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Autore: Alue    01/11/2013    2 recensioni
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV
 
Drin-drin! Drin-drin! Drin-drin!
Vibrazione.
Drin-drin! Drin-drin! Drin-drin!
Vibrazione.
“Replay, replay…”.
Sveglia.
-Mmm…-, mugolai rigirandomi nel letto e portandomi le coperte fin sopra le orecchie. La sveglia segnava le sette del mattino, ma non avevo voglia di alzarmi, la sera precedente avevo fatto tardi per chiarire con Minho al computer, senza però arrivare a una soluzione, così ero andata a dormire all’una di notte.
Toc-Toc.
Porta che sbatte.
-Yaya!-.
Mia sorella. Fine della pace.
Angelica scalò il mio letto, alzò violentemente le mie coperte e poi s’intrufolò fra le lenzuola con me: -Yaya oggi è sabato. Oggi è il 31 ottobre! Halloween!-, cominciò a strillarmi nelle orecchie.
-Si Nanà… oggi è sabato. Lasciami dormire in pace dai…-, la pregai.
Mi girai nuovamente nel letto e le diedi le spalle, senza pesare le sue parole. Era sabato! Giorno di riposo per la famiglia Kim! Perché mia sorella era l’unica in casa, a non essere mai stanca?
-Sveglia pelandrona! Oggi è il grande giorno!-.
“Jong? Adesso cosa vuole alle sette del mattino? Neanche lui dorme questa mattina!? Che sta succedendo!? Il mondo ha cominciato a girare al contrario, per caso!?”, pensai.
-Lasciatemi in pace. Voglio dormire! E’ sabato!-, bofonchiai con la voce impastata di sonno. Mi girai ancora e caddi dal letto, provocando un rumore sordo e le risate dei presenti.
Jong si piegò in due, reggendosi la pancia, mentre Angelica si rotolava nel letto. Riemersi a fatica dal piumone d’oca e li guardai entrambi trucemente. Continuarono a ridere lo stesso.
-Perché. Mi. Avete. SVEGLIATO!?-, urlai.
-Oggi incidiamo-, rispose Jong.
-Jong dice che potto veni’e anche io!-, cinguettò riccioli d’oro.
Sbadigliai e tornai a fissarli: -L’appuntamento è alle cinque. Ora se permettete: LASCIATEMI DORMIRE!-, con questo chiusi il discorso e mi rinfilai nel letto.
 
Quando mi svegliai due ore dopo, mi vestii e scesi per la colazione. Mamma e papà dovevano lavorare anche quel giorno e Jong era uscito per sistemare alcune cose per la musica che avrebbero inciso, così restai a casa da sola con la pestifera di casa.
Stavo preparando il latte, quando sentii il rumore di una macchina fermarsi davanti casa e mi sporsi dalla cucina, per intravedere fuori dalla finestra un ragazzo che si avvicinava al cancello. Lasciai il latte bollire sul fuoco e andai ad aprire la porta, quando sentii suonare: -Chi è?-, chiesi.
-Hyun Joong-, rispose il ragazzo.
Hyun Joong? Che ci faceva alle dieci del mattino a casa mia? Gli aprii e lo feci entrare con aria interrogativa. Non si degnò né di salutare, né di dire almeno buongiorno. Probabilmente ignorò la buona educazione, avendo notato che in casa non c’era nessuno. Il suo modo altezzoso e arrogante traspariva da ogni poro e per di più quella mattina sembrava piuttosto nervoso: -Tieni, dalli a tuo fratello quando lo vedi –sbatté dei fogli sul tavolo- e digli che la prossima volta può anche scordarsi che glie li riporti. Deve studiarli, perché sarà lui il presentatore del compito-, disse freddo.
Lo fissai per un momento, interdetta, non capendo da dove arrivassero quei fogli e poi mi ricordai che la sera precedente Jong era andato a studiare da Hyun Joong per il compito a coppie.
 
 
-Giuro, non metterò mai più piede in quella casa per nessun motivo al mondo!-, disse Jong rientrando a casa.
-Cos’è successo?-, chiesi allarmata.
-Una casa di persone… troppo perfette!-. Il suo viso era inorridito, quasi spaventato, ma conoscendo mio fratello intuii che il problema non erano state tanto le persone (almeno non i genitori di Hyun Joong), bensì l’ordine che poteva regnare in casa loro.
-Se l’armadietto che Hyun Joong ha a scuola è ordinato, la sua camera è… perfetta!-, strillò.
Mamma, che era sulle scale e aveva sentito tutto, disse in tono ironico: -Una vera disgrazia per te, non trovi, tesoro?-.
Trattenni una risata e guardai mio fratello che cominciava a irritarsi: -Ho anche dimenticato la presentazione del compito… tzè, me la dovrà riportare lui, non sarò io a tornare-, concluse.
 
-Non puoi darglieli tu a scuola?-, dissi scocciata dai suoi comportamenti.
-No, è già tanto se sono venuto fin qui. Non ci tengo a farmi vedere in giro con tuo fratello e dubito che lui si possa rallegrare della mia presenza, no?-, disse acido. I suoi occhi si erano ridotti a fessure a poco a poco. Intendeva sfidarmi, ne ero sicura, ma per quale motivo? Perché avrebbe dovuto dare fastidio a me? Solo perché ero la sorella di un suo rivale?
-E’ una giornata “no” per te, vero?-, lo punzecchiai per vedere fin dove voleva arrivare.
-Non sono affari tuoi!-, ribatté.
