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Autore: valeriotta    18/04/2008    2 recensioni
Sotto i cieli di Parigi due giovani si innamoreranno, ma i contrasti saranno invetabili, tutto sotto lo "sguardo" severo della cattedrale di Notre Dame de Paris.. a voi la lettura
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Claude Frollo, Clopin Trouillefou, La Esmeralda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 LO ZINGARO E GLI OCCHI DI DIAMANTE

 

 

 

Ci troviamo a Parigi nell’anno 1482.

È l’alba del 7 Gennaio, le vie di Parigi sono silenziose, qua e là si vedono persone che si avviamo al lavoro. Le stradine sono ancora buie, nella piazza ci sono persone sul qualche mucchietto di paglia a dormire. Place de Grève è ancora piena di coriandoli e addobbi che sono serviti per addobbare la piazza per la “Festa dei Folli”, tenutasi il giorno prima. Sta per sorgere il sole, gli uccellini iniziano a cinguettare, il gallo canta, l’uomo che dormiva su un piccolo giaciglio viene svegliato dal suo cantare e pensa che di lì a poco sarebbe iniziata una nuova giornata di lavoro, di elemosina e di povertà. Il massaio inizia ad avviarsi verso il suo piccolo negozietto all’angolo della strada.

 

Parigi inizia a svegliarsi.

Mentre tutti si svegliano nella propria casa o sugli spazi trovati per strada, una carovana attraversa la città. Il rumore degli zoccoli dei cavalli, che trascinano i le tante carrozze, è molto forte, tanto da far svegliare una bambina appena nata.

La carovana giunge a destinazione quando arriva in un ampio spazio la “Place de Gitane” , o almeno questo era il nome che il capo e i vari zingari avevano dato al posto in cui giungevano.

Nella prima carrozza si era appisolata ,durante il lungo viaggio, una ragazza di 15 anni. Giuditte.

Giuditte è la figlia del capo degli zingari: Zarish.

 

-Giuditte! Giuditte!- sussurrava Zarish –Siamo arrivati, Giuditte, siamo arrivati a Parigi.

Giuditte si stava stiracchiando e si stava rendendo conto le faceva male un po’ il collo, forse per la strana posizione che assumeva quando dormiva. Ma la fanciulla sapeva che quel giorno non poteva permettersi di stare male, era arrivata a Parigi! Il suo sogno e quello della sua gente si era finalmente realizzato!

 

Quando Giuditte scese dalla carrozza il sole era gia alto e la sua gente stava preparando le tende , mentre scaricava la roba del viaggio dalle innumerevoli carrozze. Alcuni bambini giocavano a rincorrersi nel grande spiazzo.

 

-Giuditte! Sei pronta?- era Lertè , il migliore amico di Giuditte – Dobbiamo andare ,Giuditte, dobbiamo andare in piazza per guadagnare qualche soldo.

-Arrivo- disse Giuditte , mentre rientrata nel carro infilava il corto abito rosso, che utilizzava quando andava a ballare nelle piazze. I piedi nudi con una cavigliera sul piede destro, un regalo di sua madre morta anni prima.

Giuditte fini di prepararsi e con Lertè, che nel frattempo aveva preso il suo tamburello, si avviò verso Place de Grève.

 

Giuditte ebbe , nel tragitto che portava dalla Place de Gitane a Place de Grève, la possibilità di vedere le strade di Parigi e la Senna : Giuditte non aveva mai visto un fiume così grande, ne rimase a dir poco incantata alla sua vista. Il sole iniziava a riscaldare la sua pelle , era bella giornata , quasi primaverile, pur trovandosi nel mese di gennaio.

Giunti in Place de Grève, Lertè e Giuditte presero posto su un lato della piazza.

Lertè aveva imparato a suonare il tamburello sin da piccolo era davvero bravo, non era una musica gitana quella che suonava, ma quasi italiana, aveva un non so che di mediterraneo.

Giuditte si muoveva come un angelo, era bravissima e perfettamente a suo agio nel suo vestitino rosso. Avrebbe potuto ballare quella musica per tutta la vita.

Molti passanti si fermarono per ascoltarli e lasciavano qualche soldino alla ballerina.

 

Lasciamo per un attimo quel lato della piazza e andiamo dal lato opposto. Una musica spagnola risuonava nell’aria, una bellissima ragazza, di nome Esmeralda, ballava in un vestito lungo verde con uno spacco sulla gamba sinistra. Volteggiava, saltava e faceva dei giochi con una bella capretta bianca. Tutto a ritmo di musica, suonata da un bellissimo ragazzo di all’incirca 25 anni: Clopin.

