a tormentarsi gli angoli della bocca con i denti.
Lui si irrigidì di conseguenza, trattenendo l’istinto di raggiungerla in due semplice falcate, prenderla per le spalle e costringerla a guardarlo negli occhi per poi versargli addosso tutto il suo fiume in piena di parole velenose, rimproverandola di avergli taciuto una cosa del genere.
Per tutti gli Spiriti Oscuri dell’Universo era una Guardiana!
Una Guardiana!
Le cose sarebbero potute andare peggio solo se all’improvviso lei avesse cominciato a sbandierare ai quattro venti di essere anche la famose prescelta, che i Lumos aspettavano da tempo, per annientare del tutto la razza dei Tenebros!
Sapeva che ora lui era obbligato ad ammazzarla?! Aveva una vaga idea di che cosa gli stesse costando NON riuscire a farlo?!
Era nato per uccidere e sterminare i Lumos, per odiarli, disprezzarli, dar loro la caccia e dar loro fuoco...
Eppure... non riusciva a uccidere lei... non ne era capace... avvertiva le sue braccia cedere ogni volta che solo osava posare il pensiero sulle sue mani strette sul collo sottile della ragazza o della sua spada conficcata sul suo addome.
Era una sensazione che lo stava facendo impazzire, perché per la prima volta venivano messi in discussione i suoi principi e i principi di un Tenebros erano semplici e inviolabili.
Non c’era nessuna via di scampo, nessuna via d’uscita...
A distoglierlo dai suoi furiosi pensieri fu il sospiro stanco che le sentì infine uscire fra le labbra.
La vide deglutire amaramente e stringere più forte la presa sul timone prima di parlare << ascoltami... Lux... >>
Ma la giovane non ebbe tempo di aggiungere altro.
La barca sbatté violentemente contro qualcosa, piegandosi su di un lato e facendoli ruzzolare pesantemente a terra.
Quando si rialzarono e corsero con lo sguardo al vetro che divideva la cabina dall’ambiente esterno, si accorsero con sgomento che la visuale dell’acqua cheta e delle rigogliose colline che fino ad allora li aveva accompagnati nel loro viaggio, si era dissolta nel nulla.
Ora, a perdita d’occhio, c’era solo una gelida distesa di nebbia grigia.
 
OoOoOoO
 
Mentre correva a perdifiato su uno dei cunicoli oscuri della Grotta, con l’acqua che le arrivava quasi a metà coscia, la nebbia che gli impediva di vedere a un passo da lei e l’arco ben stretto alla mano destra, Rein sentì d’improvviso qualcosa arpionarle una caviglia e sollevarla in aria.
Senza che potesse impedirselo lanciò un forte urlo che rimbombò nell’ambiente chiuso e angusto di roccia e cristallo della grotta e rimbalzò come un’eco in ogni parte delle sue gallerie.
<< Lasciami andare! Mollami! Lasciami andare! >> iniziò a dimenarsi sospesa a mezz’aria e a testa in giù, non riuscendo nemmeno a vedere che cosa di preciso l’avesse acciuffata.
Sentiva il cuore rimbalzarle ferocemente nel petto e nelle orecchie, la paura che si diffondeva come un virus nel suo corpo togliendole fiato e prontezza e le mani talmente fredde e sudate che ebbe paura di perdere la presa sull’unica arma a sua disposizione.
Continuando a urlare e a calciare per liberarsi, la turchina iniziò anche a colpire la sua caviglia con la punta dell’arco per spezzare qualunque cosa la tenesse per aria.
Ma, per quanto si sforzasse, era come colpire quella maledettissima nebbia.
Era come colpire...
Un pensiero le sfiorò la mente, paralizzandola e facendole sbarrare gli occhi in preda al panico.
Era come colpire... l’acqua.
Un sussulto strozzato le uscì involontario dalla gola e una stilla di sudore le si incastonò fra le ciglia umide del pianto recente.
“ Oh no... ti prego... no... non un’altra volta... ti prego...”
Di nuovo la stessa risata cristallina e glaciale percosse l’aria e in un batter d’ali Rein si accorse d’improvviso che tutta la nebbia fuligginosa che la circondava stava cominciando a svanire, come se richiamata al suo posto da qualcuno.
“ Ehy, aspetta un attimo: ma questo non è uno dei mie trucchi?! ” pensò confusa, mordendosi l’interno della guancia per non mettersi ad urlare.
La risatina lugubre si fece più forte e poi sempre più vicina.
Qualcosa sembrava strisciare dentro l’acqua fino ad arrivare direttamente sotto di lei.
Rein cercò disperatamente di riuscire a invocare una freccia, ma aveva le mani e le braccia paralizzate dalla paura e per di più si ritrovava in una posizione molto più che scomoda per tirare con l’arco.
Se mai fosse uscita viva da quella situazione, avrebbe costretto Terence ad allenarla anche a testa sotto... Piimi avrebbe obbiettato un po’, ma vabbè...!
Il suo cervello sembrò riprendere a ragionare proprio in quel momento colto da una constatazione improvvisa.
“ Santo Cielo! Piimi! ”
E se si fosse trovata pure lei dentro un illusione come la sua? Se qualcuno le avesse già fatto del male?
La sedicenne ritrovò finalmente il suo solito vigore e riuscì quindi a riprendere il pieno controllo del suo corpo e a muovere le dita verso la faretra, già pronta per invocare una delle sue famose frecce e a puntarle dritte nei bulbi oculari di chiunque stesse minacciando i suoi amici e – in particolar modo – la sua già precaria salute mentale.
“ Basta piangersi addosso! Non ne verrò mai a capo se continuo a scappare! ”
Peccato, che fosse ormai troppo tardi.
Una strana creatura cominciò infatti a venire fuori dalla superficie dell’oceano, circondata da serpeggianti spire d’acqua e spuma marina.
Rein rimase paralizzata a guardarla con gli occhi e le labbra spalancate per lo stupore.
<< Oh, eccola qui finalmente: la nostra cara... cara eletta di Destion! Rein... Principessa del Sole... colei che detiene le ombre... >>
La prescelta pensò di essere ancora sotto l’effetto di qualche strana illusione, perché la donna dalla voce celestiale che si era improvvisamente materializzata di fronte ai suoi occhi e che le aveva appena rivolto la parola era niente poco di meno che un’incantevole, bellissima... sirena.
 