Mi avvicinai al tavolo e presi i fogli, pensando che forse era meglio non irritarlo troppo se ero sola. Ricordavo bene l’ultima volta che lo avevo schiaffeggiato ed era mancato poco che ricevessi anch’io uno schiaffone. Sospirai e sentii uno strano odore di bruciato.
-Il latte!-, gridai. Corsi ai fornelli, ma era troppo tardi, il latte era uscito e si era completamente bruciato, emanando un odore nauseabondo.
 -Aish!-, borbottai spegnendo i fornelli di fretta.
-E’ proprio di famiglia essere stupidi-, commentò Hyun Joong alle mie spalle con un sorrisetto e mi girai.
-Prego?-, chiesi.
-Ho detto che è di famiglia essere stupidi. Tuo fratello poi è la stupidità fatta a persona-, ripeté.
-Senti… oggi è una bella giornata. C’è il sole e gli uccellini cantano, oggi pomeriggio ci sarà l’incisione del disco degli Shinee e sta sera non mancherò al ballo scolastico. Se cerchi rogna, vai a trovarla fuori di casa mia. Non ho voglia di perdere tempo con te!-, sbottai nervosa e irritata.
-Perché? Vai al ballo? Chi è il folle che ti ha invitato?-, continuò maligno, alzando un sopracciglio.
Tenni stretto lo straccio che stavo usando per pulire e cercai di contenere la rabbia che cresceva a ogni singola parola. Come osava? Come si stava permettendo di prendersi tutta quella libertà di giudicare solo per una sciocchezza?
-Fuori-, ordinai a denti stretti, incontrando il suo sguardo torvo.
-Perché non vuoi dirmelo? E’ così brutto?-, insinuò. Le sue labbra si curvarono in un ghigno e per un attimo rividi l’angelo nero che avevo conosciuto la prima volta.
.Che cosa te ne importa? Perché continui a darmi fastidio? Sei in casa mia. Hai lasciato i fogli, bene, adesso ti voglio fuori di qua!-, dissi alzando il tono di voce.
Hyun Joong si avvicinò a me lentamente, puntando i suoi occhi neri nei miei. Cercai di capire quello che voleva, ma come se avesse letto i miei pensieri, disse: -Non m’importa nulla di cosa fai con gli altri, né m’interessa se la mia presenza t’irrita. Voglio solo che tu cada ai miei piedi come tutte le altre-.
A quell’affermazione scoppiai a ridergli in faccia. Io? Innamorarmi di lui? Stava veramente male.
-Io? Cadere hai tuoi piedi? E’ alquanto impossibile. Per attirare la mia attenzione dovresti essere tutto il contrario di quello che sei. E soprattutto non dovresti comportarti da pallone gonfiato-, affermai seria e senza battere ciglio.
Hyun Joong sorrise di nuovo e si avvicinò ancora, chiudendomi il passaggio tra il mobile della cucina e lui.
Abbassai lo sguardo e cercai di evitare il suo. La sua vicinanza non aveva buoni effetti su di me, ma ancora non capivo il perché. Il suo profumo era molto forte ma dolce allo stesso tempo. Lo rispecchiava in un certo senso: -Che cosa cerchi di fare?-, dissi mentre le mie guance prendevano il colore di due papaveri in fiore.
Hyun Joong sorrise come quando mi aveva aiutato nei compiti. Nel modo che mi piaceva e che lo faceva assomigliare a una persona per bene. Deglutii.
 -Lo vedi? Nemmeno tu puoi resistermi-, mi provocò e sentii il mio cuore cominciare a battere più velocemente. Perché stavo avendo quella reazione? Non dovevo… non potevo!
-Smettila… perché cerchi di adularmi? Hai detto tu stesso che non t’interesso. Ti piace veder soffrire la gente?-, domandai.
-Lo stai ammettendo?-, continuò il terzo grado e alzò il mio viso con una mano, tornando a fissarmi.
I suoi occhi intensi e magnetici catturarono la mia attenzione per un istante, ma subito ripresi lucidità, scansandolo violentemente: -Non sto ammettendo niente. Non mi piaci, non m’interessi. Tanto meno voglio interessare a te!-. Cercai di allontanarmi e di rimanere a distanza di sicurezza, ma mi afferrò per un polso e mi attirò pericolosamente a sé, lasciando pochi centimetri dai nostri visi e facendomi inarcare la schiena: -Ancora non l’hai capito? Voglio che cominci a interessarti a me, solo per vincere la gara contro gli Shinee-, ghignò avvicinandosi ancora e riducendo la sua voce a un sussurro.
“Il sussurro di un angelo caduto”, pensai.
-Che centro io? Devi gareggiare contro di loro, non contro di me. Se conquisti me, che cosa avrai ottenuto? Pensi che mi possa dividere da mio fratello?-, domandai mentre fissavo le sue labbra nervosamente.
Non rispose, quasi sorpreso della mia ultima domanda, e per un attimo mi guardò negli occhi, paralizzandomi nuovamente. Le sue braccia stringevano intorno ai miei fianchi e pregai che tutto in quel momento fosse soltanto un incubo. Io non amavo Hyun Joong. Non m’interessava e ciò che stava per fare nei miei confronti era totalmente sbagliato. Perché, allora, non mi stavo ribellando? In altre situazioni avrei di sicuro cominciato a sbraitare e a scalciare.
Si avvicinò e sfiorò con la punta del suo naso il mio, quasi esitando. Chiuse gli occhi e aspettai che il momento arrivasse.
-Yaya…-, biascicò Nanà in cima alle scale.
Il mio cervello, ormai spento, si riaccese in un attimo al suono della voce di Angelica e spostai Hyun Joong, facendo pressione sul suo petto. Lasciò i miei fianchi e andai a recuperare mia sorella su per le scale. La presi in braccio e riscesi.