Esmeralda era bellissima, una ragazza non molto alta con dei capelli castani lunghi e mossi e degli occhi scuri, una carnagione abbastanza chiara, ma leggermente abbronzata dalla poca abbronzatura che poteva dare il sole del mese di gennaio. Clopin invece era un ragazzo alto , moro, con dei capelli lunghi raccolti in delle treccioline gitane, indossava una lunga maglia di colore chiaro, un po’ azzurra un po’ bianca. Aveva una pelle scura e degli occhi neri e intriganti.

Fino a quel momento gli “spettatori” di Esmeralda erano sempre stati tantissimi, ma il 7 gennaio 1482 le persone erano concentrate su un’ altro lato della piazza : proprio dove ballava Giuditte.

 

Per la grande curiosità , Esmeralda e Clopin , andarono a vedere cosa stesse succedendo, sentirono la musica molto diversa dalla loro, e videro la giovane ballerina che volteggiava a suon di quella musica nuova per le loro orecchie. Giuditte era bassina, con i capelli castani corti poco sotto le orecchie, una carnagione molto abbronzata e gli occhi verdi , che alla luce del sole brillavano e diventavano di mille colori : verdi con delle sfumature celesti, sembravano due diamanti che brillavano sotto il sole.

 

Clopin riconobbe subito Giuditte, pur non avendola mai vista, ma la somiglianza della fanciulla con suo padre era enorme. Clopin non aveva dimenticato gli occhi del padre di Giuditte, il suo acerrimo nemico.

Da sempre la Corte dei Miracoli era stata in grande rivalità con la Place de Gitane. Ogni “banda” accusava l’altra di cose assurde.

Una volta Clopin aveva visto suo padre litigare in maniera molto cattiva con Zarish, il padre di Giuditte, accusandolo di aver abusato di sua moglie, anche se il fatto era assolutamente fittizio, da quel momento i due gruppi di gitani erano rivali.

 

Esmeralda era furiosa nel vedere Giuditte catturare tutta l’attenzione dei passanti, Clopin avendo capito che Esmeralda si stava innervosendo e conoscendo molto bene il suo carattere, decise che era meglio riportarla alla Corte, per così evitare spiacevoli inconvenienti.

 

Clopin riportò Esmeralda alla Corte e le disse di rimanere lì.

Ritornato in piazza , Clopin riprese a suonare, ma non riusciva a dimenticare gli occhi di Giuditte, erano talmente belli. Ma decise di non pensarci, non doveva pensare a lei, infondo era la figlia del suo acerrimo nemico. Riprese a suonare.

 

Si era ormai fatto buio, Giuditte e Lertè stavano ritornando alla Place de Gitane, Lertè , in realtà, era gia molto più avanti rispetto a Giuditte, che aveva chiesto a Lertè di lasciarla tornare a casa da sola per godersi un altro po’ la maglia che quella città faceva nascere nel suo cuore.

Mentre canticchiava qualcosa di sua invenzione , Giuditte ripercorreva le strade percorse con Lertè la mattina.

Ormai il sole era tramontato, anche Clopin era ritornato alla Corte dei Miracoli, rientrato in casa sua si accorse che Esmeralda non era più lì. Clopin capì subito : Esmeralda era andata a cercare la fanciulla dagli occhi di diamante.

 

- Ma cosa fai!- gridò Esmerlada –hai deciso di rovinare me e la mia gente! Sei una ladra! Non è bastato quello che ci avete fatto anni fa! Adesso siete tornati e tu pensi di rovinarmi! Non ci riuscirai!

Al sentire quelle parole Giuditte si voltò e vide Esmeralda , la prima non riusciva a capire cosa volesse dire la seconda. Decise così di voltarsi e ignorarla.

Quando Esmeralda vide che Giuditte non le dava ascolto le corse dietro e le puntò il coltello alla gola. Il cuore di Giuditte batteva all’impazzata , era spaventatissima, non riusciva a capire cosa avesse fatto di tanto grave per aver fatto alterare tanto la zingara. Proprio mentre Esmeralda stava per fare del male a Giuditte, comparve Clopin , il quale riuscì a prendere il coltello della zingara e la allontanò da Giuditte.

- Sei impazzita Esmeralda!- disse Clopin , guardandola con occhi furibondi- non basta quello che loro hanno fatto a nostro padre anni fa! Ora vuoi farci passare dalla parte del torto! E poi non devi disobbedirmi! Ti avevo detto di rimanere alla Corte! Ora vai a casa!

