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Autore: MagicRat    01/11/2013    1 recensioni
“Quindi siamo stati scaricati tutti e due”
“A quanto pare”
“Siamo soli”
“Siamo soli”
La storia è ambientata nel 2009, dopo un ipotetico divorzio tra Bruce e Patti.
E' la mia prima fanfiction, spero di non aver fatto troppo schifo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La lancetta segnalò che mancava poco all’esaurirsi della benzina più o meno a metà mattina.
Bruce la osservò con la fronte aggrottata e si chiese se Zoe avesse già sperimentato l’eccitante esperienza di rimanere a secco su una strada scarsamente trafficata in mezzo al deserto.  
Quando si girò verso la ragazza però, decise che era meglio evitare di domandarglielo: Zoe stava facendo dondolare nervosamente il ginocchio e
si mordicchiava l’unghia del pollice. Sembrava piuttosto agitata.
“Tutto ok?”
“Potrei uccidere per una sigaretta” rispose Zoe.
“Non è una cosa carina da dire quando sei sola con una persona. Soprattutto se quella persona sono io”
“Ho lasciato l’ultimo pacchetto a casa… ed è colpa tua, lo sai vero?”
Mia? E perché mai?”
“Continuavi a dirmi che mi facevano male”
“Ma è vero! Te lo direbbe chiunque!
“Uffa! Perché non ti droghi e fumi anche tu come tutte le normali rockstar?”
“Mi dispiace deluderti” con grande sollievo, Bruce vide un cartello che annunciava la presenza di una stazione di servizio poco più avanti e si rilassò contro il sedile “Ho sempre preferito distinguermi dalla massa” concluse con un largo sorriso.
Negli ultimi giorni avevano incontrato poche macchine sulla loro strada – Bruce ne aveva approfittato per far guidare Zoe per la prima volta, condannando così il motore della sua macchina ad indicibili sofferenze -  ma nel primo pomeriggio si immisero sull’autostrada e il traffico ricominciò ad essere più intenso. Numerosi cartelli indicavano le direzioni per raggiungere città grandi e famose, Bruce però sembrava deciso ad ignorarli tutti per seguire una strada nota solo a lui. Aveva detto a Zoe che sarebbero arrivati a destinazione prima di sera senza aggiungere ulteriori dettagli.
“Non ci vado più molto spesso, in realtà. Una delle ultime volte è stata dopo che Danny…” Bruce lasciò la frase sospesa, sapendo che Zoe avrebbe capito benissimo comunque quello che intendeva dire.
“E… beh, cosa fai di solito in questo posto?”
“Niente di particolare. A volte semplicemente giro la macchina e torno indietro. Oppure provo a scrivere qualche canzone, cose di questo genere.
Ci sono dei momenti in cui mi piace stare da solo e allora vengo qui”
“Adesso però non sei solo” gli fece notare Zoe.
“Infatti non è uno di quei momenti. Adesso voglio stare con te”
Dopo alcune ore abbandonarono nuovamente l’autostrada e la ragazza ammirò entusiasta il nuovo tipo di paesaggio scorrere fuori dal finestrino:
ormai erano arrivati sulla costa occidentale e in lontananza si vedeva il mare scintillare alla luce del sole.
Stavano ascoltando Lou Reed quando Bruce si fermò davanti ad un portone.
“Siamo arrivati” annunciò prima di scendere dall’auto per aprirlo.
Oltre al muro di cinta Zoe riusciva solo a vedere le chiome di diversi alberi e un pazzo di un tetto.
Poco prima si erano lasciati alle spalle un piccolo centro abitato, la casa era completamente isolata.
Bruce guidò lungo uno stretto viale d’ingresso e parcheggiò davanti un villino bianco.
Scesero entrambi e portarono le valige in casa. Dentro era buio e fresco e per prima cosa Beuce aprì una porta in soggiorno. La luce del sole inondò la stanza e
Zoe si avvicinò alla terrazza. Da lì si vedeva il cortile della casa e il mare. Quasi tutta la visuale era occupata dalla sua distesa azzurra increspata da piccole onde.
All’orizzonte sembrava fondersi direttamente con il cielo.
Abbassando un poco lo sguardo, Zoe si accorse che un sentiero partiva dal cortile. Più in basso si intravedeva una spiaggia piccolissima.
La ragazza la indicò a Bruce “Quella spiaggia è… è tua?”
Lui sollevò le spalle “Non è proprio mia. Però non ci va mai nessuno…”
Zoe abbassò la mano e guardò ancora il paesaggio.
“Wow” mormorò alla fine.
Bruce la abbracciò da dietro “Ti piace?”
“Si”
“Io ho in mente qualcosa di ancora meglio” le disse piano all’orecchio.
“Lasciami indovinare: una sigaretta?”
“No. Sei decisamente fuori strada”
La sospinse dolcemente lungo un corridoio e aprì una porta. Nel buio della stanza Zoe intravide la sagoma di un letto. Bruce la lasciò per spalancare una grande finestra,
da cui si godeva della stessa vista del soggiorno, solo con un’angolazione lievemente diversa. Tolse un telo che copriva il letto e si sedette sul bordo attirando a sé la ragazza,
fino a quando non fu costretta a sedersi a sua volta sulle ginocchia di Bruce.
“Vuoi provare ad indovinare ancora?” le chiese prima di iniziare a baciarle il collo “O hai bisogno di altri indizi?”
“Non so… non sono ancora del tutto sicura”
Bruce la afferrò saldamente per le gambe e la rovesciò sul letto.
“Adesso inizio a capire” disse Zoe.
“Davvero?” le labbra di Bruce si incurvarono in un sorriso inquietante “Molto bene”.
 