-Oppa!-, cinguettò Nanà quando lo vide.
-Ciao, piccolina…-, sorrise lui disinvolto.
-Tai…. oggi potto venire anch’io con gli Shinee-, disse Nanà contenta.
-Davvero? Allora ci sarà anche tua sorella con te!-, Hyun Joong restituì il sorrisone di Nanà.
Odiai Angelica in quel preciso istante più di quanto non avessi fatto quando aveva dato importanza a Hyun Joong per la prima volta.
Nanà annuì a Hyun Joong e questo, con un sorriso ammaliatore rivolto a me, si congedò, ricordandomi di dare i fogli a Jonghyun.
 
Dopo la visita indesiderata di Hyun Joong, la mattinata proseguì serenamente. Angelica mi diede pochi problemi in casa, perciò ebbi tempo per fare i compiti senza troppe interruzioni. Il pomeriggio arrivò in uno schiocco di dita, così come Federica arrivò alle quattro in punto. Preparai Nanà e, quando fummo pronti, Jong prese le chiavi della macchina e partimmo per andare a incidere il disco.
La casa discografica era situata nel cuore di Seoul ma, per quanto Jong potesse essere in ritardo, arrivammo miracolosamente in orario.
-Sono le cinque e un quarto. Sei in ritardo-, disse Key a denti stretti, mentre ci avviavamo all’interno della struttura.
-Cosa ti ha trattenuto sta volta, Jong?-, chiese Minho.
-Non trovava il cellulare, quando ce l’aveva in tasca-, spiegò Feffe in tono piatto, sfiorando la rassegnazione di chi ormai ha perso ogni speranza. Nanà ridacchiò e cercò le braccia di Minho per fiondarcisi dentro. Cedetti volentieri mia sorella e Minho fu ben felice di prenderla in braccio a sé, ma non mi rivolse una singola parola, guardandomi solo di sfuggita.
Gli studi erano situati all’interno di un grattacielo, uno di quelli cui si vede solo nei film americani pieno di luci e persone di ogni genere. Era un hotel molto conosciuto a Seoul, la scuola non aveva badato a spese per questo progetto. Sorrisi elettrizzata nel vedere anche un piccolo bar nella sala principale. Lì, una donna snella e sorridente ci venne in contro e ci chiese chi fossimo. Onew, in qualità di leader degli Shinee, rispose che eravamo lì per incidere un cd e mostrò il foglio di autorizzazione della scuola.
La segretaria ci scortò all’interno degli studi e ci disse di aspettare in una stanza che assomigliava a una sala d’attesa. I ragazzi sembravano abbastanza tranquilli e sicuri di quello che facevano, ma capii che erano sotto pressione quando tutti e cinque scattarono in piedi all’entrata di un imponente signore dalle tempie brizzolate: -Salve ragazzi –gli sorrise bonario- immagino che vuoi siate gli Shinee. Bene, siete gli ultimi ad arrivare, vi aspettavamo. Loro sono con voi?-, indicò Feffe e me.
Kibum rispose di sì e l’uomo ci portò nella sala registrazione, dove i Super Junir stavano già incidendo “Bonamana”. Il signore ci fece accomodare su delle poltrone rosse, molto comode, e ci disse di attendere il nostro turno.
Quando i Super Junior ebbero finito di incidere fu la volta dei SS501. Hyung Jun sembrava essersi rimesso. Avevo saputo che era mancato qualche giorno da scuola per febbre, ma per fortuna era tornato presto. Non aveva nessuno strascico d’influenza nella voce, il che mi rallegrò molto. Quando aveva saputo che Kibum mi aveva invita al ballo prima di lui non fece scenate come pensavo, ma al contrario se ne fece una ragione e invitò un’altra ragazza, a mio avviso molto più bella di me. Nel complesso ero contenta che Jun stesse bene e sorrisi incoraggiante da dietro il vetro dello studio, ignorando completamente mio fratello, il quale m’incenerì con lo sguardo.
I cd che quel giorno sarebbero stati incisi, mi aveva spiegato Jong, erano destinati ai giudici di gara che avrebbero fatto sapere hai gruppi quale canzone portare a giugno. Ogni cd doveva contenere tre canzoni al massimo.
I SS501 avevano deciso di incidere “Love Ya”, “Deja Vu” e  “A song calling for you”. L’ultima canzone mi sorprese molto: non era violenta e decisa come le altre due, piuttosto era simpatica e aveva un ritmo allegro. Gli Shinee d’altra parte avevano deciso d’incidere “Juliette”, “Lucifer” e “Replay”.
La durata delle canzoni non fu molto lunga e gli Shinee incisero molto presto, cominciando da “Lucifer”.
-Come stai?-, mi chiese Hyung Jun quando i ragazzi furono dentro lo studio. Si sedette accanto a me, con il resto dei SS501.
-Anneong- aseyo, Sumbae. Bene, grazie. Tu? Ho saputo che ti sei ripreso-, gli sorrisi. Nanà sedeva accanto a me e ci ascoltava molto interessata.
-Sì, sto bene. Ho avuto un po’ di febbre che mi ha tenuto K.O. per due, tre giorni, ma adesso sto bene-, mi sorrise.
In quel momento Hyun Joong e gli altri si alzarono dal loro posto e scesero per rinfrescarsi la gola: -Jun… tu non vieni?-, gli chiese.