Giuditte non sapeva che pensare, era spaventata da quella zingara, e dalle sue parole. Ringraziò Clopin e scappò via verso la Place de Gitane.

 

Clopin sentì il suo cuore sobbalzare, perché aveva difeso Giuditte? Cosa gli stava succedendo? Si spaventava di lui stesso. Infondo avrebbe potuto lasciare che Esmeralda uccidesse Giuditte , era la figlia del suo nemico.Quegli occhi di diamante erano riusciti forse a sciogliere il suo cuore di pietra?

 

Giuditte correva tantissimo, fino a quando giunta in Place de Gitane andò subito nella tenda di Lertè per raccontargli l’accaduto. Voleva spiegazioni riguardo le parole della zingara. Lertè , mentendo, disse che non sapeva nulla.

Ritornata nella sua tenda, Giuditte ripensò a quello che avava fatto quello zingaro, le aveva salvato la vita! Peccato che non ricordava il suo volto. Si ricordava però , le sue treccioline.

 

La mattina dopo Zarish chiamò la figlia, Giuditte , per dirle di fare attenzione agli zingari che vivevano alla Corte dei Miracoli. E senza darle altre spiegazioni la mandò via.

 

“La Corte” pensò Giuditte “quello che ci hanno fatto anni fa” non riusciva capire più nulla. Perchè tutti avevano questi segreti?

-Giuditte!- la voce squillante di Lertè interruppe i suoi pensieri- dobbiamo andare!

 

Si avviarono verso Place de Grève, Giuditte indossava il suo vestitino rosso e Lertè portava con se il suo tamburello.

Arrivati in piazza si posizionarono nello stasso posto del giorno prima. Giuditte ballava , ma la sua mente era rivolta a quel ragazzo che la sera prima le aveva salvato la vita.

In un momento di riposo , Giuditte, decise di fare un giro per la piazza. I suoi pensieri, non sapeva neanche lei perché, la portarono sul lato opposto rispetto a dove lei e Lertè si esibivano. Senti quella musica spagnola, le piaceva, vide la zingara che la sera prima aveva cercato di ucciderla, poi scorse un ragazzo, suonava il suo tamburello, riconobbe le treccioline! Era lui, il gitano che l’aveva salvata.

Clopin si voltò un attimo e vide quegli occhi indimenticabili, che brillavano sotto il sole. Il suo cuore battè più forte, era lei: la ragazza con gli occhi di diamante!

I due si scambiarono uno sguardo furtivo , ma allo stesso tempo profondo. Giuditte guardò Clopin in viso e si accorse di quanto era bello.  Clopin le fece un saluto con la testa, Giuditte arrossì leggermente e fece un accenno di sorriso e Clopin anche.

 

- Giuditte, dove sei?!- era la voce di Lertè. Giuditte si voltò e tornò sull’altra “sponda” della piazza e riprese a ballare. Ad ammirare la bravura di Giuditte e Lertè c’erano due giovani. Una ragzza bellissima, alta , bionda, con una pelle liscia e chiara, e con gli occhi azzurri. Indossava un abito azzurro, molto semplice , ma si vedeva che era stato cucito con una stoffa molto pregiata. La fanciulla si chiamava Monique. Alla vista di Monique , Lertè ne rimase a dir poco estasiato: non aveva mai visto una ragazza tanto bella. Monique era accompagnata da un ragazzo , doveva essere anche lui un nobile. Era molto robusto, con delle sopracciglia inarcate e un’evidente pancia , che si vedeva attraverso la maglia bianca che indossava. Un viso paffutello e degli occhi piccoli piccoli neri.

Lertè guardò con i suoi profondi occhi scuri gli occhi chiari di Monique, la ragazza senti il cuore battere più forte, e le sue gote arrossirono visibilmente. Giuditte la guardò le sorrise e la salutò, quando François , il ragazzo paffutello che accompagnava Monique, vide che la zingara stava salutando la sua promessa sposa, la portò subito via borbottando qualcosa sotto la barba.

 

-Guditte vado a prendere qualcosa da mangiare con i soldi che abbiamo racimolato oggi, tu vieni con me?- Era Lertè. Giuditte rispose: - No Lertè, preferisco rimanere qui.

Giuditte vide Lertè andare verso il bancone di frutta che c’era nella piazza. Giuditte non riusciva a non pensare alla bellezza di quello zingaro , che la sera prima le aveva salvato la vita.

Mentre passeggiava per la piazza in attesa del ritorno di Lertè , Giuditte si sentì osservata. In fatti era così: Clopin la stava fissando.

Clopin le si avvicinò e lei lo guardò insicura riguardo le intenzioni che avesse il ragazzo.

