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Autore: MarySmolder_1308    02/11/2013    3 recensioni
L'amicizia è un sentimento essenziale, che ti travolge improvvisamente.
E così ti ritrovi legata a persone che non avresti mai immaginato di poter conoscere, con cui non avresti mai immaginato di parlare.
L'amicizia spesso e volentieri ti cambia la vita e lo fa senza che tu possa rendertene minimamente conto.
Non ti chiede il permesso. Lo fa e basta.
E' questo che succede a Maria Chiara Floridia, 26 anni, specializzanda in chirurgia al terzo anno al Saint Joseph Hospital, quando incontra i famosi Ian Somerhalder, 33 anni, e Nina Dobrev, 24 anni.
Il problema è che anche l'amore agisce in questo modo.
Possono questi due sentimenti entrare in contrasto?
Possono lottare fra loro, logorando tutto ciò che è sul loro cammino?
Possono far sorgere dei dubbi?
Possono distruggere una persona?
In un mondo in cui è ormai difficile instaurare delle relazioni, tre persone si ritrovano tra le grinfie di questi sentimenti.
Vincerà l'amore o l'amicizia?
--
Ci tengo a precisare che non sono una scrittrice professionista. Utilizzo la scrittura per esprimere al meglio tutti i miei pensieri, tutte le mie sensazioni, tutte le mie emozioni. In ogni capitolo cerco di dare il massimo, quindi spero possiate apprezzare!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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POV Mary
Entrai nello spogliatoio stremata. Era da quasi una settimana che ero rinchiusa in ospedale per via degli esami e non avevo potuto festeggiare i due mesi con Ian.
Prima di cambiarmi, gli mandai un sms: << Giorni d'esame finiti finalmente :D i risultati tra una settimana, speriamo bene! Ti aspetto tu sai dove ;) ♥ O forse mi aspetterai tu lì… mmm, comunque sia, ci vediamo lì ;D >>.
Cambiatami, mi incamminai contenta verso l'uscita, ma fui bloccata da Steve e Rose.
"Ehi, pizza, birra e film per festeggiare la fine delle torture?" disse Steve sorridendo, cingendo un fianco a Rose.
Scossi la testa e risposi: "Mi piacerebbe, ma sono davvero stanca. Facciamo un'altra volta, ok?" li abbracciai.
“Mary, ma che ti prende in questo periodo? Sei sempre così stanca e…” disse Steve incerto.
“E sfuggente. C’è qualcosa che non va?” Rose terminò la frase preoccupata.
“No, ragazzi, tranquilli, va tutto bene. E’ che in questo periodo, con gli esami e tutto il resto, non ho avuto un attimo per rilassarmi, e vorrei sfruttare questa serata. Tranquilli, davvero” sorrisi.
“Come vuoi. Ma un giorno di questi stiamo tutti insieme e non accettiamo rifiuti” Rose mi guardò con fare autoritario.
“Agli ordini, mia signora” sghignazzai e li strinsi un’ultima volta, poi andai via.
Poco prima di mettere in moto, guardai attentamente l’ospedale. Era un edificio davvero meraviglioso. Così antico, così massiccio. Era pazzesco come avessi già passato cinque anni dentro quelle immense quattro mura.
Guardai di striscio l’orologio e tornai con i piedi per terra. Erano le otto e trenta. La luna splendeva. Non potevo permettermi di fare la sentimentale. Ian mi aspettava.
A quel pensiero mi rallegrai e misi in moto.
Guidai con trepidazione. Il solo pensiero di rivederlo dopo sette lunghi giorni mi faceva battere il cuore a mille e contorcere lo stomaco. Il solo pensiero di quegli occhi azzurri, di quel sorriso amorevole, delle sue braccia rassicuranti, delle sue labbra, della sua voce, mi faceva venire voglia di incatenarmi a lui e non separarmene più.
Parcheggiai vicino alla sua auto e sorrisi. Eravamo vicini. Scesi dall’auto di fretta, la chiusi e cominciai a salire la collinetta. Lo intravidi quasi subito.
Era di spalle, semi-sdraiato su una tovaglia.
Mi avvicinai silenziosamente e lo abbracciai da dietro sussurrando: "Ciao".
Si voltò, inondandomi con il suo profumo, e mi baciò: "Finalmente. Ciao".