-Arrivo-. Hyung Jun si alzò e si aggregò agli altri. Hyun Joong prima di uscire mi rivolse uno sguardo malizioso che solo io potetti interpretare. Arrossii violentemente, pensando alla mattina precedente e desiderai con tutta me stessa che mio fratello l’avesse visto, così da potergli spaccare quella faccia angelica definitivamente. Purtroppo però Jong era sempre occupato a fare altro quando serviva. Neanche Federica se ne accorse, troppo impegnata a cantare a squarciagola “Replay”. Sprofondai nella poltrona rossa e per un attimo chiusi gli occhi.
“Hyun Joong… detestabile ragazzo terribilmente affascinante. Che cosa vuoi da me? Possibile che tu sia così sicuro delle tue capacità di seduzione? Se anche riuscissi a farmi perdere la testa, che cosa ci guadagneresti? Io non tradirei mai mio fratello, tantomeno gli Shinee”, pensai.
-Yaya?-, una voce maschile molto dolce mi richiamò dai miei pensieri.
-Mmh?-. Aprii gli occhi e vidi Kibum fissarmi preoccupato. Avevano finito d’incidere?
-Kibum… -sussurrai intorpidita- …avete finito?-, chiesi guardando gli altri.
-Sì, e tu dormivi?-, domandò Onew scherzosamente.
-No, ho mal di testa… ho chiuso gli occhi per cercare di non pensare-, risposi.
Sospirai e mi guardai intorno, notando che mancava qualcosa, o meglio qualcuno, ma non sapevo chi.
-Ragazzi, dov’è Nanà?-, domando a un tratto Minho.
Mi guardai intorno e capii che la persona che mancava era mia sorella. Il panico m’invase e cercai lo sguardo di Feffe, sperando che lei sapesse dove fosse: -Non lo so dov’è. Era qui con noi cinque minuti fa>>, disse.
-Non sapete dove sia?!-, urlarono Minho e Jong in coro. Federica scosse la testa ancora, mentre la mia ansia cresceva.
-Era qui con noi, s-seduta accanto a me e…-, farfugliai.
-Possibile che tu sia così irresponsabile!?-, continuò Minho sbraitando.
-Non l’ho mica abbandonata sulla scalinata di una chiesa! Mi sono distratta un attimo e…-, farfugliai.
-Sei una vera stupida!-, sbottò Minho. La mia ansia si mischiò all’irritazione per i modi sgarbati di Minho che fino a allora non avevo mai conosciuto, ma non lo ascoltavo, pensavo solo a dove poteva essersi cacciata mia sorella, fissando il vuoto.
-Piantala, Minho! Non l’ha fatto apposta!-, intervenne Taemin.
-Dividiamoci, la troveremo subito. Non può essere lontana. Sarà qui negli studi-, propose Kibum.
Onew e Jong annuirono. Feffe ed io scendemmo al primo piano, Taemin e Jong restarono al secondo e Minho, Onew e Key salirono a perlustrare gli altri piani.
Corsi più veloce della luce per le scale urlando a squarcia gola “Angelica” o “Nanà” alternativamente, mentre Federica pensava a chiedere alle persone se per caso l’avessero vista.
Andai avanti e cominciai a chiedere anch’io. Nessuno l’aveva vista e la paura che fosse uscita dall’hotel si faceva sentire sempre di più.
-Ha visto una bambina di tre anni, alta più o meno così, bionda  con i tratti occidentali?-, chiesi ad un signore.
-No, mi dispiace-, rispose e mi superò.
Passai nervosamente le mani fra i miei capelli, scompigliandoli e vidi Federica raggiungermi: -Hanno detto di averla vista al piano terra-, disse con il fiatone.
Piano terra? Ma certo!
 
-Yaya, potto andare con loro?-, disse Nanà. Non l’ascoltai, ma chiusi gli occhi.
-Yaya…?-, continuò.
Ero troppo immersa nei miei pensieri per prestarle attenzione e continuai a far finta di niente, probabilmente avrebbe smesso di chiedere la stessa cosa.
 
-Feffe, so dove può essere. Vai ad avvisare gli altri, ci vediamo al piano terra-, le dissi entusiasta e corsi di sotto.
Come potevo non averci pensato prima? Mia sorella adorava Hyun Joong e di certo l’aveva seguito senza dirmi niente. Il problema però rimaneva uno solo: era con lui o si era fermata prima?
Sfrecciai per le scale (l’ascensore era occupato) e mi diressi alla sala principale. Mi guardai intorno e intravidi i SS501 ancora al bar, intenti a sorseggiare un cocktail.
Corsi da loro e dissi ansimando per la corsa: -Sumbae… mia sorella…. L’avete vista?-, chiesi a Hyung Jun. I SS501 si guardarono l’un con l’altro e poi mi fissarono preoccupati.
-No, non si è vista, perché?-, mi chiese.
-Non sappiamo dov’è. Mi sono distratta un secondo mentre voi scendevate ed è sparita-, continuai.
-Perché chiedi a noi dove possa essere tua sorella?-, mi domandò un ragazzo dai capelli scuri e disordinati. Lo identificai come Kim Kyu Jong e cercai di rispondergli: -Mia sorella… - mi piegai in due per riprendere fiato- mia sorella stravede per Hyun Joong, vi ha seguito senza dire niente…-.
-Stupida… Dovevi stare più attenta-, commentò Hyung Joong in tono acido.
-Puoi aiutarmi o devi provocarmi anche adesso?-, lo guardai implorante.
Hyun Joong mi guardò restio per un attimo contraendo la mascella, poi si rivolse agli altri:
-Dividiamoci…-, disse impassibile.
In un secondo i SS501 si erano sparpagliati, ognuno da una parte. Feci per seguire Jun, ma Hyun Joong mi afferrò per un braccio, stringendo forte, e mi trascinò con sé: -Ahi! Mi fai male!-, gli urlai, ma non mi sentì.