-Sei molto brava a ballare.- disse Clopin – Grazie, tu sei molto bravo con il tuo tamburello. – rispose Giuditte. –Volevo ringraziarti per avermi salvato dalla tua amica ieri notte.- disse lei. – non preoccuparti.

-Giuditte! Torna qui.

Giuddite si sentì chiamare e ritornò subito da Lertè . –Chi era quello?- -Uno zingaro, come noi .

Giuditte non raccontò he la sera prima Clopin l’aveva salvata.

- Mi sono innamorato, Giuditte.

- Lo so. – rispose Giuditte sorridendogli – della ragazza di questa mattina. Era davvero bella, ma fai attenzione Lertè , noi siamo zingari, lei è una ragazza nobile. Non potrebbe mai esserci amore tra voi. Lo sai questo vero?

-Lo so, ma io mi sono innamorato, lei è fantastica , se riuscissimo a portarla a Place de Gitane, li potremmo sposarci…

-Lasciami andare! Allontanati ! aiuto! Aiuto!.-  Era la voce di una ragazza che correva rincorsa da un uomo. Lertè la riconobbe. Era la ragazza di cui si era innamorato.

Lertè le corse incontro e la prese tra le sue braccia. Intanto l’uomo minacciava di morte Lertè. Giuditte corse per salavare il suo migliore amico.

Fece finta di pronunciare una stregoneria. L’uomo scappò. Intanto Monique era svenuta, Lertè decise di portarla alla Place de Gitane.

Intanto Clopin aveva assistito a tutta la scena.

 

Il sole era tramontato da parecchi minuti, Giuditte si avviava verso casa. “Chissà come si chiama quello zingaro” pensò la ragazza. Non riusciva a toglierselo dalla testa, quanto era bello, i suoi occhi erano profondi come la sua voce.

-Tu strega! L’avete stregata la mia Monique! E ora stai stregando anche me! Io ti manderò al rogo!

Era la voce di François. Aveva la maglia sporca di vino e in mano aveva un bastone di legno. Prese il bastone lo sollevò in direzione di Giuditte, la ragazza rimase immobile. Non sapeva cosa fare. Aveva paura i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime. François stava per colpirla con il suo bastone, ma proprio in quel momento arrivò Clopin che prese il bastone che aveva in mano François e colpì quest’ultimo talmente forte da farlo sanguinare. Clopin prese Giuditte in braccio e la portò in una tenda vicino a  Place de Grève.

 

-Come stai?-

-meglio- rispose lei. – ho avuto tanta paura. Mano male che sei arrivato tu. Devo ringraziarzi ancora una volta.

- come ti chiami?- chiese lui guardandola con i suoi occhi profondi-

-Giuditte – rispose lei.

-Io sono Clopin.. Giuditte è la seconda volta che ti salvo la vita, non l’avrei mai fatto per un’altra zingara, soprattutto per una zingara della Place de Gitane. Ma tu, tu sei.. – e si interruppe guardandola nei suoi occhi di diamante.

-cosa sono?- chiese lei incuriosita.

-Sei talmente bella , Giuditte. Io ti guardo e si accende la passione dentro di me, sei riuscita a sciogliere il mio cuore.

- Io… Non so cosa dire… tu…- Giuditte non riusciva  a parlare , gli occhi le brillavano per l’emozione.

-Non c’è bisogno di dire nulla. – lui si avvicinò a lei , la abbracciò e posò le sue labbra su quelle di Giuditte. Il bacio fu intenso e dolcissimo , Giuditte avrebbe voluto che quel momento non finisse mai  , lui la abbracciava, era dolcissimo. Lei si sentiva la più ricca principessa del mondo, pur essendo una zingara. Un’alchimia di sentimenti e passioni li unì con quel bacio.

Poi Giuditte pensò a cosa avrebbe detto suo padre, e staccò immediatamente le labbra da quelle di Clopin.

-Scusa Clopin , ma devo andare.. io non posso stare qui.. mio padre è .. scusami e grazie di tutto .. addio!-

Uscì dalla tenda e ritornò correndo a piedi nudi alla Place de Gitane.

 

-Lertè.. Lertè .. sei sveglio?- chiese Giuditte.

-si, cosa succede? – chiese Lertè mezzo addormentato.

-Lertè, io stavo per essere uccisa, dal ragazzo di Monique.

-Cosa??! Ma stai bene? Io lo uccido quel pazzo! Dove è successo?

- Non lo so in una stradina buia, mi sono tanto spaventata. – Dicendo queste parole scoppiò in lacrime.