OoOoOoO
 
<< Cos’è stato? >> domandò Ambra, massaggiandosi una spalla indolenzita a causa della botta appena presa.  
Terence si alzò fulmineo da terra e cominciò a sbirciare fuori dalla cabina con aria corrucciata.
<< Non ne ho idea.>>
Non poteva essere stato uno scoglio a colpire così duramente la barca... e poi... quella nebbia improvvisa...
Ghignò, lanciando un’occhiata di sottecchi alla rossa che aveva preso a togliere l’alone umido che si era formato sulla superficie di vetro degli oblò mentre bofonchiava sottovoce qualche maledizione conto l’umidità che le faceva venire i capelli crespi.
<< Oh-oh... cominciano i giochi... >> le sussurrò contro sibillino, allacciandosi poi alla cintura i due pugnali che aveva “preso in prestito” da una delle borse che i marinai uccisi avevano lasciato a bordo dell’imbarcazione.
Nessuna spada, ma, comunque, meglio di niente.
La Lumos gli lanciò un’occhiata perplessa, aggrottando le sopracciglia e irrigidendo la mascella.
Ter aveva ormai capito che, quando la rossa faceva così, era perché stava cercando di decifrare il significato criptico contenuto nelle sue parole.
<< Tu sai nuotare, vero? >> le chiese poi, sentendo intanto l’adrenalina ritornare a scorrergli impetuosa nelle vene a causa dello scontro eminente.
Vediamo se sarebbe stato in grado di uccidere anche una di quelle creature marine così simpatiche, che piacevano tanto a Lady Dark...
La rossa alzò il mento altera, fissandolo piccata: << Certo! Che domande mi fa-! >>
Nuovamente, le sue parole vennero spezzate da un altro tonfo, che stavolta però fu così forte da rovesciare del tutto la barca.
In meno di qualche secondo l’acqua li inghiottì e il suono soave di una voce iniziò a incantare le loro orecchie, annebbiando loro i sensi.
 
OoOoOoO
 
Mirlo era un fascio di nervi, tremolante e confusa, seduta sul divanetto bianco dove fino a qualche ora prima aveva fatto accomodare i suoi bizzarri ospiti.
Fine sedeva di fronte a lei, insieme all’inseparabile folletto Poomo, e – per il nervoso e l’ansia, diceva lei – si stava divorando l’intera scorta di dolci delle cucine del palazzo.
Se aveva tenuto bene i conti da quando la giovane principessa del Sole era arrivata e l’aveva riempita di domande su come stava e se aveva per caso notato qualcosa di strano in quelle ultime ore, quella che teneva fra le mani era la decima fetta di crostata ai mirtilli che divorava.
“ Ascolta Mirlo: nessuno deve sapere che sono qui. Fa come se non mi avessi mai visto, okay? ”
Le parole di Shade l’avevano messa in una situazione critica e di perenne disagio.
Mentre era intenta a bere litri di cioccolata calda e mangiucchiare biscotti alla cannella, Fine le aveva parlato trafelata e ansiosa della potente aura magica che aveva avvertito provenire proprio dal Regno della Goccia.
Siccome, ultimamente, a ogni ondata di magia corrispondeva qualche evento spiacevole, la gemella dai capelli fucsia si era subito precipitata da lei per accettarsi che stesse bene e per verificare se ci fosse qualcosa fuori posto.
Mirlo aveva solo spiccicato qualche parola preoccupata e imbarazzata riferendole che di strano non aveva notato nulla – a parte Shade e i suoi strambi amici spuntati da non si sapeva dove e spariti nell’esatto identico modo – e che, per ora, tutto sembrava essere come al solito.
Fine aveva allora tirato un sospirone di sollievo lasciandosi scivolare su una delle poltrone del suo studio mentre il suo stomaco aveva emesso un verso non identificabile, che aveva fatto arrossire la sedicenne fino alla punta dei capelli e aveva lasciato allibiti e divertiti gli altri due presenti nella stanza.
<< Scusami, Mirlo. >> aveva farfugliato portandosi in maniera imbranata una mano dietro la testa << ma con la fretta di venire qui, non ho avuto tempo di fare colazione sta mattina.>>
Mirlo, con molta dolcezza e gentilezza – e prendendo la palla in balzo per spostare l’argomento su qualcos’altro – le aveva risposto che sarebbe subito andata da una delle sue cameriere per farsi portare qualcosa da mangiare.
Da allora stava aspettando paziente che Fine finisse la sua gigante colazione, tormentandosi intanto con i suoi sensi di colpa per non poter dire all’amica tutta la verità.
“ Perché Shade non vuole che nessuno sappia che lui è qui? Oh, che cosa starà facendo adesso? Possibile che sia stata solo una coincidenza il suo arrivo qui, poi l’ondata di magia e per finire anche l’arrivo improvviso di Fine? ”
Più la dolce principessa della Goccia stava a pensarci, più il brutto presentimento che percepiva da quella mattina le faceva stringere un forte nodo alla bocca dello stomaco.
“ E’ giusto mentire a Fine in questo modo? E se ci fosse davvero qualcosa che non và? Se stesse succedendo proprio adesso qualcosa a Shade? Magari è nei guai e ha bisogno dell’intervento della magia di Fine... oh, cielo! Che cosa devo fare?!”
Mirlo scosse forte la testa per cacciare tutti i pensieri negativi che la tormentavano e pregò che niente di brutto stesse succedendo in quel momento a nessuno dei suoi amici.
<< Ehy, Mirlo... va tutto bene? >> le chiese Fine, la bocca sporca di marmellata e gli occhi preoccupati.
Mirlo sentì di nuovo il senso di colpa tornare a pungolare la sua coscienza e, sebbene non lo volesse, mandò un accidenti a Shade per averla messa in una situazione simile.
Poi, respingendo la tentazione di mordicchiarsi un’unghia del pollice per alleggerire la tensione, si sforzò di sorridere in maniera serena in direzione della sua ospite.
<< S-sì... Fine, è tutto apposto... >> balbettò agitata, evitando di guardarla negli occhi.
Fine e Poomo si scambiarono un’occhiata perplessa poi la fucsia prese un fazzoletto di stoffa, si pulì per bene la bocca e si tirò in piedi con espressione determinata.
<< Grazie mille per la colazione, Mirlo. Come al solito sei stata molto gentile. Non riesco a concentrarmi bene a stomaco vuoto e ora sono pronta per fare un giro di ricognizione! Speriamo davvero che tutto sia completamente apposto.>> le disse, sorridendole sincera e stringendole amichevolmente le mani.
Come al solito l’entusiasmo, la spontaneità e l’ottimismo di Fine erano estremamente contagiosi e Mirlo si sentì di nuovo una pessima amica quando ricambiò con forza la stretta della ragazza.
<< Se hai bisogno di aiuto Fine, per qualsiasi cosa, conta pure su di me.>> aggiunse, stavolta completamente sincera.
Fine le sorrise raggiante per poi indicarle il folletto che svolazzava al suo fianco << non preoccuparti c’è Poomo con me.>>
Mirlo ricambiò il sorriso mentre il piccolo folletto bianco arrossiva e si sistemava orgoglioso il capellino sulla testa affermando tutto impettito qualcosa come “proteggerò la principessa Fine fino alla morte!”, battuta che fece scoppiare a ridere le due principesse e mandò su tutte le furie il piccolo Poomo.
<< Ora devo proprio andare, Mirlo... ci vediamo dopo.>> salutò l’amica, avanzando di qualche passo verso l’uscita della stanza.
Mirlo però la richiamò all’ultimo, rivolgendole ansiosa un’ultima domanda << da dov’è che comincerete questo giro di ricognizione? >>
Fine impallidì a solo pensarci e con fare tragicomico si strinse forte le braccia intorno alle spalle.
<< In un posto che, personalmente, detesto! Mi mettono una tale paura, brrr! Ma, purtroppo, non abbiamo altra scelta visto che tutta la nebbia proviene da lì... >>
Mirlo inarcò un sopracciglio non afferrando il discorso di Fine.
Poi, la fucsia concluse << credo che partiremo dalle Grotte di Inumi.>>
 