Si diresse all’ascensore, incenerendo chiunque con lo sguardo, senza degnarsi minimamente di ascoltarmi. Di nuovo l’angelo nero. Di nuovo il ragazzo insopportabile. Di nuovo il leader dei SS501 che doveva dimostrare di essere il più forte a tutti i costi. L’odiai infinitamente.
Chiamò l’ascensore e riuscii e mi ci sbatté dentro senza ritegno. Spinse il tasto che portava al quinto piano e le porte si chiusero.
Eravamo solo noi due. Di nuovo. L’ansia crebbe, mentre mi massaggiavo il braccio dolorante: <>, chiesi nervosa e infastidita dalla sua presenza.
-Dove penso che possa essere tua sorella-, rispose acido e senza degnarmi di uno sguardo.
Stette in silenzio e poi bofonchiò fra se: -Sei una completa idiota. Persona più stupida di te non esiste!-.
“Eccone un altro”, pensai.
-Che cosa vuoi?! Poteva succedere a chiunque!-, gli urlai.
-Non a me! Se mi viene affidata una bambina non mi faccio gli affari miei, ma penso a ciò che vorrebbe!-, gridò girandosi di scatto.
-Se fosse stata tua sorella o tuo fratello lo avresti fatto, eccome!-, continuai avvicinandomi, nervosa e imbestialita per colpa dei suoi modi.
Hyun Joong fermò l’ascensore di botto, nervoso quanto me e mi guardò truce: -Senti, rasoterra, il fatto che io abbia accettato di aiutarti non significa che tu debba urlarmi contro. Chiaro!?-, disse gelido stringendo i denti.
-Non sono stata… Beh, forse sono stata io a chiederti aiuto, ma non sono stata io a chiederti di portarmi con te!-, continuai a urlare. Vidi Joong avvicinarsi a me e chiudermi il passaggio contro la parete.
-Smettila. Di. Urlare. Odio la gente che urla, specialmente se contro di me. Evita di parlare, sei fastidiosa e petulante!-.
Non mi diedi per vinta e continuai, avvicinandomi al suo viso: -E tu sei la persona più odiosa che abbia mai conosciuto, con le sue manie di grandezza e protagonismo!-, dissi a denti stretti. Ero furiosa, non vedevo più niente.
Eravamo talmente vicini che potevo sentire il suo respiro sul mio viso, mentre i nostri occhi erano incatenati gli uni agl’altri. Scariche elettriche partivano dal mio corpo per finire contro il suo e viceversa il suo con il mio. Odiavo la vicinanza con lui. Mi disorientava e non mi faceva ragionare. Proprio come quella mattina, sentii nuovamente il suo profumo intenso entrami nel naso e stuzzicare il mio inconscio.
Hyun Joong si avvicinò ancora: -Dì un’altra parola e…-.
-E cosa? Mi restituisci lo schiaffo che ti ho dato? Mi uccidi? Che cosa farai?-, lo sfidai.
Il suo viso era contratto dalla rabbia e colsi una scintilla di pazzia nei suoi occhi. Per un momento infinito lo fissai, aspettando qualche reazione anormale e violenta; invece fece tutt’altro: mi prese il viso fra le mani e fece aderire il suo corpo completamente al mio. Restai immobile, pietrificata dal suo sguardo, e dopo un attimo d’esitazione, premette le sue labbra contro le mie. A forza, mi fece dischiudere le labbra cercando avidamente la mia lingua e senza fatica riuscì a trovarla, cominciando a giocarci. La fece danzare freneticamente, mentre le sue mani scendevano lentamente sui miei fianchi per poi farmi inarcare la schiena.
Cercai inutilmente di respingerlo, facendo pressione con le mani contro il suo petto, ma le sue braccia me lo impedivano. Allora cambiai tattica: assecondai il bacio, cingendo il suo collo con le braccia, e quando fui sicura che avesse abbassato la guardia, morsi le sue labbra dannatamente carnose e passionali.
-Aah!-, si lamentò, tamponandosi con una mano.
Una mano scattò e lo schiaffeggiai. Non si arrabbiò, ma resto fermo e rise, mentre io facevo ripartire l’ascensore: -Che cosa ridi?-, chiesi acida.
-Ci sei quasi. Basta poco e sarai ai miei piedi-, rispose.
L’ascensore raggiunse il quinto piano e le porte si aprirono: -Fammi trovare mia sorella e poi resta lontano da me, Kim Hyun Joong-, dissi gelida.
Angelica non era al quinto piano come Hyun Joong aveva ipotizzato, così riscendemmo e ci ritrovammo tutti nella sala principale. Gli Shinee e i SS501 si stavano incenerendo a vicenda con gli sguardi quando arrivai davanti a loro, seguita da Hyun Joong e notai che l’unico a mancare era Hyung Jun.
-Dov’è Sumbae?-, chiesi.
-Sono qui!-, sentii alle mie spalle.
Mi girai e vidi mia sorella in braccio a Jun che sorrideva felice, ignara del panico che aveva creato in una sola mezz’ora. Tirai un sospiro di sollievo e mi rilassai.
-Dove si era cacciata?-, domandai stupita, mentre Hyung Jun si avvicinava.
-Era nella saletta accanto agli studi. La signorina stava tranquillamente curiosando fra gli strumenti musicali, quando l’ho sentita canticchiare una vostra canzone-, alluse agli Shinee.
Sorrisi, mentre Jong prendeva Nanà in braccio, e ringraziai di cuore Hyung Jun con lo sguardo. Ebbi l’impressione che anche Jong avesse fatto lo stesso e mi rasserenai.