POV Nina
"Oggi si è conclusa la prima tappa di questo nostro nuovo esperimento, il volontariato estivo. Domani cominceremo la seconda tappa, che si terrà allo zoo cittadino" affermò Julie, soffermandosi con lo sguardo su Ian.
Egli automaticamente sorrise e sussurrò a Paul eccitato: "Scimmie, elefanti, koala, tigri e leoni, zio Ian sta arrivando!".
Paul rise. Julie ci congedò e tutti uscimmo dagli studios.
Joseph si avvicinò e mi baciò.
"Finalmente si cambia, non ne potevo più di stare tra pannolini e biberon".
Risi e lo abbracciai, poi ci avvicinammo mano nella mano a Paul, Torrey e Ian.
"Pronti per andare?" chiese Paul.
Tutti annuimmo, tranne Ian, che scosse la testa, dopo aver controllato il cellulare.
"E dai, Smolder, non puoi darci buca di nuovo" si lamentò Paul.
"Mi dispiace, ragazzi, ma sono stanco. Credo che andrò a casa" disse vago e se ne andò.
Paul diede le chiavi dell'auto a Torrey e disse: "Tu e Joseph intanto andate, io e Nina vi raggiungiamo subito".
Mi prese per mano e mi condusse verso la mia auto.
"Dove stiamo andando?" chiesi.
"Il nostro caro Smolder non ce la racconta giusta, voglio scoprire che cosa ci sta nascondendo" fu tutto quello che disse.
Annuii e salii in auto, poi partimmo e rintracciammo facilmente Ian. Non passò molto tempo, che Paul spense la macchina.
"Ian si è fermato un po’ più avanti, però dobbiamo continuare a piedi, altrimenti ci becca" mi sussurrò.
Cominciammo a camminare, ma, appena riconobbi il luogo, mi bloccai.
Le immagini del San Valentino dell’anno precedente si fecero strada nella mia mente e non riuscii a fermarle. Tutti i baci, le coccole, la cena sotto le stelle... la felicità di quel periodo mi fece girare la testa. 
"Tutto ok?" chiese Paul preoccupato.
Feci un respiro profondo, poi annuii e continuammo a camminare. Ci nascondemmo tra gli alberi e cominciammo ad osservarlo. Aveva steso una tovaglia e si era seduto guardando la città.
"Magari è venuto per rilassarsi e non ci sta nascondendo niente" borbottò Paul.
Cominciai a pensare che avesse ragione, ma dei sussurri cacciarono via quei pensieri.
"Steve, credo di aver pestato una cacca" disse qualcuna disgustata.
"Rose, è solo erba soffice, smettila!"
"Mi chiedo dove diamine stia andando Mary. Alla faccia del relax" sbottò la donna.
"Magari vuole solo ammirare le stelle, che ne sai, però, se continui a fare chiasso, ci scoprirà e non lo sapremo mai".
Quei nomi mi sembrarono familiari, una parte di me sentiva di conoscere quelle persone. Mi ricordavano gli amici di Mary, gli adorati colleghi Rose e Steve, con cui avevamo condiviso un’uscita al centro benessere e due settimane estive.
Perché stavano spiando Mary? Che ci faceva lei…
“Oh” mormorai.
“Cosa?” mi chiese Paul.
Avevo collegato tutto, giusto in tempo per vedere Mary arrivare e confermare la mia ipotesi. Inizialmente camminò lentamente, poi, man mano che si avvicinava a Ian, cominciò a essere più veloce e silenziosa. Sembrava un felino. Abbracciò Ian da dietro e lui la baciò con dolcezza, lasciando che i suoi riccioli gli ricoprissero il volto. Mi sentii improvvisamente disorientata. Che mi stava succedendo? Mi alzai lentamente e feci per andarmene.
"Nina, aspettami" sussurrò Paul.
"Ma voi due che ci fate qui?" sussurrò Rose sorpresa, sgranando i suoi occhi verdi.
Steve non ci fece caso e si avvicinò a Paul con gli occhi nocciola che luccicavano.
"Paul, ti ricordi di me? Sono Steve, fan sfegatato di Stefan" disse adulante.
"Ah, lasciatelo perdere - disse Rose, alzando gli occhi al cielo - Allora?"