OoOoOoO
 
Terence aveva chiuso gli occhi e stretto le labbra quando si era al fine ritrovato in acqua e il suo corpo era piombato con un tonfo vicino a quella della Lumos.
I vestiti gli si era appiccicati addosso e si sentiva come se il peso del suo corpo si fosse improvvisamente centuplicato.
Una strana melodia aveva iniziato a risuonargli nelle orecchie... dolce, lenta e sensuale come lo struscio della seta sul corpo.
I suoi sensi erano ovattati e i suoi occhi non riuscivano a vedere nient’altro se non l’acqua improvvisamente scura che lo circondava.
Sebbene fosse sott’acqua da un bel po’, non sentiva affatto i suoi polmoni bruciare in cerca di ossigeno né il desiderio ardente di risalire in superficie.
Poi, dal nulla vide, vide qualcosa cominciare a muoversi e a nuotare verso di lui.
Una figura sinuosa ed elegante, dai capelli lunghi color argento e gli occhi brillanti come due smeraldi.
Era un ragazza.
Una ragazza bellissima, meravigliosa, stupenda.
La più bella che avesse mai visto.
La sua pelle era lucida, color alabastro... le mani sottili e affusolate avevano iniziato ad accarezzargli il viso e le labbra rosee e carnose a premere contro il suo orecchio, canticchiandogli delle strane parole.
<< Dammi il tuo cuore... dallo a me... ti prego... dammi il tuo cuore... >>
La sua voce era così soave che il giovane Tenebros non seppe resistere.
Quando mosse la mano alla ricerca di uno dei due pugnali che aveva rubato, gli sembrò che il corpo che stava muovendo non fosse più nemmeno il suo.
La giovane ragazza continuava a sussurrargli invitante all’orecchio la sua canzone, e lui aveva già puntato il pugnale verso il suo petto per estrarsi il cuore e consegnarglielo, quando d’improvviso qualcosa smosse l’acqua puntando poi dritto verso di loro.
Una lince.
Il felino spaventò la ragazza che in urlo melodioso e soffocato fuggì verso gli abissi del lago.
Terence provò a seguirla ma d’improvviso avvertì il suo corpo scosso dagli spasmi e i polmoni bruciargli per colpa della mancanza d’ossigeno.
La lince puntò al fine verso di lui e afferrandolo per la collottola della camicia lo trascinò velocemente in superficie.
Il ragazzo sentiva le orecchie fischiare forte, il cuore battergli impazzito nelle orecchie e la vista totalmente annebbiata mentre veniva trascinato con forza verso qualcosa di simile a una riva.
La sua schiena strisciò dolorosamente contro qualcosa di ruvido e le sue orecchie gli restituirono il suo di una voce strozzata e preoccupata.
<< Lux!? Lux, mi senti? Dannazione, rispondimi! >>
Qualcuno gli aveva pressato due mani sul petto e poi un rivolo d’acqua gli era uscito a fiotti dalla bocca, facendolo tossire e ritornare finalmente a respirare.
<< Respira... respira ti prego! Ecco bravo, così! Continua, fallo per me! >> sentì esclamare felicemente qualcuno.
Quel qualcuno che poi lo aveva abbracciato forte, accarezzandogli amorevolmente i capelli umidi.
Ma la sua attenzione, però, e i suoi occhi erano tornati a contrarsi su quelli color smeraldo della ragazza dai capelli d’argento che era ritornata a fissarlo e a incantarlo dalla superficie increspata del lago.
Solo la sua testa era fuori dall’acqua e sebbene fossero molto distanti l’uno dall’altra, Ter sentì chiaramente la voce della giovane ordinargli candidamente all’orecchio.
<< Prima uccidi lei... portami il suo cuore luminoso... voglio il cuore luminoso della ragazza... >>
Il Tenebros provò di nuovo la strana sensazione di vedere il suo corpo muoversi per ordine di qualcun altro.
La sua mano si mosse lenta a cercare il secondo pugnale che tirò fuori con un gesto secco e veloce.
Poi si alzò da terra e la Lumos lo imitò guardandolo preoccupata negli occhi e accarezzandogli leggermente il viso con fare apprensivo.
Durò tutto una manciata di secondi.
La rossa sgranò gli occhi, accorgendosi in tempo del pugnale che mirava dritto dritto al suo cuore, e deviò l’attacco scostandosi immediatamente all’ indietro.
Terence sentiva che la Lumos lo stava chiamando per riportarlo in sé, ma le sue parole gli sembravano vuote e futili... era come se non la riconoscesse nemmeno, come se non l’avesse mai vista.
<< Lux, sono io, guardami, sono io! >>
Provò a colpirla di nuovo, ma il suo corpo era stanco e lento e lei era agile e veloce come una gazzella.
D’un tratto però la rossa si ritrovò con le spalle al muro e lui riuscì infine a impedirle qualsiasi via di fuga.
<< No, ti prego. Fermati, Lux! >>
Il Tenebros alzò la mano con il pugnale e con occhi di fuoco lo puntò dritto verso il petto della giovane che gli stava di fronte.
A metà strada però il suo braccio divenne di sasso, le sue dita lasciarono scivolare il pugnale e il suo cuore perse un battito.
La Lumos, infatti, aveva appena premuto con urgenza e passione le sue labbra calde e morbide contro le sue.
Lo aveva appena baciato.
 