 
Ero davanti allo specchio della mia camera ad ammirare il vestito che avevo scelto: un abito nero, lungo fino alle ginocchia e a manica lunga. Le calze abbinate erano strappate e dal bellissimo cappello da strega usciva una cascata di boccioli castani che avevo preparato con cura.
Un trucco nero, sfumato bianco, incorniciava i miei occhi, mentre su una guancia avevo disegnato una ragnatela adornata di brillantini.
-Si può?-, chiese mamma entrando in camera.
-Vieni pure…-, le sorrisi.
-Tesoro…. Sei splendida!-.
-Un amore, mamma –dissi ironica- Jong è pronto?-, chiesi.
-No, è ancora in bagno. Conosci tuo fratello: quando si tratta di feste, è peggiore di una donna. Mi domando come faccia Federica a sopportarlo-, rispose.
-Probabilmente lo ucciderà se fa ritardo, ma per il resto è lei a comandare nella coppia. Sono felice per lei-, commentai ridendo.
-Beh, vado di sotto a prepararti il cappotto, ero venuta per aiutarti, ma siccome sei pronta…-, mi sorrise.
-Grazie, mamma-, ricambiai il sorriso.
Alle nove Kibum arrivò puntuale davanti casa, mentre mio fratello era ancora intento a cercare la giacca del suo vestito. Ignorai completamente la domanda “per caso lo hai visto in giro?” e scesi in salotto.
Mamma aprì la porta e Key entrò in casa vestito del suo splendido abito da Conte Dracula.
“Se fosse stato moro, sarebbe stato perfetto in questo costume”, pensai. Era vero, Kibum era semplicemente stupendo nei panni di un vampiro. I suoi lineamenti felini erano abbastanza angelici da avvicinarsi a una creatura soprannaturale, ma i suoi capelli stonavano in quella maschera.
-Siete bellissimi, ragazzi-, disse papà quando ci vide insieme.
-Gamsahapmida, signor Kim-, Key s’inchinò imbarazzato.
-Per questa sera te l’affido. Mi raccomando, la rivoglio sana e salva a casa-, scherzò.
-Sarà fatto, signore-, rispose Key.
Uscimmo di casa e ci avviammo alla macchina. Key, da vero gentiluomo, mi aprì la portiera e mi fece salire per poi richiuderla. Montò in macchina e mise in moto, dopo avermi rivolto un gran sorriso.
Non capivo da dove arrivasse tutta quella felicità e quel sorriso raggiante, ma mi fece molto piacere vederlo contento della mia compagnia.
-Sei pronta?-, mi chiese.
-Si-, annuii prontamente.
-Allora andiamo-. Accese il motore e partì a tutto gas, come suo solito.
 
-Yaya! Dov’è tuo fratello?!-, gridò Federica appena scesi dall’auto.
-Non è ancora arrivato?-, chiesi.
-No, pensavo fosse con te. Quando arriva lo disintegro…-, disse a denti stretti.
Mi venne da ridere al pensiero di Feffe in preda a uno scatto d’ira, ma cercai di calmarla: -Credo che stia arrivando, è partito dopo di noi, ma aveva finito di prepararsi. Conosci Jong, è sempre in ritardo-, scrollai le spalle.
Entrai nella palestra della scuola, da dove arrivava una musica assordante e dove i Super Junior si stavano esibendo per intrattenere i ragazzi, e notai che i rappresentanti d’istituto avevano fatto davvero un buon lavoro con le luci e gli addobbi: la stanza era stranamente tetra e piena di ragnatele finte ovunque; dolci stregati e golosità a tema imbandivano il tavolo, mentre sulla porta d’entrata vi era stato affisso un cartellone mezzo strappato e invecchiato con su scritto “Happy Halloween”.
I ragazzi della scuola erano vestiti ognuno in modo diverso, interpretando vari mostri per la festa. Alcuni avevano preferito scegliere un vestito da “personaggio buono”, altri indossavano costumi da mummie, streghe, licantropi, morti viventi, ecc. Chi, però, si distingueva dagli altri era Hyun Joong, il quale per l’occasione aveva scelto un vestito da “angelo nero”, rendendo reale ogni mia fantasia contorta: una camicia sulla tonalità del grigio scuro fasciava il suo corpo, lasciando scoperto il petto solo in uno scollo a “V” creato dai bottoni lasciati aperti di proposito; la matita tracciava il contorno degli occhi e i capelli erano scompigliati. Un paio d’ali piumate nere coronavano il suo costume.
Restai a bocca aperta, fissandolo come un ebete per circa un quarto d’ora, prima di accorgermi dello sguardo di Key che cercava di capire cosa mi avesse sconvolto tanto da farmi entrare in uno stato di trans.
-Yaya? Ti senti bene?-, chiese.
-E-eh?-, farfugliai scrollando la testa: -S-si, sto bene… scusa… stavo solo… niente-, sorrisi.
-Ok…-, mi guardò stupito e si avvicinò agli Shinee, che erano già arrivati con le loro damigelle.
Restai per un attimo a guardare Hyun Joong, il quale era intento a studiare le coppie nella pista da ballo, e pensai che quella sera fosse più affascinante del solito, ma subito distolsi lo sguardo quando i suoi occhi scuri e grandi incontrarono i miei. Arrossii violentemente e mi avviai anch’io al tavolo degli Shinee.
