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Autore: minaharker    02/11/2013    2 recensioni
Arrivati al castello, provammo a raggiungere la torre, ma sentimmo dei passi che ci fecero gelare il sangue, più degli enormi ragni che ci avevano assalito « James? Sirius? » disse una voce estremamente familiare, era Remus che si avvicinò a noi perplesso e carico di curiosità « Cosa vi è capitato? » Sirius rise « Torniamo alla torre Lunastorta. » disse, « E’ una storia lunga amico mio. »
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Premessa
Salve a tutti, questa one shot nasce da un post su tumblr che mi aveva incuriosita parecchio "Cosa farebbero i Malandrini – o perché no, solo James e Sirius – nel caso scovassero Aragog e i suoi figli?". La mia intenzione non era rispondere a questa domanda, ma ha acceso la miccia per iniziare ad immaginare e descrivere cosa sarebbe potuto accadere in una piovosa gioranta autunnale.
Ringrazio in anticipo coloro che leggeranno questa storia, inutile dire che sono ben accette critiche di qualsiasi genere, che non contengano insulti. 
Alla prossima,
- S 
P.o.V: James Potter
Personaggi: James Potter (Ramoso),  Sirius Black (Felpato) e – in minor parte – Remus Lupin (Lunastorta)
Ambientazione: Castello di Hogwarts e Foresta Proibita. Un pomeriggio d'autunno del loro quinto anno.

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Sorrisi a Sirius, che ricambiò con un’occhiata maliziosa.  « Ramoso, so esattamente a cosa stai pensando. »  disse, prendendo il mantello e passandomi il mio con un lancio veloce e deciso. Fuori imperversava una tempesta, e non c’era niente di meglio che uscire quando il tempo imponeva a tutti di restare al chiuso. Uscimmo sotto la pioggia battente, correndo sull’erba bagnata, contro l’aria gelida che ci attraversava i vestiti e la pelle. « Ci metteremo nei guai, Felpato. » dissi, lanciando a Sirius un’occhiata eloquente che diceva esattamente tutto quello che pensavo: E' esattamente quello che voglio. Sirius mi superò di qualche metro, la pioggia mi offuscava la vista, appannandomi gli occhiali e riempiendomi le orecchie con lo scroscio violento dell’acqua che cade, « Come se fosse un problema per te, Ramoso. » Arrivammo al limitare della foresta, un enorme abisso nero come inchiostro, brulicante di creature orribilmente pericolose e dannatamente affascinanti. Sirius partì in quarta, facendosi inghiottire dalle ombre, che sembravano avere vita propria. Lo seguii, penetrando nella foschia oscura, creata dalle piante che non lasciavano trapelare un solo raggio di luce, creando una sorta di tetto naturale. La pioggia gelida filtrava solo in parte, e per la prima volta sentii il gelo sotto la pelle. Scansai i rami, ricchi di foglie sconosciute e, talvolta, di colori oscuri e bizzarri. Riuscii ad individuare Sirius in una radura verde e muschiosa, il terreno era morbido sotto i piedi e apriva la strada ad un pendio scosceso, lo vidi indicare un punto indefinito nell’oscurità e sorrise scaltro. 

 

Percorremmo il pendio fino ad una bassa conca di pietra grigia e scivolosa, era coperta di ragnatele bianche e filamentose. L’orrore che provai dentro era indescrivibile, ogni anfratto della cava era occupato da enormi ragni dagli addomi pelosi e dai luccicanti occhi neri, le zampe enormi ed irsute e le mandibole ticchettanti producevano un suono sgradevolmente inquietante. « Dannazione Sirius! » Anche lui sembrava agghiacciato dal terrore, anche se più che vera paura, era solo disgusto per la natura orribile di quelle creature. Lo stato di tensione fu rotto dal gracchiare innaturale del più grande di quegli esseri, « Hagrid? » disse, poi ci inchiodò con i suoi occhi perlacei. Fui io a parlare per primo « Hem.. no. Io sono James Potter e lui è Sirius, Sirius Black. », il grosso essere produsse un lamentoso gorgoglio di protesta con le sue enormi chele « Hagrid! Vi ha svelato il nostro nascondiglio. » sentii Sirius deglutire alla ricerca di una scusa plausibile per la loro presenza lì, che non mettesse a rischio il buon guardiacaccia, « No! Noi siamo capitati qui per caso. » mi sembrava la cosa più stupida che si potesse dire, poi approfittando della disattenzione del grosso mostro, mi lanciò uno sguardo che significava “guai e punizioni” la gran parte delle volte. « Se non vi ha mandati Hagrid allora non gli dispiacerà che i miei figli banchettino, non ho alcun diritto di negargli carne fresca.» fummo circondati dagli odiosi esseri – esemplari adulti di Acromantule, anche piuttosto affamate – sfoderammo le bacchette, puntandole contro i mostri « Non ci arrendiamo senza combattere, vero? » Sorrisi, un po’ sbruffone, avrebbe commentato Evans. « Mai. ARANIA EXUMAI. » scintille volarono dalle nostre bacchette, ma i ragni continuarono ad avanzare. 

Ci volle molto impegno per aprirci un varco attraverso quei mostri, iniziammo a correre, i rami appuntiti ci graffiavano la pelle e strappavano i vestiti. I graffi bruciavano e i morsi del freddo si facevano sentire. Ci fermammo per riprendere fiato « James, quegli esseri sono alle nostre calcagna. » disse affannato, aveva ragione, ne sentivo il brulicare famelico farsi strada nel sottobosco. Uno di quei mostri si era staccato dal gruppo, ed era riuscito a raggiungerci, saltando addosso a Sirius, gli puntai contro la bacchetta « ARANIA EXUMAI. » gridai con tutto il fiato che avevo in gola, e l’essere fu catapultato dall’altra parte del bosco. Riprendemmo a correre, fino a quando arrivammo al limitare del bosco, vidi il castello da lontano, avvolto nella foschia che lo faceva sembrare sospeso nel vuoto. « Siamo vivi Felpato! » lui rise sfinito, mettendomi una mano sulla spalla. Ritornammo al castello con i vestiti fradici e sporchi di fango. Eravamo coperti di piccoli graffi sanguinanti, che facevano capolino dai vestiti strappati. Mi sistemai gli occhiali sul naso e poi scoppiai a ridere. 

 

Arrivati al castello, provammo a raggiungere la torre, ma sentimmo dei passi che ci fecero gelare il sangue, più degli enormi ragni che ci avevano assalito « James? Sirius? » disse una voce estremamente familiare, era Remus che si avvicinò a noi perplesso e carico di curiosità « Cosa vi è capitato? » Sirius rise « Torniamo alla torre Lunastorta. » disse, « E’ una storia lunga amico mio. » 

 

  
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