OoOoOoO
 
Shade alzò lo sguardo per ammirare in tutta la sua grandezza l’entrata delle Grotte di Inumi.
Una costruzione di roccia immensa che si stagliava sull’oceano come un’enorme statua di marmo nero, scalfita e depurtata dalle acque salate.
Il vento gelido e impetuoso smuoveva la zazzera color della notte del giovane principe da un parte e all’altra e si insinuava fra le piaghe della sua cotta di ferro lucido.
Alla sua destra, Castel stringeva forte i pugni facendo vagare gli occhi su tutto il territorio, mentre Gon, alla sua sinistra, ridacchiava soddisfatto e pronto per mettersi alla prova con le mani ovviamente intrecciate dietro la testa.
<< Ci siamo.>> proclamò il Wonderiano, serio e determinato.
Castel e Gon annuirono all’unisono e, quasi si fossero messi d’accordo, avanzarono tutti e tre contemporaneamente un passo verso l’entrata.
Ma qualcosa lì bloccò.
Un’ombra nera e oscura planò su di loro, oscurando la tenue luce solare, facendo dissolvere la nebbia e depositare lingue di fuoco sulla scarsa vegetazione che costeggiava la costa.
I Tenebros avevano appena annunciato il loro eminente arrivo.
Le pedine aspettavano solo di essere schierate.
Poi, la battaglia avrebbe avuto inizio.
 
OoOoOoO
    
Terence non rammentava molto di quel bacio.
Sapeva solo che, non appena le labbra della Lumos avevano sfiorato le sue, un calore dirompete aveva dato fuoco a ogni singola cellula del suo corpo, facendolo sentire come se avesse avuto il mondo ai suoi piedi.
Le labbra della ragazza sapevano di tutte le cose buone che avesse mai assaggiato ed erano come una droga, ne voleva sempre di più e non sapeva cosa fare per smettere di esserne dipendete.
Fosse stato per lui avrebbe lascito che la sua lingua danzasse con quella della Lumos per tutta l’eternità, ma la ragazza si staccò d’improvviso, lo guardò timida negli occhi per un attimo con le guancie rosse per l’imbarazzo e le labbra gonfie per la foga, e poi, con tutta grazia, lo schiaffeggiò.
<< Ehy!! Ma dico?! Ti è andato di volta il cervello?! >> l’aggredì, sentendosi finalmente l’assoluto padrone delle sue facoltà fisiche e mentali.
La Lumos gonfiò le guance e strinse forti i pugni lungo i fianchi per l’indignazione << è quello che ti meriti, imbecille! Mi hai quasi ammazzata! >>
I suoi occhi azzurri sembravano emanare fulmini e saette e Ter rimase come ipnotizzato e fissarli senza trovare niente di giusto da dirle.
Era vero, aveva appena cercato di strapparle il cuore dal petto ma... perché?
Quando provò a ragionarci meglio sopra, una lampadina si accese nella sua testa facendolo sobbalzare.
<< Merda: le sirene! >>
La Lumos spalancò gli occhi esterrefatta e mentre il ragazzo si riempiva di insulti da solo perché era stato così stupido da farsi abbindolare in quel modo, la rossa lo afferrò per un braccio chiedendogli irata: << come sarebbe a dire le Sirene?! Che c’entrano le sirene?! Le sirene si trovano solo nei mari del regno di Tempo! Non ci sono sirene su Spazio! >>
Terence la fissò con espressione sarcastica come a dire “ma dai... davvero?” e la Lumos si ritrovò costernata a lanciargli un’occhiata confusa.
<< Come hanno fatto i Tenebros a spedire le sirene su Spazio? >> urlò furiosa, gesticolando e portandosi le mani ai capelli.
Solo allora Ter notò che era tutta bagnata e che il vestito color crema che aveva indossato quella mattina le si era totalmente appiccicato addosso, mettendo in evidenza le sue forme prosperose.
Si leccò le labbra per sperare di trovare ancora il suo sapore su di esse e poi desiderò ardentemente che la Lumos lo baciasse di nuovo.
Quando però lei tornò a ficcargli il suo sguardo accusatorio e irato contro, cercò di ritrovare una certa compostezza e gli rispose come se non ne sapesse poi molto della questione.
<< E io che ne so. Sarà stata un’idea di quella folle di Lady Dark.>>
Era, un’idea di Lady Dark! Un’idea davvero brillante! La prossima volta che l’avrebbe vista, Terence giurò che avrebbe strozzato quella gallinella bionda con le sue stesse mani.
La Lumos si fece rossa di collera e digrignò i denti con fare minaccioso: << quella megera, smorfiosa e odiosa! Se mai dovesse capitarmi l’occasione di incontrarla, giuro sul mio onore che la strozzo con le mie stesse mani! >>
Ter sogghignò divertito e regalò alla Lumos un’occhiata ammirata e lusinghiera che la fece arrossire, irrigidire e indispettire contemporaneamente.
<< Per...perchè mi fissi a quel modo? >> gli chiese, scostando lo sguardo dal suo e incrociando le braccia sul petto.
Il Tenebros scrollò le spalle e avanzò di qualche passo nella sua direzione con movimenti cadenzati.
<< Niente... >> sussurrò, divorandola con lo sguardo << mi chiedevo solo... >> d’un tratto, però, si bloccò, accigliandosi e sentendo un pesante macigno gravargli nel petto .
La Lumos, curiosa, ritornò di nuovo a fissarlo, notando però il ragazzo improvvisamente serio e accigliato.
La ruga severa che gli marcava la fronte era di nuovo spuntata dal nulla e i suoi lineamenti si erano rifatti duri e rigidi come quelli di una statua di pietra.
Una parte del giovane Tenebros avrebbe tanto voluto prendere il viso della meravigliosa ragazza di fronte a lui e chiederle se baciarlo le era piaciuto tanto come gli era piaciuto a lui.
L’altra parte di sé però, quella testarda e orgogliosa, non riusciva a dimenticare che la meravigliosa ragazza di fronte a lui non solo era una Lumos – cocciuta e impicciona e isterica e violenta e logorroica -  ma era anche una Guardiana.
E i Lumos, specialmente – oh, altro che specialmente!- i Guardiani andavano eliminati, non c’era altra via di scampo, nessun’altra via di fuga.
Quella volta fu il moro a distogliere lo sguardo per primo e, dopo aver tossicchiato leggermente, riprese uno dei suoi pugnali da terra e lo rimise a posto, concludendo poi la sua domanda in maniera spiccia e distaccata: << mi chiedevo solo... se sai come uccidere una sirena.>>
 