- Stai tranquilla, ci penso io , torno tra un paio d’ore.

-No Lertè quell’uomo è pericoloso! Non voglio che tu corra pericoli. 

- Non preoccuparti Giuditte, andrà tutto bene, stai tranquilla.

Detto ciò Lertè abbracciò Giuditte e  uscì dalla tenda.

 

Si era ormai fatta l’alba e Lertè non era ancora tornato, Giuditte era molto preoccupata, ripensava al bacio con Clopin e le batteva forte il cuore.

Al cantare del gallo Giuditte indossò il suo vestitino rosso , mise la cavigliera di perline regalatale dalla madre, e uscì dalla tenda.

-Giuditte- era Zarish, il padre di Giuditte. – Oggi non andrai in piazza a ballare.

- come mai padre? È successo qualcosa?

- Giuditte , Lertè è … - disse il padre mentre una lacrima gli solcava la guancia.

-Oddio no! Lertè! Noooooo!- e scoppiò in lacrime.

Il corpo di Lertè era stato portato da uno zingaro della Place de Gitane , il quale aveva raccntanto di aver visto tutto il duello tra François e Lertè , ma non era potuto intervenire perché Lertè gli aveva dato ordine preciso di non  immischiarsi nella faccenda.

 

Monique piangeva in un angolo della Place de Gitane, Giuditte la vide e andò da lei si abbracciarono pur non conoscendosi, l’abbraccio durò per più di due minuti.

-L’unico uomo che io abbia mai amato in tutta la mia vita, è morto ucciso da quella bestia che stavo per sposare. Giuditte posso rimanere con voi?

-Ma certo Monique, sei la benvenuta, sei la donna che Lertè ha amato. Rimarrai con noi. Te lo prometto.

 

La giornata era molto nuvolosa, stava per piovere, Giuditte andò con il padre e gli altri zingari della sua tribù in Place de Grève. L’aria che si respirava non era delle più tranquille, si sentiva nell’aria qualcosa di strano. Infatti era stato montato al centro della piazza un piccolo palco sul quale era salito l’arcidiacono Frollo.

-Da oggi, per salvaguardare la quiete del popolo di Parigi , nella Cattedrale di Notre Dame , il diritto di asilo è stato negato a ognuno che lo chieda.

-è tutta colpa vostra! Siete venuti a Parigi e le cose sono precipitate! Andatevene!

Era la voce di Esmeralda rivolta tutti gli zingari di Place de Gitane.

-se voi qui non ci foste stati nulla sarebbe andato male! Andate via!

Rispose uno zingaro della Place de Gritane.

Clopin e Giuditte si guardarono il loro amore cresceva giorno per giorno . Nonostante il sole fosse nascosto dalle nuvole gli occhi di Giuditte brillavano come la prima che Clopin li notò.

Clopin era davanti a tutti gli zingari della Corte dei Miracoli.

Stava per scatenarsi un massacro. Ogni zingaro della Place de Gitane avrebbe cercato di uccidere gli zingari della Corte dei Miracoli.

-Fermi!- era Giuditte che sie era messa nel mezzo tra le de bande di zingari. Clopin la guardava, voleva fermarla perché sapeva cosa stava per fare.

-Padre- disse Giuditte – io amo questo ragazzo! Non vi permetterò di uccidere lui e la sua gente! Se mai qui deve morire qualcuno quella sono io! Ma io non permetterò a nessuno di toccarli!

-Giuditte sei impazzita torna immediatamente qui! Cosa stai dicendo?- gridò il padre.

-No padre, io ho ascoltato tutto le vostre chiacchere per anni! Ora deciso io per la mia vita! Io amo Clopin e non lo perderò perche voi tutti avete qualcosa in contrario! Sono disposta a disonorare la mia famiglia e la mia gente per lui!

Clopin le si avvicinò e la baciò.

-Non posso accettare un tale affronto da mia figlia!- gridò Zarish.

- A  me non interessa quello che tu puoi o non puoi accettare. Io starò con il mio amore che voi lo vogliate o no!

 

I due amanti fuggirono insieme, e ritornati alla Corte dei miracoli uno dei fratelli di Clopin celebrò il loro matrimonio. La prima notte che passarono insieme fu la notte più bella per Giuditte e Clopin.

Il giorno dopo, all’alba , i due partirono da soli per un mondo che solo loro conoscevano. Un posto segreto. Forse in Spagna,  o forse in Italia, non possiamo saperlo.

Da quel giorno si sa solo che i due amanti vissero una vita serena e felice piena di amore e di passione.

  

  
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