"Guarda con i tuoi stessi occhi - sbottai a bassa voce - Noi abbiamo già visto abbastanza. Paul, andiamo"
"Con permesso" disse lui gentilmente e mi seguì.
Per il resto della serata non smisi di pensare a quel bacio affettuoso che si erano scambiati. Non mi aspettavo mi avrebbe turbato così tanto vederlo con un'altra. Forse, però, non era 'l'altra' in generale a turbarmi, ma proprio lei. Lei che mi era stata vicino in svariate occasioni, che aveva permesso le nostre riconciliazioni dopo tante, troppe liti. Quel pensiero restò fisso nella mia mente per tutta la notte e non mi fece dormire. Il giorno dopo, aspettai che Joseph uscisse e mi chiusi in casa. Non ero dell'umore per andare a fare volontariato, non ero dell'umore per vederlo. 


POV Ian
Dopo aver cenato, io e Mary ci sdraiammo accanto a guardare il cielo. Il suo sguardo era perso nell'immensità della notte e riuscivo a vedere ogni stella riflettersi nei suoi occhi. Tutto mi lasciava senza parole.
"A che pensi?" mi chiese con un sorriso smagliante.
"Alla tua bellezza" dissi sincero.
Mary scoppiò a ridere.
“Che ho detto di così divertente?” la guardai.
“La mia … mi prendi in giro? – rise più forte – Scusa, è che … non vedo come l’ammasso di ciccia di una donna di ventotto anni che pesa quasi una tonnellata possa essere vista come bellezza”
“Ah, quante volte dovrò ripetertelo? Smetti di chiamare il tuo corpo ‘ammasso di ciccia’, smetti di non piacerti! Anche perché a me piaci da morire, così come sei”
“Così mi fai sciogliere” le sue guance avvamparono.
“Puoi scioglierti quanto vuoi”
“Almeno diventerò più magra” annuì sarcastica.
“Ucciderò la tua testardaggine nel sonno un giorno di questi, sappilo”
“Starà all’erta” rise e mi diede un bacio stampo.
“Sai, pensavo a una cosa … ma non so se potrebbe andarti bene”
“Spara” cambiò posizione, sdraiandosi a pancia in giù.
“Parlami un po’ della tua vita. Tu sai quasi tutto di me, o perché te l’ho raccontato o perché era scritto da qualche parte su una rivista o su facebook, mentre io non so molto”
“Cosa vorresti sapere di preciso?”
“Sarebbe un sì alla mia proposta?”
“Sarebbe un ‘vediamo l’argomento e, se è scomodo, aggrediscilo sessualmente come distrazione’”
“Accidenti, spero sia molto scomodo allora”.
Ridemmo insieme.
“Dai, sputa il rospo”
“Ad esempio… come hai passato la tua adolescenza? Le tue passioni sono rimaste quelle attuali? Quando hai capito di voler fare il medico?”
“Accidenti, quante domande – sorrise – Allora, la mia adolescenza non è sempre stata rose e fiori. Ho passato dei momenti meravigliosi, specie al liceo, ma ho avuto anche molti momenti bui. Momenti in cui non mi sentivo apprezzata, cercata; in cui mi sentivo così sola, che pensavo quale fosse il mio scopo nel mondo. Però, grazie alla mia famiglia e ai miei angeli barra amici meravigliosi, sono riuscita a superare tutti questi momenti. Le mie passioni sono rimaste esattamente identiche: anche allora uscivo fuori di testa per i libri, la musica, la cucina, i film, il canto, l’inglese, la medicina… sono cose che hanno fatto parte di me in passato e che credo faranno parte di me per sempre. Non so come mi sentirei se un giorno mi dicessero di rinunciare a una di queste cose. Poi, ho capito di voler fare il medico in quinta elementare. Quando la maestra ci spiegò il corpo umano, ricordo che passai tutti i giorni a seguire a guardare le figure degli organi, degli apparati e, ogni volta che guardavo, mi sentivo sempre più attirata. Sai, come se le figure mi avessero chiamata e detto che appartenevo a loro”
“Poetico!” sorrisi.
“Molto! Altro che sua Maestà voglia sapere?”.
Sghignazzai, poi dissi: “A che età hai dato il primo bacio?”
“Aaaaah” urlò ridendo e si nascose il volto tra le braccia.
“Che ho detto?” chiesi preoccupato.