Silenziosamente mi sedetti accanto a Kibum e sorrisi fra me, al ricordo del bacio e al contatto con il suo corpo in ascensore. Dopotutto non era stato male, anzi… quando le nostre labbra si erano toccate, avevo sentito una scarica elettrica piena di adrenalina percorrermi la schiena. Ero arrabbiata con lui per quello che aveva fatto: non solo mi aveva rubato un bacio, ma soprattutto ero stata derubata del mio primo bacio. Per orgoglio non volevo cedere, ma in cuor mio sapevo bene che aveva ragione lui: ero stata attratta dalla sua personalità sin dall’inizio e non potevo farci niente. Potevo solo respingerlo e infuriarmi ogni volta che cercava di adularmi per far dispetto al gruppo, ma senza però aver qualche successo o risultato.
-Ti va di ballare?-, mi chiese Key sorridendomi gentilmente e offrendomi una mano.
Lo guardai e sorrisi dolcemente, cercando di non far trasparire le mie emozioni: -Certo, messere-, risposi scherzosamente. Posai la mia mano sulla sua e questo mi portò al centro della pista da vero cavaliere.
Cominciammo a scatenarci come matti, senza fermarci un solo secondo. Mi sentii leggera e per pochi istanti non pensai a niente, soltanto a ballare e ad ascoltare la musica penetrante dentro la testa.
A un certo punto le note si calmarono e partì un lento. A cantare era Park Jung Min e se non sbagliavo, la canzone in questione era “Only me”.
 Kibum si avvicinò a me e cinse i miei fianchi delicatamente, mentre io poggiai la testa sul suo petto. Mi sentii un cucciolo fra le braccia di una madre.
Il cuore di Key batteva forte e il respiro era ancora irregolare, quando parlò: -Yaya… c’è qualcosa che devi dirmi?-, mi chiese sussurrando all’orecchio.
Lo guardai per un attimo, non capendo a cosa alludesse: -A cosa ti riferisci, Key?-.
-Sto parlando del modo in cui guardi Hyun Joong e del modo in cui ti comporti quando c’è lui nei paraggi-, rispose.
A quelle parole abbassai lo sguardo, arrossendo nuovamente: -Non c’è niente fra me e lui, se è questo che mi stai chiedendo-.
-Non ti sto chiedendo questo. Sto cercando di capire se t’infastidisce o se ti piace. Ogni volta che c’è lui cambi umore continuamente: arrossisci o ti senti messa sotto pressione, per non parlare dell’ira che ti scatena dentro-, continuò.
-Come fai a sapere tutto questo?-, chiesi.
-Lo leggo nei tuoi occhi… ho imparato a conoscerti in questi anni, sai?-, mi sorrise per poi stringermi a se.
-Mi piace –ammisi- ma i suoi comportamenti mi danno la nausea e urtano i miei nervi-, dissi senza guardarlo negli occhi, per paura che anche lui mi potesse rimproverare.
Kibum rimase in silenzio, poi alla fine della musica mi disse: -Non voglio sgridarti, ma metterti in guardia. Hyun Joong sembra cattivo, ma in realtà è solo insicuro. Almeno è quello che penso, però sta attenta… non si può mai sapere quello che gli passa per la testa. Hai visto anche tu che sa essere molto impulsivo-, sciolse l’abbraccio e mi riportò al tavolo, cercando di essere il più naturale possibile, anche se in realtà era teso.
 
Stavo prendendo un po’ di punch e riempiendo il mio piatto di deliziose leccornie, quando sentii una voce piuttosto irritante alle mie spalle: Ma che bei piccioncini i due che hanno ballato “Only me” del grande Jung Min-, disse Hyun Joong facendo il vago.
-Di cosa parli?-, chiesi senza degnarlo di uno sguardo, mentre prendevo un pezzo di torta al cioccolato decisamente invitante.
-Del biondo e della mora che poco fa erano abbracciati e che, più che ballare, dondolavano. Tu li conosci? Sono veramente una bella coppia. Il mio cuore scoppiava di gioia nel vederli insieme-, continuò a pizzicarmi sorridendo come un idiota, mentre fissava la folla.
-Sei triste, Hyun Joong. Veramente triste…-, commentai impassibile.
Riempito il piatto, mi avviai fuori dalla palestra, per prendere una boccata d’aria. L’aria autunnale m’investì appena fui fuori e mi strinsi nel cappotto che avevo con me. Andai a sedermi su d’un muretto e addentai un pasticcino.
Kibum si è accorto di tutto… come sempre – pensai, sorridendo fra me- Key umma, sei davvero incredibile. Come fai a capire quello che mi succede ogni volta? Ti basta poco per comprendere quello che mi capita, eppure… non ci frequentiamo più di tanto, non parliamo quasi mai… eccetto quelle pochissime volte a scuola durante il pranzo e alle prove degli Shinee”. I pensieri si affollavano uno dopo l’altro dentro la mia mente. Kibum mi aveva sorpreso poco prima, descrivendo così tranquillamente i miei stati d’animo come se fosse stato qualcosa di più di un amico o di un fratello. La verità era che Kibum riusciva a codificare ogni mio movimento e a dargli un significato ben preciso, diversamente da Jonghyun, al quale dovevi spiegare per filo e per segno cosa stava succedendo prima che potesse capire.
Inspirai ed espirai profondamente, finendo di bere la mia coca cola, e volsi lo sguardo al cielo. Quella sera non c’erano stelle, le nuvole coprivano anche la luna, ma in compenso era una bella serata. Dalla palestra arrivava la musica a tutto volume e sentii che gli Shinee avevano preso possesso del piccolo palco intonando “Amigo”.
Decisi di ritornare dentro, così mi alzai lentamente, facendo attenzione a non strappare il vestito e mi avviai alla porta principale. Avvicinandomi, vidi un ragazzo venirmi in contro. Lo squadrai da capo a piedi e capii presto che era dell’ultimo anno e soprattutto capii che a causa dell’alcol non era mentalmente stabile.