OoOoOoO
 
Rein sentì il cuore in gola e la paura mozzarle il fiato mentre puntava i suoi occhi in quelli privi di emozioni della bella sirena di fronte a sé.
Era leggermente diversa da come se l’era sempre immaginate da bambina.
La sua pelle era bianca come l’alabastro sì, ma dall’attaccatura dei capelli di lato alle tempie fino ad arrivare a ricongiungersi con la coda, partivano due sottili strisce di pelle completamente ricoperte di squame color verde acqua, verde smeraldo, giallo oro e blu elettrico.
I suoi occhi erano enormi e languidi, di un color smerigliato e indefinibile, ed erano incorniciati da ciglia lunghissime e ricoperte di gocce di rugiada.
Il viso era lungo e sottile, il mento spigoloso e le labbra piene e bluastre.
Aveva le orecchie appuntite e ricoperte anch’esse di squame e la mani lunghe e palmate.
I capelli, boccoli color oro, le ricadevano sul petto nascondendo i seni e dal suo ombelico in poi si estendevano le squame della coda.
Era bella e allo stesso tempo raccapricciante si ritrovò a constatare Rein, deglutendo a fatica e continuando a fissare la sirena a testa in giù.
Come accortasi solo in quel momento di quel particolare, la strana creatura – che si teneva fuori dalla superficie grazie a delle spire d’acqua che la tenevano sollevata per il busto a una decina di centimetri – mosse una mano in un gesto elegante e i tentacoli d’acqua che tenevano imprigionata la principessa la lasciarono andare, facendola precipitare in acqua.
Rein tossì e si tirò subito a sedere cercando di asciugarsi alla ben meglio il viso con il braccio.
<< Chi sei tu? >> domandò alla sirena, fissandola guardinga con la mano pronta a scattare in direzione della faretra.
La sirena piegò il viso di lato, sorridendole in modo inquietante e mostrandole perfettamente tutti i suoi denti lucidi e appuntiti come quelli di uno squalo.
<< Tu chi pensi che io sia?>>
Rein sbuffò, già fin troppo tesa di suo per riuscire a sopportare quegli stupidi giochetti psicologici che tanto divertivano Terence.
<< Pensi che te l’avrei chiesto... se lo sapessi.>> rispose un po’ in tono insolente, ma la paura non le permetteva di ragionare con lucidità e al momento era a corto di battute spiritose.
La sirena scoppiò a ridere, fece una specie di piroetta aggraziata su se stessa e poi si sporse un po’ in direzione di Rein, portandosi le lunga dita palmate sotto il mento appuntito.
<< Ohy, ohy ohy... >> sospirò in tono teatrale, gli occhi che le brillavano di divertimento e perfidia insieme.
<< La grande, splendida e invincibile prescelta che non sa riconoscere il proprio nemico... oooh... questo è un male. Cosa diranno di te su Destion, se non sai nemmeno riconoscere chi io sia? >> la sfottè palesemente, scrollando la testa da una parte all’altra e aprendo i palmi delle mani verso l’altro.
Rein ridusse gli occhi in due fessure e arrabbiata strinse più forte l’mpugnatura d’argento del suo arco.
<< Io so benissimo chi sono i miei nemici, ma siccome sono incredibilmente tanti in questo momento, cerco di tenere a mente solo i nomi di quelli più importanti. Evidentemente tu non sei fra quelli.>> le rispose a tono la turchina, gettandole addosso un’occhiata al vetriolo.
Di sicuro, si ritrovò a pensare fiera Rein, stare così a contatto con Terence aveva aiuto a rendere più pungenti le sue frecciatine.
“ Ah-ah-ah: un punto in più per me! Sto diventando davvero brava! ”
Gli occhi della sirena si accesero d’ira e da blu profondo cominciarono a diventare più buii e oscuri della notte stessa.
<< Tu... >> gracchiò, e la sua voce si trasformò nel rumore delle unghie che strisciavano sulla lavagna << tu, come osi, sudicia, piccola insolente! >>
Rein crollò a terra perché il potere della sirena riuscì a far vibrare l’intera Grotta come in preda al terremoto.
Lunghi tentacoli d’acqua si formarono sulla superficie mirando dritti dritti verso di lei.
“ Diamine, a quanto pare sto cominciando pure a diventare brava a far imbestialire la gente quasi quanto ci riesce Ter! Accidenti a lui e alla mia boccaccia!”
La turchina cominciò a correre e a saltare da una parte all’altra della galleria delle Grotte, scansando le spire d’acqua che cercavano di circondarla e afferrarla.
Purtroppo era in netto svantaggio visto che la Grotta era immersa nelle acque dell’oceano.
<< E' tutto inutile mia cara prescelta, scappa pure quanto vuoi, ma sei nel mio territorio. Sei sfuggita alla mia illusione, complimenti, ma le mie figlie ora ti mostreranno cos’è il vero terrore.>> detto ciò, Rein notò la sirena sparire nelle profondità dell’acqua e la sua risatina cristallina e macabra riecheggiò nuovamente nell’aria.
La giovane spalancò gli occhi terrorizzata.
“ Le mie figlie... le mie figlie!? Vuoi vedere che questo posto è pieno di...”
Non ebbe il tempo di formulare per intero il suo pensiero che in un attimo venne accerchiata da longilinee figure femminili, che sbucavano elegantemente dall’acqua.
Rein sentì il sudore appiccarsi sulla pelle bagnata, le ginocchia tremare e il cuore perdere un battito, quando si accorse di quante erano.
Era appena diventata la preda di ben sei sirene.
 