“Tu niente, è solo che… Dio, è imbarazzante!”
“Mi stai facendo preoccupare di più, lo sai, vero?”.
Si mise a sedere.
“Ian, forse è meglio se ti siedi pure tu. Quello che sto per dirti potrebbe sconvolgerti la vita, cambiarla per sempre. Sul serio”
“Non tenermi sulle spine”
“Ho dato il primo bacio il 31 Dicembre del 2003”
“Aspetta, ma quell’anno avevi … aspetta, avevi quasi diciannove anni?”
“Se la matematica non è un’opinione” disse imbarazzata, mordendosi il labbro inferiore.
“Perché dovrebbe sconvolgermi?”
“Beh, tu hai dato il tuo primo bacio a dieci anni”
“Sì, ma non vuol dire che questo debba sconvolgermi. Ognuno ha i suoi tempi” sorrisi.
“Gentile – sorrise anche lei, più rilassata – Ok, prossima domanda, mi sto caricando sempre di più” agitò i pugni in aria.
“Ok. Come si chiamava il tuo primo ragazzo?”
“Ah, stiamo entrando nella zona ex?” mi guardò.
“Beh, tu conosci Nina”
“E tu conosci tutti da Jason in su, perché indovina? Me li hai fatti conoscere tutti tu”
“D’accordo, evitiamo questa domanda. Però adesso te ne tocca una molto imbarazzante”
“Mi stai spaventando”
“Sentimento appropriato – risi e respirai profondamente – Il posto più strano in cui l’hai fatto finora?”
“Questa è … Ian!” mi ammonì, mentre il suo volto diventava di mille colori.
“Questa non si boicotta”
“Ok, ehm … ero a Firenze, credo fosse il terzo anno di università. Stavo con un ragazzo che si chiamava Leopoldo”
“Come? – scoppiai a ridere – Ma che nome è?”
“Non lo so, davvero. Fece ridere anche me quando si presentò ai tempi – si unì alla mia risata, poi, tornata seria, continuò – Comunque era davvero carino e gentile con me. Un giorno decise di marinare le lezioni universitarie e mi venne a trovare in facoltà. Quel giorno avevo avuto un esame, l’avevo appena passato, quindi quando mi propose di andare a festeggiare non replicai. Ma, non appena vidi il luogo, replicai eccome!”
“Che posto era?”
“Eravamo al parco. Era praticamente sera perché ricordo di aver avuto l’esame verso le sette e, beh, in inverno è già buio da un pezzo a quell’ora”
“Stai cercando di allungare il brodo per non dirmelo, vero?”
“Speravo ti perdessi in effetti – ammise, mordendosi il labbro – Oh, andiamo, non vuoi davvero saperlo”
“Sì che voglio. Dai” alzai le sopracciglia ammiccante e le feci segno di continuare.
“Ok, l’abbiamo fatto su una panchina!”
“Dove?!” esclamai, mentre tentavo di trattenere una risata.
 “Ma non è finita”
“Che vuoi dire?”
“La cosa più imbarazzante è successa quando ci ha beccato un netturbino, che era lì vicino per svuotare i cestini del parco”
“Oddio, questo è il colpo di grazia, giuro!” cominciai a ridere tantissimo, sentivo di non poter smettere.
“Non è giusto che tu rida! E’ stato il momento più imbarazzante della mia vita!”
“Se la tua vita fosse stata un film, questa scena avrebbe incassato da paura” ormai avevo le lacrime agli occhi.
“Ok, è molto divertente, riderei anch’io se fosse successo a qualcun altro, anche se non augurerei quell’umiliazione a nessuno, nemmeno al mio peggior nemico”
“Hai un peggior nemico?” mi calmai.
“Era così per dire”
“Ah – il respiro tornò normale – Oddio, mi fanno male gli addominali”
“Beh, felice di aver aiutato la tua pancia a diventare ancora più scolpita e perfetta” borbottò sarcastica.
“Dai, non fare così – mi sedetti accanto a lei e le accarezzai la schiena – Ehi, ho una proposta”
“Un’altra?”
“Sì”
“Sentiamo” rispose quasi rassegnata.
“Che ne dici di andare in fondo a questo boschetto e darci dentro sull’unica panchina che c’è?” scoppiai a ridere di nuovo.
