Avevo fissato un colloquio con una multinazionale che stava formando un team di vendita e ricerche di mercato, ma , per mia sfortuna, nessuna azienda era disposta ad accollarsi le spese per la mia assunzione (e tutte le grane relative al permesso di soggiorno) così dovetti abbandonare i miei sogni di gloria e puntare ad altri settori. Trovai lavoro come cameriera (in nero e sottopagata) per una ditta di catering che organizzava feste a tema , e lo trovai solo perché nessuno lo aveva accettato. Nella mia prima serata lavorativa fui impegnata a distribuire champagne e tartine ad una festa data da tizio con la fissa di Tim Burton , io ero la sposa cadavere. Ma purtroppo non bastò, così dovetti mobilitarmi per trovarne un secondo, ma fortunatamente fu molto meno faticoso. La scuola estiva aveva chiuso le iscrizioni e non avrebbero più preso Charlotte per il campeggio, Peter era impegnatissimo in ospedale, e Monica con il suo gruppo di ricerca aveva avuto i fondi per una nuova sperimentazione, il che la portava a passare molto tempo all’università , così, piuttosto che affidare Charlotte alle cure di una sconosciuta, decisero di assumere me come Babysitter per la loro piccola. Facevo tardi la sera, dormivo la mattina e passavo il pomeriggio con Charlotte, che stava al nido del Grey Sloan Memorial Hospital fino al mio arrivo.
Era quello che volevo veramente fare? No, ma mi avrebbe permesso di rimanere ancora. Non mi interessava arrivare ad un punto, mi interessava solo non tornare indietro.
Era il 4 Luglio, e al nido di Charlotte avrebbero dato una piccola festicciola per l’occasione. Monica ce l’aveva messa tutta e aveva passato tutto il pomeriggio a preparare dolcetti a stelle strisce, ma una volta sfornati erano così duri da non rompersi nemmeno se lanciati contro il muro, così rubai una torta al cioccolato la sera prima a lavoro sfacciandola per una torta fatta in casa .
Piacque a tutti , forse un po’ meno al bambino che me la buttò in faccia sporcandomi maglia e capelli .
- “Ti sei divertita oggi?”
- “Tantissimo … mi sono divertita anche quando ti hanno buttato addosso la torta”.
- “Beh io mi sono divertita un po’ meno in quel caso” dissi sorridendo.
- “Passiamo a salutare papà prima di andare via?” mi domandò la piccola.
- “Va bene” .
- “Hai fretta?”
- “Abbastanza”
- “Che piano?”
- “Io scendo … grazie” .
- “Torta al cioccolato ?” disse sorridendo.
- “Cosa?!” risposi cercando di riprendermi.
- “Sul tuo collo, avevi del cioccolato …” la porta dell’ascensore di apri , secondo piano , “ottimo” disse uscendo “davvero ottimo”.
Perché lo aveva fatto? Forse gli avevo dato modo di pensare che poteva, o semplicemente, voleva? Era stato sfacciato eppure, proprio per questo, tremendamente sexy, e questo lui lo sapeva. Faceva così con tutte ? E perché l’aveva fatto proprio con me?
Versai un altro drink e smisi di pensarci , poiché , a meno che lui non fosse stato uno dei padri fondatori del club “i figli della rivoluzione”, non l’avrei di certo più rivisto quella sera.