OoOoOoO
 
<< Da dove è uscita fuori tutta questa nebbia? >> domandò Ambra, cercando un modo per distrarsi visto che il suo compagno di viaggio aveva appena deciso di togliersi la camicia proprio di fronte a lei e mettere in mostra tutta la sua serie di muscoli ben compatti e torniti.
La rossa si sentì arrossire al solo pensiero e non potè fare a meno di ripensare al bacio incandescente e intimo che si erano appena scambiati e al modo in cui il giovane l’aveva stretta a sé con impeto e desiderio.
<< Sono le sirene, riescono ad emettere questa strana nebbia piena di una qualche tossina velenosa che ti frigge il cervello, facendoti vedere cose che non esistono. Ecco, prendi questo e mettitelo sul naso! Serve per evitare che tu non cada vittima di qualche illusione.>> gli spiegò il moro, porgendoci un lembo della sua camicia che aveva appena ridotto a brandelli.
La ragazza ubbidì per poi chiedergli: << e tu non lo usi? Sei già caduto nell’illusione una volta, non vorrei che- >>
<< Tranquilla, Lumos. >> la fulminò Ter, fissandola un attimo di sbieco mentre con scrupolo controllava che le bende che aveva intorno a tutto il busto nascondessero bene il marchio dei Tenebros che aveva impresso al centro del petto.
<< Nessuno dei due qui ha più voglia di baciare l’altro. Te lo posso garantire.>> le mentì, fissandola dall’alto in basso e mettendo su un espressione di sufficienza.
La rossa si inviperì, lanciandogli un’occhiata di puro fuoco e arrossendo di stizza.
<< Bene! >> strillò, stringendo i pugni e sbattendo furiosa un piede per terra.
<< Perché non è che questa esperienza sia stata la migliore della mia vita! Anzi... >> gli rinfacciò, colpendolo sul suo orgoglio virile.
Terence ringhiò di disappunto e in poche falcate fu a una manciata di centimetri dalla ragazza.
<< Come hai detto!? >> le domandò alterato, digrignando i denti.
La Lumos assunse un sorrisetto di sfida e con fare da reginetta altera si piantò le mani sui fianchi.
<< Ho detto che è stato il bacio peggiore che abbia mai dato. Che c’è? Hai qualcosa in contrario da ridere forse? O ti sei dimenticato che eri completamente in balia di quella megera con le squame? >>
Terence, irritato, cercò di batterla al suo stesso gioco, arricciando le labbra in un ghigno provocatorio: << non ti sei fermata a pensare che, se il bacio è stato pessimo, magari la colpa è solo tua? Secondo me ti sopravvaluti troppo! In fondo, non sei poi così eccitante come ragazza.>>
Un sorrisino divertito gli increspò spontaneo le labbra quando vide la Lumos diventare di tutti i colori, mentre una vene cominciava a pulsare sulla sua fronte pallida.
<< Come ti permetti?! Sei tu che non ne capisci niente! Io sono la ragazza più eccitante di tutto l’intero pianeta!  >>
Ter avrebbe voluto dirle che sì, lo era, ma per ripicca le riservò soltanto un’occhiata dall’alto in basso rispondendole con un’indifferente: << ah sì? >>
La Lumos annuì con estrema veemenza per poi fissarlo duramente dritto negli occhi e aggiungere:  << e sai cosa penso inoltre? >>
<< No, a che cosa pensi? Alle Aloe Barbedensis? >>
Stavolta fu la rossa a ghignare, cominciando ad attorcigliarsi in un dito una ciocca di capelli bagnati.
<< Penso che in realtà baciarmi ti sia piaciuto un sacco e sei soltanto arrabbiato che per me non sia stata la stessa cosa.>>
In un moto di rabbia incontrollata, Ter afferrò la mano con cui la ragazza si toccava i capelli e con uno strattone la attirò a sé, puntando i suoi occhi nei suoi e facendo aderire perfettamente i loro corpi.
<< Credo che tu abbia appena confuso i ruoli, Lumos.>> le sussurrò, con la bocca che quasi sfiorava quella di lei.
La sentì fremere e ardere di collera allo stesso tempo, mentre con le ciglia frementi faceva scorrere il suo sguardo dalle sue labbra al sguardo ombroso  .
La Lumos gli rispose infine guardandolo con orgoglio e determinazione dritto negli occhi in segno che non avrebbe mai ceduto di fronte a niente, specialmente con lui.
Non aveva intenzione di perdere, né di scappare.
<< Ammetti che vuoi baciarmi.>>
<< Scherzi? Perché non lo ammetti prima tu.>>
<< Sei un egocentrico, testardo e infantile. E mi stai stringendo il braccio troppo forte. Guarda che così mi fai male.>>
Terence sogghignò, spostando le sue labbra sull’orecchio della ragazza e mormorandole in tono basso e roco << questo è niente, Lumos.>>
La giovane fremette di nuovo e dovette dar adito a tutta la sua volontà per allontanare il moro da sé e riprendere coscienza della pessima situazione in cui si trovavano.
Terence la fissò inarcando le sopracciglia per poi sbuffare sonoramente.
Il momento divertente era appena finito.
“ Lei è una Lumos, Ter! Dannazione, ficcatelo bene in quella testa una volta per tutte! Perché non c’è nessun’altra alternativa, nessuna!”
<< Cerchiamo di non perdere di vista il nostro obbiettivo principale, Lumos. Dobbiamo togliere di mezzo quelle stronze e ritrovare i mocciosi scomparsi.>>
La ragazza lo guardò divertita e si allacciò finalmente il lembo della sua camicia sulla bocca.
<< Non avrei saputo dirlo meglio.>>
 