“Non sei divertente!” mi colpì il braccio con la sua piccola mano.
“Scusa, ok, la smetto” sorrisi e la baciai.
“Non riuscirai a levarmi il broncio con un bacetto”
“E se provassi qualcosa di più?”
“E’ a tuo rischio e pericolo”.
Una folata di vento attraversò il prato e Mary ebbe i brividi.
“Addirittura – sorrisi e mi alzai, tendendole la mano – Andiamo”
“Ma dove?”
“A casa tua, è la più vicina. Comincia a fare un po’ freddo”.
Mary mi prese la mano e, fattala alzare, le porsi la mia giacca.
“Che galantuomo” la punta d’ironia dalla sua voce non era svanita.
“Ce l’avrai con me a vita?”
“Sì, fino a quando non troverò il modo di vendicarmi. Sai, si dice che la vendetta sia un piatto che va servito freddo”
“Inquietante”
“Abbastanza – sorrise e si avvinghiò al mio braccio – Ma non senti freddo a maniche corte?”
“No, tranquilla” le accarezzai la testa con la mano libera.
Arrivammo alle nostre macchine e ci separammo, guidando in direzione di casa sua.
Entrati in casa, Mary mi ridiede la giacca e si tolse la maglietta.
“Che stai facendo?”
“Mi sto vendicando” rispose e si tolse le scarpe e i calzini.
“A me sembra più un premio” mi avvicinai, ma lei fece due passi in dietro.
“Ah, ah! Prima mi devi prendere” sorrise malignamente e cominciò a correre.
“Se ti prendo” urlai, mentre la rincorrevo.
“E’ quello lo scopo, amico” si mise a ridere e perse il passo.
Corse di sopra, sperando di salvarsi, ma la raggiunsi subito.
“Beccata!” sorrisi malizioso, cingendole un fianco.
“Mi arrendo” sussurrò, baciandomi l’incavo del collo.
Le presi il mento con le dita per avvicinare le sue labbra alle mie, mentre maneggiavo con il suo reggiseno.
“Ian, una parola su quel posto e quel ragazzo e quel tutto e sei morto” mi minacciò suadente.
“Ricevuto” sussurrai.
La presi in braccio e la portai nella sua camera da letto.

Dopo aver passato una splendida notte con Mary, maledissi la sveglia per aver suonato.
"Su dormiglione, una splendida giornata di volontariato ti aspetta!" disse squillante Mary, spalancando la finestra.
"No, così mi accechi!" dissi ancora mezzo addormentato e mi coprii il volto con il cuscino.
La sentii ridere, poi salirmi a cavalcioni sulla schiena.
"Dai, quegli animali aspettano solo te" mi sussurrò dolcemente.
Mi tolse il cuscino. La guardai.
“Com’è che sei così attiva stamattina?” brontolai.
Sorrise e mi baciò una guancia.
“Sono sveglia da un’oretta circa. Ho riordinato di qua e di là e – indicò il comodino – ti ho portato il caffè a letto”
“Gentile”
“E’ il mio secondo nome” mi baciò nuovamente la guancia.
Con una mossa scaltra, riuscii a farla cadere a pancia in su accanto a me. Prima che potesse reagire, mi misi sopra di lei e cominciai a baciarla.
“Miss Gentileèilmiosecondonome, voglio mostrarle la mia gratitudine” sussurrai delicatamente, prima che le nostre lingue si intrecciassero.
La sentii ridacchiare, mentre le sue mani mi accarezzavano il volto e mi attiravano verso di lei.
Le morsi il labbro inferiore e subito gemette.
Sorrisi soddisfatto, poi tracciai con le labbra il contorno della sua mascella, arrivando all’orecchio sinistro.
“Mi piace quando gemi” mormorai con voce roca.
Non ottenendo risposta, cominciai a mordicchiarle il lobo e sentii le mani di Mary stringermi, sempre più forte, come se avesse paura che, in un momento del genere, potessi andare da qualche altra parte.
Stavo per scendere con le labbra al collo, quando il mio Iphone squillò, interrompendo le coccole mattutine.
Sbuffai.
“Non rispondere” disse Mary con un filo di voce.
“Devo” scossi un po’ la testa e risposi, cercando di nascondere il fastidio.
"Ehi" disse Paul serio.