 
Zoe riconobbe il numero di suo padre appena guardò lo schermo del cellulare. Premette un tasto e se lo portò all’orecchio.
“Ciao, papà” disse prima di stiracchiarsi.
“Ciao Zoe! Come va, siete arrivate?”
“Tutto ok, siamo arrivate questo pomeriggio”
“E le tue amiche come stanno?”
La ragazza si girò sul fianco e guardò Bruce disteso vicino a lei “Bene anche loro”
Dopo essersi assicurato che tutto andasse per il meglio, suo padre le disse che sarebbe rimasto a casa per alcuni giorni prima di ripartire per uno dei suoi soliti viaggi di lavoro.
Nel soggiorno di casa, il padre di Zoe si sedette sul divano “Il nostro vicino sembra scomparso”
Zoe continuava  fissare Bruce, che seguiva divertito il dialogo tra padre e figlia.
“Forse  è andato in vacanza anche lui”
“Già, può essere. Beh, ci sentiamo Zoe, buon proseguimento”
Si salutarono e interruppero la conversazione.
Bruce sollevò un sopracciglio “Gli hai detto che andavi in vacanza con le tue amiche?” domandò
“Non credo che sarebbe molto felice di conoscere la realtà”
“Suppongo di no” la baciò sulla fronte prima di alzarsi dal letto “Vestiti. Andiamo a cena fuori”
Mangiarono in un piccolo ristorante in riva al mare gestito da una coppia di signori che non diede segno di aver riconosciuto Bruce.
Dopo cena camminarono costeggiando la spiaggia fino a quando non superarono tutti i locali pieni di gente raggiungendo un molo isolato.
Zoe si sedette sul bordo del molo, lasciando dondolare i piedi sopra l’acqua scura del mare. Bruce era accanto a lei, disteso e con lo sguardo rivolto verso il cielo buio.
Da uno dei locali si sentiva arrivare della musica. Quando iniziò Stand by me, Bruce si alzò in piedi e allungò una mano verso Zoe, per invitarla a fare altrettanto.
“Che cosa vuoi fare?” chiese la ragazza con un sorriso sul volto. Appena le intenzioni di Bruce le furono chiare, il sorriso venne sostituito de un’espressione minacciosa
“No. Non ci pensare neanche, Bruce!” esclamò.
L’uomo rise, soddisfatto del risultato ottenuto.
“Dai, concedimi questo onore” disse mentre le cingeva i fianchi con un braccio e le stringeva delicatamente una mano.
“Ma io non so ballare” protestò ancora Zoe.
“Non importa”
Alla fine la ragazza si arrese. Appoggiò la fronte sulla spalla di Bruce e cercò di rilassarsi in quella situazione da lei non molto apprezzata.
Più che ballare, in realtà, si limitavano ad ondeggiare piano al ritmo della musica. Si era alzata una lieve  brezza e la notte aveva l’odore del mare.
“Immagino che questo sarebbe il momento più adatto per dirlo” Bruce aveva parlato con gli occhi fissi sulle luci dei locali da cui proveniva la musica.
Zoe girò un poco la testa per guardarlo in faccia “Per ammettere di non sapere ballare, intendi? Si, è proprio il momento giusto”
Risero entrambi, ma nonostante la battuta, Zoe sapeva benissimo che non era a quello che Bruce si stava riferendo.
La situazione in cui si trovavano Bruce e Zoe in quel preciso momento era praticamente perfetta per pronunciare due semplici parole, che rappresentavano al contempo
qualcosa di molto importante. Zoe sentiva, però, che tutto ciò valeva per una qualsiasi altra coppia, non per loro. E probabilmente anche Bruce se ne era accorto.
“Non serve” disse Zoe.
“No?” Bruce la guardò negli occhi e lei scosse la testa per confermare quello che aveva appena detto.
Si erano incontrati in un momento in cui erano rimasti soli  e avevano bisogno di qualcuno. Non avevano fatto altro che sostenersi a vicenda per cercare di andare avanti nel migliore dei modi.
Se Bruce lo avesse detto adesso, probabilmente non sarebbe stato completamente sincerò e lo stesso valeva per Zoe.
Bruce aveva continuato a fissarla negli occhi e ad un tratto annuì, come se avesse ascoltato tutti i pensieri della ragazza e fosse d’accordo con lei.
“In ogni caso sono contento che…” Bruce si interruppe, rendendosi conto che non sapeva bene come poteva esprimere a parole quello che provava.
Scrollò le spalle “Sono contento” disse semplicemente.
“Anche io” rispose Zoe.
La musica finì e Bruce e Zoe tornarono a casa.
 
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Salve!
Non ho mai scritto nessuna nota alla fine dei capitoli di questa storia, così ho deciso di farlo adesso, visto che questo è l’ultimo (almeno per ora, non so se più avanti la continuerò, dato che mi sono affezionata al personaggio di Zoe).
Comunque, spero di non avervi annoiato troppo e di non aver fatto troppo schifo e, soprattutto, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto silenziosamente o hanno lasciato una recensione, in particolare 33nocidicocco che (non so dove) ha trovato il coraggio di recensire tutti gli ultimi capitoli XP
Come mio solito ho riletto molto velocemente il testo, se trovate qualche errore dite pure :)
 
Grazie mille a tutti,
alla prossima 
  
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