OoOoOoO
 
Era un po’ seccante doverlo ammettere, eppure Rein fu costretta a pensare che avrebbe preferito mille volte ritrovarsi di nuovo nella radura delle fate di Spazio piuttosto che essere circondati da un gruppo di sirene fameliche, completamente bloccata in uno dei cunicoli delle inquietanti Grotte di Inumi.
<< Le mie figlie sono davvero affamate sai... non affondano i denti su un bel palpitante cuore umano da un sacco di tempo, dopo che quell’odiosa principessa Grace ci ha confinato qui e la Regina del regno della Goccia ha fatto chiudere le Grotte di Inumi... >> continuò a parlarle la sirena dai capelli color dell’oro, spuntando di tanto in tanto in aria con uno dei suoi tentacoli a sostenerla fuori dalla superficie dell’acqua.
Rein avvertì la morsa della paura serrarle la gola e con uno sguardo carico di rabbia si rivolse alla sirena: << allora siete state voi a uccidere tutte quelle persone che ho visto poco fa...>> dedusse, tenendo sott’occhio ogni minimo movimento da parte delle sei sirene più piccole che pian piano stringevano sempre di più il cerchio di spazio dove lei si trovava proprio nel mezzo.
Era pronta a sfoderare la sua arma non appena quelle sei avessero fatto la loro mossa, doveva solo pazientare ancora un po’ e cercare di distrarre la Sirena Madre nel frattempo, approfittando del fatto che quest’ultima sembrasse proprio in vena di chiacchiere.
<< Oh, hai trovato il nostro cimitero, allora. Non è grazioso? Chi l’avrebbe mai detto che i Wonderiani fossero così succulenti e ingenui! >>
La prescelta provò un’immensa rabbia e dovette trattenersi nel non scagliare addosso alla Sirena Madre tutte le ingiurie e gli insulti che conosceva.
Come avevano potuto uccidere tutta quella povera gente?
Le sarebbe capitata la stessa cosa, se non fosse riuscita a risvegliarsi da quell’illusione?
L’avrebbero affogata e poi avrebbero divorato il suo cuore come delle belve?
<< Siete dei mostri... >> grugnì, rilasciando ad ognuna di loro un’occhiata carica di disprezzo.
Ghignarono contemporaneamente tutte e sei avanzando di qualche centimetro verso la sua direzione.
Poi, la Sirena Madre rispose: << no, io non direi. Loro venivano a cercarci, sai? Chiunque avesse una pena d’amore o un desiderio irrealizzabile veniva qui a versare sulle nostre rovine le loro lacrime e noi, semplicemente, gli concedevamo la consolazione di un illusione. >>
<< E’ una cosa spregevole.>>
<< Ma come, Rein? La bella regina di Destion non ti ha ancora insegnato che non tutte le creature sono piene di luce? >>
Le sei sirene avanzarono ancora, stringendo sempre di più il cerchio intorno a lei, e Rein sperò che Terence e Piimi la trovassero in fretta intanto che cercava di estrapolare dalla sua mente qualche altra buona domanda per far perdere tempo alla Sirena Madre.
<< Come fai a sapere chi sono io? Che sono la prescelta... come fai a sapere di Destion? >>
La Sirena Madre rise ancora e la sua voce melodiosa rimbombò di nuovo nella parete della grotta facendo risplendere la roccia di tanti scintillii luminosi.
<< Vuoi dire che ancora non hai capito con chi stai parlando, Rein? Su, pensaci un po’ su... sono sicura che mi conosci... che stai cercando qualcosa che riguarda proprio me... >> le rispose sibillina, comparendole d’improvviso a meno di un piede di distanza.
Rein distolse lo sguardo dal suo viso celestiale e cercò di mettere in moto il cervello e trovare una risposta alle parole della donna.
E poi... ma certo!
Come aveva fatto a non capirlo prima?
Ripuntò i suoi occhi in quelli della Sirena Madre, fissandola totalmente allibita.
<< T-tu... tu sei Calipso. Una degli Otto Supremi che crearono il Mondo e che forgiarono le otto Armi Leggendarie! >> esclamò, non riuscendo a credere a quello che aveva appena detto lei stessa.
Calipso le concesse un sorriso crudele e un’occhiata di odio puro << proprio così, mia cara. Proprio così.>>
Rein tremò e per un attimo ebbe paura che il panico tornasse a paralizzarla totalmente.
<< Ma... ma come è possibile? Insomma, tu sei esistita milioni di anni fa... come... come hai fatto a rimanere in vita? >>
Calipso richiamò a sé altri tentacoli d’acqua e cominciò a farli vorticare intorno alla sua figura con perfetta nonchalance, dondolando semplicemente le dita della mano destra.
<< Esattamente nelle stesso modo in cui ci sono riusciti anche i miei fratelli e le mie sorelle: ho creato un’arma che permettesse al mio potere di continuare ad esistere.>>
Rein sbiancò e sentì qualcosa nel suo stomaco contorcersi e la nausea tornare a farle visita.
<< No... non può essere... >> farfugliò, mentre la realizzazione di ciò che aveva appena scoperto le congelava ogni parte del corpo.
<< Esatto, mia cara prescelta.>> le sorrise con finta innocenza Calipso, per poi stringere una mano e trasformare le spire d’acqua in acuminate spade di ghiaccio che puntavano dritte verso il suo cuore umano.
<< Io sono l’Arma Leggendaria dell’Acqua.>>       
 
 
 


Angoletto dell’Autrice...