"Wes, come mai quella voce? Che succede?" chiesi preoccupato.
“Potresti andare a casa di Nina, per favore?”
“Come mai? E’ successo qualcosa?”
“Vacci e basta” riattaccò.
La sua voce non mi era sembrata molto normale. Cosa poteva essere successo? Mi vestii velocemente.
"Che succede?" mi chiese Mary.
"Un piccolo problema, credo, vado subito così scopro di che si tratta ok?" le dissi rassicurandola e la baciai, poi corsi a casa di Nina.
Lì trovai Paul.
"Amico, ma si può sapere che succede?" chiesi.
“Mi ha chiamato e mi ha detto che non vuole uscire di casa”
“E che ha adesso?”
"Credo che riguardi te"
"Beh, non vedo cosa possa aver fatto di così".
Paul mi interruppe: "Da quanto tempo tu e Mary state insieme?".
Quella domanda mi paralizzò. 
"C-come hai fatto a"
"A scoprirlo?! Ieri sera io e Nina ti abbiamo seguito e vi abbiamo visto insieme".
Abbassai lo sguardo colpevole e mi avvicinai al portone della casa di Nina. 
"Ehi, apri, ti prego" dissi bussando.
"No!" urlò lei da dentro.
"Capisco che tu possa essere arrabbiata, ma sei la mia ex e sei andata avanti prima di me, perché io non posso fare altrettanto? Perché questa gelosia tutta in una volta? Nina, parlami".
Nina spalancò la porta.
"Non è perché ti sei rifatto una vita! All'inizio la pensavo anch’io così, ero fermamente convinta che riguardasse la persona con cui stai adesso, ma invece ho capito che riguarda solo una cosa, che non ha niente a che vedere con la gelosia o con quello che c’è stato tra noi... Da quanto tempo state insieme e non avete detto niente?"
"Non abbiamo detto niente per via dei paparazzi. Nina, so che puoi capire la situazione, ti prego"
"Non mettere in mezzo i paparazzi. Io e Paul non avremmo di certo sputtanato la vostra storia o quello che è ai quattro venti" mi guardò duramente.
"Immaginavo l'avresti presa così male, solo che"
"Non fraintendere la mia reazione - la sua voce improvvisamente si addolcì - E' ovvio che occuperai sempre un grandissimo spazio nella mia vita. Sei stato uno dei pochi uomini che abbia amato con tutta me stessa, però, adesso non stiamo più insieme. E' stato duro dirlo ad alta voce e ammetterlo a me stessa e lo sai, ma sono riuscita a farmene una ragione e ad andare avanti. Per quanto tu fossi importante, non eravamo anime gemelle. Per quanto ci amassimo, non ci appartenevamo”.
Erano le stesse parole di quel giorno di mesi fa. Sospirai, sentendole nuovamente pronunciare. Per quanto fossero amare e anche dolorose, erano vere. Molto vere. Ciò non si poteva nascondere. Era stato un bene che entrambi l’avessimo capito. Non potevamo continuare a negare la realtà, a impedirci di essere felici.
Nina sembrò leggermi nel pensiero.
“Queste parole, metabolizzate pian piano, sono la verità più amara che abbia mai dovuto digerire, ma alla fine… alla fine le ho accettate. Non potevamo continuare a stare insieme, quasi come fosse un’abitudine, non potevamo continuare a renderci infelici a vicenda con tutti i litigi e le discussioni. So che probabilmente la ripresa di questo discorso ti sembra fuori luogo, ma io ho bisogno di spiattellarti nuovamente in faccia tutto questo per farti capire come mi sento adesso! Dopo che abbiamo risolto – fece le virgolette – la situazione, Joseph è entrato nella mia vita. Lui mi ha permesso di tornare felice, di tornare a sorridere, a ballare, di guarire ciò che il nostro rapporto aveva rovinato e di tornare a provare sentimenti solo d'amicizia per te. Ian, io non mi sento tradita da ex ragazza, ma da amica. Come hai potuto?"
"Ho capito. Scusami" sussurrai e istintivamente la abbracciai.
"Perdonato... Con te non si può stare arrabbiati per più di cinque minuti" sussurrò Paul, unendosi all'abbraccio.
Ridemmo tutti e tre insieme.
“Andiamo, gli animali ci aspettano” sorrisi, aprendo la macchina con la chiave.