Affrettai il passo e guardai dritto, sperando che non mi notasse, ma così non fu: per mia disgrazia urtai il suo braccio e il ragazzo, girandosi, mi urlò di stare più attenta. Il sangue mi si gelò nelle vene.
Senza pensare che fosse una cattiva idea fermarsi, mi girai e chinai delicatamente il capo: -Choesong inmida…-, dissi mentre l’ansia cresceva a ogni secondo.
-Non ti scuso, ragazzina. Non dovevi urtare il mio braccio, non dovevi fermarti e non dovresti essere così spaventata. Detesto le ragazzine stupide e paurose!-, si avvicinò lentamente a me e automaticamente io indietreggiai.
-Sumbae-nim… mi dispiace. Non l’ho… non l’ho fatto apposta-, continuai.
“Key dove sei? Perché non corri a salvarmi anche sta volta?”, pensai. Il panico m’invase. Il Sumbae davanti a me si stava avvicinando sempre di più e ad ogni passo mi sentivo soffocare da quella situazione. Sentii la stretta di una mano attorno al mio polso e mi attirò violentemente a lui: -Non ho una ragazza questa sera. La mia damigella mi ha piantato e da adesso sarai tu la mia donzella-, sorrise cinico e colsi una scintilla di follia nel suo sguardo.
-Lasciami! Lasciami!-, urlai con quanto fiato più avevo in gola, dimenandomi.
-Sta ferma!-, gridò in risposta.
-Per favore, Sumbae…-, dissi in preda alle palpitazioni.
-Vieni con me-. Mi sentii trascinata e puntai i piedi a terra, opponendo resistenza. Vieni con me? Ma stavamo scherzando?
 -NO!-, strillai.
-Cosa? Se non vieni con le buone, userò le cattive maniere. A te la scelta!-.
-Non voglio venire, lasciami!-, gridai. La paura si trasformò d’un tratto in rabbia per la forzatura e cercai in tutti i modi di graffiare la mano con cui stringeva a sangue il mio polso.
-Muoviti!-, mi strattonò.
-No!-.
In quel momento il ragazzo alzò il braccio libero e lo caricò all’indietro, per darmi un violento ceffone. Chiusi gli occhi automaticamente e volsi la testa altrove, quasi come stessi porgendo la guancia, ma lo schiaffo non arrivò ed ebbi un déjà-vu.
-Prova a toccarla e sei morto-, disse una voce roca e decisa dietro il Sumbae ubriaco. Aprii gli occhi e con mio grande stupore vidi Hyun Joong che fissava truce il ragazzo, contraendo la mascella.
-E tu chi sei?-, disse il Sumbae ridendo.
-Lasciala-, sibilò Hyun Joong fra i denti, completamente fuori di sé.
-Ah, forse ho capito chi sei! Uno di quegli spacconi dei SS501. Tu dovresti essere…-.
Troppo tardi: un pugno di Hyun Joong era scattato e aveva colpito in pieno viso il Sumbae, gettandolo a terra. Questo si rialzò di scatto e in preda al panico, forse stordito dal dolore, filò via con la coda fra le gambe. Lo guardai andare via e mi accorsi che stavo tremando e che avevo ancora il respiro irregolare. Hyun Joong si avvicinò a me e mi guardò, studiando il mio volto, poi si tolse la giacca e l’appoggiò premurosamente sulle mie spalle. Il profumo aveva impregnato il tessuto e subito raggiunse le mie narici, donandomi un po’ di conforto con mio grande stupore.
-Stai bene?-, si preoccupò cercando un segno sul mio viso pallido.
-S-si…-, annuii debolmente, un po’ intontita.
Ci avviammo alla palestra e mentre camminavamo, lo guardai. Sembrava preoccupato e ansioso. Emozioni che non avevo mai visto trasparire dal suo volto si stavano a poco a poco mostrando. Mi strinsi a lui: -Perché sei così?-.
-Così come?-, domandò.
-Così… lunatico. Ogni volta cambi comportamento: prima sembra che tu non possa vedermi e l’attimo dopo mi salvi. Perché ti comporti così?-, continuai.
-Perché solo io ho il diritto d’infastidirti-, rispose e senza battere ciglio accelerò il passo per riportarmi alla festa e lasciarmi dagli Shinee senza fornire troppe spiegazioni.
“Hyun Joong… –pensai, quando fui seduta al tavolo del gruppo- perché sei così fuggente? Perché continui a cambiare umore così spesso? Che cosa nascondi dietro quella maschera da cattivo ragazzo? Eppure… alle volte sembri una persona affidabile e premurosa. Sei la persona più irritante di questo mondo, ma stai riuscendo nell’intento di farmi innamorare di te…”.
-Che cosa ti ha fatto?-, chiese Jong vedendomi.
-Mmh?-, lo guardai.
-Hyun Joong! Che cosa ti ha fatto!?-, ripeté.
-Jong… ne parliamo a casa. Adesso voglio solo andare via. Per favore, dì a Kibum che mi accompagnasse-. Jong sospirò rassegnato e andò a cercare Key.
Dopo pochi istanti Kibum era di fronte a me, con un sorriso incoraggiante che chiedeva cosa fosse successo, e mi riaccompagnò silenziosamente a casa, sicuro che il giorno dopo mi sarei confidata con lui.


 

{Spazio Alue! :D}

Bene, come sempre spero che vi sia piaciuto e mi aspetto tante recensioni! Un particolare grazie va a Hyumi  che mi segue con simpatia e tanto ammore! XDXD 
Un bacio :3

  
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