Buonasera a tutti, amanti di questa storia ^^
Okay, chi pensa che questo cap sia stato incredibilmente lungo alzi la mano!
Non so voi, ma io l’ho appena alzata.
Cavolo, ci lavoro da così tanto tempo che l’altro giorno quando finalmente ho scritto l’ultima “battuta” mi sono sentita davvero felice e soddisfatta xD
Come al solito il capitolo ha preso una strada tutta sua, nel senso che non sarebbe dovuto finire in questo modo... ma allungarlo ancora di più avrebbe significato mandarvi in confusione totale, perciò ho preferito divederlo in due parti.
In questa prima parte mi sono voluta concentrare di più sui personaggi di Rein, Terence e Ambra.
Come avete potuto vedere tutte le parti in corsivo sono raccontati dal punto di vista di Ter, è ciò dipende dal fatto che quelli fossero dei suoi ricordi, cioè era lui che ricordava quelle determinata cose, non Ambra, infatti la ragazza continua a chiamarlo Lux perché ancora non è a conoscenza della sua vera identità.
Il rapporto fra questi due personaggi è molto complicato.
Ter è chiaramente invaghito di lei ma una parte di lui sa che prima o poi dovrà ucciderla, che non c’è altra via di scelta perché lui rimarrà per sempre un Tenebros e lei rimarrà per sempre una Lumos.
Quando poi scopre che addirittura la ragazza è una Guardiana, cioè fa parte di quel gruppo di persone destinate a proteggere la prescelta ovvero colei che metterà fine alla Guerra distruggendo le Tenebre, è ovvio che il nostro caro giovanotto vada fuori di testa.
Nonostante questo non riesce a uccidere ne a rimanere indifferente alla Lumos e anzi si sta quasi abituando ai suoi modi di fare e inizia pure ad affiancarla e ad aiutarla nei suoi lavoretti da crocerossina.
Lo fa involontariamente, quasi per non sentirsi inutile, comunque inizia ad operare verso il bene e a trasformarsi man mano in una persona diversa.
La nostra piccola Lumos lo trasforma e il nostro caro Terence non fa nulla per impedirlo.
Secondo voi perché? xD
Comunque, sia lui che Ambra sono due personaggi altamente testardi e orgogliosi infatti nessuno dei due ha intenzione di manifestare apertamente ciò che sentono l’uno per l’altra.
Neanche dopo essersi baciati!
Oh, ecco, la storia del bacio ( qui volevo arrivare **): mi sembrava d’obbligo che in un capitolo così lungo e così macabro ci fosse anche qualche scena più dolce, romantica e divertente xD
Visto che non posso ancora godere né farvi godere di qualche scenetta fra Rein e Shade ( ma tanto ormai manca veramente, veramente pochissimo al loro incontro! *WW*) gioco molto su quest’altri due personaggi, sperando che vi piacciano quanto piacciano a me e che la loro LoveStoryLine vi appassioni e vi interessi ;)
Altro personaggio ovviamente fondamentale di questo capitolo è Rein.
Come avevo già scritto nello scorso capitolo, Rein mostra una certa avversione per l’acqua a causa di un episodio spiacevole che le è accaduto quand’era bambina.
Quel trauma, più il fatto di essersi ritrovata di fronte a dei corpi morti che le galleggiavano intorno, la getta in una campana di panico che non le fa capire più nulla.
Cade nel pallone, non sa cosa fare e per la prima volta la vediamo anche priva di qualsiasi speranza di sopravvivere.
E’ il pensiero di poter perdere qualcuno a cui vuole bene, come Piimi, a riscuoterla e a rimetterla in moto.
Così, anche in una situazione pessima, come può essere il fatto di esser circondata da sirene che mangiano cuori umani, prevale il suo senso ironico e la sua vena umoristica che nemmeno una Dea millenaria, con poteri assurdi, è in grado di soffocare.
Bene, come vi è sembrata quindi la Rein di questo capitolo?
Insomma, mi è venuta bene? xD
Non ne ho idea, e spero che sarete voi a dirmelo! >__<
Altro punto molto importante di questo capitolo e poi vi lascio: allora, nella scorsa recensione la mia gentilissima _Li_ mi ha chiesto una cosa e io vorrei condividere la mia risposta con tutti.
Mi ha detto che secondo lei Fine e Rein non dovrebbero essere divise, nel senso che all’interno della storia avrei dovuto trovare il modo di farle riavvicinare più velocemente, perché Rein e Fine sono un binomio indissolubile, sono, appunto, ciò che fa di TP quello che è.
Io sono d’accordo con lei sul fatto che il legame fra le due gemelle sia la parte dell’anime che è più importante, ma nella mia storia ho dovuto un po’ tranciarlo per forza.
Ho fatto in modo che le due gemelle avessero l’opportunità di crescere separatamente e in maniera diversa in base ai loro diversi caratteri.
Rein aveva bisogno di crescere come Prescelta e sarebbe stato egoistico da parte sua coinvolgere la sorella in una Guerra che per la prima volta non riguardava entrambe, ma soltanto lei.
E Fine aveva bisogno di imparare a sconfiggere le sue paure senza che ci fosse costantemente Rein al suo fianco.
Quando entrambe saranno maturate a sufficienza si ritroveranno.
Posso dirvi solo questo :)
Per intanto sto cercando di avvicinare sempre di più Fine alla battaglia, per cercare di condurla alla stessa lunghezza d’onda di Shade, che ormai è un veterano della famosa lotta fra le due razza xD
Bene: i Tenebros stanno arrivando, Rein è bloccata dentro la grotta con Calipso, Terence non sa come salvare Piimi dall’illusione e Fine si sta dirigendo insieme a Poomo dentro l’occhio del ciclone.
Ce la faranno nel frattempo Shade, Castel e Gon a fronteggiare le ombre nere?
E Rein riuscirà a impadronirsi dell’Arma Leggendaria dell’Acqua ora che è venuta a conoscenza del suo segreto?
Tutto questo lo troverete nella seconda parte di questo capitolo xD
Ringrazio di cuore e con affetto le mie fedelissime LittelMoon, _Li_, Jacel blumoon_dark e Tata_Angel, che mi spronano a continuare con le loro bellissime recensioni che mi riempiono sempre di gioia *WW*
A loro e a tutti quelli che ancora mi seguono mando un abbraccio e un bacio!
Spero a presto :)
BellaLuna 

       

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Twin Princess / Vai alla pagina dell'autore: BellaLuna