“Io sto davanti” Paul gridò, mentre raggiungeva lo sportello del passeggero.
“D’accordo, vado dietro – brontolò Nina mentre si dirigeva verso l’auto – Ma, Ian, non hai scampo”
“A cosa ti riferisci?” la guardai confuso.
“Durante il tragitto dovrai vuotare tuuutto quanto il sacco. Ora sai a cosa mi riferisco” sorrise e salì in auto.
Scossi la testa, poi aprii lo sportello, mentre mi preparavo psicologicamente a tutte le domande sulla mia nuova storia che mi avrebbero posto.

POV Mary
Non ebbi il tempo di uscire dall'auto, che Steve e Rose mi sommersero.
"Ma che diamine..?" dissi sconvolta.
"Tuuuu - urlò Rose - stai con quel gran figo della madonna di Smolder e non dici niente?! Ma che mi combini?"
"Abbassa la voce! Ma come avete fatto a scoprirlo?"
"Semplice, ti abbiamo pedinata"
"Cosa?!" chiesi sorpresa.
"Sì vabbè, lascia stare. L'importante è che tu sappia che ora ti torturerò. Insomma, hai praticamente Damon dentro casa" disse Rose velocemente.
"Autografo?"
"Sì, per favore" disse con gli occhi illuminati.
Scoppiai a ridere e mi abbracciarono.
"Siamo felici per voi. Solo, la prossima volta, avvisaci!" dissero in coro.
“Ora, a tal proposito… sai cosa devi fare, giusto?” continuò Rose sovraeccitata.
“Dettagli, giusto?” la guardai contrariamente divertita.
“Esatto. Primo fra tutti… è davvero bravo come sembra?” ammiccò.
“Di più” risi e mi lasciai trascinare dentro l’ospedale.






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Note dell'autrice:
Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Inizialmente doveva essere solo un capitolo di passaggio, ma alla fine ho deciso di renderlo più dinamico, facendo scoprire ad alcuni amici della coppia che effettivamente stanno insieme. E spero di essere riuscita ad esprimere questo dinamismo. Probabilmente ad alcuni di voi questo capitolo non andrà a genio, un po' come una parte del Cap14... Mi riferisco alle scene Nian. In molti, in giro sui social network, credono che tra loro vi siano rapporti tesi, rapporti che implicano il non parlarsi o l'urlarsi contro o magari tornare l'uno dall'altra, labbra contro labbra e che altro. Io, invece, ho voluto dare uno sguardo diverso alla loro relazione, ai loro caratteri. Per me, prima del Nian e del loro meraviglioso amore, è venuta la loro splendida amicizia! E secondo me, nonostante si concluda una lunga relazione di tre anni, quest'amicizia non può perdersi. Ecco perché nella mia storia Ian e Nina dopo tre settimane dalla rottura si baciano (ritorno di fiamma?) ma poi si dicono che non erano fatti l'uno per l'altra. Ecco il perché di questa scena Nian in questo capitolo. Io li vedo come due amici che si sono innamorati e che, dopo che è finita, non vogliono comunque perdersi. Questo implica l'esserci l'uno nella vita dell'altro. Ecco perché Nina si sente tradita da amica. Ci tenevo a chiarire questo. :)
Detto ciò, non so se si capisca dalla mia scrittura finora, vi dico che adoro alla follia Rose e Steve. Sono di quegli amici che si esaltano facilmente, come i bambini. La loro amicizia con Mary è molto pura e, nonostante a volte ci siano dei segreti (esempio la relazione di Mary), la loro amicizia non crolla. Questa, come l'amicizia di Paul-Nina-Ian e come altre amicizie che descriverò più in là, è l'amicizia che mi piace elogiare. E' l'amicizia che grazie a persone meravigliose vivo tutti i giorni e mi piace che anche i miei personaggi vivano rapporti affettivi simili. :)
Che dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto e, sempre se vi va, che recensirete! O, per chi non ha un account EFP e vuole esprimere la sua opinione, che vada alla pagina fb (non è una pagina molto attiva, ma possiamo renderla tale, sempre se vi va xD): https://www.facebook.com/pages/-let-your-heart-decide-/108955182460145?fref=ts 




Buona serata :* e alla prossima :D
  
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